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> Sicurezza Sul Lavoro E Morti Bianche, come si sta muovendo il Governo?
Le Big Mac
messaggio 11 Dec 2007 - 14:39
Messaggio #1


Il leone di S.Marley
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Da: La Vinise
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Partiamo da questo articolo per discutere di questo fenomeno inevitabile ma "limitabile". In che modo? Si sta muovendo bene il governo?
O sono i soliti provvedimenti adottati quando succede qualcosa di grave per tenere buoni i media e l'opinione pubblica?

"Dodici miliardi di euro per la sicurezza sul lavoro. Il 'tesoro' dell'Inail depositato in un fondo della Tesoreria dello Stato, potrebbe essere presto sbloccato e impiegato, tutto o in parte, per contrastare il fenomeno delle "morti bianche". Una decisione in questo senso potrebbe arrivare già domani dal Consiglio dei ministri. "Sarebbe una rivoluzione se tornasse ai lavoratori sottoforma di miglioramento delle tabelle di indennizzo e alle imprese come riduzione del costo del lavoro, e cioè come forma di premialità nel caso diminuisca il numero di incidenti" commenta il Ministro del Lavoro Cesare Damiano.

Secondo l'agenzia Agi, l'esecutivo avrebbe allo studio, tra l'altro, un rafforzamento dei ruoli ispettivi e di controllo. Ma le risorse potrebbero venire impiegate anche per un premio alle aziende più virtuose in materia di sicurezza sul lavoro (sottoforma di sconti sui premi). Intanto il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha convocato per lunedì prossimo le parti sociali.

Il punto è questo: ogni anno l'Inail registra 1,8 miliardi di avanzo. Il totale complessivo ammonta attualmente a 12,4 miliardi. Per legge questi soldi vanno destinati "a scopo di utilità sociale" ma al momento fanno parte dei residui attivi registrati negli ultimi anni che giacciono congelati presso la Tesoreria. Qualsiasi cifra superiore ai 260 milioni non può infatti sostare nelle casse dell'istituto ma, sempre per legge, deve essere trasferita in un conto fruttifero del Ministero dell'Economia.

Tali soldi sarebbero disponibili in termini di cassa ma restano di competenza dell'Inail, pertanto il governo non ne può disporre come vuole. Nella scorsa legislatura l'allora ministro del Lavoro, Roberto Maroni, aveva approvato due delibere con le quali veniva autorizzata la spesa di 1,3 miliardi per la riduzione delle tariffe e di 160 milioni per il miglioramento delle prestazioni. Ma la Finanziaria 2005 aveva bloccato l'operazione con l'introduzione di un vincolo da parte dell'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, secondo cui l'istituto non potrebbe ridurre i premi né migliorare le prestazioni "fermo restando i saldi di finanza pubblica". Come dire, finché le finanze pubbliche non migliorano, quei soldi non possono essere utilizzati.

Un vincolo che non è stato ancora rimosso, come ricorda il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inail, Giovanni Guerisoli che è invece favorevole all'impiego di queste risorse a sostegno della prevenzione degli incidenti sul lavoro. "Mi auguro che il governo cancelli quella norma inserita da Tremonti - ha evidenziato Guerisoli - E comunque c'è sempre il vincolo dell'Economia che finora ha bloccato questi soldi". Ma le recenti morti bianche, Torino 'in primis', potrebbero accelerare una decisione in questo senso.

"La normativa già in vigore è adeguata ed efficace e, se rispettata, consente di contrastare gli incidenti sul lavoro", ha sottolineato il sottosegretario al Lavoro, Antonio Montagnino. La legge approvata nel mese di agosto contiene infatti una parte di delega per la cui attuazione "è in fase di perfezionamento la stesura dei decreti attuativi su cui il ministero del Lavoro è impegnato insieme al Ministero della Salute e alle Regioni". E parte delle risorse del 'tesoro' Inail potrebbe proprio essere impiegata per l'attuazione di tali decreti attuativi.

Intanto, domani, in consiglio dei Ministri si discuterà anche dei decreti delegati sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. "Accelerare" il provvedimento è la parola d'ordine di Palazzo Chigi. E secondo quanto dicono fonti del governo una bozza di decreto è già stata inviata alle parti sociali. L'obiettivo è che entro maggio ci sia un provvedimento legislativo."


(10 dicembre 2007) fonte: www.repubblica.it
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Mastro
messaggio 11 Dec 2007 - 15:01
Messaggio #2


Bambanon
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Purtroppo è anche a causa di queste (giustissime e legittime) normative sulla sicurezza del lavoro e relativi costi, il fatto che tantissime imprese e fabbriche in Italia stanno chiudendo per aprire all'estero (in Romania o in Cina) dove le regole e i diritti dei lavoratori non vengono rispettati.
Il problema sarebbe fare in modo che questi diritti siano rispettati ovunque, e non solo nella Comunità europea, se non vogliamo questa 'transumanza' di aziende.
Spero che questa tragedia della TyssenKrupp non si riperquota anche sulla Berco... sarebbe un disastro per tutta la provincia di Fe. (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_frown.gif)
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Senbee Norimaki
messaggio 13 Jan 2008 - 10:38
Messaggio #3


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http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio...3ba99c667.shtml

I pm di Torino trovano un rapporto segreto dei manager
La Thyssen dopo il rogo:
gli operai fanno gli eroi in tv

«Il governo Prodi in crisi trae vantaggio dall'attenzione su di noi»


TORINO - Un'analisi riservata interna sulla situazione politica italiana, sulle reazioni sindacali e sociali e sull'atteggiamento dei media all'indomani del rogo della ThyssenKrupp che nella notte tra il 5 e il 6 dicembre è costato la vita a sette operai. Il documento — cui contenuti, se confermati, sembrerebbero testimoniare meglio di qualunque altro materiale l'atteggiamento assunto dalla casa madre tedesca nei confronti delle sue filiali italiane e in particolare dell'acciaieria torinese in via di dismissione — è stato sequestrato giovedì scorso a Terni nel corso delle perquisizioni sia in fabbrica sia nelle abitazioni private dei tre massimi dirigenti italiani (l'amministratore delegato Harald Espenhahn, Gerald Priegnitz e Marco Pucci) del gruppo già iscritti per omicidio e disastro colposo nel registro degli indagati. Nella nota, redatta in tedesco o forse tradotta in questa lingua proprio per renderne più rapida la lettura a tutti i manager interessati, si analizza la storia e la realtà della città di Torino, dove esiste — registrano i funzionari ThyssenKrupp — «una lunga tradizione sindacale di stampo comunista », e dove già negli anni precedenti alla tragedia le «condizioni ambientali» apparivano sfavorevoli al mantenimento dell'attività produttiva. Non mancano i cenni remoti alla storia italiana e torinese degli «anni di piombo», nei quali chi firma l'analisi ricorda come alcune delle pagine più sanguinose del terrorismo brigatista siano state scritte proprio a Torino ad opera dell'eversione.

Poi si passa a esaminare la situazione dei 20 giorni di dicembre che hanno fatto seguito alla tragedia, durante i quali il sacrificio degli operai, le loro condizioni di lavoro, le dichiarazioni di dura condanna da parte delle istituzioni e delle forze politiche e sindacali italiane hanno occupato le prime pagine dei giornali e dei telegiornali. Ai vertici aziendali che dalla casa madre di Essen, in Germania, hanno evidentemente richiesto elementi per poter meglio valutare la situazione e per poter quindi decidere la propria strategia sia di comunicazione sia legale, lo sconosciuto relatore dell'analisi trasmette i propri commenti.

Gli operai sopravvissuti al rogo e i compagni di lavoro delle vittime «passano di televisione in televisione » e vengono rappresentati «come degli eroi». Un fatto, quest'ultimo, particolarmente sgradevole, che impedisce ogni possibile misura di censura o di richiamo a questi testimoni, che sono ancora e a tutti gli effetti dipendenti della società, ma che in questo momento sarebbe inopportuno colpire sul piano disciplinare, anche se non si esclude di poter prendere in considerazione questa ipotesi per il futuro, dopo un'attenta analisi degli aspetti formali e delle rassegne stampa cartacee e televisive. Infine, nella lettera ritrovata all'interno di una valigetta nelle perquisizioni, si traccia anche un affresco della situazione politica italiana in generale, facendo notare come lo stesso governo guidato da Romano Prodi, che attraverserebbe comunque un periodo di «crisi», possa trarre vantaggio dall'estrema attenzione dei media sul rogo di Torino, che può esercitare, se non altro, un ruolo di calamita capace di distrarre l'attenzione dei lettori e dei telespettatori da altri e più urgenti problemi di politica interna

Vera Schiavazzi

13 gennaio 2008
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Encio
messaggio 14 Jan 2008 - 12:30
Messaggio #4


Pòch ad bòn
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Io invece oggi ho letto questo: http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/c.../5665girata.asp

Molto molto pesante!! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/albator7k.gif)
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Senbee Norimaki
messaggio 14 Jan 2008 - 12:40
Messaggio #5


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Stavo per linkarlo anch'io...

Eccolo tutto:


http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/c.../5665girata.asp
LE CONTROMOSSE DELLA MULTINAZIONALE DI DÜSSELDORF
La Thyssen contro il sopravvissuto
"Lo denunceremo"

Memorandum segreto dei vertici dell’acciaieria "Rogo colpa degli operai: non dovevano distrarsi". L’operaio: "Per loro sono scomodo, l’unico che può raccontare quella tragica sera"


Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto della squadra arsa viva alla ThyssenKrupp di Torino, è nel mirino dell’azienda. In un documento sequestrato dalla Finanza all’amministratore delegato del gruppo italiano, il tedesco Harald Espenhahn, si scrive con nettezza che l’operaio «va fermato con azioni legali». Perché, in tv, sostiene accuse sempre più pesanti nei confronti della Thyssen.

«Pesanti e false» per l’autore della nota (non firmata) che sostiene che la colpa dell’incendio è da attribursi agli operai, i 7 morti e il superstite: «Si erano distratti». Il documento doveva rimanere riservato e servire al vertice aziendale come memorandum sul da farsi, a partire dalla «difficile situazione ambientale» torinese annunciata all’inizio della scorsa estate sul giornale interno («Inside») come una delle ragioni per cui ThyssenKrupp aveva deciso di chiudere l’impianto.

Il documento è una lista dei cattivi: va dalla magistratura torinese rompiscatole, Guariniello in primis, con le sue inchieste «impossibili » (lo è pure questa?), al ministro del Lavoro, il torinese Cesare Damiano. Il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello non era uno sconosciuto per i manager Thyssen. Nel 2004, in seguito a un disastroso incendio nello stabilimento torinese, per fortuna senza vittime, era riuscito a far affermare in tribunale la responsabilità colposa di 5 dirigenti tra cui il predecessore italiano di Espenhahn (primo dei nuovi indagati).

Anche se l’anonimo notista, con qualche fonte torinese, ora sembra vendicarsi e scrive di lui che le sue inchieste «non vanno da nessuna parte». Il riferimento al ministro del Lavoro è lapidario: non si può far pressione sul governo italiano perché c’è lui, visto malissimo per essere schierato apertamente dalla parte dei lavoratori. Adesso si capisce che cosa intendesse l’azienda per «difficile situazione ambientale torinese». Tanto più dopo la strage del 6 dicembre, con quell’unico sopravvissuto e testimone oculare finito in cima alla lista dei cattivi.

«Ma non lo si può attaccare pubblicamente », precisa l’autore delle 7 pagine: l’operaio è diventato un simbolo, circondato da simpatia e solidarietà in una città in cui i comunisti e i sindacati «sono più organizzati e forti» che altrove. Incredulo Boccuzzi riempie d’incredulità la prima reazione: «Ci mancava pure questa». Si prende una breve pausa e aggiunge: «Ho semplicemente raccontato le cose per come erano andate, senza acrimonia. Ero choccato, lo sono ancora, può immaginare come va avanti la mia vita». L’accusano di divismo televisivo, in realtà di essere diventato con la sua faccia il simbolo di questa strage annunciata da troppi segnali.

«Mettendola così, capisco che possano prendersela con me. Se vado in tv e sono disponibile con voi giornalisti è per testimoniare come ho visto morire i miei compagni, e delle volte che avevamo minacciato di bloccare la linea 5 perché facessero lavori per la sicurezza ». Boccuzzi va avanti di slancio: «Sono diventato scomodo. Se fossi morto assieme ai miei compagni non avrei potuto raccontare del telefono interno che non funzionava e di come non si potè dare immediatamente l’allarme, né degli estintori vuoti...». Nel documento si ribalta la responsabilità dell’incendio sugli operai. La difesa della multinazionale potrebbe davvero diventare questa?
In una nota pubblicata sul sito di ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni il 12 luglio 2007 si magnifica l’attenzione del gruppo per la sicurezza, partendo da una considerazione che ora pare interessare la magistratura: «L’incendio, che nel 2006 ha gravemente danneggiato alcuni impianti dello stabilimento di Krefeld della ThyssenKrupp Nirosta, dimostra quanto serio sia il rischio di simili eventi all’interno di realtà come le nostre, dove le potenziali cause d’incendio sono moltissime». Il documento le elenca: «Da quelle elettriche alle esplosioni, sino alla distrazione umana ». Qui scatta il possibile aggancio col memorandum segreto: «Gli operai si sono distratti ».
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