CITAZIONE (Boris @ 13 Aug 2008 - 15:23)
informati meglio
In che senso?
Un solo dato a titolo di esempio: la centrale brucerà 1 miliardo di metri cubi di metano all'anno. In circa 10 ettari di estensione si consumerà un settantesimo di tutto il metano utilizzato in Italia. Questo ti dà l'idea dell'impressionante mole della Turbogas di Ferrara e dell'entità degli inquinanti che verranno sprigionati nei cieli di Ferrara.
Ecco una chicca!
Daniela Guerra (Consigliere Regionale dei VERDI), circa 3 anni fa scriveva :
"ACCORDO AGEA-MERLONI: UN CONTRIBUTO AL MIGLIORAMENTO AMBIENTALE
Il Protocollo di intesa tra la Provincia e il Comune di Ferrara, AGEA e la Società EniPower Ferrara (SEF), firmatoil 2 luglio 2002, è una delle positive conseguenze dell’Accordo di Programma sulla riqualificazione delmpolo chimico.
SEF prevede la costruzione di una centrale di cogenerazione a ciclo combinato da circa 800 Mwe, alimentata a gas naturale, quindi con ridotte emissioni inquinanti, da localizzarsi all’interno del polo chimico di Ferrara in sostituzione di impianti termoelettrici convenzionali, alimentati ancora ad olio combustibile.
AGEA (ora H€RA) è intenzionata a pianificare nei prossimi anni l’ampliamento della rete di teleriscaldamento nella città e, in tale ottica, necessita di un sensibile incremento di disponibilità di energia termica.
AGEA (H€RA) e SEF pensano di realizzare delle possibili sinergie tra le rispettive attività e, in particolare, la fornitura da parte di SEF di energia termica alla rete di teleriscaldamento della città di Ferrara, gestita da AGEA.
La Provincia e il Comune di Ferrara hanno individuato nell’espansione della rete di teleriscaldamento nella città e nella sua integrazione con la centrale un’opportunità da perseguire ed agevolare per il miglioramento della qualità dell’aria nel territorio, garantito dalla chiusura delle caldaie alimentate sia a gas naturale sia a gasolio e dalla nuova tecnologia della centrale in linea con il protocollo di Kyoto: obiettivi a cui le istituzioni intendono ispirarsi in tema di energia e ambiente. (tolgono due centraline da 120MW, mai usate al massimo, e te ne mettono una da 800MW)
L’Accordo contribuirà sicuramente alla crescita e al benessere della collettività attraverso il miglioramento ambientale a tutela dei cittadini e delle generazioni future riducendo l’inquinamento, per esempio, con il totale azzeramento delle ormai famose polveri PM10 che tutti i giovedì e domeniche ci costringono alle targhe alterne" (certo e le PM2,5 non ancora normate? E' come dire che invece di tirarti un sasso in testa ti tiro un pugno di sabbia)
Invece, da uno studio di "Medicina democratica":
"Proviamo a indicare i principali fattori di impatto ambientale di una "tipica" centrale termoelettrica da 800 MW termici (capace di produrre circa 400 MW di elettricità netti da immettere in rete) a ciclo combinato, alimentata a gas metano.
Le emissioni all’atmosfera
Supponendo un funzionamento annuo dell’impianto per 8.000 ore, nonché di una emissione pari a 2.100.000 Nmc/ora, le emissioni principali sono costituite da ossidi di azoto (che costituiscono un contaminante in cui il metano è "meno competitivo" sotto il profilo dei fattori di emissione, rispetto a combustibili fossili tradizionali solidi) che possono essere stimate (emissione pari a 50 mg/Nmc) pari a 840.000 kg/anno.
Per quanto concerne il monossido di carbonio, questa emissione può essere stimata in 200.000 kg/anno mentre il biossido di carbonio (il "gas serra" per definizione) di questo impianto sarebbe pari a 1.184.000 tonnellate/anno (all’incirca un centesimo degli obiettivi nazionali di riduzione di questo gas che l’Italia si è impegnata a raggiungere con il "Protocollo di Kyoto"). Anche se parliamo di gas metano vanno considerati - vista la taglia dell’impianto - anche inquinanti come le polveri e gli ossidi di zolfo che sono presenti in tracce (ed in quantità diverse in relazione alla provenienza del gas, quello a maggior contenuto di questi inquinanti è quello proveniente dal Nord Europa) : in questo caso, queste emissioni possono arrivare a circa 30.000 kg/anno di ossidi di zolfo e a 15.000 kg/anno nel caso delle polveri.
Si tratta di valori elevati - anche se più bassi (eccetto gli ossidi di azoto) rispetto ad una equivalente centrale a combustibili fossili tradizionali - che peserebbero sull’area interessata in relazione alle caratteristiche di tale zona e alla qualità dell’aria, con una diffusione e ricaduta degli inquinanti determinati dalla situazione orografica e meteoclimatica dell’area oltre alle caratteristiche dell’impianto. (Ferrara, come posizione geografica catalizza gia' tutti gli inquinanti della pianura padana)
Un altro tipo di emissione poco considerato sono gli aerosol o "drift" (si tratta goccioline di vapore acqueo) che nel nostro caso possono essere stimate in oltre 1 metro cubo all’ora, con un potenziale effetto peggiorativo (nebbie) della situazione della zona in relazione alle sue caratteristiche in termini di frequenza di episodi di inversione termica. (Diciamo che e' il male minore, in confronto al resto fa ridere)
I consumi di acqua e gli scarichi idrici
Di norma le centrali a ciclo combinato hanno sistemi di raffreddamento ad acqua, ciò comporta, anche in presenza di un parziale riciclo dell’acqua utilizzata nell’impianto, elevati prelievi che possono essere stimati intorno a 450 mc/h di acqua di reintegro (l’equivalente del consumo medio di 31.000 abitanti di una metropoli del nord Italia), con un effetto sulle risorse idriche - sotterranee e/o superficiali - della zona in relazione alle loro caratteristiche e consistenza. In caso di adozione di sistemi di raffreddamento ad aria possono essere ridotti i consumi di acqua (e ridotto il rendimento in produzione di energia dell’impianto) ma si avrebbero problemi in relazione alla dissipazione del calore : la centrale funzionerebbe da enorme "termosifone".
Inoltre sono prodotti scarichi idrici (sempre per la taglia considerata), intorno ai 70 mc/h, i quali, anche se depurati, possono avere forti impatti ambientali sui corpi idrici superficiali a causa delle relativamente elevate temperature a cui sono scaricate (fino a 35 °C). Si possono produrre degli effetti negativi importanti a diverse specie animali e vegetali viventi nei corsi d’acqua superficiali, anche nel caso in cui gli incrementi di temperatura siano nell’ordine di uno o pochi gradi in più.
L’impatto acustico e l’uso del territorio
Una centrale a turbogas come quella considerata ha macchine che producono un rumore elevato : in diversi progetti esaminati da chi scrive, si riscontrava il superamento dei limiti notturni fino a circa 200-300 metri dal confine della centrale, nel caso in cui i limiti delle aree circostanti fossero quelli previsti per aree agricole o residenziali. Va segnalato che queste centrali tendono a condizionare il territorio - in particolare per realizzare la "promessa" di disponibilità di vapore per industrie - ovvero a costituire il primo caposaldo di una nuova area industriale fungendo da attività che opera il superamento di destinazioni urbanistiche precedenti incompatibili e come attrattore di nuove attività. Pertanto, paradossalmente, questa problematica tende ad essere superata contestualmente alla modifica urbanistica necessaria per accogliere la centrale : il rumore non sopportabile dai cittadini rimane, ma i "limiti" sono formalmente rispettati.
Da ultimo vanno ricordati gli impatti "indotti", da valutare in relazione alle condizioni della zona, ovvero a quelli connessi con la realizzazione di infrastrutture a servizio della centrale (strade, metanodotti, elettrodotti) con la relativa occupazione di territorio e di nuovi rischi (elettrosmog piuttosto che emergenze per incendi o esplosioni). ...."