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Versione completa: De Magistris, Borsellino, Vulpio Eccetera
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angelostorari
Ciao, speriamo veniate in tanti e divulghiate
Dani80
Salvo imprevisti ci sarò sicuramente
dreamaker
Un'intensa, partecipata e coinvolgente serata.
Ecco un articolo:

http://www.estense.com/?module=displaystor...amp;format=html

Notizia inserita il 9/6/2008

Convegno dei Grilli sulla legalità
De Magistris: ''Ognuno di noi può cambiare la società''

C’era anche se non era presente. È con una lettera indirizzata agli organizzatori che Luigi De Magistris ha voluto partecipare anche se solo simbolicamente, al convegno dal titolo “Liberiamoci dall’illegalità”, promosso dai Grilli estensi sabato scorso nella sala S. Francesco in via Savonarola. Al tavolo dei relatori c’erano tutti: Pino Masciari, Salvatore Borsellino, Carlo Vulpio, Beatrice Armeni e Stefania Godano. Mancava proprio l’ospite più atteso e solo all’ultimo momento è arrivata la notizia del suo forfait.

Il pm di Catanzaro ha inviato una lettera per spiegare i motivi della sua assenza e per “ringraziare tutti quelli che, con elevata sensibilità democratica, forte coscienza civile ed alta considerazione della Costituzione Repubblicana, hanno inteso seguire ed approfondire la grave vicenda che mi ha riguardato e che, direttamente ed indirettamente, incide, in definitiva, sulle libertà di tutti e sulla tenuta stessa dello Stato di Diritto”.

De Magistris ha declinato l’invito per ragioni di “opportunità politica”. A luglio verrà celebrata l'udienza presso le sezioni unite della Corte di Cassazione sul processo disciplinare a suo carico. “Ho ritenuto opportuno – scrive -, per eludere anche le strumentalizzazioni di coloro i quali temono l'espressione del libero pensiero, evitare ogni intervento di tipo pubblico sino, appunto, alla data DELL'UDIENZA. Voglio cercare di scongiurare, per quanto possibile, che si possano utilizzare, anche in modo capzioso, brani del mio intervento per tentare di screditarmi ulteriormente. Ovviamente, come ti ho già anticipato al telefono, ribadisco la promessa di tornare a Ferrara, non appena vi sarà la sentenza definitiva - quindi molto a breve - qualunque sarà l'esito della stessa”.

“Sono certo che questa "storia" – continua il magistrato - possa essere utile per un rinnovato spirito di servizio nell'interesse del bene pubblico e per una sempre maggiore consapevolezza circa il fatto che ognuno, se vuole, può essere, effettivamente, il protagonista del cambiamento di una società civile che, invece, appare, da troppo tempo ormai, sempre più decadente e sempre meno illuminata”.
angelostorari
Questa è la mail che mi ha inviato Luigi De Magistris, e che ho letto durante la conferenza, nella quale spiegava il motivo della sua assenza.

Gentile Francesca,

come ho avuto modo già di comunicarti per telefono non mi è stato possibile intervenire perchè ho appreso in questi giorni che, a luglio, verrà celebrata l'Udienza presso le Sezioni Unite della Corte di Cassazione sul mio processo disciplinare. Ho ritenuto opportuno - per eludere anche le strumentalizzazioni di coloro i quali temono l'espressione del libero pensiero - evitare ogni intervento di tipo pubblico sino, appunto, alla data dell'Udienza. Voglio cercare di scongiurare, per quanto possibile, che si possano utilizzare, anche in modo capzioso, brani del mio intervento per tentare di screditarmi ulteriormente. Ovviamente, come ti ho già anticipato al telefono, ribadisco la promessa di tornare a Ferrara, non appena vi sarà la sentenza definitiva - quindi molto a breve - qualunque sarà l'esito della stessa.
In questo momento, comunque, mi fa piacere ringraziare te e tutti quelli che, con elevata sensibilità democratica, forte coscienza civile ed alta considerazione della Costituzione Repubblicana, hanno inteso seguire ed approfondire la grave vicenda che mi ha riguardato e che, direttamente ed indirettamente, incide, in definitiva, sulle libertà di tutti e sulla tenuta stessa dello Stato di Diritto.
Sono certo che questa "storia" possa essere utile per un rinnovato spirito di servizio nell'interesse del bene pubblico e per una sempre maggiore consapevolezza circa il fatto che ognuno, se vuole, può essere, effettivamente, il protagonista del cambiamento di una società civile che, invece, appare, da troppo tempo ormai, sempre più decadente e sempre meno illuminata.
In particolare, poi, nel salutare tutti gli altri autorevoli partecipanti alla tavola rotonda che avete organizzato, ti chiedo di abbracciarmi forte Salvatore Borsellino che, in questi mesi difficili, mi ha onorato - provocandomi profonda e sincera commozione - della sua amicizia e della vicinanza della famiglia Borsellino, con il cui indimenticabile fratello Paolo ebbi modo di parlare a Napoli, poche settimane prima del suo barbaro assassinio, unitamente a mio padre magistrato (entrambi entrarono in magistratura con lo stesso concorso), ai margini di un convegno di magistrati che si tenne nella bellissima via Caracciolo (anch'essa violentata,in questi giorni, dai criminali della "monnezza").
Un caro saluto ed...a presto,

Salerno Per i pm ci fu un «complotto» di toghe e politici.

"OSTACOLO' DE MAGISTRIS" INDAGATO L'EX PG FAVI

Il magistrato avocò l' inchiesta «Why not» Nell' ottobre del 2007 venne aperta la cassaforte del pm di Catanzaro per prelevare a sua insaputa gli atti

DAL NOSTRO INVIATO SALERNO - Non fosse stato per l' inchiesta Why Not che tolse al pm Luigi de Magistris - inchiesta in cui finirono indagati anche l' ex ministro della Giustizia Clemente Mastella e l' ex premier Romano Prodi -, nessuno avrebbe mai saputo nulla del dottor Dolcino Favi. Ma da quel 19 ottobre 2007, quando da procuratore generale reggente di Catanzaro avocò a sé Why Not, Dolcino Favi da Siracusa non è più un Carneade. Perché quel giorno adottò il provvedimento più importante della sua vita. E lo fece con un tempismo e una determinazione che forse egli stesso non aveva mai sospettato di avere: Favi avocò Why Not giusto una settimana prima che scadesse la sua «reggenza» e quando il Csm aveva già nominato il procuratore titolare; subito dopo, attuò l' avocazione in una forma mai vista prima, facendo aprire la cassaforte dell' ufficio del pm de Magistris a sua insaputa, prelevandone tutti gli atti d' inchiesta. Disse, Favi, che de Magistris era in conflitto d' interessi, perché aveva iscritto sul registro degli indagati il ministro Mastella, che aveva chiesto il trasferimento del pm. E disse anche, Favi, che doveva essere il tribunale dei ministri a giudicare Mastella, benché de Magistris avesse replicato che Mastella era stato iscritto non da ministro, ma da senatore. Dopo, diversi mesi dopo, su questi due punti cruciali de Magistris potrà dire di aver avuto ragione. Troppo tardi però. Su di lui, come sul gip di Milano, Clementina Forleo, pende una pesante quanto discutibile richiesta di trasferimento, che per entrambi è basata sullo stesso «giudizio di idoneità» formulato dal membro del Csm Letizia Vacca, che li liquidò definendoli «due cattivi magistrati». Un giudizio basato anche, veniamo a sapere oggi, sulla instancabile opera di denuncia del dottor Dolcino Favi. Ma oggi Favi, che è tornato a fare l' avvocato dello Stato, è indagato dalla procura di Salerno per rivelazione e utilizzo di segreti d' ufficio, diffamazione e calunnia. Uno dei protagonisti, sostengono i pm Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, dell' operazione di denigrazione e delegittimazione del pm de Magistris, studiata a tavolino dai vertici della magistratura lucana e calabrese in combutta con politici e imprenditori. Tutta gente che adesso è indagata a Salerno. Non più Carneade, dunque. Ma tanta notorietà forse Dolcino Favi non se l' aspettava. Non solo per l' avocazione di Why Not, ma anche per quella interrogazione parlamentare su di lui presentata nel 1989 da quattro deputati radicali - Mellini, Calderisi, Vesce e Rutelli. In quell' anno, da pubblico ministero a Siracusa, Favi venne accusato di violare sistematicamente le norme a tutela dei diritti fondamentali dell' individuo, di avere rapporti con la malavita, di aver falsificato una delega del procuratore della Repubblica di Messina per il compimento di un atto istruttorio, facendosi da sé un fonogramma e di aver firmato mandati di cattura nei confronti di alcuni magistrati catanesi sulla base di intercettazioni telefoniche irregolari. Non solo. Favi fu anche accusato di aver prodotto davanti al Csm giustificazioni inesistenti, documenti falsi e di aver persino inventato reati per la vicenda di un cavallo imbizzarrito che aveva ferito il pretore di Lentini. Insomma, un vero garantista. E infatti nei confronti di Favi il Csm e la giustizia ordinaria non hanno fatto assolutamente nulla.

Vulpio Carlo

Pagina 23
(13 giugno 2008) - Corriere della Sera

Questo è ciò che è accaduto dopo e che si sono premurati di far sapere il meno possibile...

Toghe lucane Denunciato per calunnia e rivelazione di segreto. La Procura di Salerno: su di lui interferenze dai vertici

ACCUSA A DE MAGISTRIS. I PM CHIEDONO L'ARCHIVIAZIONE.

DAL NOSTRO INVIATO SALERNO - Il pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, «a causa delle sue inchieste ha subìto costantemente pressioni, interferenze e iniziative volte a determinarne il definitivo allontanamento dalla sede di Catanzaro e l' esautorazione dei poteri inquirenti». È un provvedimento bomba quello con cui i pm di Salerno, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, chiedono l' archiviazione per de Magistris, i giornalisti e gli investigatori denunciati da quei vertici della magistratura di Calabria e di Basilicata a loro volta indagati da de Magistris (con le inchieste «Poseidone» e «Why Not», che gli sono state tolte, e con «Toghe Lucane», che sta portando a termine). I pm salernitani escludono che de Magistris e i suoi presunti «complici» siano colpevoli di abuso d' ufficio, calunnia e rivelazione di segreto d' ufficio. Anzi, sottolineano «la correttezza formale e sostanziale dell' azione inquirente» del pm di Catanzaro, che «ha subìto una serie di interventi concertati» - dagli stessi magistrati sui quali indagava e tra costoro e uomini politici, funzionari ministeriali e persino membri del Csm - «a causa dell' intensità e incisività delle sue indagini». Com' è noto, il Csm vorrebbe trasferire de Magistris e non fargli fare più il pm. Ma adesso sarà un po' più difficile. Si dovrebbero ignorare le mille pagine dei magistrati salernitani. In cui si narrano molte cose incredibili. Per dirne una, il presidente della prima commissione del Csm, Antonio Patrono, parla a lungo con il viceprocuratore di Potenza, Felicia Genovese, indagata a Catanzaro, e la tranquillizza quando lei «ne sollecita l' interessamento, insieme con altri componenti del Csm, tra cui il dottor Ferri e il dottor Giulio Romano, della sua stessa corrente, componente della sezione disciplinare del Csm e relatore della sentenza emessa nei confronti di de Magistris». La verità, dicono i pm Nuzzi e Verasani, è che de Magistris, a Catanzaro, «ha operato in un contesto giudiziario connotato da un' allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionato dal perseguimento di interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura». Affari, insomma. E coperture giudiziarie. Il tutto, da custodire nel silenzio, mica da mettere in piazza con avvisi di garanzia e decreti di perquisizione. Ecco spiegate, dunque, la raffica di denunce agli organi disciplinari, la raffica di interrogazioni parlamentari e la raffica di ispezioni ministeriali contro de Magistris: un crescendo in progressione geometrica, tre anni di ininterrotte radiografie. Lo scopo di questa «pressante attività di interferenza nelle indagini» (che intanto ha centrato l' obiettivo, perché Poseidone e Why Not sono state demolite scientificamente) era quello di «determinare il definitivo allontanamento di de Magistris dalla sede di Catanzaro e l' esautorazione dei poteri inquirenti». Più grave di questo disegno ci sarebbe solo il golpe di un manipolo di colonnelli. E tuttavia, queste «denunce infondate, strumentali e gravi» contro il pm che si era permesso di indagare sui miliardi di fondi pubblici Ue, su magistrati e militari, segretari di partito e parlamentari, e persino su un ministro della Giustizia e un presidente del Consiglio, sono state le stesse denunce alla base del solerte lavoro che ha portato gli ispettori ministeriali Arcibaldo Miller e Gianfranco Mantelli (indagato anch' egli a Salerno) a chiedere il trasferimento di de Magistris e il Csm a condannarlo. E sono le stesse denunce che hanno permesso, e tutt' ora permettono, a una procura piena di magistrati indagati come quella di Matera (dal capo Giuseppe Chieco, ai pm Annunziata Cazzetta, Valeria Farina Valaori, Paola Morelli, al gip Angelo Onorati) di inventarsi l' originale reato di «associazione a delinquere finalizzato alla diffamazione a mezzo stampa» per indagare sul pm di Catanzaro e metterne sotto controllo telefoni e ogni mossa investigativa. E sempre grazie a quelle denunce il procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano, rivela, lui sì «e a mezzo stampa» - sostengono i pm di Salerno - quei segreti d' ufficio che si volevano spifferati da de Magistris e presunti «complici». In tutto questo periodo, scrivono i pm di Salerno, il tiro al bersaglio degli altri indagati eccellenti - il gip di Catanzaro, Adalgisa Rinardo, il procuratore aggiunto Salvatore Murone, il senatore Giancarlo Pittelli, l' ex senatore ed ex membro del Csm, nonché sindaco di Matera, Nicola Buccico, l' imprenditore Antonio Saladino, l' ex procuratore reggente Dolcino Favi e l' ex governatore di Calabria, Giuseppe Chiaravalloti - non si è mai fermato, né è mai stato ostacolato da alcuna autorità che ne avesse il potere. Del resto, Chiaravalloti, in quella conversazione telefonica ormai nota come «la profezia di Chiaravalloti» lo aveva detto: «De Magistris passerà gli anni suoi a difendersi». Ma il profeta si è fermato a Salerno. Dove la storia è appena cominciata. * * * La vicenda Le accuse Il pm Luigi de Magistris viene indagato per calunnia, abuso di ufficio e violazione del segreto istruttorio. Ad accusarlo, alcuni magistrati coinvolti nelle inchieste «Toghe lucane», «Poseidone» e «Why not» L' archiviazione I pm di Salerno hanno chiesto l' archiviazione per de Magistris e per i giornalisti Carlo Vulpio (Corriere della sera), Gian Loreto Carbone (Chi l' ha visto), Nicola Piccenna, Nino Grilli e Manuele Grilli, rispettivamente redattore, direttore ed editore del settimanale Il resto, ai quali era stato contestato, in concorso con il capitano Pasquale Zacheo, l' associazione per delinquere finalizzata alla diffamazione Le indagini del pm «Poseidone»: de Magistris indaga su 250 milioni Ue finiti nelle tasche di politici. Il gip chiede l' archiviazione per Giancarlo Pitelli (Fi), Lorenzo Cesa (Udc)e il generale Walter Cretella «Why not»: parte da assunzioni a figli di politici. Indagati anche l' ex premier Romano Prodi e l' allora ministro Clemente Mastella, poi prosciolto. Prosegue il filone sul comitato d' affari locale «Toghe Lucane»: viene ipotizzato un comitato d' affari per condizionare nomine pubbliche

Vulpio Carlo


Il primo luglio la Cassazione si pronuncerà in merito alla sentenza del Csm, sapremo finalmente se in Italia chi vuol mantenere la schiena diritta a qualche chance di continuare a farlo o è meglio che emigri verso lidi più puliti.


Facciamo un breve ripassino sulla ultime vicende, specialmente quelle più recenti, "stranamente" passate sotto silenzio.
vi ricordate di lui?
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