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Monet e Boccioni

Claude Monet, pittore francese, visse tra il 1840 e il 1926. Sopra è ritratto da Manet, altro pittore impressionista, mentre dipinge in barca.

Monet, come gli altri impressionisti, ricercava l'impressione fugace di un istante, i soggetti sono in movimento, la luce scomposta (per esempio dall'acqua nella "La Grenoullière"). Viene affrontata in modo diverso la realtà, si rendono conto che essa è percepita non per frammenti isolati, ma nella sua totalità e continuità, in un contesto generale.
Le immagini vengono scomposte in molteplici tratti di colore, stesi a rapide pennellate; le figure sembrano abbozzate, sono prive di contorni.
È l'insieme dell'immagine che deve provocare l'impressione, gli impressionisti, e quindi Monet, hanno capito che in tal modo si suggerisce l'impressione del soggetto ritratto; per questo non puntano ai particolari, a una pittura realistica, ma alla visione d'insieme.
Un oggetto come la stessa vita è un continuo fluire.

Claude Monet "La Cattedrale di Rouen"
La Cattedrale di Rouen è stata dipinda da Monet in cinquanta quadri, molti dei quali hanno per oggetto una stessa facciata ritratta dalla medesima prospettiva. Tuttavia sono tutti differenti, come mai?
Il soggetto è la Cattedrale di Rouen, soggetto stranoto rappresentato più volte, perchè?
A cambiare è l'ora, il giorno, la luce, l'istante, Clemenceau scrisse "Le tele avrebbero potuto essere cinquanta, cento, mille, quante i minuti della nostra vita.", ogni tela è unica perchè rappresenta un momento unico in cui la cattedrale veniva osservata.
Monet ritrae la facciata vista obliquamente e solo parzialmente, le torri e i lati sfuggono al di fuori della cornice, la creazione non è statica ma dinamica, in divenire.


Vive nel sud d. Italia fino a quando nel 1889 si trasferisce a Roma dove frequenta la scuola libera del nudo e, insieme a Severini, lo studio di Balla. Con quest. ultimo approfondisce le sue ricerche sulla pittura impressionista e sulla tecnica divisionista. Nel 1906 è a Parigi dove ha modo di studiare Cézanne. Verso la fine del 1907 si stabilisce a Milano e inizia a dipingere cercando di rendere la vibrazione dinamica della luce e del colore. Nel 1910 conosce Marinetti e firma il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico insieme a Balla, Russolo, Severini e Carrà. La sua ricerca si concentra sull. uso delle forme e dei colori in funzione di una più diretta espressione di sensazioni e emozioni. Lo spazio è dilatato in modo tale che la compenetrazione dei piani e la costruzione del soggetto, fondata su linee di forza, sottolineino la tensione dinamica in rapporto all. ambiente circostante (La città che sale 1910-11). A Boccioni interessa rendere la simultaneità, la sintesi tra ricordo, percezione, emozione e intuizione, che avviene nell. istante di un. azione (Stati d. animo, 1911). Nel 1911 visita con Apollinaire lo studio di Picasso ma la sua sintesi è l. opposto dell. analisi cubista che esclude ogni emotività. Fino al 1914 è l. animatore di tutte le mostre di pittura del gruppo. Sono anche anni di grande elaborazione teorica (Manifesto tecnico della scultura futurista 1912; il volume Pittura e sculture futuriste 1914), in cui struttura meglio i temi fondamentali della visione futurista: la rappresentazione del movimento, la ricerca della simultaneità, il dinamismo nella scultura, la ricerca dei moti della materia. Nel 1915 parte volontario - con Marinetti e altri futuristi - per la guerra, nel 1916 muore in seguito a un banale incidente a cavallo. Nella sua opera di quest. ultimo periodo (Dinamismo di un foot baller, 1913; Ritratto del maestro Busoni, 1916) Boccioni ritorna a una analisi formale basata sull. insegnamento di Cézanne.
Come tutta la cultura europea, anche l'arte fu affascinata dalle tesi di Bergson riguardo alla "durata", e tra le avanguardie che fecero propri tali concetti c'è sicuramente il futurismo. Iniziato negli anni precedenti la prima guerra mondiale, si caratterizza per la completa rottura col passato e per il modo nuovo di intendere l'arte. Essa infatti doveva esprimere dinamismo e velocità della società moderna, l'esaltazione delle macchine, la figura dell'automobile e dell'aereoplano, diventano temi ricorrenti delle opere futuriste.
Il dinamismo è il concetto chiave della poetica futurista. Se nel passato alla base del concetto di bellezza c'era l'armonia e l'equilibrio, ora per i futuristi, nella frenesia della vita moderna, alla base della bellezza troviamo la velocità, il movimento, la dinamicità, la dissonanza. L'aeroplano e l'automobile diventarono le immagini simbolo della modernità, esse permettono di cogliere le sensazioni di velocità, di dinamismo e di simultaneità proprie della realtà attuale. Per gli artisti futuristi il problema era catturare la forma unitaria del corpo che si muove e dello spazio in cui si muove, rappresentare la vita nel suo infinito succedersi. "Per noi il quadro, scrive Boccioni, è la vita stessa intuita nelle sue trasformazioni dentro all'oggetto e non fuori". Per rappresentare l'oggetto nella sua dinamicità incessante occorre tradurlo secondo le linee-forza che lo caratterizzano. Nascono così opere come Velocità d'automobile + luce + rumore (1913), Dinamismo di un cane al guinzaglio (1912) di Balla; Dinamismo di una automobile (1913) di Russolo; La città che sale (1911) di Boccioni.


Manifesto Tecnico dei Pittori Futuristi 1910
La nostra brama di verità non può più essere appagata dalla Forma né dal colore tradizionali!
Il gesto per noi non sarà più un momento fermato del dinamismo universale: sarà decisamente la sensazione dinamica eternata come tale.
Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la resistenza dell'immagine nella retina le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari.
Tutto in arte è convenzione e le verità di ieri, sono per noi, oggi, pure menzogne.

...Per dipingere una figura non bisogna farla; bisogna farne l'atmosfera...


Visioni Simultanee

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In Visioni simultanee (1911) una donna si affaccia al balcone, ricevendo l'impatto della vorticosa attività umana della piazza sottostante: il movimento delle persone e dello sguardo deforma lo spazio, le verticali diventano oblique, gli oggetti si compenetrano, i piani si intersecano, realizzando una composizione il cui obiettivo non sono le cose, ma la loro dinamica.

Gli Stati d'animo
Quelli che vanno Addii

Quelli che restano

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I tre dipinti "Gli stati d'animo" sono l'espressione più profonda della maturazione della poetica futurista di Boccioni, la rappresentazione di un sentimento in un linguaggio formale. Sono opere che nascono dallo studio della simbologia delle linee, in "Quelli che vanno" le linee oblique si mescolano alle teste che si allontanano, negli "Addii" le linee ondulate e circolari che avvolgono la locomotiva suggeriscono il caos della partenza, in "Quelli che restano" prevale la linea verticale della stasi. Gli stati d'animo sono esposti alla mostra di Parigi del 1912, nella prefazione al catalogo i futuristi proclamano "Come vedete c'è in noi non solo la verità ma caos e urto di ritmi assolutamente opposti che riduciamo ad un armonia nuova. Noi giungiamo così a ciò che chiamiamo la pittura degli stati d'animo"



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