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> Dico, ....cosa ne pensate?
Le Big Mac
messaggio 21 Nov 2007 - 14:40
Messaggio #201


Il leone di S.Marley
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Invece la domanda di NvO "quando il diritto deve modellarsi sulla società e quando invece ha il compito di modellarla?" secondo me è un ottimo spunto di discussione e riflessione. Potrei aprire un topic a riguardo...
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Senbee Norimaki
messaggio 21 Nov 2007 - 15:17
Messaggio #202


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Beh io ho fatto pochissima giurisprudenza ma mi ricordo che era una domanda con una risposta ovvia che trovava tutti d'accordo: "deve modellarsi alla società ma con regole che incanalino il fenomeno regolato verso il bene e lo sviluppo della società". Cioè, il compito del legislatore è da sempre quello di fissare regole che assicurino la libertà individuale e promuovano lo sviluppo della società.

Esiste l'aborto? Invece di far finta che non esista, lo si regola per ridurre quelli clandestini e per portare pian piano a una diminuzione degli aborti.
Esistono le coppie di fatto? Invece di far finta che non esistano le si riconosce regolandole in modo che favoriscano la stabilità e il benessere sociale.
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NvO
messaggio 21 Nov 2007 - 15:59
Messaggio #203


sciuscià
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evidentemente non riesco a farmi capire... oppure, dio non voglia, siete voi che non siete in grado di capirmi, abituati come siete ad avere a che fare con nemici (della democrazia, della libertà dei diritti) che siete di volta in volta abituati a vedere nel vostro interlocutore, ove esso osi pensarla in maniera diversa rispetto a voi. bene questa cosa è estremamente irritante e la ritengo indice di arroganza. il che è un peccato, perché è un piacere confrontarmi con voi sui contenuti, ma, purtroppo, continuando a comportarvi in questo modo, mi mancate di rispetto. e dopo un po' di fronte a tali atteggiamenti, la voglia passa.



CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 21 Nov 2007 - 11:30) *
E già qui c'è un problema: le altre forme ci sono già, anzi, sono pure ormai più diffuse del matrimonio "tradizionale". Solo che, pur esistendo nella società, per la legge non esistono. Non ci sono diritti e non ci sono doveri.


perché la legge, fino a questo momento ha inteso concedere diritti e benefici a fronte di doveri e stabilità. la legge presume stabile ciò che è per vocazione duraturo. tutti i contratti di solidarietà/dico/pacs, nascono proprio dall'esigenza sociale di aggirare questa tendenza al duraturo. tendenza che è vista come ostacolo da una società vuole libertà. tout court. sempre di più, senza limiti, senza rendersi conto che una libertà di questo tipo inevitabilmente finisce per cozzare con il concetto altrettanto importante di responsabilità.



CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 21 Nov 2007 - 11:30) *
Se regolare le unioni di fatto, che nel resto d'Europa hanno portato solo benessere sociale, aumento dei matrimoni tradizionali e diminuzione dei crimini familiari, per te è "eccesso di democrazia", ragazzo mio siamo al delirio. Te ne rendi conto?


non sto dicendo questo senbee. sto cercando di fare un ragionamento un po' più complesso di quello (forse non sono abbastanza pragmatico per parlare con te. mi dispiace, ma io non sono disposto a ragionare solo su DATI, NUMERI e STATSTICHE. amo andare oltre queste cose. forse perché le considero intrinsecamente inaffidabili perché incapaci di cogliere alcuni aspetti imponderabili sui quali solo la mente può esercitarsi).

se per te è quello il concetto che intendevo esprimere, beh, per dirla con un'espressione a te cara, o sei stupido o sei in malafede.


un tipo di struttura fondante della famiglia alternativo al matrimonio può starmi bene. a patto che siano prudentemente graduati diritti e doveri. e a patto che non venga meno l'impegno nel rapporto. condizione considerata imprescindibile per il riconoscimento di un legame pro futuro, sulla base del quale, appunto, la società decide di attribuire determinati diritti.
mi spingo oltre. non credo che unioni che graduassero diritti e doveri prescindendo dal sopraccitato requisito dell'impegno senza termine comporterebbero una disfatta per l'umanità. mi domando tuttavia se la società in cui viviamo sia pronta per un tale tipo di cambiamento.

ancora. non credo che i dico rappresenterebbero un cambiamento drammatico destinato a condurre l'umanità verso una fine dolorosa e ineluttabile. credo che segnerebbero, ciononostante, un cambiamento di principio dalla portata non trascurabile. il solo fatto che la società chieda un cambiamento non significa che sia pronta per sopportarne le conseguenze (se questa prospettiva non vi sembra abbastanza relativistica, non so cosa farci).

io non lo so se c'è abbastanza responsabilità nel mondo d'oggi per legittimare sotto il profilo del diritto di famiglia un cambiamento di questo tipo. un cambiamento che per molti è più concettuale che pratico. c'è chi dice infatti che tutti gli obiettivi dei dico potrebbero essere raggiunti attraverso i comuni strumenti di diritto privato (un diritto per sua natura molto più sensibile alle mutevoli esigenze della società. da sempre. per lo meno in europa e nell'area anglosassone.. non so come funzioni in oriente).

ho delle perplessità. ed esito a prendere posizione su un tema così delicato. certo mi aiuterebbe studiare la questione in modo approfondito. questo, tuttavia, mi richiederebbe molto tempo. cerco quindi di ragionare sui dati che ho e sui concetti, sulle dinamiche di più ampio respiro.
visto che per ora non ho un posizione ben delineata, ma tutt'al più critiche perplessità, se non vi chiedo troppo vorrei che la smetteste di identificarmi come nemico della civiltà, e di farneticare che io voglio vietare le cose alla gente perché sono cattolico.
finché non vi sforzerete di ascoltare queste richieste temo che le nostre conversazioni diverranno sempre più aride. non sopporto il fare inquisitorio (sì, inquisitorio. vi ricorda qualcosa?) che a tratti sfoderate. sembra che tutti quelli che non la pensano come voi siano persone ignoranti/stupide/anti-democratiche/insulse/violente/volgari/chi_più_ne_ha _più_ne_metta capaci solo, in virtù della loro inettitudine, di perpetrare orribili soprusi ai danni di chi non vuol far altro se non difendere tutti gli ideali per i quali vale la pena di vivere.
questo prescindendo dal numero di volte in cui si tenta di spiegarvi che non è così.
perché quando c'è da attaccare c'è da attaccare.

in questo modo spingete la gente a mettersi dall'altra parte, 'sta voltà sì, per partito preso.

ed è un peccato enorme. perché siete entrambi molto intelligenti!
senza rancore, eh, continuerò a stimarvi per i motivi per i quali meritate la mia stima, e continuerò a criticarvi per gli atteggiamenti di cui sopra. (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/6.gif)


CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 21 Nov 2007 - 11:30) *
Come "solo diritti e niente doveri"? Ma tu li hai letti i DiCo e i PACS? Ci sono sia diritti sia doveri! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif) Mi stupisco di te..! Cioè, stai parlando di una cosa che non hai letto? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif)


non mi riferivo ai dico (forse qui si poteva fraintendere, a patto però di slegare completamente la mia affermazione dal chiaro contesto in cui l'avevo inserita). immaginavo uno scenario in cui, nel pieno rispetto della nostra amata donna Democrazia, si elaborassero tipi di unione popolarissimi tra la gente, perché fatti, in una tensione infinita alla libertà, unicamente di diritti.



CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 21 Nov 2007 - 11:30) *
IO PENSO? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif)
No no no! Qui si sta parlando di DATI, di realtà! Dove ci sono i PACS sono aumentati i matrimoni e l'abbiamo scritto, dimostrato e verificato in pagine e pagine di questo thread! Vuoi negare l'evidenza?


intendevo: immaginando lo scenario da me appena descritto, secondo te, alla domanda: cosa preferisci? "un'unione impegnativa con dei vincoli che comporta sacrifici e responsabilità o un unione fatta solo di diritti?"
cosa deciderebbe l'interrogato del futuro (ma se fosse possibile anche quello del presente)?
IO PENSO che pochi deciderebbero di infilarsi in quello che tanti acuti osservatori contemporanei sono soliti descrivere come l'inferno in terra, la tomba dell'amore, una via crucis di sofferenze e umiliazioni nella quale non di rado capita di imbattersi in una morte violenta......


CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 21 Nov 2007 - 11:30) *
Eppoi si capisce anche perché: se io sono costretto a sposarmi senza convivere non faccio quel periodo di prova necessario. Moltissime coppie dopo qualche anno di PACS hanno deciso di mutarlo in matrimonio.


ah sei costretto a sposarti senza convivere? chi ti obbliga? ruini? il papa?

CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 21 Nov 2007 - 11:30) *
Qui invece moltissimi sono costretti per cause economiche e legislative (non ci sono appunto i PACS) a sposarsi per poter convivere


(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif) chi è costretto a sposarsi per convivere?!
sei costretto a sposarti per godere dei benefici del matrimonio! è questo il punto! benefici che la nostra società ha ritenuto concedere sulla base di corrispettivi doveri e sul presupposto di un legame costruito a tempo indefinito.
la gente vuole benefici senza sacrifici. benefici a responsabilità condizionata. benefici a termine.

se ne può discutere, per carità! ammetterai, però, che il cambiamento di prospettiva è piuttosta radicale...

CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 21 Nov 2007 - 11:30) *
Qualora fosse un fenomeno estremamente diffuso si potrebbe pensare a un contratto che la regoli a patto che non si trasformi in sfruttamento della donna o in maschilismo: in realtà le popolazioni mediorientali venendo ad abitare qua tendono all'integrazione più di quanto si pensi e dopo al massimo un paio di generazioni rinunciano naturalmente alla poligamia. Negli Stati in cui ci sono i PACS, questo discorso viene sempre tenuto presente e nonostante questo non c'è mai stato bisogno di discuterne seriamente poiché non c'è mai stata richiesta. Certo che se più di un terzo della popolazione chiedesse la poligamia, una democrazia la sancirebbe, la regolerebbe cercando di metterla sui binari giusti per la società.
La democrazia procede per VALORI CONDIVISI.


certo! e qual è il limite?
la teoria del separate but equal, per esempio? sancita per legge da uno stato sovrano sulla base di valori fortemente condivisi dalla maggioranza della popolazione.

uguali diritti per bianchi e per neri. uguali standards di crescita: strutture, risorse umane, tutto. ma separatamente.
cos'è questa? un'opzione sociale legittima fin quando democratica?
è legittimo un intervento dall'esterno volto a limitare il potere degli organi rappresentativi?
se sì, in nome di cosa? di valori assoluti? chi stabilisce quali sono questi valori assoluti? il popolo (il cerchio si chiude)? la ragione? la natura?

tutti consideriamo un passo avanti sulla strada della civiltà l'abolizione delle strutture fondanti della segregazione razziale. bene, questo passo è stato compiuto prevaricando la volontà della maggioranza in alcuni contesti territoriali. infischiandosene altamente, in altri termini, del relativismo etico e dei valori condivisi.

a me queste cose fanno pensare. ti sembro un assolutista paravaticano?
tutto torna? ma tutto torna cosa?
a me sembra che qui non sono io quello che crede di essere il depositario dell'UNICA POSSIBILE VERITA'

chissà se sono riuscito a farvi capire cosa intendo per "eccesso di democrazia" (mi sono rivolto anche a te, faye. da giurista. sai, ti può sembrare strano ma abbiamo ottimi professori che stimolano a ragionare sui meccanismi della logica e sui suoi paradossi. e non sempre è facile individuare il confine. specialmente quando si parla di scienze sociali. certo se si è già consapevoli di muoversi nel giusto punto di vista, il discorso è diverso. così diventa facilissimo.. (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_rolleyes.gif) ).

chissà se sono riuscito a farvi capire che ogni tanto, magari, fallite nel tentativo di leggere nel pensiero della gente.
chissà se sono riuscito nel tentativo di farvi capire che ogni tanto può esserci qualche via di mezzo tra il pensarla come il papa e il pensarla come voi.
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Senbee Norimaki
messaggio 21 Nov 2007 - 16:53
Messaggio #204


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CITAZIONE (NvO @ 21 Nov 2007 - 15:59) *
evidentemente non riesco a farmi capire... oppure, dio non voglia, siete voi che non siete in grado di capirmi, abituati come siete ad avere a che fare con nemici (della democrazia, della libertà dei diritti) che siete di volta in volta abituati a vedere nel vostro interlocutore, ove esso osi pensarla in maniera diversa rispetto a voi. bene questa cosa è estremamente irritante e la ritengo indice di arroganza. il che è un peccato, perché è un piacere confrontarmi con voi sui contenuti, ma, purtroppo, continuando a comportarvi in questo modo, mi mancate di rispetto. e dopo un po' di fronte a tali atteggiamenti, la voglia passa.


Macché arroganza, sto solo cercando di tirati fuori quello a cui sembri voler andare a parare e nascondi dietro una solo apparente moderazione. E infatti non rispondi alla domanda: mi vietersti o no i Pacs? Tu vuoi veramente impedire alla società italiana di avere il riconoscimento delle coppie di fatto come in tutta Europa o no?
Perché glissi? E sono io l'arrogante?

CITAZIONE
perché la legge, fino a questo momento ha inteso concedere diritti e benefici a fronte di doveri e stabilità. la legge presume stabile ciò che è per vocazione duraturo. tutti i contratti di solidarietà/dico/pacs, nascono proprio dall'esigenza sociale di aggirare questa tendenza al duraturo. tendenza che è vista come ostacolo da una società vuole libertà. tout court. sempre di più, senza limiti, senza rendersi conto che una libertà di questo tipo inevitabilmente finisce per cozzare con il concetto altrettanto importante di responsabilità.


Ma non è assolutamente vero: altrimenti non avrebbero fatto la legge sul divorzio, santo cielo.
Concedere diritti e doveri non vuol dire andare verso una deriva anarchica! Se c'è un fenomeno, non devi far finta che non esista: lo REGOLI in modo che porti alla stabilità. I PACS hanno portato stabilità negli altri paesi, e tu li vuoi vietare perché hai paura che portino instabilità? Ma è una contraddizione assurda!

CITAZIONE
non sto dicendo questo senbee. sto cercando di fare un ragionamento un po' più complesso di quello (forse non sono abbastanza pragmatico per parlare con te. mi dispiace, ma io non sono disposto a ragionare solo su DATI, NUMERI e STATSTICHE. amo andare oltre queste cose. forse perché le considero intrinsecamente inaffidabili perché incapaci di cogliere alcuni aspetti imponderabili sui quali solo la mente può esercitarsi).


Come dire: quando la mia ideologia è in contrasto con la realtà, fanculo la realtà, eh?

CITAZIONE
un tipo di struttura fondante della famiglia alternativo al matrimonio può starmi bene. a patto che siano prudentemente graduati diritti e doveri. e a patto che non venga meno l'impegno nel rapporto. condizione considerata imprescindibile per il riconoscimento di un legame pro futuro, sulla base del quale, appunto, la società decide di attribuire determinati diritti.


E I PACS non sono altro che questo. Quindi dovresti esserne a favore.

CITAZIONE
mi spingo oltre. non credo che unioni che graduassero diritti e doveri prescindendo dal sopraccitato requisito dell'impegno senza termine comporterebbero una disfatta per l'umanità. mi domando tuttavia se la società in cui viviamo sia pronta per un tale tipo di cambiamento.


Lo sono in Olanda, Spagna, Francia, Belgio, Inghilterra, Svezia, Germania, Svizzera eccetera eccetera eccetera. Ti basta? Ancora timori che il popolo bambino abbia bisogno dello Stato che li educhi e la polizia che li reprima?

CITAZIONE
ancora. non credo che i dico rappresenterebbero un cambiamento drammatico destinato a condurre l'umanità verso una fine dolorosa e ineluttabile. credo che segnerebbero, ciononostante, un cambiamento di principio dalla portata non trascurabile. il solo fatto che la società chieda un cambiamento non significa che sia pronta per sopportarne le conseguenze (se questa prospettiva non vi sembra abbastanza relativistica, non so cosa farci).


Non credi? E perché mai non credi? E all'estero non sono stati ampiamente capaci di sfruttare bene la cosa?
Ah già, dimenticavo che della realtà non tieni conto.

CITAZIONE
io non lo so se c'è abbastanza responsabilità nel mondo d'oggi per legittimare sotto il profilo del diritto di famiglia un cambiamento di questo tipo. un cambiamento che per molti è più concettuale che pratico. c'è chi dice infatti che tutti gli obiettivi dei dico potrebbero essere raggiunti attraverso i comuni strumenti di diritto privato (un diritto per sua natura molto più sensibile alle mutevoli esigenze della società. da sempre. per lo meno in europa e nell'area anglosassone.. non so come funzioni in oriente).


nei paesi anglosassoni sono di tipo privatistico perché c'è il Common Law, ma l'effetto sulla società e sul diritto è identico a quello che hanno sulle nazioni con civil law che quindi hanno formalizzato l'insieme di contratti privatistici in un corpus legis.
Fare i Pacs come contratti privatistici in civil law significa approvarli solo di nome ma non di fatto.

CITAZIONE
ho delle perplessità. ed esito a prendere posizione su un tema così delicato. certo mi aiuterebbe studiare la questione in modo approfondito. questo, tuttavia, mi richiederebbe molto tempo. cerco quindi di ragionare sui dati che ho e sui concetti, sulle dinamiche di più ampio respiro.
visto che per ora non ho un posizione ben delineata, ma tutt'al più critiche perplessità, se non vi chiedo troppo vorrei che la smetteste di identificarmi come nemico della civiltà, e di farneticare che io voglio vietare le cose alla gente perché sono cattolico.


Ti additiamo perché forse inconsapevolmente ma stai facendo l'errore di tutti gli assolutisti: tu hai dubbi, le perplessità eccetera, e quindi finisci per vietare a noi i diritti e i doveri che vogliamo.
Sempre la stessa storia, anche con il divorzio, anche con l'aborto.

CITAZIONE
finché non vi sforzerete di ascoltare queste richieste temo che le nostre conversazioni diverranno sempre più aride. non sopporto il fare inquisitorio (sì, inquisitorio. vi ricorda qualcosa?) che a tratti sfoderate. sembra che tutti quelli che non la pensano come voi siano persone ignoranti/stupide/anti-democratiche/insulse/violente/volgari/chi_più_ne_ha _più_ne_metta capaci solo, in virtù della loro inettitudine, di perpetrare orribili soprusi ai danni di chi non vuol far altro se non difendere tutti gli ideali per i quali vale la pena di vivere.
questo prescindendo dal numero di volte in cui si tenta di spiegarvi che non è così.


Quando un comportamento porta a un divieto di un diritto sacrosanto voluto da tanta popolazione, è un comportamento assolutistico e censoreo, direi secolare. Non dico che tu sia assolutista: dico solo che le tue azioni portano a conseguenze assolutistiche e censoree.
Non metto in dubbio le tue buone intenzioni ma ti ricordo che la strada per l'Inferno è lastricata di buone intenzioni.

CITAZIONE
non mi riferivo ai dico (forse qui si poteva fraintendere, a patto però di slegare completamente la mia affermazione dal chiaro contesto in cui l'avevo inserita). immaginavo uno scenario in cui, nel pieno rispetto della nostra amata donna Democrazia, si elaborassero tipi di unione popolarissimi tra la gente, perché fatti, in una tensione infinita alla libertà, unicamente di diritti.


Nessuno vuole una libertà senza doveri e senza responsabilità: i Pacs sono diritti doveri e responsabilità. Siamo d'accordo tutti che l'anarchia è una stronzata. E paradossalmente, l'assenza di DiCo è DI FATTO anarchia: si convive senza diritti ma anche senza doveri, senza responsabilità. Come con l'aborto: vietarlo significava solo l'anarchia, l'aborto clandestino e la sofferenza. Legalizzandolo e quindi REGOLANDOLO, hai ottenuto una riduzione del 70% di aborti dall'applicazione della legge.

Quello di lasciare negati certi diritti significa rinunciare a porre certi doveri. Riconoscere i diritti dei conviventi significa imporre anche dei doveri ai conviventi: riconoscere significa responsabilizzare.

CITAZIONE
IO PENSO che pochi deciderebbero di infilarsi in quello che tanti acuti osservatori contemporanei sono soliti descrivere come l'inferno in terra, la tomba dell'amore, una via crucis di sofferenze e umiliazioni nella quale non di rado capita di imbattersi in una morte violenta......


Pensi male: dove ci sono i Pacs i matrimoni SONO AUMENTATI. Perché te ne fotti così bellamente di questo dato fattuale eclatante e cristallino? Perché continui a sovrapporre i tuoi timori ipotetici alla bellezza della verità, che si chiama "realtà oggettiva"?

CITAZIONE
ah sei costretto a sposarti senza convivere? chi ti obbliga? ruini? il papa?
(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif) chi è costretto a sposarsi per convivere?!


Non è possibil che non ci arrivi, dai, non è possibile, cacchio.
Mi obbliga il fatto che per convivere ho bisogno di certe tutele anche economiche che mi dà solo il matrimonio, ma al tempo stesso non posso sposarmi perché non avendo ancora convissuto non sono sicuro che starò a vita con una persona e non voglio rischiare un matrimonio catastrofico. Senza PACS, si sta coi genitori fino a 30 anni e poi se si trova il coraggio e il rischio ci si sposa e si va finalmente a vivere insieme. Con i PACS, si va a convivere e poi se tutto va bene ci si sposa. Questo è quello che succede all'estero e quello che abbiamo scritto, dimostrato, sottolineato e pluricertificato in questo thread decine di volte.
Dai, non dirmi che non ci avevi mai pensato, per favore, è ovvio, è il ragionamento che fanno TUTTI.

CITAZIONE
sei costretto a sposarti per godere dei benefici del matrimonio! è questo il punto! benefici che la nostra società ha ritenuto concedere sulla base di corrispettivi doveri e sul presupposto di un legame costruito a tempo indefinito.
la gente vuole benefici senza sacrifici. benefici a responsabilità condizionata. benefici a termine.


No, tu stai parlando come sei PACS fossero dei matrimoni coi diritti del matrimonio ma senza doveri. È semplicemente falso, e da premesse false si arriva a conclusioni false.

CITAZIONE
se ne può discutere, per carità! ammetterai, però, che il cambiamento di prospettiva è piuttosta radicale...


Ma dove? Ma ti pare che in Spagna e in Francia da quando ci sono i pacs ci sia stato un radicale, rivoluzionario cambiamento della società? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif) Anzi,m sono aumentati i matrimoni, altrochè!

CITAZIONE
certo! e qual è il limite?
la teoria del separate but equal, per esempio? sancita per legge da uno stato sovrano sulla base di valori fortemente condivisi dalla maggioranza della popolazione.


LOL, poi arrivi fra un po' al classico esempio della Germania Nazista. In realtà sto parlando di VALORI CONDIVISI, quindi non relativi a un solo Stato, ma a tutto il mondo: l'ONU (notare: a maggioranza) sancisce quali sono i fondamentali diritti umani che nessuno Stato può negare. Fatti salvi questi principi, poi ogni stato vota a maggioranza le proprie leggi, basta che non infrangano tali principi fondamentali (i valori condivisi, i diritti umani). L'Apartheid era votato da uno stato intero? Eè un orrore, e infatti va contro la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo. La pena di morte non è ancora un valore condiviso, ed è per quello che è legale negli stati in cui la popolazione la condivide. ma quando pian piano la maggioranza degli Stati la ritiene contro i diritti umani, diventa valore condiviso. E quindi diventa come la tortura: l'ONU può vietarla agli Stati la cui popolazione la condivide. La Germania nazista, con l'ONU si sarebbe beccata i caschi blu.
Come vedi coi PACS questo discorso non c'azzecca per nulla, perché non va contro alcuna direttiva dell'ONU. È materia dei singoli Stati e delle loro popolazioni. È dovere dei singoli Stati adeguare la propria legislazione alla propria società, regolandone virtuosamente le fattispecie. E i PACS sono proprio questo.

CITAZIONE
uguali diritti per bianchi e per neri. uguali standards di crescita: strutture, risorse umane, tutto. ma separatamente.
cos'è questa? un'opzione sociale legittima fin quando democratica?


È apartheid, ed è una violazione dei Diritti dell'Uomo.

Faye ti ha già spiegato tutto questo nel post sopra, peraltro, io lo sto solo riassumendo con altre parole.

CITAZIONE
a me sembra che qui non sono io quello che crede di essere il depositario dell'UNICA POSSIBILE VERITA'


Ah sì? Non lo sei? Imponendoci di non potere avere diritti e doveri di convivenza solo per alcune tue teorie smentite dai fatti?

CITAZIONE
chissà se sono riuscito nel tentativo di farvi capire che ogni tanto può esserci qualche via di mezzo tra il pensarla come il papa e il pensarla come voi.


O meglio: tra il pensarla come il papa e pensarla come in tutto il resto del mondo e una fetta enorme di italiani.
No, non c'è una via di mezzo, perché o vieti i PACS o non li vieti.
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messaggio 21 Nov 2007 - 18:38
Messaggio #205


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ma cos'è che sto cercando di tirare fuori? spunti di riflessione forse un po' troppo fantasiosi per il tuo cervello da scienziato?
chi glissa? ti ho detto che non riesco a prendere una posizione sui dico perché non ne conosco nel dettaglio la disciplina.
sto cercando di pensare con quello che ho su quello che so.
mi concentro su un dato, uno dei più evidenti: la progressiva scomparsa di un impegno preventivo e duraturo di stabilità.
presupposto che il matrimonio come noi lo conosciamo pone a fondamento della concessione di quei diritti che ora si vogliono guadagnare a condizioni diverse.
questo vuol dire che sono un liberticida? secondo me ti stai comportando proprio male senbee.

io non sono uno dei tuoi nemici da battere. con me questo giochino non attacca.
ti rendi conto che uno o la pensa come te o sennò rappresenta tutto ciò che di sbagliato esiste in società?
questa non è arroganza? secondo me passi proprio il segno. ma di un bel po' anche.


comunque. bene. devo constatare che non ostante abbia cercato di farti capire varie volte, anche con parole semplici, anche con esempi, il tipo di discorso che sto cercando di fare, intendi perseverare nel rispondermi in modo arrogante.

non intendo continuare in questo modo.

puoi continuare la tua crociata per i diritti covili. cercherò di non metterti più i bastoni tra le ruote dicendo che i pacs sono i figli del diavolo (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif)


...(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/serio.gif)
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Senbee Norimaki
messaggio 21 Nov 2007 - 19:05
Messaggio #206


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Sei moderatore e la devi piantare di trattarmi così.
Io sto continuando a ripetere che non ce l'ho con te ma solo che le conclusioni a cui arrivi sono assolutistiche, pur non mettendo in dubbio la tua liberalità e la tua buona fede. E tu, MODERATORE, mi dai dell'arrogante da due pagine. Dadue pagine mi bacchetti manco fossi mia mamma. Questo è intollerabile e sei tu che stai esagerando, davvero.

E ribadisco: qui si parla di DICO. Tu puoi avere tutte le paure che vuoi su cose che non sono i DiCo, è un altro discorso e non ci entro nel merito, se vuoi aprire un thread apposito su "le paure di NvO su un ipotetico futuro in cui lo Stato promulga leggi che sanciscono diritti ma non responsabilità" fallo pure, ma non c'entra più una sega coi DiCo che, porca miseria, da quello che hai appena scritto manco sai cosa sono.
Se non sai bene cosa sono leggi la legge e di' se sei d'accordo, altrimenti lascia perdere perché così allora stai solo facendo del FUD.

Messaggio modificato da Senbee Norimaki il 21 Nov 2007 - 19:06
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NvO
messaggio 21 Nov 2007 - 19:38
Messaggio #207


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devo piantarle di trattarti così?

lol.

sono moderatore. tu insulti la gente. ed hai un atteggiamento arrogante che certo non giova alle discussioni. qualcuno potrebbe perfino definirlo 'trollare'


è il minimo che te lo faccia notare, mi pare. no, non è il minimo. è mio dovere!


comunque hai ragione. non sei tu che non hai capito nulla di quello che ho detto. sono io che sono andato off topic. me ne scuso. non potevo certo pretendere che riuscissi ad astrarre. su questo topic si scrive per dimostrare che i dico sono giusti oppure che sono sbagliati (chi dovesse sostenere quest'ultima tesi sappia che ammette implicitamente di essere schiavo del papa, fascista e tiranno (non il papa... ma anche sì alla fine)).


scusami senbee ma te le cerchi. sono moderatore, è vero, ma non puoi pensare di potermi dire tutto quello che ti passa per la testa e sperando poi che io me lo tenga in virtù del ruolo che ricopro. direi che possiamo continuare in lamentele allo staff (così non c'è bisogno di spostare i messaggi, come al solito).

la settimana prossima però. temo.


ah, per la cronaca: le conclusioni assolutistiche le hai tirate tu come già è successo in passato, confidando nelle tue facoltà divinatorie evidentemente. con berlusconi e il partito democratico delle libertà, a mio giudizio hai colto nel segno. questa volta, invece, temo di no.
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Leite
messaggio 21 Nov 2007 - 20:44
Messaggio #208


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[quote name='NvO' date='21 Nov 2007 - 19:38' post='457143']
. con berlusconi e il partito democratico delle libertà



Hai già fatto la fusione tra Berlusconi e Veltroni o trattasi di lapsus ? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/4.gif)
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Senbee Norimaki
messaggio 21 Nov 2007 - 21:18
Messaggio #209


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NvO: vuoi un consiglio spassionato, da persona che tenta di di mantenere quel poco di rispetto e di amicizia che ancora spero di provare nei tuoi confronti? Lascia perdere la moderazione. Non fa per te. O impara dal tuo collega.
Io l'ho capito che la moderazione non faceva per me: per certe cose non riuscivo a stare zitto. Potrai tornare a discutere animosamente con me senza fare certe figure di merda e sbroccare contro un utente dandogli dell'arrogante e del duro di comprendonio in continuazione e continuando a non rispondergli sui punti che ti ha proposto, ammettendo oltretutto che non hai idea della legge che l'utente sta discutendo nel thread. Sono cose normalissime fra utenti: non fra moderatori.
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Senbee Norimaki
messaggio 5 Dec 2007 - 10:07
Messaggio #210


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http://www.corriere.it/politica/07_dicembr...3ba99c53b.shtml

La discussione in aula a fine gennaio
Unioni civili, primo via libera
Approvato a maggioranza dalla commissione Giustizia del Senato il testo base di Salvi

ROMA - La commissione Giustizia del Senato ha approvato a maggioranza il testo base sui "Contratti di unione solidale (Cus)" messo a punto dal relatore Cesare Salvi (e che sostituisce quello sui Dico presentato dal governo). Oltre ai senatori della maggioranza, ha votato a favore del testo base, secondo quanto ha riferito il senatore Roberto Manzione (Unione democratica), anche il repubblicano Del Pennino (Dc per le autonomie). Ha votato contro, però, un senatore del Partito Democratico (Lorenzo Ria) mentre si è astenuto il senatore Giuseppe Valentino di An. No dal capogruppo dell'Udc Francesco D'Onofrio.

DIBATTITO ED ESAME - Riparte quindi la discussione sulle unioni civili che si era arenata prima dell'estate, tra l'altro all'indomani delle dichiarazioni del vicepremier Massimo D'Alema sulle nozze gay («Sono contrario - ha dichiarato il ministro degli Esteri - anche se lo Stato deve riconoscere diritti civili e sociali alle coppie omosessuali). È stato deciso che la presentazione degli emendamenti al testo Salvi scadrà il 15 gennaio e poi se ne comincerà l'esame.

IL TESTO BASE - Tra i punti più importanti del testo, la stipula dei Cus davanti al giudice di pace o al notaio; la trascrizione in apposito registro; le agevolazioni in materia di lavoro; il diritto alla successione di locazione; il diritto, a seconda dei casi, di un quarto, metà o di tutta l'eredità; la pensione di reversibilità che dovrà essere definita in sede di riordino della normativa previdenziale. Il primo articolo, al comma 455 bis, prevede che «l'unione solidale è un contratto concluso fra due persone, anche dello stesso sesso, per l'organizzazione della vita in comune».


04 dicembre 2007
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Senbee Norimaki
messaggio 14 Dec 2007 - 18:42
Messaggio #211


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La Chiesa in Svezia approva i matrimoni omosessuali

La Chiesa Luterana di Svezia ha detto di approvare l’unione in chiesa delle coppie dello stesso sesso, lasciando il privilegio del termine “matrimonio” alle unioni etero.
La posizione della Chiesa, che in Svezia conta 7,2 milioni di membri su una popolazione di 9,1 milioni, era stata richiesta dal governo che sta preparando una nuova legge per questi matrimoni.
Dal 1995 la Svezia riconosce l’unione civile tra gay e lesbiche, garantendo loro lo stesso status legale delle coppie sposate. Tuttavia gli omosessuali da tempo lottano per cancellare l’ultima traccia di discriminazione tra unioni etero ed omosessuali. Ora la legge, approvata nel 1987, definisce il matrimonio come un contratto tra un uomo ed una donna: la nuova proposta dovrebbe cancellare il riferimento al genere.
Se la nuova legge sarà approvata la Svezia, già pioniera nel diritto all’adozione per coppie dello stesso sesso, sarà il primo Paese al mondo a permettere che i matrimoni omosessuali vengano celebrati con l’avvallo del maggior culto religioso.
La Chiesa Luterana, che dal 2000 non è religione di Stato, offre la benedizione religiosa alle unioni tra gay dal Gennaio 2007.

(Fonte: quotidiano svedese "The Local": http://www.thelocal.se/9387/20071212/ )
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Senbee Norimaki
messaggio 11 Jan 2008 - 22:54
Messaggio #212


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Cattolici, accettate questo fatto: la famiglia come voi la intendete, quella fondata sul matrimonio con il contratto vigente, sta scoppiando. C'è bisogno ANCHE di contratti differenti, altrimenti avremo un TOTALE scollamento tra società teorica (regolata da contratti) e società reale.

http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio...3ba99c667.shtml

L'impennata. Nel 2006 sono aumentati quanto negli ultimi 10 anni messi insieme: 15 mila in più
Divorzi, anno record: cresciuti del 25%
Allarme costi: gli studi legali fatturano da 500 milioni di euro al miliardo. Se si litiga, la spesa è senza tetto


ROMA — C'è lo studio dove soltanto per sederti devi già staccare un assegno e scriverci sopra cifre a quattro zeri. E poi pregare. Sperare. Che la pagina triste del tuo matrimonio infranto non si trasformi in una sanguinosa guerra dei Roses: in questo caso aggiungere uno zero a quell'assegno sarebbe davvero un attimo. Perché ci sono studi legali dove sembra proprio che ci godano nel buttare benzina sui fuochi dei divorzi. Meglio: ci lucrano. Semplicemente.

■ Numeri e opinioni

IL BUSINESS - È un business difficilmente quantificabile quello delle operazioni legali per lo scioglimento del vincolo del matrimonio. Perché è la causa stessa del divorzio che, di per sé, ha un valore indeterminabile (si dice proprio così in termini tecnici). Ma che sia un business è decisamente innegabile. Stiamo parlando di un giro d'affari che ogni anno fattura dai 500 milioni al miliardo di euro, in media. E questo secondo una stima che forse è un po' approssimativa, ma sicuramente attendibile. O, magari, calcolata addirittura lievemente in difetto.

■ Come funziona all'estero: a volte basta un clic

IL RECORD - Perlomeno a giudicare dal numero dei divorzi che in Italia non ha mai smesso di crescere. E che lo scorso anno ha raggiunto un picco davvero senza precedenti: oltre il 25% di divorzi in più, in soli dodici mesi. In numeri assoluti, soltanto dal 2005 al 2006 i divorzi sono aumentati tanto quanto negli ultimi dieci anni, più o meno. Oltre quindicimila in più, contro i ventimila del decennio. Per capire, nei dettagli: dal 1995 al 2005 il numero dei divorzi in Italia è cresciuto sempre. In una lenta ma inesorabile progressione: due, tre, quattro, cinquemila unità in più da un anno all'altro. Erano poco più di 27 mila nel 1995, sono arrivati a poco più di 47 mila nel 2005. Fino all'ultimo boom: sono stati oltre 60 mila i divorzi nel 2006 (61.153, per la precisione, secondo le cifre del ministero della Giustizia).

CONGIUNTI E GIUDIZIALI - Ed ecco che i conti del giro d'affari sono fatti. Non presto, certo, bisogna prima ragionarci un poco su. E dividere quindi i divorzi in due categorie: quelli congiunti e quelli giudiziali. Ovvero: quelli dove l'ex marito e la ex moglie sono d'accordo, in generale. E quelli dove, in un'iperbole senza fine, si può invece arrivare agli insulti, ai coltelli, agli investigatori, alle perizie, al Dna. Nel 2006 i divorzi giudiziali sono stati la metà di quelli congiunti (19 mila 659 contro 41 mila 494). A tutto questo, poi, bisogna aggiungerci la straordinaria lentezza dei nostri tribunali che in materia di giustizia civile è davvero indescrivibile: ci vogliono oltre 670 giorni, in media, per concludere un divorzio giudiziale. E ben 130 persino per un divorzio congiunto, che non vorrebbe avere discussioni.

DIECI ANNI - Ma poi ci sono i picchi: si raggiungono tranquillamente anche i dieci o anche i quindici anni per mettere la parola fine su un pezzo di carta della nostra giustizia. Picchi che hanno spinto un magistrato come Francesco Greco, procuratore aggiunto di Milano, a sentenziare che in Italia si fa prima a uccidere il coniuge piuttosto che a divorziare. È un percorso lungo, conflittuale, decisamente faticoso. E, appunto, costoso. Soltanto se parliamo di divorzi congiunti ha un qualche senso tirar fuori un tariffario legale (quasi) ortodosso. E stabilire così una cifra minima ed una massima abbastanza quantificabile: si va dai 1000-2000 ai 10-15 mila euro. Ovviamente dipende dagli studi dove si decide di andare. Come dire? Sono rari gli studi legali dove per un divorzio che vede i coniugi d'accordo praticamente su ogni cosa (magari senza nemmeno la delicatissima questione relativa all'affidamento dei figli) si devono sborsare le cifre a quattro zeri. Ma ci sono.

SENZA TETTO - Sono gli stessi studi legali dove volano cifre leggendarie per scioglimenti di matrimoni che definire semplicemente conflittuali non può rendere l'idea, talvolta. I divorzi conflittuali sono, per definizione legale, senza tetto. Perché infinite sono le variabili che legano l'assistito al proprio avvocato. Qualche volta l'assistenza del legale diventa anche giornaliera. O, magari, richiede interventi extra e di emergenza, come l'accompagnamento in un pronto soccorso o in un ospedale. Oppure stiamo parlando di casi di coppie che, oltre che unite in matrimonio, si erano unite anche in affari societari. E di avvocati che invece di placare e sedare, fomentano gli animi turbolenti degli ex mariti e delle ex mogli.

IL CONFLITTO E LA PARCELLA - Maretta Scoca, legale matrimonialista, scuote la testa: «Non ha senso alimentare i conflitti. L'attività più importante di un avvocato che si occupa di temi delicati come le separazioni e i divorzi è proprio quella di cercare di tranquillizzare i due coniugi. Che quando arrivano al divorzio spesso hanno una conflittualità così forte da avere un serio bisogno dell'aiuto esterno per essere sedata e poter così raggiungere un accordo». È sperimentato: la conflittualità fra moglie e marito non dipende dall'entità dei patrimoni. I due coniugi sono capaci di scannarsi alla stessa maniera per 50 euro come per 50 milioni. La differenza la farà soltanto la parcella finale dell'avvocato. Dieci, quindici, venti, centomila e chissà più quanti euro: le cifre delle tariffe per un divorzio giudiziale (più o meno complicato) non hanno davvero tetto. E anche se sono pochi (e tutti molto famosi) gli studi legali dove soltanto per sedersi si deve staccare un assegno a quattro zeri, è anche frequente che in questi studi si arrivi a cumulare spese per tariffe che di zeri ne hanno dietro cinque. Sembrano favole ma sono la triste e dura realtà: parcelle di divorzi che sono arrivate a centomila, duecentomila euro (il resto è alla vostra immaginazione) pagate senza battere ciglio. Fantomatiche come le somme sborsate dal coniuge agiato per raggiungere l'intesa economica.

IL RECORD - In Italia non abbiamo mai raggiunto il picco americano del giocatore di basket Michael Jordan che per sciogliere il suo vincolo di matrimonio dalla moglie Juanita ha dovuto lasciare sul tavolo 150 milioni di euro (del resto questo è anche il divorzio più caro del mondo, secondo la classifica pubblicata dalla rivista Forbes). Da noi, però, ancora ci risuonano nelle orecchie le liti furibonde e le carte bollate del divorzio che vide contrapposti Giorgio Falck e Rosanna Schiaffino: il re dell'acciaio lasciò parecchio alla moglie per scrivere la parola fine al suo matrimonio. Oltre 4 miliardi di lire, l'attico di Milano, la casa di Cortina, la collezione di quadri, i mobili...

Alessandra Arachi
11 gennaio 2008

Messaggio modificato da Senbee Norimaki il 11 Jan 2008 - 22:55
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messaggio 12 Jan 2008 - 01:39
Messaggio #213


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Se mi sposerò farò firmare un bel contratto prematrimoniale. Ma di quelli inattaccabili (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/sisi.gif)

In alternativa si convive (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/sisi.gif)
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Senbee Norimaki
messaggio 12 Jan 2008 - 01:51
Messaggio #214


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In Italia i contratti prematrimoniali non sono validi.
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messaggio 12 Jan 2008 - 02:25
Messaggio #215


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Per una volta do ragione Senbee (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/b-rabbit.gif) ,consiglio, per i nubendi, il regime di separazione dei beni, lo ritengo il più idoneo a tutelare gli interessi economici degli sposi. Con la convivenza more uxorio si ha il gravoso svantaggio che non esiste nessuna tutela dal punto di vista giuridico.
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Senbee Norimaki
messaggio 12 Jan 2008 - 02:41
Messaggio #216


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Sì, quello è il minimo, in effetti. Ma c'è ancora qualche folle che fa la comunione dei beni? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif)
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Senbee Norimaki
messaggio 12 Jan 2008 - 18:27
Messaggio #217


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Niente da fare: i cattolici addirittura ribadiscono la battaglia contro il divorzio breve:

--------------

http://www.uaar.it/news/2008/01/11/primo-s...divorzio-breve/

“Un obiettivo segnale di crisi sociale che si va approfondendo”, oltre che un “netto incentivo” a “proposte di divorzio sempre più breve, che minano la tutela costituzionale garantita alla famiglia fondata sul matrimonio”. Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, commenta in questi termini al Sir la notizia del “boom” dei divorzi, che nel nostro Paese sono cresciuti del 25% solo nel 2007. Sempre di oggi, inoltre, l’approdo in Commissione giustizia del Senato della proposta di legge sul cosiddetto “divorzio breve” (che ridurrebbe da tre ad un anno il tempo necessario per ottenere la separazione definitiva della coppia). “Rendere sempre più semplici le procedure del divorzio – spiega D’Agostino – va contro lo spirito di tutela costituzionale della famiglia fondata sul matrimonio”, al centro della nostra Costituzione. “Completamente diversa”, invece, la questione degli “oneri economici che gravano sulle spese di divorzio”, i quali però “non devono coincidere con un’apologia del divorzio meno costoso”. In altre parole, il giurista invita a “scindere i due aspetti”, cioè a “combattere l’onerosità delle cause, ma non banalizzando i divorzi”, per i quali deve esserci “una procedura molto seria e rigorosa riguardo agli accertamenti, alle tutele e ai tempi”.

http://www.agensir.it/pls/sir/V2_S2DOC_B.q...k&quantita=

------------------------------------
E in Spagna persino i conservatori si dissociano dai vescovi e dal loro Family Day..!

http://www.uaar.it/news/2008/01/12/spagna-...iudono-vescovi/

Una mossa a sorpresa che non mancherà di amareggiare i vescovi spagnoli all’indomani della massiccia manifestazione organizzata a Madrid in favore della famiglia tradizionale (eterosessuale) e contro le misure del governo socialista sul divorzio-rapido, i matrimoni gay e l’aborto. Il leader del Partido Popular Mariano Rajoy, l’avversario di Zapatero alle elezioni generali del prossimo 9 marzo, ha dichiarato che in caso di vittoria lascerà intatta la legge sulle nozze omosessuali né toccherà la normativa sulle interruzioni di gravidanza (inalterata dal 1985) e sul divorzio express.
Il candidato conservatore, che già aveva perso contro Zapatero nel 2004, si ripresenta con un profilo decisamente “light” sulle questioni eticamente sensibili, tanto care al Vaticano. E preferisce attendere il responso dei giudici del Tribunale costituzionale al ricorso presentato dallo stesso Partido Popular contro le unioni tra persone dello stesso sesso: il partito che fu di Aznar chiede che questo tipo di unioni non vengano chiamate “matrimonio”, lasciando che l’etichetta sia utilizzata soltanto per le coppie eterosessuali. Se il tribunale darà torto Rajoy, non ci sarà motivo per i conservatori di abrogare una legge che dal 2005 ha sposato circa 8mila coppie gay.

Nessun cambio di marcia: semplicemente lo scontro elettorale non si basa sui diritti civili, entrati prepotentemente nell’agenda politica soltanto dopo la manifestazione dei cattolici a Madrid il 30 dicembre.
Pur essendo cattolico praticante e a favore delle politiche per la famiglia - tanto da aver promesso un ministero della Famiglia e importanti concessioni economiche ai nuclei famigliari - Rajoy decise di non partecipare alla mobilitazione. Invano, per il momento, la piattaforma ultracattolica Hazteoir , attivissima nel web, spedisce migliaia di e.mail al candidato del Pp chiedendo l’abrogazione del matrimonio omosessuale in cambio del voto.
Nel sito del Partido Popular, colorato di un blu puffo e ricco di pulsanti fosforescenti come un cartone animato, le promesse della campagna elettorale sono ben altre: alzare le pensioni, abbassare le tasse e modificare la legge sull’immigrazione per impedire l’arrivo dei clandestini. Di aborto o di divorzio nemmeno l’ombra.
I conservatori hanno capito che a nulla vale combattere Zapatero sul terreno dei diritti civili, con il rischio di un clamoroso autogol. Molto più efficace, invece, colpire il premier socialista sul vero, grande fallimento dell’intera legislazione: la fine del dialogo con l’Eta e la ripresa della violenza basca. Oppure sulla concessione delle ampie autonomie al governo regionale della Catalunya, vero grattacapo per i nazionalisti che vogliono una Spagna unita sotto la monarchia.
E dopo Zapatero, tocca alla battagliera vicepresidenta Marìa Teresa Fernàndez de la Vega rimandare al mittente le accuse dei vescovi: questa società, ha dichiarato ieri al Congreso durante una audizione, «non ha bisogno di tutele morali, e nemmeno ne ha bisogno il suo governo». Non è tollerabile per De la Vega che le gerarchie ecclesiastiche «manchino di rispetto al governo e al parlamento».
Prima che scoppiasse la diatriba con il Vaticano, i socialisti avevano espunto dal programma elettorale l’ampliamento della legge sull’aborto e il diritto all’eutanasia. Una mossa per riconquistare parte dell’elettorato cattolico e i moderati, nonostante la legge spagnola sulle interruzioni di gravidanza sia tra le più arretrate d’Europa in quanto prevede una lunga procedura burocratica e gravi motivazioni.
Le donne spagnole abortiscono principalmente nelle cliniche private poiché nelle strutture pubbliche l’obiezione di coscienza raggiunge percentuali bulgare. E sono state proprio le cliniche private a scioperare nei giorni scorsi, con la richiesta di adeguare la legislazione al resto dell’Unione Europea. Nei mesi scorsi numerosi medici sono finiti tra le maglie della giustizia con il sospetto di aver permesso aborti facili.

(Laura Eduati - "Liberazione")

------------------------------

...e per finire, le unioni civili arrivano anche nella cattolicissima Irlanda:

http://liberazione.it/giornale_articolo.ph...articolo=291619

Prima dell’estate nella repubblica d’Irlanda, l’Eire nella lingua ufficiale, entrerà in vigore la legge sulle unioni civili che riconoscerà ufficialmente anche le coppie irlandesi che si sono unite nella vicina Gran Bretagna, secondo la norma detta Civil partnership . Il provvedimento è lo stesso che ha consentito a Sir Elton John di poter “convolare a nozze” con il suo compagno Robert Furnish e così è stato anche per il noto europarlamentare Michael Cashman che ha visto riconosciuto il rapporto con il suo compagno Paul Cottingham. Un altro Paese europeo dalla forte identità religiosa, soprattutto cattolica, si avvia significativamente verso la legalizzazione delle unioni di fatto, omosessuali ed eterosessuali. Già a metà novembre Brian Lenihan, ministro della giustizia del governo irlandese, aveva dichiarato di voler presentare un disegno di legge entro il 30 marzo 2008 con l’impegno solenne a farlo diventare legge al più presto. «Sarà un provvedimento che fornirà protezione a tutte le relazioni che si collocano fuori dal matrimonio tradizionale» ha dichiarato Lenihan, rispettando le promesse fatte dalla coalizione di centro sinistra che ha vinto le ultime elezioni. La repubblica dell’Eire ha, tra i pochi stati al mondo, una presidente donna, Mary MacAleese, al secondo mandato - che scadrà nel 2011 - e succeduta a Mary Robinson: al termine della loro staffetta il Paese avrà avuto una guida femminile per ben 21 anni di seguito. L’altro ieri è giunta anche la notizia che Tel Aviv, la “città rosa” israeliana nota per la sua immagine relativamente spensierata, notevolmente laica e con una comunità glbtq molto numerosa, ha deciso di attribuire gli stessi diritti e gli stessi doveri del matrimonio alle coppie lesbiche e a quelle gay unite con il rito ebraico. Lo riferisce il sito italiano gay.tv che informa dell’istituzione delle cosiddette “partnership cards” che verranno assegnate dalla New Family Organization che rappresenta le coppie omosessuali e quelle di religione diversa da quella ebraica che non possono sposarsi nel resto del paese dove l’unico matrimonio riconosciuto è quello religioso rabbinico. New Family da tempo organizza cerimonie civili alla presenza di un avvocato facendo firmare un apposito registro: le coppie registrate avranno le stesse prerogative delle coppie eterosessuali sposate e avranno lo stesso trattamento tributario. L’anno scorso la Corte Suprema aveva imposto al governo di riconoscere le coppie omosex sposate all’estero e gli eventuali figli adottati o nati da precedenti relazioni. A Tel Aviv le unioni civili laiche hanno legittimità fin dal 2004 dopo che vari tribunali hanno riconosciuto il valore sociale e giuridico delle convivenze tutte.
Poco prima di Natale anche un altro governo di centro sinistra europeo ha approvato in Ungheria, preceduta all’Est da repubblica Ceca e da Slovenia, una legge che garantisce alle coppie dello stesso sesso molti diritti concessi finora solo con il matrimonio eterosessuale. Bisognerà soltanto aspettare l’anno prossimo affinché entri in vigore il registro delle partnership: la legge prevede la dichiarazione congiunta dei redditi, l’assistenza sanitaria, la reversibilità della pensione, i diritti di successione ma non consente le adozioni né l’assunzione del cognome dell’altro partner. I leader del partito di maggioranza, socialista, hanno dichiarato che questa legge è solo il primo passo verso il riconoscimento dell’istituto del matrimonio per le diverse unioni: il governo ha un ministro gay dichiarato, Gabor Szetey. Alla vigilia del Pride di Budapest che si è tenuto a luglio, Szetey ha fatto coming out, ha cioè dichiarato il proprio orientamento sessuale davanti una folla di gay e lesbiche in festa. Il gaio ministro ha rivelato la sua convivenza di sei anni con uno chef e ha così spiegato la sua decisione di venire allo scoperto:«L’ho fatto perché altri possano farlo. L’onore di un paese sarà vero solo così, la libertà di un paese deve essere anche la libertà dei gay». Quasi nelle stesse ore dell’Ungheria anche il Congresso dell’Uruguay, cattolicissimo Paese sudamericano, ha approvato la legge che riconosce come coppie di fatto sia quelle eterosessuali che quelle omosessuali. La Ley de Unión Concubinaria voluta fortemente dal presidente Tabarè Vaquez, approvata in Senato il 18 dicembre non solo con i voti della maggioranza ma anche di una parte dell’opposizione, dovrebbe essere già in vigore da pochi giorni e prevede l’apertura di un registro al quale potranno iscriversi le coppie che convivono da almeno cinque anni senza interruzioni. La norma regola anche la fine dell’unione e obbliga all’aiuto reciproco per un certo periodo seguente al “divorzio”. Entrambi i membri della coppia hanno l’obbligo di contribuire alle spese necessarie al loro sostentamento sulla base della rispettiva situazione finanziaria. Un vero e proprio record per tutta l’America Latina poiché finora soltanto i governi locali di Città del Messico e di Buenos Aires hanno legalizzato le unioni tra persone dello stesso sesso.

(Saverio Aversa)
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