Definite L'uomo, Volevate i discorsi pesi e profondi? |
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Definite L'uomo, Volevate i discorsi pesi e profondi? |
31 Jan 2007 - 20:08
Messaggio
#1
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Garantito al limone Gruppo: Moderatore Messaggi: 11412 Iscritto il: 1 August 2006 Età: 40 Da: SoFe (South Ferrara) Utente Nr.: 1152 |
Bene visto che ci si lamenta spesso che sta sezione è piena di "cazade"TM ci penso io!
Fate finta che un alieno vi chieda di spiegargli che cosa è un uomo (nel senso di essere umano), voi che spiegazione dareste? E perchè? Potete anche citare cose dette da altri. Comincio io citando il protagonista di Straniero in Terra Straniera di Heinlein: L'uomo è l'animale in grado di ridere di se stesso Se ci pensate è geniale, uno perchè per me è vera, e due perchè non tutti i bipedi parlanti di questo pianeta rientrano in quella categoria, mentre non esclude che qualcosa d'altro possa entrarci... A voi... NOTA: Astenersi perditempo Messaggio modificato da bzbiz il 31 Jan 2007 - 20:09 |
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4 May 2007 - 17:23
Messaggio
#2
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Super Member Gruppo: Utente Messaggi: 15258 Iscritto il: 14 December 2005 Età: 17 Utente Nr.: 459 |
L'uomo non si distingue dagli animali per l'autocoscienza, poiché anche le scimmie hanno autocoscienza.
Il passaggio in più che ha l'uomo rispetto anche alle scimmie è la consapevolezza della morte. Gli animali e i bambini vivono come fossero immortali, non concepiscono l'idea che un giorno tutto finirà. Gli animali si riproducono per istinto, l'uomo non solo per istinto ma anche per lasciare qualcosa "oltre". E questo "lasciare qualcosa" si esplicita anche nel lasciare opere, arte, idee, ossia la civiltà: l'uomo "crea" oltre che partorire. E tutto gli deriva da questa autoreferenzialità, questa maledizione, questa spada di Damocle che si porta dietro, del sapere di dover morire. Il Mito della Creazione è infatti molto simile, dal punto di vista antropologico, a tutte le culture: in tutti i miti sulle origini, si parte sempre da uno stato di innocenza beata o di immortalità, da cui si passa alla consapevolezza ma quindi anche anche alla mortalità. La conoscenza intesa come autocoscienza della morte (memento mori) è un probabile riflesso ancestrale di questo concetto. |
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