Aiuto - Cerca - Utenti - Calendario
Versione completa: Rebel Nobel
FerraraForum.it > Community > Attualità
musti
Kary Banks Mullis (nato il 28 dicembre 1944 a Lenoir in North Carolina), biochimico statunitense. Ha ottenuto il dottorato di ricerca all'Università di Berkeley nel 1973. Vive in California con la moglie Nancy.

Nobel per la Chimica nel 1993, Kary Mullis è divenuto una leggenda per la scoperta della reazione a catena della polimerasi (Polymerase Chain Reaction o PCR) una tecnica che ha rivoluzionato il mondo della chimica e della genetica, permettendo l’amplificazione in vitro di frammenti di DNA, con innumerevoli applicazioni in campo medico, agrario, animale e nelle investigazioni della magistratura.

Surfista e contestatore nella Berkeley negli anni sessanta, Mullis è un personaggio alquanto originale e discusso, che spesso si è scontrato con le posizioni "ortodosse" della scienza ufficiale. È noto per essere fortemente critico nei confronti della teoria diffusamente accettata del legame HIV - AIDS, per lo scetticismo rispetto alle cause del riscaldamento globale e del buco nell'ozono.

Nel suo libro del 1998 ("Ballando nudi nel campo della mente. Le idee (e le avventure) del più eccentrico tra gli scienziati moderni") Mullis parla della sua visione del mondo e narra di episodi curiosi ed esperienze alquanto insolite da lui esperite, parla dell'astrologia, della sua partecipazione al processo di O. J. Simpson, del suo uso di droghe, sostiene che "la scienza dei media è una fesseria" per finire addirittura con l'ipotesi di... essere stato rapito dagli alieni; gli accadde una notte del 1985, in un bosco nei pressi di Mendocino County in California.

Mullis racconta come ai tempi dei suoi studi a Berkeley mandò all'autorevole rivista inglese Nature un articolo fortemente speculativo nel quale sosteneva che metà della materia dell'universo andrebbe all'indietro nel tempo: l'articolo fu pubblicato. Un ventennio dopo propose alla stessa rivista un lavoro in cui documentava la tecnica della PCR che gli avrebbe valso il Nobel, e non fu pubblicato; "Questa esperienza mi insegnò un paio di cose e mi fece crescere un bel po'".

INTERVISTA AL DOTT. KARY MULLIS

RETHINKING AIDS: Vorremmo che ci spiegasse perché non crede alla teoria secondo la quale l'HIV causerebbe l'AIDS.

MULLIS: Penso che si tratti di semplice logica. Non richiede nessuna conoscenza specifica del settore. Il fatto è che se esistesse anche una sola prova che il virus dell'HIV causa l'AIDS, insomma se uno specialista del campo potesse scrivere una recensione in cui citasse degli studi scientifici che singolarmente o non potessero sostenere l'ipotesi che l'HIV sia la probabile causa dell'AIDS, qualcuno l'avrebbe sicuramente fatto. Ora, non esiste documento, né recensione che menzioni alcuni studi che assieme sosterrebbero questa teoria. E questa richiesta fu avanzata molto tempo fa da Duesberg, quando l'argomento cominciò ad essere affrontato. Infatti, sebbene non ricordi l'esatta questione, la rivista Science riportò il fatto che Duesberg avanzò la richiesta durante un convegno, e questi signori, credo fossero Howard Temmin, Smoky Blattner David Baltimore(solo per citarne alcuni), risposero che ci sarebbero stati tali documenti. Se lo ricorda?

RA: Sì, certo. Li sto cercando anch'io.

M: Chiunque faccia parte del settore sa che esiste disaccordo sul se ci sia o meno una prova del fatto che l'HIV è la probabile causa dell'AIDS. Esiste da qualche parte nella letteratura medica una prova scientifica che il virus dell'HIV sia la causa dell'AIDS, e se esiste, dov'è? A chi va attribuita la prova scientifica che sostiene l'affermazione: " L'HIV è la probabile causa dell'AIDS?"

RA: E per quanto riguarda i retrovirus in generale? C'è ragione di pensare che siano dannosi?

M: Non c'è ragione di pensare né che siano dannosi, né che non lo siano, almeno fino a quando qualcuno non lo dimostri. Per quanto ne so, la gente è piena di convinzioni generali prive di veri e propri fondamenti scientifici.
Si tende ad alzare polveroni su questioni la cui evidenza non esiste.

RA: Come riescono a sostenere le loro cosiddette argomentazioni?

M: Le sostengono per il semplice fatto che lavorano in una situazione di "vuoto" di scienziati. Tra coloro che hanno operato in quel settore sono veramente pochi quelli che io considero dei professionisti. Infatti le persone chiamate a lavorare nella cosiddetta lotta contro l’AIDS, erano generalmente scienziati che non avevano niente di meglio da fare. Non erano molte le persone qualificate improvvisamente attratte dall’argomento. C’era semplicemente un sacco di gente che non aveva nient’altro per cui ricevere fondi, e questo era un modo talmente semplice per farlo; loro erano lì e la gente non sapeva molto su questa malattia, e non gli interessava, ma sapeva come affrontare il virus dell’HIV. Perché, nella biologia molecolare, l’HIV era al tempo un tipo di discorso piuttosto semplice da avvicinare, e la microbiologia stava diventando estremamente facile, insomma bastava che si acquistasse un kit di strumenti presso un rifornitore di articoli scientifici, che si assumessero un paio di tecnici e che si cominciassero a condurre test che sembravano davvero roba da libri di cucina.

RA: E ricevono fondi eccessivi per fare questo.

M: Bèh, ricevono lo stesso tipo di fondi di chiunque altro, ma per loro fu più facile perché in quel momento c’erano molti soldi a disposizione. Si assisteva a come anche un giovincello riusciva ad iniziare. Bastava ordinare una versione smantellata del virus dell’HIV che non era contagioso, che supponevano mancasse una parte del virus. Così, potevano avere al loro servizio persone esperte nella coltura delle cellule, ed alcuni biologi molecolari; allora si cominciava ad esaminare ogni minima parte di quell’organismo, e a pubblicare documenti sull’argomento, divenendo esperti del, che so, gene TAT, o gene REV, o cose di questo tipo.

RA: Cosa può dirci riguardo alla folla epidemiologica? Loro sembrano essere i più accaniti sostenitori del caso…

M: Non lo sostengono affatto. Tutto ciò che può fare l’epidemiologia, al massimo, è di mostrare una correlazione, cosa che non ha mai dimostrato in maniera molto efficace.

RA: L’AZT com’è finito nella formula? Sembra essere veramente letale.

M: Bèh, dato che qualcuno pensò che l’HIV causava l’AIDS, si diede per scontato che trovare qualcosa che uccideva il virus corrispondeva a curare la malattia.

RA: Ma perché una terapia tumorale così potente, o come la si voglia chiamare, chemioterapia?

M: E’ un veleno per le cellule. Dunque, vuole sapere perché?

RA: Sì, non riesco a capirlo.

M: Mi sembra che alcuni studi biochimici dessero una qualche indicazione sul fatto che la terapia inibisce la trascrittasi inversa meglio di come inibirebbe la normale polimerasi del DNA.

RA: Tuttavia l’effetto finale dell’AZT è quello di danneggiare le persone, o meglio di ucciderle. Dico bene?

M: Sì, è stato provato sugli animali che è una sostanza letale. Non esistono ricerche durante le quali si somministra l’AZT a persone sane per vedere che succede, fatta eccezione per le persone sane sieropositive. Fatto questo pensano bèh, la cosa che li ha uccisi è sicuramente l’AIDS.

RA: Uno dei nostri lettori ci ha scritto che smettendo di prendere l’AZT ha cominciato a stare meglio.

M: Sì, penso che vada così generalmente. Per qualcuno semplicemente sieropositivo, assumere l’AZT sarebbe l’unica cosa veramente dannosa.

RA: Come fanno i medici? Si trovano nel mezzo; insomma, non hanno nessun testo per difendersi se si rifiutano di prescrivere l’AZT.

M: E come se ce l’hanno, se vogliono andarlo a consultare.

RA: Lei ha è mai stato soggetto a censura da quando ha iniziato a parlare liberamente dell’HIV e dell’AZT?

M: No, in effetti penso sia proprio il contrario. Sono più le persone dei media; a me non interessa il mondo accademico. Ho finito proprio una settimana fa di lavorare con la ABC. Abbiamo preso parte ad un programma serale con Ted Koppel che dovrebbe andare in onda questa o la prossima settimana.

RA: Pensa che la volontà che sta nascendo nei media di guardare all’altra faccia dell’argomento dipenda dal Versus Maddox del Sunday Times?

M: Non so…. In realtà quando Jay LaMonica si rivolse a me per la prima volta, non era per il discorso HIV ma perché aveva intenzione di fare uno special su di me. E io gli parlai di come considerassi importante la questione HIV e di come anche lui ne sarebbe stato affascinato se avesse imparato qualcosa a proposito, così lo fece.

Gli suggerii anche di considerare il surriscaldamento globale un’altra farsa con la quale avevano fatto soldi. Così come sebbene dell’esistenza del buco dell’ozono, discorso analogo all’HIV, non esiste nessuna prova concreta, sono stati spesi tantissimi soldi e sono stati presi provvedimenti quasi catastrofici a livello internazionale; tutto senza alcuna prova reale.

RA: Esistono numerosissimi casi analoghi. Quando io m’imbattei nella questione HIV pensai che fosse un episodio isolato.

M: E' un fenomeno notevolmente diffuso in quest’ambiente, e dipende dal fatto che gli scienziati appartengono ad una classe sociale media che cerca di guadagnarsi da vivere, nonché dal fatto che la maggior parte dei finanziamenti che ricevono provengono da agenzie alle quali i risultati non interessano particolarmente, almeno non quanto la forma sperimentale del lavoro.
Nessuno deve curare l'AIDS per essere pagato.

RA: Vorrei la sua opinione anche su un altro argomento: i CDC [Centers for Disease Control].
Ellison sembra suggerire che i CDC hanno un ordine del giorno più ampio che l'AIDS.

M: Bèh, i CDC furono sin dall'inizio piuttosto interessati nel vedere un'epidemia infettiva diffusa in tutti gli Stati Uniti, per il semplice fatto che ciò dava loro potere. In quel periodo stavano quasi scomparendo nell'ombra. Avevano del personale, ad esempio, che stava studiando la diffusione del polio virus Sabin in Africa. Ecco di cosa si stavano occupando, e non interessava a nessuno, insomma, non era qualcosa che li avrebbe portati in televisione….Nell'82 e nell'83 correvano il rischio di perdere i finanziamenti, quindi cominciarono a guardarsi attorno, sperando nella comparsa di qualcosa di veramente orribile.

RA: Per tornare ad una domanda più elementare: l'AIDS esiste? O cos'è realmente?

M: Penso che ci fossero numerose malattie che stavano comparendo tra quelli che erano gli omosessuali delle grandi città, e che in realtà esistono ancora. Ce n'è una , ad esempio, chiamata polmonite polmocistica, e non sembrava che loro dovessero esserne contagiati a tutti i costi.

Voglio dire che il motivo per il quale la contraevano non era chiaro. Altri venivano affetti dal Sarcoma di Kaposi, malattia non riconducibile alla polmonite policistica, sebbene potrebbe esserlo. È comunque molto improbabile che lo sia. Certo se qualcuno presentasse delle prove concrete che le due malattie siano correlate, sarei ben contento di analizzarle. Ma alla luce della mancanza di prove, non vedo la ragione di pensare ad un qualche collegamento tra esse, e di conseguenza non c'è ragione di pensare neanche che l'AIDS sia una malattia.

L'AIDS fu l'appellativo dato all'osservazione che molti omosessuali avevano in effetti uno stile di vita molto "socievole"; penso sia meglio descriverlo così che utilizzando il termine "promiscuo", dato che non si è certi che l'attività sessuale avesse a che fare con questo.

A mio parere l'unica differenza in quello che facevano non era chissà quale tipo di attività sessuale, ma il fatto che frequentavano ogni notte persone che a loro volta frequentavano ogni notte molte altre persone, le quali a loro volta frequentavano tante altra gente. Credo sia questa la ragione per cui gli omosessuali finirono col contrarre tutti i virus esistenti al mondo.

Vede, se si provasse a pensare ad un modo efficace per esporsi ad ogni virus possibile ed immaginabile che colpisce gli esseri umani, uno di questi potrebbe essere proprio quello che hanno fatto loro.

Non si riesce ad immaginare maniera più efficace che il frequentare gente, perché non si conoscono i virus che girano.

Non si conosce con sicurezza neanche il percorso attraverso cui l'HIV si diffonde tra individui. L'unico caso in cui l'abbiamo potuto osservare e studiare è quando avviene il contagio tra madre e figlio. Come sappiamo le probabilità vanno dal 30 al 50 per cento. Ma per quanto riguarda la propagazione orizzontale del virus tra esseri umani adulti, non si sa nulla.

Non si sa nulla di come avviene per l'HIV; non si sa nulla per come avviene per gli altri retrovirus. Si suppone esistano infiniti retrovirus in grado di vivere da parassita nel corpo umano. Non sappiamo come si diffondono tra gli individui. Quindi se non lo sai, ma vuoi esporti a tutti i retrovirus possibili ed immaginabili, l'unica possibilità che hai è di avvicinarti più che puoi ad un numero elevatissimo di individui, e volere che questi ultimi facciano lo stesso, naturalmente con persone che a loro volta si comportano allo stesso modo.

E questa è la perfetta descrizione delle comunità omosessuali alla metà degli anni settanta, in posti come San Francisco, Los Angeles, New York, Amsterdam, etc.

RA: Lei è in forte disaccordo con Peter riguardo all'ipotesi della droga da lui avanzata?

M: Semplicemente non vedo neanche lì nessuna prova.
Vede, lui non sta facendo altro che scegliere un aspetto diverso. Fauci sostiene siano i rapporti anali, Peter l'uso di droghe. Personalmente non credo si debba cogliere l'una o l'altra caratteristica del gruppo di persone da cui sembri derivare l'AIDS.

L'unica cosa da fare è chiedersi: " Cosa hanno di diverso da noi, in termini di comportamenti?"

Ci sono parecchie differenze, ci sono anche parecchie malattie diverse che stanno contraendo.

RA: E per quanto riguarda quelli che assumono droghe endovena? Anche loro sembrano venire classificati come vittime dell'AIDS.

M: Bèh, anche chi fa uso di droga per via endovenose arriva ad un livello di contatto intimo con persone che a loro volta lo fanno con altra gente. Quindi questa è una caratteristica comune a entrambe i gruppi, ed è quella che preferisco analizzare in termini di cosa causerebbe la costellazione di queste malattie definite come AIDS.

RA: Ma a suo parere, un individuo che vive seguendo uno schema comportamentale tipicamente americano, sarebbe incapace di sviluppare o di contrarre l'AIDS.

M: Credo sarebbe molto ma molto improbabile; ma non perché penso di conoscerne la causa. Certo ho elaborato una mia teoria, però dico solo che le persone che ne sono state contagiate non si trovano al di fuori di quel gruppo.

Gli individui che lo hanno contratto sono rimasti quelli facenti parte degli omosessuali delle grandi città, ed ora anche quelli che fanno uso di droga per via endovenosa. Ma se definiamo AIDS tutte le malattie sul modello dell'AIDS, allora le affermazioni sopra citate non hanno più valore. Non si può neanche fare il paragone tra omosessuali e chi fa uso di droga, perché il sarcoma di Kaposi non è stato riscontrato in questi ultimi.

vi ho postato cenni sulla vita e l'intervista del grande scienziato.....qual'è il vostro punto di vista?
secondo voi davvero le aziende farmaceutiche possono esercitare un tale controllo sulla popolazione mondiale?
Peve
Senz'altro Mullis è un personaggio un po' estremo e controverso ma io condivido in parte alcune delle sue idee, in particolare credo che sulle società farmaceutiche abbia ragione...

Ormai le società farmaceutiche sono multinazionali e il loro primo impegno è verso il denaro e non verso la salute, basta pensare che i nuovi farmaci sono brevettabili, credo che questo sia proprio il colmo...
Questa è la versione 'lo-fi' del forum. Per visualizzare la versione completa con molte più informazioni, formattazione ed immagini, per favore clicca qui.
Invision Power Board © 2001-2024 Invision Power Services, Inc.