CITAZIONE (Bedrosian Baol @ 20 Apr 2009 - 09:33)
Parlare di [...] "regime mediatico" [..] per me, è esagerato.
Chiamiamola allora "repubblica ufficialmente democratica poco liberale dove conviene evitare di dire cose scomode (e anche se le dici non è detto che gli altri organi di informazione facciano altrettanto)".
CITAZIONE
L'organizzazione non governativa segnala in generale nel rapporto 2009
un peggioramento delle condizioni di libertà di manifestazione del pensiero e dei media
Stampa, Freedom House declassa l'Italia
"Non è più un Paese pienamente libero"
Nell'Europa Occidentale il nostro è l'unico Paese 'partly free'
seguito solo dalla Turchia. Al primo posto l'Islanda e i Paesi scandinavi
di ROSARIA AMATO
ROMA - La libertà di stampa si sta riducendo in tutto il mondo, e l'Italia non è esente da questa forma di degrado. Nel rapporto 2009 di Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo), infatti il nostro Paese viene declassato per la prima volta da Paese 'libero' (free) a 'parzialmente libero' (partly free), unico caso nell'Europa Occidentale insieme alla Turchia.
Le ragioni della retrocessione dell'Italia sono molteplici, spiegano gli estensori del Rapporto, che esamina la libertà di stampa in 195 Paesi da quasi 30 anni (dal 1980): "Nonostante l'Europa Occidentale goda a tutt'oggi della più ampia libertà di stampa, l'Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell'eccessiva concentrazione della proprietà dei media".
Più in dettaglio, Freedom House riconosce che, in generale, in Italia "la libertà di parola e di stampa sono costituzionalmente garantite e generalmente rispettate, nonostante la concentrazione della proprietà dei media". Ma è proprio quest'ultimo il punto dolente. Certo, c'è la legge Gasparri, rispetto alla quale l'organizzazione avalla le critiche secondo le quali introduce norme che favoriscono l'attuale presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ci sono i tanti processi per diffamazione a carico di altrettanti giornalisti, Freedom House ne cita alcuni tra i più eclatanti, tra i quali quelli a carico di Alexander Stille e di Marco Travaglio.
Ma il punto veramente dolente, a giudizio dell'organizzazione, è costituito "dalla concentrazione insolitamente alta della proprietà dei media rispetto agli standard europei". Berlusconi, affermano senza reticenze gli autori del rapporto, controlla attraverso il governo la Rai, e possiede Mediaset. E la crisi di La7 non ha certo giovato in questo panorama.
Tra i Paesi europei, anche la Grecia ha subito un significativo arretramento: precede infatti l'Italia di una sola postazione, e tuttavia mantiene la valutazione 'free', a differenza del nostro Paese. La quartultima posizione nell'Europa Occidentale è occupata dalla Grecia, preceduta, a parità di giudizio, da Malta, Francia e Cipro. Nella classifica generale l'Italia è al settantunesimo posto, a pari merito con Benin e Israele (tutti e tre primi 'partly free' della tabella).
I Paesi più liberi dell'Europa Occidentale sotto il profilo della libertà di stampa, sono, a giudizio di Freedom House, l'Islanda (primo), la Finlandia e la Norvegia (secondi), la Danimarca e la Svezia (quarti). Gli stessi Paesi sono anche in cima alla classifica generale. I primi Paese non europei nella classifica mondiale della libertà di stampa redatta da Freedom House sono la Nuova Zelanda e la Repubblica di Palau, all'undicesimo posto a pari merito con il Liechtenstein. Gli Stati Uniti arrivano solo al ventiquattresimo posto, a pari merito con la Repubblica Ceca e con la Lituania (rientrano ampiamente comunque tra i Paesi che godono di una libera stampa).
Ma la situazione europea, a parte il significativo deterioramento del clima in Italia, è decisamente positiva rispetto a quella di altre aree del mondo. "La professione giornalista è attualmente alle corde - denuncia Jennifer Windsor, direttore esecutivo di Freedom House - e sta lottando per rimanere in vita, stremata dalle pressioni dei governi e di altri potenti soggetti e dalla crisi economica globale. La stampa è la prima difesa della democrazia e la sua vulnerabilità ha enormi implicazioni per la sua tenuta, se i giornalisti non sono in grado di tener fermo il loro tradizionale ruolo di controllori dei poteri".
Poco più di un terzo dei 195 Paesi esaminati garantiscono attualmente la libertà di stampa: sono classificati 'free' solo 70 Stati, il 36% del campione. Sessantuno (il 31%) sono 'parzialmente liberi' e 64 (il 33%) sono 'non liberi'. Secondo l'indagine, solo il 17% della popolazione mondiale vive in Paesi che godono di una stampa libera.
La situazione è particolarmente peggiorata, oltre che in Italia, nell'Est asiatico, mentre per alcuni Paesi dell'ex Unione Sovietica, del Medio Oriente e del Nord Africa Freedom House parla di vere e proprie intimidazioni nei confronti della stampa libera. Un significativo passo in avanti è stato registrato dalle Maldive, passate dalla categoria 'not free' a quella 'free' grazie all'adozione di una nuova costituzione che protegge la libertà di manifestazione del pensiero, e al rilascio di un importante giornalista, detenuto in carcere.
Decisi peggioramenti si sono registrati in Cambogia ('not free'), Paese nel quale sono aumentate le forme di intimidazione e di violenza nei confronti dei giornalisti; Hong Kong ('partly free'), a causa delle eccessive forme di pressione esercitate dalla Cina, la stessa Cina e Taiwan; Bulgaria, Croazia, Bosnia e Russia; Israele, dove le pressioni sui giornalisti sono fortemente aumentate nel corso dell'ultimo conflitto a Gaza; Senegal e Madagascar; Messico, Bolivia, Ecuador, Guatemala e Nicaragua.
(1 maggio 2009)
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/e...eedomhouse.htmlCITAZIONE
Giornata mondiale della libertà di stampa. Bolognetti: noi italiani dovremmo mettere il lutto al braccio
3 maggio 2009
• Di Maurizio Bolognetti, Segretario Associazione Radicali Lucani e candidato alle elezioni europee per la lista Bonino-Pannella
Oggi, 3 maggio, è la giornata mondiale della libertà di stampa, e pensando alla situazione italiana viene da piangere. Nell’annuale rapporto pubblicato dall’associazione Freeedom House, alla voce libertà di stampa, l’Italia occupa il 73° posto. Per Freedom House l’Italia è un Paese semilibero. L’ulteriore peggioramento della libertà di stampa nel nostro Paese è stato determinato, a giudizio dell’organizzazione americana, “dall’uso crescente di tribunali e leggi sulla diffamazione per limitare la libera espressione.”
Negli ultimi anni, essendomi occupato di alcune inquietanti vicende giudiziarie, ho potuto toccare con mano quanto sia rispondente al vero la valutazione espressa da Freedom House.
In pochi mesi sono stato destinatario di tre querele per presunte diffamazioni, per aver tentato di far luce su alcune vicende e, grave colpa, aver contribuito alla divulgazione di alcuni documenti.
L’ultima querela pervenutami porta la firma della moglie del Procuratore capo di Matera dr Giuseppe Chieco, inquisito nell’ambito dell’inchiesta Toghe lucane con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. L’accusa? Aver pubblicato sul mio blog un articolo apparso sul settimanale materano “Il Resto”.
A dire il vero posso addirittura considerarmi fortunato, visto il trattamento riservato ad altri pericolosi sovversivi. Infatti, alcuni giornalisti del settimanale “Il Resto”, del Quotidiano della Basilicata, del settimanale Controsenso, sono stati letteralmente sommersi di querele.
La querela come strumento per tacitare chi ha voglia di raccontare vicende che mostrano il vero volto di un potere corrotto e corruttore.
Festeggiamola questa giornata mondiale della libertà di stampa, ma facciamolo ricordando a noi stessi che in questo Paese, che è sempre più una democrazia reale, di libertà di stampa ce n’è davvero poca.
A ben vedere, anche questo è solo un capitolo di quella che noi Radicali abbiamo definito la “Peste Italiana”. Da 60 anni in questo Paese si consuma una puntuale e sistematica violazione della Costituzione. Da 60 anni i cittadini italiani vengono privati delle condizioni minime di conoscenza e legalità, necessarie per esercitare il potere sovrano in forma legittima. Come potrebbe esserci vera libertà di stampa in un Paese in cui non c’è democrazia, ma partitocrazia, oligarchia, vuoto di potere, arroganza del potere, prepotenza e impotenza. Un Paese dove non esiste Stato di diritto, ma arbitrio di regime.
Certo, per quanto riguarda la libertà di stampa non siamo messi come la Russia, anche perché da noi anziché sparare si preferisce far sì che le voci libere trascorrano i loro giorni nei tribunali della Repubblica a difendersi da fantasiose accuse di diffamazione, che arrivano anche a configurare il reato di associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione.
Forse oggi dovremmo mettere il lutto al braccio e ricordare che sono troppi i giornalisti che diventano manganello e megafono del regime.
http://www.radicali.it/view.php?id=141282Pagina con una breve introduzione del saggio "La peste italiana", ovvero la metamorfosi del Male in Storia (sessantennale) di distruzione dello Stato di diritto, della democrazia, della legalità (re)instaurando un regime neototalitario.
Link diretto al saggio in formato pdf