Per ritornare sul tema che stavamo discutendo con NvO, sul ruolo di Fini come Presidente della Camera e sulla sostanziale estromissione dalla politica, oggi c'è un bell'articolo di Maria Laura Rodotà, sul Corriere della Sera:
http://www.corriere.it/politica/08_aprile_...44f486ba6.shtmlIL CASO
Gianfranco e la «maledizione»
della Terza Carica
Le «vittime» del ruolo «super partes»Gianfranco Fini sarà presidente della Camera, probabilmente. A vederlo in tv, non sembra entusiasta. Forse avrebbe voluto continuare a fare politica attiva, cosa che un presidente super partes dovrebbe evitare. Forse ci sono altri motivi. Fini sarebbe il primo ex missino a diventare la terza carica dello Stato; un definitivo sdoganamento ma anche un distacco dal governo, stavolta. Sarebbe la seconda Terza Carica dello Stato a convivere e fare figli fuori dal matrimonio (con Elisabetta Tulliani, da poco mamma di Carolina); un successo delle famiglie di fatto, che a lui magari non importa più di tanto. Sarebbe anche — e forse è questo che lo preoccupa — il quarto presidente della Camera a rischiare la maledizione della seconda repubblica.
Colpisce chi viene eletto a ricoprire altissimi ruoli istituzionali, Senato incluso. Che fa il suo lavoro più o meno bene; poi, in qualche modo, viene messo da parte. O messa. Il caso più noto è quello di Irene Pivetti. Terza carica a trentun anni, nel 1994, in quota Lega, con curriculum da intellettuale cattolica. Negli anni, dopo varie vicissitudini politiche, incluso un passaggio al centrosinistra, ha adottato un look sadomaso ed è diventata conduttrice tv; di programmi come «Bisturi», «Giallo 1» , «Liberitutti », «Tempi moderni». Ultimamente è stata concorrente di «Ballando con le stelle». Son traguardi, anche questi, volendo. E' andata meglio a Luciano Violante, suo successore Ds. Dopo una presidenza 1996-2001, nella legislatura successiva non ha fatto il ballerino ma il capogruppo. Quest'anno si è ritirato. Come l'ultima terza carica, Fausto Bertinotti; solo, Bertinotti non voleva. Al momento, la terza carica meglio messa è Pierferdinando Casini. Affrancatosi da Berlusconi dopo molti anni, ha preso il quorum da solo (al Senato, da solo con l'ex governatore siciliano Totò Cuffaro; non si può avere tutto) e si sente ancora politicamente prestante. Il suo collega seconda carica dello Stato due legislature fa, il presidente dei senatori Marcello Pera, è stato rieletto nel Pdl; ma dopo gli exploit di palazzo Mada ma ha tenuto un profilo basso.
Prima di lui c'era stato Nicola Mancino dei Popolari, che ha continuato la sua carriera di alta carica e ora è vicepresidente del Csm. Meno bene, peggio che agli altri (politicamente, per il resto è molto benestante) è andata a Carlo Scognamiglio, prima seconda carica di Forza Italia. Non rieletto nel 2001 con Democrazia europea, non eletto alle europee 2004 col Patto Segni, dal 2007 è nella direzione del Partito liberale italiano. L'ultimo dei suoi successori, Franco Marini, è rieletto e importante nel Pd ma non è di buon umore. Insomma, le alte cariche non diventano leader, se già non lo erano, e non diventano premier. E non c'è una spiegazione. Qualcuno era troppo super partes, qualcuno troppo poco, qualcuno giovane, qualcuno vecchio, qualcuno aveva un seguito politico vero, qualcuno no (Fini, cinquantaseienne serio e tonico, spera di reggere il peso dell'alta carica senza poi finire a Ballando con le stelle, si presume, ma vai a sapere).
Maria Laura Rodotà