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> Birmania, Monaci, siamo tutti con voi!
Senbee Norimaki
messaggio 26 Sep 2007 - 15:02
Messaggio #1


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La situazione è alla fine deflagrata, e ci sono i primi morti (5, mentre scrivo). L'ONU convoca un consiglio di sicurezza urgente.

Qui potete avere un'idea di cosa sta succedendo:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/...monasteri.shtml
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/..._birmania.shtml

Qui potete avere un'idea di cosa sia successo in passato e di cosa bolla in pentola da quelle parti:
http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter...62-0003ba99c53b
http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter...62-0003ba99c53b
http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter...62-0003ba99c53b

Per ora, mi limito a riportare questa lettera che ha appena scritto il ministro Emma Bonino a Suu Kyi, esponente politico e candidata al Nobel per la pace da anni ingiustamente imprigionata dal regime birmano:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/...no_a_aung.shtml

Cara Aung, state dando una lezione
non solo al regime ma al mondo intero

Lettera aperta di Emma Bonino a San Suu Kyi

Cara Aung San Suu Kyi, sto seguendo con molta emozione gli sviluppi della situazione nel Suo paese. Anche stamattina, come accade ormai da otto giorni consecutivi, un migliaio di giovani monaci buddisti si sono radunati davanti alla millenaria pagoda di Shwedagon, a Rangoon, per dare vita ad un nuovo corteo contro il regime militare che da ormai 45 anni tiene saldamente il potere in Birmania. Nei giorni scorsi, il corteo è diventato sempre più grande, grazie all'adesione di migliaia di cittadine e cittadini. Oggi si parla di centomila persone, e lamia speranza è che questa volta il corteo possa raggiungere pacificamente 54 University Street, dove Lei si trova agli arresti domiciliari.

Per noi radicali transnazionali, che in nome della nonviolenza gandhiana ci siamo sempre battuti per la promozione dei diritti umani e la democrazia in tutto il mondo, questa lotta nonviolenta è una prova straordinaria di un paese, di un popolo intero che chiede libertà, giustizia, e che combatte senza armi per la propria rinascita. E' una grande lezione che, su iniziativa dei testimoni più autentici del buddismo nel Suo paese, il popolo birmano sta dando non solo al regime militare, ma al mondo intero. So che la giunta ha minacciato ieri di «prendere misure» contro i manifestanti, oppure di ricorrere, come nel 1988, all'impiego di infiltrati e di agenti provocatori per far scoppiare i disordini e così giustificare una violenta repressione.

Sono convinta che si tratterebbe di un tragico errore di calcolo. Gli occhi del mondo sono puntati su quello che sta accadendo in Birmania. Sia l'Unione europea sia l'Asean hanno chiesto al regime di non ricorrere alla violenza. Ieri, all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Presidente Bush ha annunciato un inasprimento delle sanzioni contro i membri della giunta. Sappia che anche il governo italiano ha chiesto alla giunta di aprire un dialogo con i monaci, con i membri della National League of Democracy e con tutta l'opposizione birmana, così come chiede che Le venga immediatamente restituita la libertà.

Cara Aung San Suu Kyi, ho ancora impressi nella memoria, dal nostro incontro di undici anni fa, quando Lei già si trovava agli arresti domiciliari, la Sua forza e il Suo coraggio. Questa forza e questo coraggio sono esattamente ciò di cui ha più bisogno il popolo birmano. Ho fiducia che una buona combinazione prodotta dall'azione nonviolenta interna e dalla pressione esterna delle organizzazioni regionali e multilaterali nonché dei paesi democratici, possa portare presto, finalmente, al ristabilimento della libertà. Lei non è sola. I monaci birmani non sono soli.

Il Suo popolo non è solo. Ha - avete - tutta la vicinanza, il sostegno e la determinazione non solo di noi radicali transnazionalima di tutta quella comunità internazionale impegnata ogni giorno nella costruzione di un mondo fondato sulla difesa della dignità umana.

Emma Bonino

26 settembre 2007
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bzbiz
messaggio 27 Sep 2007 - 08:27
Messaggio #2


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Dal sito del NY Times:

Myanmar Raids Monasteries Before Dawn (in Inglese)

Messaggio modificato da bzbiz il 27 Sep 2007 - 08:27
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Senbee Norimaki
messaggio 27 Sep 2007 - 08:33
Messaggio #3


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Riporto dal Corriere della Sera questo interessantissimo, illuminante, informatissimo e condivisibile articolo di Bill Emmott:

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editori...a_myanmar.shtml

Se in Birmania si sfidano Cina e India

di Bill Emmott

Quanto accadrà adesso in Birmania ai coraggiosi manifestanti, sia monaci buddhisti che cittadini comuni, è di importanza primaria soprattutto per i birmani stessi e per il destino del loro Paese, tragicamente ostaggio di povertà e repressione. Gli estranei, come Bush, possono dire quello che vogliono e i loro commenti non faranno una grande differenza (anche se la sua difesa dei diritti umani va nella direzione giusta). Tuttavia, gli avvenimenti in Birmania avranno un impatto cruciale sui due giganti, confinanti con questo Paese, che si affacciano adesso sulla scena mondiale, anche se già da tempo si misurano in sordina per stabilire la loro influenza: Cina e India.

La posta in gioco è altissima per la Cina. In Birmania, essa conta quattro interessi vitali, che rischiano grosso con il crollo della giunta militare. Il primo è elementare: il commercio, che supera il miliardo di dollari all'anno, con relativa partecipazione per quel che riguarda petrolio e gas. Il secondo è strategico: gli stretti rapporti che intercorrono tra la Cina e il regime militare in Birmania garantiscono alla Cina l'accesso fino all'Oceano Indiano, consentendole sia di aggirare, in caso di emergenza, il collo di bottiglia dello Stretto di Malacca, come pure di stabilire i suoi capisaldi di vigilanza tanto in Birmania quanto nelle isole vicine. Il terzo, invece, è una combinazione di politica e religione. Se i monaci buddhisti birmani riusciranno a rovesciare il regime, ecco che saranno di esempio e ispirazione ai loro confratelli del Tibet.

Il controllo della Cina sul Tibet è assai più serrato di quello del governo birmano sul proprio Paese. E c'è un altro avvenimento in arrivo che preoccupa i cinesi: la successione dell'attuale Dalai Lama, capo spirituale del Tibet, in caso di morte. Oggi il Dalai Lama ha 72 anni e gode di ottima salute. Al suo decesso, tuttavia, si accenderà una disputa su chi sarà proclamato la sua reincarnazione e successore. Un precedente birmano potrebbe trasformare questo dibattito in un confronto più audace e violento. Il quarto interesse della Cina riguarda la sua reputazione. Se apparirà associata a una dittatura abbattuta oppure in una repressione feroce, la sua buona reputazione ne soffrirà.

L'ascesa dell'influenza cinese a livello mondiale, che deriva tanto dalla sua ricchezza quanto dal declino del prestigio americano, subirà un brusco arresto. L'India condivide un certo numero di questi interessi. Anch'essa vanta forti legami commerciali con la Birmania e ha investito pesantemente nei giacimenti metaniferi del Paese. Di conseguenza, ha mantenuto un'incrollabile politica del no comment sul comportamento dei militari in Birmania in questi ultimi anni, definendolo un affare interno che non riguarda affatto l'India. Eppure, anche l'India ci tiene ad affermare il suo predominio strategico sul Paese, con la speranza di strappare la Birmania alla sfera d'influenza cinese.

Anche l'India ha dato il suo appoggio alla giunta militare, trascurando i diritti umani proprio allo scopo di impedire un epilogo peggiore, quale sarebbe stato un' invasione cinese. Ma l'India ha molto da guadagnare se i monaci riusciranno nel loro intento. I legami naturali della Birmania, sia storici che culturali, sono con l'India, e non con la Cina, e questo è vero anche per il Tibet. Un'erosione dell'influenza cinese farebbe molto comodo all'India, allentando la sfida alla sua egemonia sull'Oceano Indiano. E' un confronto, questo, ancora moderato e discreto. Implicito, anziché esplicito. Ma mentre gli avvenimenti in Birmania rappresentano soprattutto la lotta di un popolo per la libertà e la democrazia, le loro ripercussioni sul futuro del pianeta assumono una particolare rilevanza. Siamo davanti al primo scontro per stabilire controllo e influenza sulla regione da parte dei nuovi giganti asiatici, la Cina e l'India. E ci auguriamo che sarà l'India a spuntarla.

Traduzione di Rita Baldassarre

27 settembre 2007
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Dani80
messaggio 27 Sep 2007 - 13:25
Messaggio #4


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Purtroppo sembra che la comunità internazionale non farà nulla (forse a causa dell'opposizione di Russia e Cina) per contrastare la repressione della giunta militare... La comunità internazionale è falsa, si muove militarmente solo per interessi economici facendo credere che molte azioni militari vengano intraprese con lo scopo di portare la democrazia e i diritti umani come é stato per la guerra in Iraq
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Senbee Norimaki
messaggio 27 Sep 2007 - 13:36
Messaggio #5


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Il problema è che se Russia e Cina mettono il veto, l'ONU può avere tutte le buone intenzioni del mondo ma non può oggettivamente fare un cazzo.

C'è solo a questo punto da sperare che l'India e la Cina come dice l'articolo da me citato si fronteggino definitivamente, oppure che la Cina faccia come ha fatto con la Corea del Nord (cioè prima fanno i bastardi per tenersi buoni gli interessi commerciali, poi riesce a risolvere la situazione pacificamente grazie alla propria mediazione diplomatica forte dei rapporti commerciali ben risaldati).
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Dani80
messaggio 27 Sep 2007 - 13:44
Messaggio #6


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La Cina, la Russia e molte altre nazioni avevano messo il veto e si erano opposte alla guerra in Iraq eppure l'hanno fatta lo stesso per "portare la democrazia"
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Senbee Norimaki
messaggio 27 Sep 2007 - 13:45
Messaggio #7


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Infatti la guerra contro l'Iraq non l'ha fatta l'ONU. È stato un attacco unilaterale anglo-americano.
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Dani80
messaggio 27 Sep 2007 - 13:49
Messaggio #8


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Per le stesse motivazioni di allora dovrebbero farla anche in Birmania adesso..il problema del rispetto dei diritti umani dovrebbe valere in tutti gli stati non in alcuni si e in altri no
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Senbee Norimaki
messaggio 27 Sep 2007 - 13:56
Messaggio #9


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Bah, insomma, suvvia, sinceramente, chi veramente crede che gli USA abbiano dichiarato guerra all'Iraq per motivi democratici e umanitari...? È ridicolo. È che stavolta Bush non ha pozzi petroliferi laggiù, tutto lì. Ce li hanno però i cinesi, i russi e i francesi...
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Dani80
messaggio 27 Sep 2007 - 14:05
Messaggio #10


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lo so anche io che è ridicolo però la motivazione ufficiale della guerra in Iraq erano i motivi umanitari..é quello che diceva allora il presidente Bush..quello che mi sta sul cazzo è l'ipocrisia
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Senbee Norimaki
messaggio 27 Sep 2007 - 14:13
Messaggio #11


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Dai no, questa volta ha cercato di andare oltre: la motivazione ufficiale era che Saddam aveva delle armi di distruzione di massa. Quella all'Iraq fu chiamata infatti "guerra preventiva". Purtroppo per Bush, l'ONU si accorse che non c'erano armi di distruzione di massa prima che gli americani ce le mettessero per salvarsi la faccia.
Certe volte la realtà supera l'ipocrisia.
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andrek
messaggio 27 Sep 2007 - 14:54
Messaggio #12


Imbambì
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La sollevazione popolare in Birmania è un fatto notevole viene dalla gente comune e spero che la comunità internazionale la supporti. Non credo molto nelle sanzioni economiche perchè esse danneggiano sempre le fasce deboli della popolazione. Inoltre dietro i militari a finanziare c'è la Cina!
Sarebbe opportuno invece aiutare economicamente l' opposizione interna.
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bzbiz
messaggio 27 Sep 2007 - 16:43
Messaggio #13


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Muore giornalista Giapponese

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margu
messaggio 27 Sep 2007 - 16:53
Messaggio #14


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A Tokio non la prenderanno per niente bene (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/aiua.gif)
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Gi@c
messaggio 27 Sep 2007 - 18:11
Messaggio #15


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a sostegno dei nostri amici incredibilmente coraggiosi in Birmania: venerdì 28 settembre indossiamo tutti quanti, in tutto il mondo, una maglietta rossa
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Dani80
messaggio 27 Sep 2007 - 20:32
Messaggio #16


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Sinceramente non vedo cosa serva questa iniziativa, secondo me non è di nessun aiuto per il popolo della Birmania.
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Dandy Rotten
messaggio 27 Sep 2007 - 20:52
Messaggio #17


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CITAZIONE (andrek @ 27 Sep 2007 - 15:54) *
La sollevazione popolare in Birmania è un fatto notevole viene dalla gente comune e spero che la comunità internazionale la supporti. Non credo molto nelle sanzioni economiche perchè esse danneggiano sempre le fasce deboli della popolazione. Inoltre dietro i militari a finanziare c'è la Cina!
Sarebbe opportuno invece aiutare economicamente l' opposizione interna.



Pienamente d'accordo.
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Dani80
messaggio 28 Sep 2007 - 07:35
Messaggio #18


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Anche io sono d'accordo che il popolo della Birmania andrebbe aiutato però non penso sia molto utile per loro il fatto che io vada in giro vestito di rosso
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Gi@c
messaggio 28 Sep 2007 - 09:03
Messaggio #19


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E' un modo per manifestare apertamente il proprio pensiero, cioè che sei solidale con loro contro il regime.

D'altra parte come semplice cittadino non puoi fare molto di più... e magari se chi sta in alto vede che per la strada c'è tanta gente vestita di rosso, non ha bisongo di fare un referendum per avere un'idea su come la pensano.
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Senbee Norimaki
messaggio 28 Sep 2007 - 12:47
Messaggio #20


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Io oggi vesto di rosso, ma non mi limito a questo gesto che, apparentemente inutile, serve invece a far sentire i monaci e gli studenti birmani meno soli: li si incoraggia a tener duro. Dicevo, bisogna però fare anche di più: iscrivetevi ad Amnesty per esempio, anche solo un aiuto economico o un po' di volontariato rafforzano una delle uniche associazioni che può fare qualcosa attivamente nel territorio birmano.
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Frabe
messaggio 28 Sep 2007 - 12:53
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In questo momento su raitre c'è un documentario sulle condizioni dei lavoratori tessili in Mynmar, allucinante, è peggio che in Cina.

Messaggio modificato da Frabe il 28 Sep 2007 - 12:53
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Jolly_roger
messaggio 28 Sep 2007 - 12:53
Messaggio #22


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CITAZIONE (Dani80 @ 27 Sep 2007 - 14:25) *
La comunità internazionale è falsa, si muove militarmente solo per interessi economici facendo credere che molte azioni militari vengano intraprese con lo scopo di portare la democrazia e i diritti umani come é stato per la guerra in Iraq

Quoto.

CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 27 Sep 2007 - 14:56) *
Bah, insomma, suvvia, sinceramente, chi veramente crede che gli USA abbiano dichiarato guerra all'Iraq per motivi democratici e umanitari...? È ridicolo. È che stavolta Bush non ha pozzi petroliferi laggiù, tutto lì. Ce li hanno però i cinesi, i russi e i francesi...

Non si saranno mossi certo per quei motivi, ma adesso come adesso perchè non cercare di vedere gli aspetti positivi? La via per la democrazia in Iraq sarà lunga, parecchio lunga, e proprio per questo che non bisogna abbandonarli a se stessi.

E sempre a questo pro non bisognerebbe abbandonare a se stesso nemmeno il popolo della birmania. Quoto chi ha detto che bisognerebbe assistere economicamente l'opposizione interna e non sanzionare inutilmente il paese.
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Senbee Norimaki
messaggio 28 Sep 2007 - 13:47
Messaggio #23


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Jolly, sono d'accordo con te. Infatti io sono sì per il ritiro delle truppe dell'Irak, ma solo quando la situazione si sarà stabilizzata e solo se ci sarà una graduale sostituzione dei soldati con forze umanitarie mediche e volontari. Ero contrario all'intervento unilaterale americano, certo, anche perché c'erano tantissime vie diplomatiche che si potevano tentare prima. Lo stesso dicasi oggi per la Birmania: bombardare il regime - bambini studenti e monaci compresi - peggiorerebbe solo la situazione, oltre che essere l'ennesima evidente tragedia umanitaria.
La soluzione migliore, come ben dite tutti, è supportare l'opposizione interna. Non a caso ho pubblicato come prima cosa la lettera della Bonino.

L'unica cosa che possiamo fare noi cittadini in questo momento è sostenere chi sostiene l'opposizione interna, cioè sostanzialmente Amnesty International, Reporters Sans Frontiers e qualche altra Onlus.
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Dani80
messaggio 28 Sep 2007 - 19:41
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Sembra che la situazione è a favore dei rivoltosi: molti militari inviati per reprimere i manifestanti solidarizzano con i monaci buddisti...spero che cada quella schifosa dittatura.
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Senbee Norimaki
messaggio 28 Sep 2007 - 19:46
Messaggio #25


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Lo spero anch'io, con tutte le mie forze.
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