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Versione completa: Storie Di Vita Vissuta: I Pericoli Del Riconoscimento Vocale
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Gnomo in Trench
Sto testando un software di riconoscimento vocale e devo dire che è davvero spettacolare: tu parli in un microfono attacato al pc e lui scrive quello che dici, esegue i comandi che gli dai, roba più vicina alla magia che all’informatica pret-à-porter. A volte ti fa venire l’impulso di aprire il pc per controllare che non ci sia un nano-dattilografo nascosto dentro.

Ma non son tutte rose e fiori: come Harry Potter ci insegna, gli incantesimi vanno maneggiati con cautela altrimenti rischi esiti disastrosi. La radice del problema è che le magie non sempre riescono, e anche questo software, sebbene tu lo “addestri” a riconoscere la tua pronuncia, per varie ragioni qualche parola ogni tanto non la capisce: in queste situazioni inserisce qualcosa di foneticamente simile a quello che non ha capito, che poi si rivela radicalmente estraneo al contesto logico nel quale è inserito. In secondo luogo, nella pratica, man mano che assumi dimestichezza col meccanismo tendi ad accellerare il ritmo di lavoro senza controllare ogni parola e posticipando le correzioni alla successiva rilettura; così, da una parte, il software inserisce qualche vaccata qua e la e, dall’altra, molte di queste vaccate le scopri solo quando rileggi il documento. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è proprio a questo punto che le cose, invece di migliorare, rischiano di precipitare.

Tanto per incominciare, sei in una dimensione mentale per cui interagisci col computer parlando: così quando, in fase di correzione, incappi in queste vaccate, viene abbastanza istintivo apostrofare il pc con apprezzamenti più o meno coloriti a seconda della vaccata, dell’umore, ecc… Apprezzamenti che il software riconosce con sinistra competenza e inserisce nel tuo documento, nel punto in cui in quel momento si trova il cursore; ora, quando leggi un documento il cursore non si trova mai nel punto che stai leggendo, così il tuo apprezzamento verrà calato in una parte diversa da quella su cui è concentrata la tua attenzione, con altissime probabilità che tu manco te ne accorga.

A questo punto sei virtualmente finito: se, infatti, già ti eri entusiasmato per una semplice incongruenza logica imputabile ad una macchina, quando alla successiva correzione inciampi nel tuo bestemmione hai enormi chances di reagire a questa provocazione con una nuova, entusiasmante performance; questo porcone di seconda generazione avrà poi lo stesso destino del precedente e resterà accquattato nel tuo documento, pronto ad aggredirti alla successiva correzione. E siccome ad ogni correzione incappi in cose sempre più agghiaccianti, finita una ti fai il segno della croce e ne inizi subito un’altra. E così via, in un maestoso crescendo che ricorda alcune opere di Wagner…

Se non interviene un soprassalto di coscienza, alla terza rilettura inizi ad incontrare qua e là espressioni penalmente perseguibili ed entro la quinta ti danno le chiavi della città di Trieste.

Nel mio caso personale - sto scrivendo un atto giudiziario su un atto di negligenza odontoiatrica - il risultato pratico è questo: sono qua che rileggo e soppeso sottili ragionamenti clinico-giuridici quando, di tanto in tanto, senza alcun preavviso, mi esplode in faccia un tornado di madonne e porconi impressionante. Mi sto divertendo un sacco, spero solo di riuscire a bonificare l’atto prima di depositarlo in cancelleria... Cosa che peraltro non avverrà sotto il mio nome.
tasso85
ricordati, prima di smadonare, devi dire "a riposo" xD così ti mette il microfono in mute

abituati a bestemmiare dicendo "a riposo porc***** madon**** maial*****" così risolvi il problema
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