Ieri, appena ho appreso che la Spal era stata ripescata, un flash:
la drammatica sfida col Portogruaro. Beata sconfitta.
Poi le lacrime, la gioia, la tensione che finalmente ti scende per tutto il corpo, la senti che ti abbandona, ti libera dalla sua morsa.
Una morsa che ci attanaglia da 16 lunghissimi anni, con punte da record negli ultimi tre.
La prima cosa che ho fatto, dopo aver quasi stritolato il mio amico Fil, è il rito di sempre.
Chiamare a casa mio padre.
Lì non ce l'ho fatta, appena sentita la sua voce sono scoppiato a piangere, e dall'altro capo del telefono lui che dice: mo sat fat? zigat?, e io: papà sto bene, siamo tornati e lui ancora: dai metti giù il telefono che c’è tua madre che mi sta chiedendo perché piango…
Metto giù il telefono e cerco di riprendermi in fretta anche se non è facile.
Appena riesco a calmarmi mi rendo conto della forza del Popolo spallino.
Che salta balla e canta insieme al vicino di posto, che piange lacrime di gioia per aver ritrovato un pezzo di calcio che qualcuno ci aveva strappato vigliaccamente.
La stessa gente che ha pianto a Verona, nell'estate del 2005, a Portogruaro e nel dopo Paganese.
Lo stesso Popolo che non si è mai arreso di fronte a nulla, anche quando era chiaro l'accanimento scientifico contro la maglia, la Società, i tifosi, penalizzando solo e soltanto chi come colpa aveva quella di essere spallino.
Un grande, grandissimo Popolo.
Padri e madri che hanno fatto dell'amore per la Spal, un valore fondante la famiglia.
Non ci hanno avuto ora e non ci avranno mai, se ancora ci fosse bisogno di conferma, guardate le foto e i video della festa di ieri sera... vi accorgerete dalle espressioni e dalle facce che il Popolo Spallinato non molla, non ha mollato, resiste e cresce, si moltiplica, invade e colora di biancoazzurro il mondo intero.
Ma che ne sapete voi che travestiti da integerrimi professionisti avete collaborato al programma"Fai sparire la Spal".
Che ne sapete di un bambino di neanche 4 anni che stamattina mi ha svegliato con un bacio e poi (e adesso piango di nuovo) coi pantaloncini bianchi e la maglietta della Spal.
La gioia di ieri è una gioia che nessuno può assaporare come il Popolo spallino.
Perchè per arrivare a picchi di gioia simili bisogna saper soffrire, bisogna essere capaci a non arrendersi mai, a non mollare, a continuare a sostenere la squadra anche quando tutto sembra finito.
Noi abbiamo avuto questa capacità, che ci viene da dentro, e abbiamo avuto una forza interiore che non riesco ancora a capire da dove e come arriva.
Ma grazie di cuore a tutti quelli che il valore Spal lo tramandano di padre in figlio, grazie a chi è andato via con la Spal nel cuore e che da lassù ci protegge, facendo festa su un'immensa nuvola biancoazzurra.
Grazie al Popolo spallino, mai domo, fiero, testa alta e petto in fuori, a Bologna come a Santa Croce sull’Arno.
Hanno cercato di ucciderci e ci hanno reso immortali.
Questa è la nostra fotografia.
Siamo vivi, carichi come sveglie, mangiamo pietre e sputiamo chiodi.
Non ci provate mai più, chiunque voi siate.
Perchè questi tre anni appena trascorsi non ce li dimentichiamo, li custodiamo gelosamente dentro il nostro cuore, nelle nostre menti.