"la Casa Dalle Finestre Che Ridono", L'horror dalle nostre parti |
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"la Casa Dalle Finestre Che Ridono", L'horror dalle nostre parti |
12 Sep 2006 - 11:30
Messaggio
#1
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 15258 Iscritto il: 14 December 2005 Età: 17 Utente Nr.: 459 |
La casa dalla finestre che ridono di Pupi Avati, 1976 (IMG:http://img242.imageshack.us/img242/1373/4ug7.jpg) (IMG:http://img246.imageshack.us/img246/8189/2na7.jpg) (IMG:http://img246.imageshack.us/img246/8503/3he0.jpg) Ci sono capolavori, ci sono film ottimi, e ci sono i film di culto. "La casa dalle finestre che ridono" è un cosiddetto "cult movie", ossia un film che non solo è ben girato (anzi ottimamente girato) sceneggiato e recitato, ma che ha creato un culto attorno a sé, una schiera di appassionati, discussioni infinite ed è oggetto di venerazione degli amanti dell'horror - e non solo -. Le novità cominciano dai titoli di testa: un uomo viene accoltellato, e a ogni coltellata corrisponde il nome di una star del cast... Vediamo un pittore che arriva in una zona vicina a Ferrara, in cui il sindaco (...un nano!) commissiona al pittore il restauro di un dipinto per attirare i pochi turisti. Il protagonista alloggia nella tetra casa di una vecchia e quando sta per restaurare il quadro, di un pittore "maledetto" legato a un misterioso e sinistro passato, riceve una telefonata che lo minaccia di non restaurare nulla e di andarsene. Il protagonista allora comincia a indagare: il quadro è orribilmente splatter, il prete del paese gli dice che è legato a un passato orribile di cui non bisogna parlare... Di più non vi dico, se no vi rovino la splendida visione di questo film. Finale a sorpresa, orribilmente spettacolare. Mi affido alle parole di Gilberto Gerardinelli, da Cinemavvenire.it, la recensione più adatta e su cui sono più d'accordo: ------------------------------------------------------- La casa dalle finestre che ridono Qualcosa di sinistro sta per accadere di Gilberto Berardinelli La visione del film di Pupi Avati, a quasi trent’anni di distanza dall’uscita nelle sale, non può prescindere da una riflessione su un genere – l’horror – per il quale più di qualunque altro è fortissima la tendenza a raschiare il fondo del barile, tra sequel, remake, imitazioni e parodie, che inevitabilmente finiscono per saturare anche lo spettatore meglio disposto. In un territorio in cui chiunque proponga qualcosa di vagamente originale vede sorgere in brevissimo tempo decine di epigoni, sorprende come La casa dalle finestre che ridono (titolo geniale come solo il cinema di genere italiano ha saputo inventarne) abbia mantenuto, a distanza di tanti anni, un’autenticità che lo distingue da qualsiasi altra opera del periodo (e non solo). Quello di Avati è un film de paura, con una caratteristica fondamentale quasi assente nella maggior parte dei film di paura di ieri e oggi: fa paura sul serio. È forse questa la ragione fondamentale per cui il film è generalmente misconosciuto dal grande pubblico, nonostante il lancio in DVD (in occasione del venticinquesimo anniversario) che ha finito per favorire soprattutto il culto underground di chi lo conosceva già, senza che la popolarità del film si estendesse a un vasta categoria di nuovi adepti; tutto ciò perché la gente –si perdoni il banale gioco di parole – ha paura di aver paura. Confonde la suspance con la paura vera e propria, pretende o si accontenta di uno spettacolo che forza banalmente sui propri strumenti filmici e fa sobbalzare dalla poltrona con una pura impennata di decibel nel design sonoro o con la solita mano minacciosa che emerge dal buio; brividi anche efficaci, ma che di rado hanno la forza di porre in crisi le certezze di chi fruisce lo spettacolo, tutto sommato rassicuranti nel loro dissolversi al riaccendersi delle luci in sala. Ma la paura, quella vera, non è un banale sobbalzo: c’è chi dice che nell’istante in cui si prova un brivido di paura vera, quello è un istante in cui si muore; poi si torna alla vita, ma quel brivido si cristallizza in una scheggia che resta dentro e continua a pungere, spingendoti a osservare il mondo da una prospettiva più "cauta". E ciò accade miracolosamente nel film di Avati, e chi scrive non ha in mente un esempio altrettanto convincente di terrore puro, di quello che ti resta marchiato dentro. La casa dalle finestre che ridono (1976) è il primo horror del regista (seguiranno i pur validi ma meno sorprendenti Zeder e L’arcano incantatore) che segue il fiasco del malriuscito Bordella, ed è scritto insieme al fratello Antonio, a Gianni Cavina (anche interprete) e Maurizio Costanzo. Girato in poco tempo e a low-low-budget, il film racconta la storia di Stefano (un convincente Lino Capolicchio), giovane pittore che viene chiamato in un piccolo paese della provincia emiliana per restaurare un affresco della chiesa, raffigurante il martirio di San Sebastiano. Scoprirà che l’autore del dipinto è il folle Buono Legnani, suicidatosi anni prima, soprannominato "pittore delle agonie" per l’abitudine di ritrarre i suoi soggetti durante la morte. [...] Non è nostra intenzione in questa sede riferire fastidiosi spoiler sulle sorprendenti evoluzioni della trama; è piuttosto interessante esaminare cosa rende quest’opera così unica e convincente. Innanzitutto non troviamo i tradizionali tópoi di stampo argentiano che spopolavano in Italia in quegli anni; manca nel film la tipica tendenza a creare condizioni di tensione parossistica, giocate su situazioni di estremo pericolo che preludono naturalmente ad accesi scoppi di violenza. Sono assenti soggettive di assassini con guanto nero e coltello in mano che inseguono le ignare vittime in stanze semibuie, con contorno di musichette snervanti. A questa facile struttura drammaturgica, che prevede tra l’altro un calcolato intervallo temporale tra una sequenza di suspence e la successiva, La casa dalle finestre che ridono contrappone una linearità che inizialmente appare persino eccessiva, salvo far crescere la tensione con la semplice, forte suggestione di "qualcosa di sinistro che sta per accadere". Al ritmo altalenante dei thriller argentiani, da sempre fondati sulla digitalizzazione tensione-pausa, Avati sostituisce la più ambiziosa struttura del climax, che raggiunge nella parte finale risultati davvero agghiaccianti. Si è sempre detto che La casa dalle finestre che ridono è un film "solare", con particolare riferimento alla bella ambientazione padana sottolineata dalla fotografia di Pasquale Rachini; un contesto geografico ben noto e definito, quindi, e non il tradizionale impiego di location "da brivido" scelte qua e là per fini esclusivamente espressivi. In tale contesto vengono a collocarsi personaggi tipici da bozzetto grottesco, come lo scemo del villaggio, l’ubriacone, l’imprenditore nano, la ninfomane, ritratti con divertita ma mai invadente ironia, a comporre un affresco paesano da pura (e vecchia) commedia all’italiana. Un contesto macchiettistico noto alla memoria, anche cinematografica, di qualsiasi spettatore, che in tal modo lo percepisce rassicurante come potrebbe esserlo la propria famiglia. Ma il film di Avati non è una commedia, e questo lo spettatore lo sa fin dai titoli di testa, che ritraggono, in immagini virate seppia, un uomo barbaramente massacrato a colpi di coltello da due figure incappucciate. E a poco a poco, col procedere della vicenda, la sicurezza che quel locus amoenus istintivamente comunica verrà centrifugata da una serie di dettagli che ne metteranno progressivamente in discussione le ragioni. Un susseguirsi di piccole sorprese e rivelazioni, mai definitive, che non implicano un’immediata risoluzione della tensione accumulata, ma la rimandano a dopo, al terremoto che inevitabilmente finirà per devastare le nostre certezze. Non si fraintenda: non ci troviamo di fronte all’ennesima riflessione sui contrasti accoppiati, il marcio che si nasconde dietro la salubre apparenza e che dovrebbe sorprenderci proprio in virtù di ciò; l’operazione che compie Avati è senza dubbio più complessa, perché va ad investire quelle che sono le certezze primarie, ovvero, nel caso dello spettatore che fruisce il film, la capacità di comprendere ciò cui viene posto di fronte attraverso la visione. Al concetto di film "solare" potremmo infatti associare quello di visibilità; ne La casa dalle finestre che ridono tutto è assolutamente visibile o in luce, evidente come il laghetto del paese illuminato dal sole pomeridiano, senza neanche leggera foschia. Il mistero c’è, ed è ingarbugliato, ma i dettagli risolutivi si presentano agli occhi dei personaggi (e dello spettatore) con evidenza schiacciante. Non c’è dunque in nessuna sequenza quella "privazione" dell’oggetto della visione che crea ansia nello spettatore in quanto possibile contenuto di informazioni che in tal modo non gli viene fornito. Ma proprio questa assoluta chiarezza della visione, che lo spettatore percepisce come una fune cui aggrapparsi nella scalata verso la soluzione dell’enigma, sarà causa della caduta di certezze quando la fune verrà drasticamente recisa. Ed e lì che si sprofonda nel baratro della paura, nel momento in cui il protagonista (e lo spettatore) si renderà conto che l’occhio lo ha tradito, forse perché troppo debole o troppo assuefatto alla realtà che crede di conoscere (chi ha già visto il film sa perfettamente a cosa alludo, gli altri lo scopriranno vedendolo…). In tal senso il film di Pupi Avati potrebbe essere considerato la versione horror di Blow-up, o meglio un terrificante esercizio che dimostra la validità del teorema espresso dal film di Antonioni. E non è forse esagerato affermare che ne La casa dalle finestre che ridono ci sono i germi di certo cinema successivo, anni ’80 e anche oltre, dove la riflessione sull’impotenza dello sguardo è presto scivolata in contestualizzazioni lambiccate o metalinguistiche, perdendo spesso la genuina potenza del film di Avati. È pur da dire che, se accettiamo la definizione (senz’altro riduttiva) di capolavoro come opera che raggiunge la perfezione delle sue parti, singole e compenetrate, La casa dalle finestre che ridono non appartiene purtroppo a questa categoria: è innegabile un’eccessiva lentezza nella parte centrale, dove il regista si perde un po' nei vari subplot non sempre indispensabili; ed è forse eccessivo il peso dato alle vicende sentimentali del protagonista, che spesso diluiscono l’attenzione dello spettatore. Sarebbe interessante, anche a semplice livello di esperimento, che l’autore elaborasse una versione cut del film, più corta anche di 15’ o 20’, per valutare se l’impatto sullo spettatore ne guadagna. Probabilmente sarebbe così. E in ogni caso sono giudizi che poco scalfiscono la validità di un’opera davvero unica e "scomoda"; in un’epoca in cui la gente è restia a riflettere sulla validità delle proprie certezze, spesso imposte dalla falsità degli strumenti mass-mediologici, un "vecchio" film di trent’anni fa ci ricorda che la prima causa di insicurezza è insita negli strumenti stessi con cui osserviamo il mondo. E lo fa tramite il mezzo efficacissimo della paura; e oggi più che mai c’è necessità di averne. (IMG:http://img207.imageshack.us/img207/5807/1bj3.jpg) |
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12 Sep 2006 - 11:36
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#2
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Gnosso Gruppo: Utente Messaggi: 1207 Iscritto il: 24 July 2006 Età: 40 Da: Ferrara Città Utente Nr.: 1125 |
Mi hai incuriosito moltissimo...
Messaggio modificato da Senbee Norimaki il 12 Sep 2006 - 11:48 |
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12 Sep 2006 - 11:48
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#3
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 15258 Iscritto il: 14 December 2005 Età: 17 Utente Nr.: 459 |
Se vuoi ho il DVD originale restaurato, è una figata pazzesca! ^__^
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12 Sep 2006 - 12:09
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#4
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Gnosso Gruppo: Utente Messaggi: 1171 Iscritto il: 24 May 2006 Età: 35 Da: Ferrara Utente Nr.: 768 |
Cavoli, sono una cosa tipo 2 anni che me ne parlano... Solo che non ho mai avuto interesse a guardarlo...
Però se Senbo dice che è un buon film mi fido, al massimo poi lo sgozzo se non mi piace!!! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif) |
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12 Sep 2006 - 12:24
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#5
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Gnosso Gruppo: Utente Messaggi: 1207 Iscritto il: 24 July 2006 Età: 40 Da: Ferrara Città Utente Nr.: 1125 |
Se vuoi ho il DVD originale restaurato, è una figata pazzesca! ^__^ ...Bhè..Allora io ne approfitterei ben volentieri... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/6.gif) |
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12 Sep 2006 - 14:26
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#6
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Al Mèi! Gruppo: Utente Messaggi: 1840 Iscritto il: 12 November 2005 Età: 49 Da: Isola Escondida Utente Nr.: 398 |
Io sapendo che mia vrebbe inquietato ho scelto di vederlo lo stesso giorno in cui ho dato l'esame pratico della patente... visto che ormai m'ero cagato sotto abbastanza il film non mi ha spaventato...
Bellissimo comunque, poi il fatto che il soggetto/oggetto del film abbia per nome Buono Legnani... il nome è già tutto un programma, quasi quanto il Don Ulrico di "Amici Miei". Ho sentito che Avati sta girando un altro horror alla nostrana... pensa che poco prima di cominciare le riprese del "nostro" film, ho sognato che il regista lo voleva ambientare a Pontelagoscuro... così dopo "Il diavolo al Pontelungo" di Bacchelli, avremmo finalmente avuto "Il diavolo a Pontelagoscuro"... su chi si accanirebbe? Su Don Silvano o sulla Cooperativa "germoglio"? |
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12 Sep 2006 - 14:39
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#7
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 3562 Iscritto il: 24 May 2006 Età: 43 Da: Ferrara (land of fogs) Utente Nr.: 770 |
su penazzi, e chi altri?
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12 Sep 2006 - 16:54
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#8
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 15258 Iscritto il: 14 December 2005 Età: 17 Utente Nr.: 459 |
...Bhè..Allora io ne approfitterei ben volentieri... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/6.gif) Cool! Amo quando approfitti di me ^_- (ci sentiamo sabato per i dettagli) |
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12 Sep 2006 - 17:53
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#9
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 6031 Iscritto il: 1 February 2006 Età: 42 Da: Molinella(Bo/Fe?!),[8 m S.L.M.],Terra Di Confine.. Utente Nr.: 543 |
Un capolavoro...
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12 Sep 2006 - 18:44
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#10
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Mr FerraraForum 2007 Gruppo: Utente Messaggi: 4897 Iscritto il: 29 March 2005 Età: 41 Da: Sấo Paulo Utente Nr.: 19 |
A te Framol, cos'è piaciuto in particolare del film? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)
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14 Sep 2006 - 13:40
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#11
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Gnosso Gruppo: Utente Messaggi: 1269 Iscritto il: 6 April 2006 Età: 42 Da: Ferrara Utente Nr.: 673 |
Devo assolutamente vederlo, ne sento sempre parlare bene... peraltro la cosa che più mi incuriosisce è che sia ambientato nella nostra zona; in Italia la provincia di Ferrara è uno dei luoghi più densi di mistero... il fiume Po, la pianura, la nebbia... sono tutti elementi che hanno affascinato diversi autori di horror e di thriller/gialli e se non sbaglio persino il grande scrittore H.P. Lovecraft (avete presente il Necronomicon, i grandi Antichi innominabili etc etc..?) visitò le nostre zone e le giudicò come un luogo unico al mondo per storie di orrore sovrannaturale.
In seguito il cinema ne ha approfittato solo in parte e oltre alla casa delle finestre che ridono non mi sovvengono altri titoli interessanti. Mi chiedo allora: ma il film di Dandy Rotten è ambientato qui a Ferrara? |
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14 Sep 2006 - 17:36
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#12
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 6031 Iscritto il: 1 February 2006 Età: 42 Da: Molinella(Bo/Fe?!),[8 m S.L.M.],Terra Di Confine.. Utente Nr.: 543 |
A te Framol, cos'è piaciuto in particolare del film? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif) La scena della finestra... |
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14 Sep 2006 - 18:11
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#13
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 15258 Iscritto il: 14 December 2005 Età: 17 Utente Nr.: 459 |
Ah, quella che ride? ROTFL! Framol, ma l'hai visto il film o no? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/anne-sophie.gif)
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14 Sep 2006 - 18:20
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#14
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Gnosso Gruppo: Utente Messaggi: 1171 Iscritto il: 24 May 2006 Età: 35 Da: Ferrara Utente Nr.: 768 |
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14 Sep 2006 - 19:53
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#15
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Tanta Roba Gruppo: Moderatore Messaggi: 20711 Iscritto il: 23 June 2005 Da: Atollo di Onotoa Utente Nr.: 185 |
O ragzit, capolavoro o meno a me non è piaciuto, non è il genere di horror che preferisco, anche se francamente lo riguarderei giusto per rifarmi un opinione recente (l'ultima volta lo vidi mooolti anni fa e non con la cultura di horror che ho adesso). (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)
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14 Sep 2006 - 20:55
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#16
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Gnosso Gruppo: Utente Messaggi: 1269 Iscritto il: 6 April 2006 Età: 42 Da: Ferrara Utente Nr.: 673 |
Framol eroico. (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
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15 Sep 2006 - 00:55
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#17
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 3788 Iscritto il: 28 May 2005 Da: autunno 2002 Utente Nr.: 134 |
Lui a Praga ci va in maggio, così riesce a vedere la celeberrima primavera. (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/sisi.gif)
Didascalico. |
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15 Sep 2006 - 19:24
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#18
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Al Mèi! Gruppo: Utente Messaggi: 1840 Iscritto il: 12 November 2005 Età: 49 Da: Isola Escondida Utente Nr.: 398 |
Forse fa paura proprio perchè è vicino a casa nostra, ci sono questi paesaggi rurali in un momento storico in cui c'è sempre più distacco dalle campagne. Un po' come in "Deliverance"...
Certo, un difetto c'è... i comacchiesi che parlano bolognese... |
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31 Aug 2007 - 21:41
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#19
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Neso Gruppo: Moderatore Messaggi: 2177 Iscritto il: 6 October 2006 Età: 37 Da: Ferrara Utente Nr.: 1320 |
L'ho visto qualche tempo fa...
E' fatto davvero bene. Molto particolare, inquietante... Mi è piaciuto molto. |
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31 Aug 2007 - 21:46
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#20
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Garantito al limone Gruppo: Moderatore Messaggi: 11412 Iscritto il: 1 August 2006 Età: 40 Da: SoFe (South Ferrara) Utente Nr.: 1152 |
Mio padre mi disse che quando usciì il film lo sport provinciale ferrarese era andare a vedere la casa per far paura alle ragazze... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/ahsisi.gif)
Se non ricordo male la casa è a Lido Degli Scacchi... Messaggio modificato da bzbiz il 31 Aug 2007 - 21:49 |
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31 Aug 2007 - 23:55
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#21
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Super Member Gruppo: Moderatore Messaggi: 4677 Iscritto il: 16 December 2005 Età: 47 Da: Ferrara Utente Nr.: 462 |
Bellissimo e, tra l'altro, un esempio di come la definizione crociana che vorrebbe l'Italia come "inadatta" per storie di mistero e brivido è sempre stata una grossa cazzata.
Molto più terra a terra: ma quanto è gnocca l'attrice in questo film?? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_pig.gif) |
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1 Sep 2007 - 16:16
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#22
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 9423 Iscritto il: 8 March 2006 Età: 40 Utente Nr.: 630 |
Cavolo!! Non pensavo fosse così idolatrato! Stupendo il finale !! Geniale
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1 Sep 2007 - 19:52
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#23
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Gnosso Gruppo: Utente Messaggi: 1242 Iscritto il: 6 November 2005 Età: 46 Da: centro città Utente Nr.: 389 |
Certo che è idolatrato, da tutti noi fobofili (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
Io invece pensavo fosse più famoso di come sembra essere dal primo post. A chi è piaciuto consiglio L'Arcano Incantatore. e ancora sì, la tipa è molto carina... chissà dove l'han sgamata (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif) |
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1 Sep 2007 - 20:44
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#24
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 15258 Iscritto il: 14 December 2005 Età: 17 Utente Nr.: 459 |
Già, "L'Arcano Incantatore", stupendo anche quello, ha momento di terrore vero, di terrore puro. Se solo esistesse una versione decente in DVD... Che nervi.
Consiglio anche, sempre di Pupi Avati, anche "Zeder" (meno riuscito ma sempre emiliano e inquietantissimo) e soprattutto "Magnificat", che è un tentativo di ricreare sullo schermo una giornata a ridosso dell'anno 1000, con una precisione storica al limite del maniacale, e una sensazione di mistero di morte e di terrore bellissima, perfettamente connaturata a quei tempi"bui". |
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1 Sep 2007 - 21:01
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#25
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Al Mèi! Gruppo: Utente Messaggi: 1840 Iscritto il: 12 November 2005 Età: 49 Da: Isola Escondida Utente Nr.: 398 |
L'altra sera volevo guardarlo... non lo trovo più.
Dov'è finito? L'ha preso in prestito mia sorella... tenendo conto che ha un mio live di De Andrè dall'estate scorsa, e "Shining" da gennaio, mi conviene ricomprarlo nuovo. Il mio dvd non lo rivedo più... |
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