Dal Corriere della Sera
LA PROVA DEL FEDERALISMO FISCALE
La vera forza della Lega
di Angelo Panebianco Il successo elettorale della Lega Nord sembra avere sconcertato e stupito tanti osservatori. Sconcerto e stupore sembrano dipendere dalla circostanza che, eccezion fatta per una manciata di attenti analisti del fenomeno, la Lega, nonostante la sua storia ormai ventennale e il suo radicamento territoriale, resta ancora per tanti un oggetto misterioso, un enigma, giudicato più per le periodiche intemperanze verbali dei suoi leader che per la sua natura. Il riflesso pavloviano di molti è ancora quello (come accadeva agli albori della vicenda leghista) di liquidare il fenomeno sotto l'etichetta di «movimento di protesta».
In parte, ciò dipende dalla difficoltà di comprendere che cosa davvero sia un partito regionale o territoriale. Un partito regionale è un partito che sfugge alle classiche etichette destra/sinistra: imponendosi come portavoce di una certa area territoriale, che aspira a rappresentare in modo monopolistico, è un partito interclassista e comunitario. E' un partito-comunità. Per un gruppo politico siffatto, avere un ruolo nel governo nazionale è importante ma solo se ciò rende più efficace la sua azione a favore della comunità territoriale rappresentata. La sua vera forza sta nel controllo delle amministrazioni locali e in una presenza capillare sul territorio. Come ha osservato Andrea Romano (La Stampa), non si capisce la Lega Nord se non si tiene conto della capacità che Umberto Bossi ha avuto nel corso degli anni di fare crescere una classe dirigente locale, di giovani amministratori, spesso abili, e capaci di tenersi in sintonia con le domande dei loro amministrati.
Per questo, certi paragoni reggono poco. Non funziona accostare la Lega, partito territoriale insediato in alcune delle zone più ricche del Paese e che gode del consenso di ceti produttivi, ai movimenti classici di tipo ideologico, vuoi di estrema destra (come il lepenismo in Francia) vuoi di estrema sinistra (come la sinistra massimalista in Italia). Al di là di certe somiglianze superficiali con i movimenti estremisti (e senza negare che le spinte anti-politiche possano oggi avere avuto un qualche ruolo nel successo elettorale della Lega), un partito regionale come la Lega Nord vive e prospera in virtù di un rapporto «contrattuale», di scambio, su temi concretissimi, che toccano direttamente le loro vite e i loro interessi, con i propri rappresentati. A dare forza alla sua azione, a spiegare il suo radicamento e i suoi successi, sono due circostanze. In primo luogo, il fatto che un partito regionale non deve preoccuparsi, a differenza dei grandi partiti nazionali, delle «compatibilità» (se non quando non preoccuparsene danneggerebbe i territori rappresentati) e degli interessi nazionali. Ciò lo rende meno impacciato dei partiti nazionali che devono mediare fra tanti interessi, territorialmente diffusi, e fra loro contrastanti. In secondo luogo, il fatto che il comunitarismo territoriale che lo ispira gli permette di muoversi «come se» le popolazioni rappresentate fossero internamente omogenee. Per l'interclassismo comunitario, «se ci guadagna» il territorio, ci guadagnano tutti i suoi abitanti.
In questa prospettiva, per inciso, l'erosione dell'area dell'incompatibilità di interessi, e della conflittualità, fra datori di lavoro e salariati, dovuta ai cambiamenti intervenuti nella struttura economica e sociale, può contribuire a spiegare il tracollo della sinistra classista e certi significativi spostamenti di voto operaio verso la Lega.
Per capire meglio le specificità della Lega si pensi alle differenze fra il suo ruolo nel precedente governo Berlusconi e quello svolto dalla sinistra massimalista nel governo Prodi. La sinistra massimalista tenne il governo Prodi in scacco su tutti i temi possibili, dalla politica estera al welfare, fu fonte di continua instabilità. La Lega Nord, nel passato esecutivo di Berlusconi, invece, sostenne sistematicamente le politiche governative nel loro complesso, tenendo ferma la barra sui pochi ma cruciali temi che le interessavano: l'immigrazione, la devolution. Né si può ignorare, a conferma del carattere assai pragmatico dell'azione leghista, che il governo Berlusconi fu debitore nei confronti della Lega di un ministro del Lavoro (Roberto Maroni) cui si dovette, fra l'altro, uno dei provvedimenti più significativi di quel governo: la legge Biagi.
Poiché la natura della Lega non è cambiata, nulla lascia pensare che le cose andranno ora diversamente. La Lega si impegnerà nel governo sostenendolo lealmente ma chiedendo in cambio provvedimenti precisi sulle cose che stanno a cuore ai suoi rappresentati: sicurezza, immigrazione, federalismo fiscale.
Sulla sicurezza e sulle politiche dell'immigrazione, probabilmente, non incontrerà difficoltà dal momento che esiste, su questi temi, omogeneità di vedute nel centrodestra. Assai più delicato e complesso potrebbe risultare invece il tema del federalismo fiscale: agitato propagandisticamente per anni, questa volta il federalismo fiscale entrerà davvero nell'agenda politica, diventerà oggetto di vere decisioni. Qui potrebbero insorgere problemi, anche seri, fra il partito regionale (che punta a trattenere al Nord il massimo possibile delle risorse prodotte) e il partito nazionale, il Pdl, che deve mediare fra interessi diversi e che non può ignorare le domande, di tutt'altro tenore, del Mezzogiorno. La sintesi, difficile comunque, sarà resa verosimilmente ancora più ardua dalla fase recessiva che ci aspetta. E' lecito ipotizzare che proprio sul federalismo fiscale, nei prossimi anni, il centrodestra possa giocarsi il suo futuro, garantendosi sine die, o prima o poi perdendo, il sostegno del partito regionale.
17 aprile 2008
CITAZIONE (Frabe @ 16 Apr 2008 - 19:34)
Tipo il ponte sullo stretto?
Che personalmente non costruirei .
CITAZIONE (Redfires @ 16 Apr 2008 - 20:16)
Sogna Sogna pure !
io voglio vederli questi meridionali che da 30 anni vivono al nord e che votano lega.......
Sono questi che votano lega ? phuaaa
A milano chi vota la lega i Pugliesi i Napoletani i Calabresi ? ma non ci credo nemmeno se li vedo.
Ma ti dico fino ai suddisti che osannano il nord ci credo ma che votano lega guarda li vorrei proprio conoscere.........
Se vuoi vedereli devi andare a fare un giro a quarto oggiaro o gratosoglio
oppure leggi qua. Se poi vuoi vivere nel tuo mondo del soviet , non so che dirti. Sono passati 4 giorni dalla sconfitta , ce l'avete fatta a capire perchè avete perso e perchè la Lega è votata a valanga soprattutto da tanta gente con la testa sulle spalle ?
La questione è sui giornali e tv locali da giorni . Spero che qualcuno apprenda qualcosa , qui vedo alcuni utenti allo sbando
Stanca di zingari Quarto Oggiaro ha votato Lega
Nel grande quartiere della periferia nord la gente abbraccia il Carroccio e si lamenta: "Gli stranieri chiedono case e ci passano davanti in graduatoria"Milano, 17 aprile 2008 - "Ghel disi mì perché han vutà per il Bossi. Glielo dico io: hanno votato Lega perchè sperano di mandar via gli zingari. Ma si illudono... ". Lei, una classica nonna meneghina, con grembiule a fiori e ciabatte, non ha votato Carroccio, ma non si fa in tempo a chiederglielo. Si è già infilata nel portone di via Longarone. Quarto Oggiaro più che una zona è un modo di dire: il prototipo della periferia urbana, del quartiere dormitorio. Poi anche l’emblema del degrado, della 'vita difficile'. Ma è stato anche, per decenni, un quartiere operaio, popolare e di immigrazione, con migliaia di lavoratori dell’Alfa e delle altre fabbriche milanesi. E voti a sinistra.
E allora come si spiegano i tanti voti alla Lega? Giuseppe Lopez, ex dipendente Alfa, è uno dei fondatori dell’Associazione Quarto Oggiaro Vivibile: 27 anni di storia, volontariato puro, 5-600 soci e una realtà fatta campi gioco per i bambini e di campi di calcio e pallavolo per i più grandi, di feste e di tornei, "con in campo anche marocchini ed egiziani". Niente a che vedere con la vecchia immagine di Quarto Oggiaro, ma la domanda rimane la stessa: perché Lega? "Sono stato a un comizio dell’Arcobaleno - racconta -. Una tristezza. Saranno stati una dozzina. Qui centrodestra e centrosinistra più o meno erano pari. Poi c’erano Rifondazione e gli altri, che arrivavano all’8-9 per cento. Tutti spariti, cancellati. E i voti sono andati alla Lega. Non so se direttamente o 'di sponda', ma il passaggio è stato quello. Poi ci sono i problemi della sicurezza: lo spaccio, le strade deserte di sera, gli zingari. E poi c’è gente che non sa come tirare la fine del mese... Però non peggio che a Gratosoglio o a Baggio".
E i giovani? "Io ho amici che hanno votato Lega - racconta F.G., 20 anni - e il motivo principale è proprio la richiesta di sicurezza. Qui manca il controllo del territorio. Più dall’altra parte, verso via Pascarella. Ma da quando là hanno chiuso un bar che faceva da ritrovo, lo spaccio si è spostato qui". Dai giovani agli anziani. Per trovarli basta andare al Cam (centro di aggregazione multifunzionale) del Comune: corsi, laboratori, lettura e partite a carte. Le animatrici, Sonia e Alessandra, sono Co.Co.Co. e non si sbilanciano sulla realtà del quartiere. Vorrebbero solo che il Cam fosse più conosciuto. Daniela, invece, è una dipendente comunale e non si fa pregare. "Io - dice - quando mia figlia è in giro di sera ho paura. Io non ho votato Lega, ma gli avrei dato il voto proprio perché dicono che manderanno via zingari e irregolari e perché vogliono tenere i soldi delle tasse in Lombardia. E la Regione saprebbe gestirli meglio". Maria è pugliese, a Milano da 35 anni: "Vorrei sapere perché il Comune dà i posti al nido ai figli degli immigrati e lascia fuori i nostri. Fanno le graduatorie e quelli sono sempre davanti. E noi? Se i genitori lavorano tutti e due come possono fare?".
Ma c’è anche chi difende Quarto Oggiaro a spada tratta. Basta andare in via Pascarella. La signora Anna del 'Bar Caffetteria' ("basta il nome mi conoscono tutti") non ha dubbi: "Quarto Oggiaro è come il resto della città. Né più né meno. Ho avuto un bar in viale Brianza ed era molto peggio". E della stessa idea sono Vincenzo Barletta e suo padre, Ciro. Una vita fra le auto da corsa: all’Alfa e alla Ferrari (gli altri due figli erano i meccanici di Schumacher e Barrichello) e oggi impegnati in proprio nelle formule minori. "Il problema - dice Vincenzo - è che se succede una cosa a Musocco o alla Comasina, dicono sempre che è Quarto Oggiaro". E allora, il voto alla Lega? "Sa cosa c’è ? - dice Anna - C’è che la gente ha bisogno di case e vede che gli stranieri passano davanti in graduatoria. Qui siamo in Italia: le case diamole prima agli italiani. Poi, se ce ne sono, anche agli altri. O per lo meno 10 a noi e due a loro. Non il contrario".
di Giorgio Guaiti