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> Che Guevara, Oggi il 40° anniversario.
Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 13:20
Messaggio #1


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(IMG:http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/0/09/Che01.jpg/200px-Che01.jpg)

Il 9 ottobre di 40 anni fa moriva in Bolivia Ernesto "Che" Guevara. Un mito per alcuni, un violento guerrigliero comunista per altri. Qualsiasi cosa si pensi dell'uomo e soprattutto del simbolo che poi è diventato, credo sia importante sapere qualcosa di più sulla sua vita e sugli eventi storici che la sua controversa figura attraversò, specialmente oggi, giorno in cui, tra denigratori ed esaltatori, se ne celebra il quarantennale.

La sua voce nella Wikipedia italiana mi pare abbastanza ben fatta, e la riporto.
Ho anche riportato i link interni più interessanti per capire il periodo storico, vi consiglio di cliccarli. Consiglio comunque di leggere il link originale, che è più dettagliato e pieno di link interessanti.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Che_Guevara

Che Guevara

Ernesto Rafael Guevara De la Serna più noto come Che Guevara (Rosario, 14 giugno 1928 – La Higuera, 9 ottobre 1967) è stato un rivoluzionario argentino.

Il soprannome di "Che", o per esteso "Che Guevara", gli venne attribuito dai suoi compagni di lotta cubani in Messico, e deriva dal fatto che Guevara, come tutti gli argentini, pronunciava spesso l'allocuzione "che". La parola deriva dalla lingua Mapuche e significa "uomo", "persona", e venne ripresa nello spagnolo parlato in Argentina e Uruguay, per chiamare l'attenzione di un interlocutore, o più in generale, come un'esclamazione simile a "hey". Curiosamente la parola spagnola "che" (che si pronuncia "ce") ha lo stesso significato della parola italiana "ciò", che si usa come intercalare sia in Veneto che in Romagna.

Guevara fu membro del Movimento del 26 di luglio e, dopo il successo della rivoluzione cubana, assunse un ruolo nel nuovo governo, secondo per importanza al solo Fidel Castro. Nella prima metà del 1959 (fra gennaio e giugno), fu il responsabile, il procuratore generale della fortezza militare di La Habana in cui vennero svolti i processi a carico dei militari del regime accusati di crimini di guerra, mentre rivestiva tale ruolo decise la condanna alla pena capitale tramite fucilazione di circa 55 prigionieri. Secondo Orlando Borrego Guevara fece osservare tutte le regole processuali e fu accusato da alcuni di rallentare i processi per "esigere eccesso di elementi probatori". Secondo Tony Saunois vennero condannati coloro che si erano resi responsabili di torture e assassinii durante la dittatura di Batista.

Dopo il 1965, lasciò Cuba per "esportare la rivoluzione", prima nell'ex Congo Belga (ora Repubblica Democratica del Congo), poi in Bolivia. L'8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell'esercito boliviano - assistito da forze speciali statunitensi ossia agenti speciali della CIA - a La Higuera, nella provincia di Vallegrande (dipartimento di Santa Cruz). Il giorno successivo venne ucciso nella scuola del villaggio. Il suo cadavere - dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande - fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel Mausoleo di Santa Clara de Cuba.

Biografia

Infanzia e gioventù

Ernesto Guevara de la Serna nacque a Rosario, in Argentina, da una famiglia di origini spagnole, basche ed irlandesi. I genitori erano Ernesto Guevara Lynch e Celia de la Serna.

Relativamente alla data di nascita si hanno notizie discordi: nella biografia più completa e documentata, quella redatta da Jon Lee Anderson viene citata l'affermazione della madre, la quale asserisce che la data corretta è il 14 maggio. Era primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine). (Ma il padre avrà da un secondo matrimonio col la pittrice argentina Ana Maria Erra altri 3 figli, Ramon, Maria Victoria e Ramiro)

In questa famiglia, benestante e politicamente di sinistra, già da bambino il futuro Che si fece notare per il dinamismo e le simpatie radicali.

Nonostante soffrisse d'asma (male che costringerà i Guevara a trasferirsi a Còrdoba e che lo affliggerà tutta la vita), si dedicò allo sport, specialmente al rugby, con ottimi risultati.

Altra passione giovanile furono gli scacchi, gioco insegnatogli dal padre. Dall'età di 12 anni partecipò a diversi tornei scacchistici locali. Durante l'adolescenza, si appassionò alla poesia, specialmente a quella di Pablo Neruda. Come molti sudamericani della sua estrazione sociale e culturale, nel corso degli anni Guevara scrisse diverse poesie. Era, del resto, un lettore vorace ed eclettico, con interessi che variavano dai classici dell'avventura di Jack London e Jules Verne ai saggi di Sigmund Freud ed ai trattati filosofici di Bertrand Russell. Nella tarda adolescenza si appassionò alla fotografia, passando molte ore a fotografare persone e luoghi. Anni dopo, avrebbe fotografato i siti archeologici visitati nei suoi viaggi. Studiò dal 1941 nel "Colegio Nacional Deán Funes" e, nel 1948, si iscrisse all'Università di Buenos Aires per studiare medicina. Dopo diverse interruzioni, si laureò nel marzo 1953, ma - probabilmente - non concluse il tirocinio necessario per esercitare la professione medica.

Il Sudamerica in motocicletta

Quando era ancora studente, Guevara passò molto tempo a viaggiare in America Latina. Nel 1951 un suo vecchio amico, Alberto Granado, un biochimico, suggerì a Guevara di prendere un anno di pausa dagli studi in medicina per intraprendere il viaggio attraverso il Sudamerica che per anni si erano proposti di fare. Guevara ed il ventinovenne Alberto partirono quindi dalla città di Alta Gracia a cavallo di una motocicletta Norton da 500 cc del 1939. Il mezzo si chiamava La Poderosa II ("La Potente II"). La loro idea era di passare qualche settimana nel lebbrosario di San Pablo, in Peru, sulle rive del Rio delle Amazzoni, a compiere attività di volontariato. Guevara raccontò questo viaggio nel diario "Latinoamericana" (Notas de viaje) da cui, nel 2004, verrà tratto il film "I diari della motocicletta".

Dopo aver visto la povertà di massa e influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell'America Latina. I suoi viaggi gli fornirono anche l'idea di non vedere il Sudamerica come una somma di diverse nazioni, ma come un'unica entità, per la liberazione della quale era necessaria una strategia di respiro continentale. Cominciò ad immaginare la possibilità di una Ibero-America unita e senza confini, legata da una stessa cultura (mestizo), un'idea che assumerà notevole importanza nelle sue ultime attività rivoluzionarie. Ritornato in Argentina, completò gli studi il prima possibile, deciso a continuare i suoi viaggi nell'America del Sud e nell'America centrale.

Il Guatemala

Dopo la laurea alla scuola medica dell'Università di Buenos Aires nel 1953, Guevara ricominciò a viaggiare, visitando Bolivia, Peru, Ecuador, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras e El Salvador. Raggiunse finalmente il Guatemala dove il presidente Jacobo Arbenz Guzmán guidava un governo populista che cercava di portare avanti una rivoluzione sociale attraverso varie riforme, soprattutto fondiarie. Intorno a questo periodo Guevara ricevette il famoso soprannome "Che", dovuto all'uso frequente che faceva del tipico intercalare argentino Che.

Secondo Jon Lee Anderson, il principale contatto di Guevara in Guatemala fu la socialista peruviana Hilda Gadea, che lo introdusse in ambienti vicini al governo Arbenz. Hilda faceva parte dell'American Popular Revolutionary Alliance (APRA), un movimento politico guidato da Víctor Raúl Haya de la Torre.

Guevara prese anche contatto con diversi esuli cubani, legati a Fidel Castro, tra cui Antonio "Ñico" López, che aveva preso parte all'attacco della caserma "Carlos Manuel de Céspedes" a Bayamo, nella provincia cubana di Oriente, e che sarebbe morto al ponte Ojo del Toro poco dopo lo sbarco a Cuba della Granma. Guevara si unì a questi "moncadistas" nella vendita di oggetti religiosi connessi al culto del Cristo nero ed aiutò anche due medici venezuelani specialisti della malaria, Vega e Peñalver.

La sua situazione economica era precaria e fu costretto a dare in pegno alcuni gioielli di Hilda. Il 15 maggio 1954, sulla nave svedese Alfhem, arrivò un carico d'armi di alta qualità per la fanteria e per l'artiglieria leggera di marca Skoda, inviato dalla Cecoslovacchia comunista al governo Arbenz.

Il carico fu stimato in 2000 tonnellate dalla CIA e, abbastanza stranamente, in appena due tonnellate da Jon Lee Anderson (si pensa però che la stima di Anderson sia il risultato di un errore di stampa).

Guevara si era recato per breve tempo nel Salvador per procurarsi un nuovo visto ed in seguito era ritornato in Guatemala. Nel frattempo, aveva avuto inizio il colpo di stato di Carlos Castillo Armas, messo in atto con l'appoggio della CIA. Le forze contrarie ad Arbenz non furono in grado di arrestare il trasporto delle armi ceche su ferrovia. In seguito però, riorganizzate e dotate di supporto aereo, iniziarono a guadagnare terreno. Guevara entrò in una milizia armata organizzata dai giovani comunisti, ma ben presto ritornò ai suoi impegni medici. A seguito del colpo di stato, Guevara si era presentato volontario, ma Arbenz consigliò ai sostenitori dotati di cittadinanza estera di abbandonare il paese. Dopo che Hilda fu arrestata, Guevara per breve tempo si rifugiò nel consolato argentino e poi si trasferì in Messico.

Il colpo di stato contro Arbenz, appoggiato dalla CIA, consolidò l'opinione di Guevara che gli Stati Uniti fossero una potenza imperialista, che si sarebbe sempre opposta ai governi intenzionati a ridurre le disparità economiche, endemiche in America Latina e negli altri paesi in via di sviluppo. Questo rafforzò ulteriormente la sua convinzione secondo cui solo il socialismo, raggiunto attraverso la lotta armata e difeso dal popolo in armi, avrebbe risolto i problemi dei paesi poveri.

La Rivoluzione cubana

Poco dopo l'arrivo in Messico, rinnovò la sua amicizia con Ñico López e con gli altri esuli cubani che aveva incontrato in Guatemala. López lo mise in contatto con Raúl Castro. Dopo essere stato rilasciato, Fidel Castro arrivò a Città del Messico e Raúl gli presentò Guevara. Dopo una fervida conversazione durata tutta la notte, Guevara si convinse che Castro era il capo rivoluzionario che stava cercando ed aderì al Movimento del 26 di luglio che aveva in programma di abbattere il dittatore cubano Fulgencio Batista. Anche se i piani erano nel senso che sarebbe stato solo il medico del gruppo, Guevara partecipò all'addestramento militare insieme agli altri membri del movimento e, alla fine del corso, fu segnalato dall'istruttore, il colonnello Alberto Bayo, come il migliore degli allievi. Nel frattempo, anche Hilda Gadea era arrivata dal Guatemala e riprese la sua relazione con Guevara. Nell'estate del 1955 lo informò che era incinta e lui le propose di convolare a nozze. Il matrimonio ebbe luogo il 18 agosto 1955 e la loro figlia, che chiamarono Hilda Beatríz, venne alla luce il 15 febbraio 1956.

Quando, il 25 novembre 1956, la nave Granma partì da Tuxpan, in Messico (provincia di Veracruz) alla volta di Cuba, Guevara era l'unico non cubano a bordo. Il 2 dicembre avvenne lo sbarco a La Playa de las Coloradas, una zona paludosa vicino a Niquero (Cuba sudorientale). Poco dopo furono attaccati dai militari di Batista e la metà di loro cadde in combattimento o fu uccisa dopo la cattura. I sopravvissuti, circa una ventina, si riorganizzarono e fuggirono sulle montagne della Sierra Maestra, per condurre la guerriglia contro il regime.

Guevara divenne un leader tra i ribelli, un Comandante (maggiore), rispettato dai compagni per il suo coraggio e temuto per la sua spietatezza e per i suoi scatti d'ira che una volta lo indussero, secondo un famoso aneddoto, ad accoltellare il mulo che lo trasportava. Fu responsabile dell'uccisione di diversi disertori, informatori o spie .

Delle sue prime esperienze di guerriglia riporta un'impressione molto forte, scoprendosi capace di freddezza e di una capacità di analisi spietata, soprattutto durante le azioni militari: "L'odio come un elemento di lotta; odio incrollabile per il nemico che spinge un essere umano oltre le sue naturali limitazioni rendendolo una macchina mortale ed efficace, violenta, selettiva, ed a sangue freddo".

Negli ultimi giorni del dicembre 1958, diresse l'attacco condotto dalla sua "squadra suicida" (un reparto che svolse le missioni più rischiose dell'esercito rivoluzionario) su Santa Clara. Fu una delle battaglie decisive della rivoluzione, anche se la serie di sanguinose imboscate, prima durante la ofensiva sulla Sierra Maestra poi sulla Guisa e l'intera campagna delle pianure di Cauto probabilmente ebbero una maggiore importanza militare. Dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali, come il generale Cantillo che aveva incontrato Castro allo zuccherificio abbandonato "Central America", stavano stipulando una pace separata con Castro, Batista, il 1 gennaio 1959, fuggì nella Repubblica Dominicana.

Nel governo cubano

Il 7 febbraio 1959, il nuovo governo nominò Guevara "Cittadino cubano per diritto di nascita". Poco dopo, Guevara iniziò le procedure di divorzio, per porre una fine anche formale al suo matrimonio con Hilda Gadea, da cui si era separato, nei fatti, già prima di partire dal Messico con la Granma. Il 2 giugno 1959, sposò Aleida March, una cubana che faceva parte del Movimento del 26 di luglio, con cui viveva dalla fine del 1958.

Fu nominato comandante della prigione de La Cabaña e, per i sei mesi in cui rivestì l'incarico (dal 2 gennaio al 12 giugno 1959), sovrintese ai processi e alle esecuzioni di molte persone, compresi ex ufficiali del regime di Batista, membri del BRAC (Buró de Represión de Actividades Comunistas, "Ufficio repressione attività comuniste", una polizia segreta), accusati di crimini di guerra e dissidenti politici. In seguito, Guevara divenne dirigente dell'Istituto Nazionale per la Riforma agraria e poi presidente della Banca Nazionale di Cuba (in un certo senso, uno scherzo del destino, poiché aveva spesso condannato il denaro. Espresse il suo disagio firmando le banconote col soprannome "Che").

In questo periodo, riemerse la sua passione per gli scacchi e prese parte a molti tornei nazionali ed internazionali che si tenevano a Cuba. Desiderava molto incoraggiare i giovani cubani ad accostarsi agli scacchi e organizzò molte attività per stimolare il loro interesse verso il gioco.

Già dal 1959, Guevara aiutò ad organizzare tentativi rivoluzionari, a Panama e poi nella Repubblica Dominicana. In questi tentativi morì Ramón López (Nené), aiutante del Comandante Camilo Cienfuegos. Alcuni definiscono queste operazioni come una purga dei fedeli di "Camilo".

Nel 1960 Guevara prese parte ai soccorsi alle vittime in seguito all'esplosione della nave La Coubre. Mentre l'operazione di salvataggio era in corso, avvenne una seconda esplosione. I morti furono oltre cento. Fu in questa occasione che Alberto Korda scattò la sua fotografia più famosa. Non è chiaro se la nave fu sabotata o se esplose per un incidente. Coloro che favoriscono la teoria del sabotaggio tendono ad attribuirlo alla Central Intelligence Agency e spesso attribuiscono la colpa a William Alexander Morgan un rivale di Guevara nelle forze anti-Batista delle province centrali, che più tardi sarebbe entrato nella CIA. Alcuni esuli cubani portano avanti la teoria secondo cui l'attentato sarebbe stato compiuto da alcuni filosovietici, nemici di Guevara.

Dopo gli insuccessi come direttore dell'Istituto Nazionale per la Riforma Agraria e della Banca Nazionale di Cuba, Guevara venne nominato ministro dell'industria. In questa posizione, diede il suo contributo a modellare il socialismo cubano, diventando una delle figure politiche più importanti dell'isola. Nel suo libro Sulla guerriglia, Guevara sostenne il modello cubano di rivoluzione, iniziato da un piccolo gruppo di guerriglieri (foco), senza la necessità di ricorrere a grandi organizzazioni che sostenessero l'insurrezione armata (dottrina del focolaio). Questa strategia più tardi sarebbe fallita in Bolivia. Nel saggio El socialismo y el hombre en Cuba (1965) sostenne la necessità di creare un "uomo nuovo" (hombre nuevo) assieme allo stato socialista.

Durante l'invasione della Baia dei Porci (1961), Guevara non partecipò ai principali combattimenti, essendo stato assegnato da Castro ad un comando nella provincia più occidentale di Cuba, Pinar del Rio, dove respinse un tentativo d'invasione (era un'operazione diversiva, escogitata per stornare l'attenzione dei cubani dal luogo del vero sbarco). Durante lo svolgimento di questo incarico, patì una ferita al volto, che affermò essere stata causata dallo sparo accidentale della sua pistola.

Guevara giocò un ruolo importante nello schieramento a Cuba dei missili balistici sovietici, armati con testate nucleari, causa della crisi dell'ottobre 1962.

L'allontanamento da Cuba

Nel dicembre 1964 Guevara andò a New York in qualità di capo della delegazione cubana e tenne un discorso all'assemblea generale dell'ONU. In quell'occasione, apparve nel programma domenicale d'informazione Face the Nation sulla CBS ed incontrò diverse personalità ed esponenti di gruppi politici. Tra loro, il senatore statunitense Eugene McCarthy, componenti del gruppo guidato da Malcolm X e dalla radicale canadese Michelle Duclos. Il 17 dicembre volò a Parigi, dando inizio ad un viaggio di tre mesi, in cui visitò la Repubblica Popolare Cinese, l'Egitto, l'Algeria, il Ghana, la Guinea, il Mali, il Dahomey, il Congo-Brazzaville e la Tanzania, con soste in Irlanda, a Parigi e a Praga. Ad Algeri, il 24 febbraio 1965, fece l'ultima apparizione pubblica sul palcoscenico internazionale, intervenendo al "Secondo seminario economico sulla solidarietà afro - asiatica". Nel suo discorso dichiarò: "In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanto accade in ogni parte del mondo. Una vittoria di qualsiasi nazione contro l'imperialismo è una nostra vittoria, come una sconfitta di qualsiasi nazione è una nostra sconfitta" . Sorprese quindi il suo uditorio proclamando "I paesi socialisti hanno il dovere morale di liquidare la loro tacita complicità con i paesi sfruttatori del mondo occidentale". Delineò anche una serie di misure che, secondo lui, i paesi del blocco comunista avrebbero dovuto prendere per raggiungere questo scopo. Ritornò a Cuba il 14 marzo, ricevuto solennemente all'aeroporto di L'Avana da Fidel e Raúl Castro, Osvaldo Dorticós e Carlos Rafael Rodríguez. Due settimane dopo, Guevara si ritirò dalla vita pubblica e scomparve. Dove fosse restò il grande mistero cubano per tutto il 1965, anche se era sempre genericamente considerato il "numero due" del regime dopo Castro. La sua latitanza fu variamente attribuita al relativo insuccesso del piano d'industrializzazione che aveva portato avanti da ministro dell'industria, alle pressioni esercitate su Castro dai Sovietici, allarmati dalle tendenze filo cinesi di Guevara, in un momento in cui la frattura tra Mosca e Pechino si approfondiva, oppure a gravi divergenze tra Guevara ed il resto della dirigenza cubana sullo sviluppo economico dell'isola e sulla sua linea politica. È anche possibile che Castro fosse stato reso diffidente dalla popolarità di Guevara, che poteva farlo diventare una minaccia. I critici di Fidel affermano che le sue spiegazioni sulla scomparsa di Guevara sono sempre sembrate sospette e molti trovano sorprendente che Guevara non dichiarò mai le sue intenzioni in pubblico, ma solo con una lettera priva di data a Castro.

L'orientamento filo cinese di Guevara era sempre più problematico per Cuba, mano a mano che l'economia del paese diventava sempre più dipendente dall'Unione Sovietica. Dai primi giorni della rivoluzione cubana, Guevara era stato considerato un sostenitore della strategia maoista nell'America Latina. Il suo piano per una rapida industrializzazione di Cuba per molti era comparabile alla campagna cinese del grande balzo in avanti. Secondo diversi osservatori occidentali della situazione cubana, l'opposizione di Guevara alle raccomandazioni ed alle condizioni sovietiche, che Castro aveva dovuto accettare, potrebbe essere la ragione del suo allontanamento dalla vita pubblica. D'altronde, sia Guevara che Castro sostenevano l'idea di un fronte unico tra Unione Sovietica e Cina, tentando anche, senza successo, di riconciliare le due maggiori potenze comuniste.

Durante la crisi dell'ottobre 1962, Guevara percepì come un tradimento sovietico la decisione - presa da Nikita Khruščёv senza consultare Castro - di ritirare i missili da Cuba. Divenne quindi più scettico nei confronti dell'URSS. Come emerso dal suo ultimo discorso ad Algeri, aveva iniziato a vedere l'emisfero settentrionale, guidato ad ovest dagli Stati Uniti e ad est dall'Unione Sovietica, come unica entità sfruttatrice dell'emisfero meridionale.

Di fronte alle più diverse ipotesi sul destino del rivoluzionario argentino, Castro, il 16 giugno 1965, disse che l'opinione pubblica sarebbe stata informata su Guevara quando lo stesso Guevara avesse ritenuto opportuno farlo. Intanto le voci si diffondevano sia a Cuba che all'estero. Il 3 ottobre di quello stesso anno, Castro rese pubblica una lettera priva di data presumibilmente scrittagli da Guevara diversi mesi prima, in cui questi riaffermava la sua solidarietà con Cuba, ma dichiarava anche la sua intenzione di abbandonare l'isola e di andare a combattere altrove per la Rivoluzione. Spiegava che "Altri paesi nel mondo necessitano dei miei modesti sforzi". Nella stessa lettera Guevara annunciava di dimettersi da tutte le cariche che occupava, nel governo, nel partito e nelle forze armate. Rinunciò anche alla cittadinanza di Cuba, che gli era stata concessa nel 1959 per i suoi meriti nella rivoluzione.

Durante un'intervista con quattro giornalisti stranieri il 1 novembre, Castro disse di essere al corrente dove fosse Guevara e aggiunse, riguardo le voci su una possibile morte del vecchio compagno d'armi, che questi, al contrario, godeva di ottima salute. Dove fosse Guevara restò, comunque, un mistero per i successivi due anni, durante i quali i suoi movimenti rimasero segreti.

In Congo

Durante un incontro, durato tutta la notte tra il 14 ed il 15 marzo 1965, Guevara e Castro si trovarono d'accordo sul fatto che il Che avrebbe guidato personalmente la prima azione militare cubana in Africa. Alcune fonti, di solito affidabili, affermano che Guevara convinse Castro di affidargli questa impresa, mentre altre fonti, di uguale affidabilità, sostengono che fu Castro a convincere Guevara ad intraprendere la missione, argomentando che le condizioni sociali dei diversi paesi latino americani presi in considerazione come possibili "fuochi" di guerriglia non erano ancora ottimali. Lo stesso Castro ha affermato la verità di questa seconda situazione.

L'operazione cubana nell'ex Congo Belga (più tardi Zaire e attualmente Repubblica Democratica del Congo) era finalizzata al sostegno del movimento marxista dei Simba, favorevole a Patrice Lumumba.

Durante la missione africana, per un certo periodo Guevara fu assistito dal capo guerrigliero Laurent-Désiré Kabila, che aiutava i sostenitori di Lumumba a condurre una rivolta, soppressa dall'esercito congolese nel novembre di quello stesso 1965. Guevara considerò Kabila insignificante, scrivendo di lui "Niente mi fa credere che sia l'uomo adatto al momento".

Guevara aveva 37 anni ed era privo di un'istruzione militare formale. La sua asma gli aveva infatti evitato il servizio militare in Argentina, un fatto di cui fu felice, date le sue opinioni politiche di opposizione al governo. Aveva comunque al suo attivo le esperienze della rivoluzione cubana, in particolare la vittoriosa marcia su Santa Clara, che fu basilare nella vittoria finale delle forze castriste.

Mercenari sudafricani e britannici come Mike Hoare ed esuli cubani lavorarono con l'esercito congolese per ostacolare i piani di Guevara. Furono in grado di monitorare le comunicazioni dei reparti agli ordini del rivoluzionario argentino, di tendere imboscate ai guerriglieri ed alle truppe cubane ogni volta in cui tentarono un attacco, di interrompere le linee di rifornimento di Guevara. Il proposito di Guevara era quello di esportare la rivoluzione cubana indottrinando i Simba all'ideologia comunista ed insegnando loro le strategie della guerriglia. L'incompetenza, il settarismo e le lotte intestine delle varie fazioni congolesi furono indicate da Guevara come le principali ragioni del fallimento della rivolta.

Dopo sette mesi, malato, sofferente per l'asma e frustrato dalle avversità, Guevara abbandonò il Congo con i cubani sopravvissuti (sei membri della sua colonna erano morti). Ad un certo punto, Guevara fu tentato di rimandare a Cuba soltanto i feriti, rimanendo a combattere da solo in Congo fino alla fine, per offrire un esempio ai rivoluzionari. I suoi compagni d'armi e due emissari di Fidel Castro lo convinsero però a lasciare il campo di battaglia.

Dal momento che Fidel Castro aveva reso di dominio pubblico una lettera che Guevara gli aveva inviato, in cui il rivoluzionario argentino scriveva della sua intenzione a recidere ogni legame con Cuba per dedicersi interamente alla rivoluzione in altre parti del mondo, il Che non se la sentì moralmente di tornare sull'isola e passò i successivi sei mesi vivendo clandestinamente a Dar-es-Salaam, Praga e nella Repubblica Democratica Tedesca. Durante questo periodo, scrisse le sue memorie sull'esperienza in Congo e iniziò ad elaborare altri due libri, uno di filosofia (Apuntes Filosóficos) e uno di economia (Notas Económicas).
In tutti questi mesi, Castro seguitò a spingerlo affinché tornasse a Cuba, ma Guevara accettò solamente quando intese che sarebbe rimasto sull'isola per i pochi mesi necessari a preparare una nuova impresa rivoluzionaria in America Latina e che la sua presenza sarebbe rimasta strettamente riservata.

In Bolivia

La guerriglia

Le ipotesi su dove Guevara potesse essere seguitarono ad inseguirsi per tutto il 1966 e i primi mesi del 1967. Rappresentanti del movimento indipendentista mozambicano FRELIMO raccontarono di incontri con lui alla fine del 1966 o all'inizio del 1967 a Dar es Salaam, dopo di cui rifiutarono la sua offerta di aiuto al loro progetto rivoluzionario. In un discorso tenutosi durante la manifestazione del Primo maggio 1967 a l'Avana, il ministro delle forze armate facente funzione, maggiore Juan Almeida, annunciò che Guevara stava "servendo la rivoluzione da qualche parte nell'America Latina". Le notizie, sempre più consistenti, secondo cui stava conducendo la guerriglia in Bolivia vennero infine considerate degne di fede.

Su richiesta di Fidel Castro, un pezzo di terreno in una zona remota era stato comprato dai comunisti boliviani perché Guevara lo utilizzasse come base e campo d'addestramento. Probabilmente, per Guevara ed i cubani che lo accompagnavano, la scelta di non iniziare a combattere subito, ma di addestrarsi in questo campo nella regione di Ñancahuazú comportò maggiori rischi. Poco fu fatto per gettare le basi di un esercito guerrigliero. La presunta ex operativa della Stasi (qualità negata dalle autorità della DDR, oggi dopo il crollo della DDR non vi sono informazioni che possano far presumere la sua appartenenza alla Stasi) Haydèe Tamara Bunke Bider, più nota con il nome di battaglia di Tania, che si era installata a La Paz come principale agente di Guevara, vennero diffuse voci su una sua collaborazione col KGB e si è spesso ritenuto che abbia servito inconsapevolmente interessi sovietici, portando le autorità boliviane sulle tracce dei guerriglieri. Tania cadde in Bolivia qualche tempo prima di Guevara. Il diario, trovato addosso al suo cadavere, avrebbe aiutato i boliviani a individuare i movimenti dei cubani.

Le numerose foto di Guevara e degli altri membri del gruppo, lasciate nel campo base dopo che questo fu abbandonato a seguito dei primi scontri con l'esercito boliviano nel marzo 1967, fornirono al presidente René Barrientos Ortuño la prova della presenza del rivoluzionario argentino nel paese. Si dice che, dopo averle viste, Barrientos espresse il desiderio di vedere la testa di Guevara piantata su una picca e mostrata nel centro di La Paz. Ordinò quindi all'esercito di dare la caccia al gruppo cubano.

Il reparto di Guevara, composto da circa 50 combattenti e denominato ELN (Ejército de Liberación Nacional de Bolivia), era ben equipaggiato e inizialmente conseguì un certo numero di successi contro le forze boliviane, sul terreno difficile e montuoso della regione di Camiri. In settembre, tuttavia, l'esercito riuscì ad eliminare due gruppi guerriglieri, uccidendo uno dei capi.

Nonostante la natura violenta del conflitto, Guevara fornì cure mediche a tutti i militari boliviani che i guerriglieri presero prigionieri e, di seguito, li rilasciò. Anche dopo l'ultima battaglia di Quebrada del Yuro, in cui fu ferito e catturato, quando fu condotto in un centro di detenzione provvisoria e vide che lì si trovavano diversi militari boliviani rimasti feriti nel combattimento, si offrì di fornirgli assistenza medica (offerta rifiutata dall'ufficiale boliviano in comando)

Il piano di Guevara per fomentare la rivoluzione in Bolivia si basava su alcune concezioni sbagliate:

* Si aspettava di dover affrontare solo il governo militare locale ed il suo esercito, male armato e poco equipaggiato. Al contrario, appena il governo statunitense ebbe confermata la sua presenza in Bolivia, inviò personale della CIA e di altre agenzie per aiutare ad organizzare la contro guerriglia. L'esercito boliviano venne addestrato da consiglieri appartenenti alle forze speciali dell'US Army, incluso un nuovo battaglione dei Rangers esperto in combattimento nella giungla. I reparti speciali statunitensi probabilmente presero parte anche a certi combattimenti.
* Si aspettava di ricevere assistenza e cooperazione dai locali oppositori al governo. Queste aspettative vennero frustrate ed il Partito comunista boliviano, filosovietico e non filocubano, non lo aiutò affatto, anche se alcuni membri, come Rodolfo Saldana, Serapio Aquino Tudela e Antonio Jimenez Tardiolo lo fecero a titolo personale o si arruolarono nei suoi reparti, contro la volontà dei vertici di partito.
* Si aspettava di rimanere in contatto radio con l'Avana. Al contrario, le due trasmittenti ad onde corte che gli erano state fornite erano difettose, impedendo le comunicazioni con Cuba. Dopo qualche mese, il registratore a nastro che utilizzavano per registrare e decodificare i messaggi radio provenienti da Cuba fu perso durante l'attraversamento di un fiume.

Oltretutto, la sua inclinazione al confronto più che al compromesso contribuì probabilmente alla sua incapacità di sviluppare un buon rapporto di lavoro con i dirigenti boliviani, come era avvenuto anche in Congo. Questo tratto del suo carattere era emerso anche nel corso della guerriglia a Cuba, ma era stata tenuta sotto controllo dalla guida di Fidel Castro.

In realtà l'ipotesi che il Che stesse preparando la rivoluzione in Bolivia sembra non essere corretta. È più probabile, come confermano anche le ricerche del giornalista boliviano José Luis Alcázar, che stesse preparando una scuola d'addestramento per guerriglieri, per portare in un secondo tempo queste forze a sud ed entrare nel suo Paese d'origine, l'Argentina.

Cattura ed esecuzione

Già da più di un mese, dal 31 agosto, l'avanguardia di Guevara era rimasta sola dopo l'annientamento da parte dell'esercito della retroguardia comandata da Joaquin, a Puerto Mauricio, sul rio Grande. L'imboscata contò con la delazione di un contadino Honorato Rojas che, sotto minaccia dell'esercito (la moglie si lamentò per le percosse inferte al marito), informò su luogo del possibile attraversamento del fiume da parte dei guerriglieri.

Guevara, durante i primi giorni di ottobre, ormai con poche informazioni, senza viveri e con scarse vie di scampo, si rifugia in un canalone (quebrada) dove è circondato da forze militari preponderanti. Qui Guevara è catturato dall'esercito boliviano, assieme ad altri guerriglieri, l'8 ottobre del 1967 nella quebrada del Yuro, a pochi km dal villaggio de La Higuera. Si arrese dopo essere stato ferito alle gambe e dopo che il suo fucile fu distrutto da un proiettile. Barrientos, appena informato della cattura, diede l'ordine di assassinarlo, ma diffuse un comunicato in cui affermava che Che Guevara era morto in combattimento. Guevara fu recluso nella piccola scuola del paese, dove passò la notte. Fu ucciso nel primo pomeriggio successivo. L'uccisore fu Mario Terán, un sergente dell'esercito scelto a sorte tra alcuni volontari. Su quanto accadde dopo, esistono diverse versioni. Qualcuno dice che Terán era troppo nervoso, al punto di uscire dal locale e dover essere ricondotto dentro a forza. Per altri, non volle guardare Guevara in faccia, così da sparargli alla gola, ferita che sarebbe stata fatale. Per altri ancora, il sergente avrebbe avuto bisogno di ubriacarsi, al fine di portare a termine il compito. La versione più accreditata racconta che Guevara ricevette diversi spari alle gambe, sia per evitare di deturpargli il volto ed ostacolare l'identificazione, sia per simulare ferite in combattimento, così da nascondere l'esecuzione sommaria del prigioniero. Come colpo di grazia, gli spararono al petto: ferita che gli riempì i polmoni di sangue. Guevara pronunciò diverse parole famose prima della morte. Si è detto che avrebbe accolto così il suo uccisore: "So che sei qui per uccidermi. Spara dunque, codardo, stai solo uccidendo un uomo". Il suo corpo fu legato ai pattini di un elicottero e portato a Vallegrande, dove venne adagiato su un piano di lavaggio dell'ospedale e mostrato alla stampa. Le fotografie prese allora fecero nascere leggende come quelle di San Ernesto de La Higuera e El Cristo de Vallegrande. Dopo che un medico militare ebbe amputato le mani al cadavere, l'esercito boliviano fece sparire il corpo, rifiutandosi di rivelare se i resti fossero stati sepolti o cremati.

La caccia a Guevara in Bolivia fu guidata da Félix Rodríguez, un agente della CIA che era stato infiltrato a Cuba per prendere contatto con i ribelli dei Monti Escambray e con ambienti anti castristi di l'Avana prima dell'invasione alla Baia dei Porci e che era stato con successo fatto uscire dall'isola dopo il fallimento dello sbarco. Rodríguez riferì la notizia della cattura al quartier generale della CIA a Langley, in Virginia, servendosi di diverse stazioni dell'Agenzia situate in Sud America. Dopo l'esecuzione, Rodríguez prese per sé oggetti personali di Guevara, tra cui il suo Rolex. Negli anni seguenti, avrebbe spesso mostrato con orgoglio ai giornalisti questi cimeli.

Un altro fatto, di minore rilevanza, collegato alla cattura ed alla morte di Guevara fu l'arresto di Régis Debray. Nell'aprile 1967 le forze governative boliviane catturarono Debray, un giovane francese, professore di filosofia all'Università dell'Avana, che aveva studiato all'Ecole Normale Supérieure con il filosofo marxista Louis Althusser, accusandolo di collaborare alla guerriglia. Debray dichiarò con forza di lavorare solo come giornalista e rivelò che Guevara, scomparso da tempo, stava guidando la guerriglia. Il processo a Debray (che divenne un caso internazionale) era appena iniziato quando le autorità boliviane, l'11 ottobre, riportarono (falsamente) che Guevara era stato ucciso nello scontro con le forze governative dei giorni precedenti.

Il 15 ottobre Castro riconobbe pubblicamente la morte di Guevara e proclamò tre giorni di lutto nazionale. La morte del Che fu vista come un grave fallimento per i movimenti rivoluzionari d'impronta socialista operanti nell'America latina e nel resto del terzo mondo.

Nel 1997 i resti del cadavere di Guevara furono esumati vicino alla pista di volo a Vallegrande e riportati a Cuba. Il 17 ottobre 1997, i suoi resti, assieme a quelli di sei altri combattenti cubani morti durante la campagna in Bolivia, furono tumulati con tutti gli onori militari in un mausoleo costruito appositamente nella città di Santa Clara, dove trentanove anni prima aveva vinto quella che era stata ritenuta la battaglia decisiva della rivoluzione cubana.

Il monumento è corredato da una grande statua con la scritta "Hasta la victoria siempre" e da una lapide recante la parte iniziale del testo del famoso ordine di servizio firmato da Fidel Castro il 21 agosto 1958, con cui venivano comunicate le istruzioni operative per la colonna numero 8, comandata da Guevara: "Se asigna al comandante Ernesto Guevara la misión de conducir desde la Sierra Maestra hasta la provincias de Las Villas una Columna rebelde y operar en dicho teritorio de acuerdo con el plan estratégico del Ejército rebelde".

Sulla guerriglia

Il libro del Che "Sulla Guerriglia" venne considerato per un certo tempo come un testo definitivo nella strategia per combattere guerre irregolari. Secondo molti, invece, la sua uccisione in Bolivia testimonia come, in materia, non esistano strategie risolutive. Più nello specifico, Guevara credeva che un piccolo gruppo (foco) di guerriglieri, attaccando violentemente il governo, avrebbe potuto stimolare fra la popolazione sentimenti rivoluzionari, grazie ai quali non sarebbe stato necessario costituire dei movimenti molto forti e portare avanti la lotta rivoluzionaria con fasi regolari prima di lanciare l'insurrezione armata finale.

Che Guevara era convinto che il consenso popolare fosse indispensabile per la rivoluzione, e che senza di esso non fosse possibile portare avanti alcun movimento rivoluzionario. In realtà, specialmente in Bolivia, l'idealismo del Che si scontrò con una realtà più complessa di quella che poteva sembrare in un primo momento. I contadini spesso guardavano con diffidenza gli stranieri che dicevano di combattere per loro, e il gruppo di Guevara rimase progressivamente sempre più isolato.

Sulle cause dell'insuccesso boliviano pesò anche il contesto internazionale: i partiti comunisti boliviani non collaborarono alla progettata insurrezione, e in quella fase delicata della guerra fredda ogni tentativo di riproporre la "rivoluzione mondiale" non era ben visto nei maggiori paesi del blocco socialista.

Poeta e saggista. Il Guevara "sconosciuto"

Sia pure forse meno conosciuto, esiste anche un Guevara autore di poesie, saggi letterari e storici. Questi ultimi in particolare non mancano di acutezza, e si accompagnano ad importanti osservazioni politiche, come è possibile per esempio riscontrare nell'articolato commento che scrisse sul libro di Pablo Neruda "Canto Generale". Infatti, al contrario di molti militari e uomini d'armi, il Che era estremamente colto. Tuttavia egli era più un uomo d'azione che un poeta e un filosofo. Riguardo alla sua passione per la letteratura e la poesia, è stato ritrovato un suo quaderno di raccolte di citazioni e pubblicato con il titolo Prima di morire - Appunti e note di lettura

Icona rivoluzionaria

Alla fine degli anni '60 Guevara diventa un'icona mondiale per quella parte di gioventù che si riconosce nei suoi ideali rivoluzionari. Tutt'ora Ernesto Guevara, el Che (emblema, per alcuni, della lotta per la libertà e la dignità dei popoli del Terzo Mondo), appare come la figura dell'eroe ideale, una sorta di eroe sofocleo, incapace di compromessi a costo della sua stessa vita. Anche a prescindere dalle sue convinzioni politiche, la sua immagine di eterno ribelle, di sognatore poco incline alla mediazione con un mondo pieno di ingiustizie, ha conquistato generazioni di giovani in tutto il mondo.

La storica fotografia del Che scattata il 6 marzo 1960 dal fotografo Alberto Korda (vedi) e da questi regalata all'editore italiano Giangiacomo Feltrinelli è diventata una delle immagini più famose del secolo addirittura è stata additata come la più riprodotta in assoluto della storia della fotografia. Meno nota è la circostanza dello scatto: i funerali di 75 cubani morti durante un'attentanto terrorista finanziato ed appoggiato dagli anticastristi e dalla CIA (presidenza Eisenhower). Successivamente l'Operazione Mongoose, voluta dall'amministrazione Kennedy, portò alla realizzazione in 14 mesi di 5.780 azioni terroristiche e 716 sabotaggi ad infrastrutture economiche cubane.

Guevara è stato interpretato al cinema da Francisco Rabal (1968), Omar Sharif (1969), Antonio Banderas (1996), Alfredo Vasco (1999), Gael García Bernal (2002) e (2003) e Eduardo Noriega (2005).

Curiosità

* Durante la guerriglia a Cuba era solito scambiare pesanti scherzi con l'amico Camilo Cienfuegos, il quale arrivò a offrire della carne di gatto al Che che, inconsapevole, la mangiò.
* Il Che ha sempre amato esercitarsi come dentista tra le file della guerriglia. Fece uno dei primi esperimenti (usando tenaglie e altri attrezzi "poco consoni", compresa un'anestesia "vocale": composta da imprecazioni e urla) su un giovane combattente di appena 16 anni: Joel Iglesias, che per tutta la vita ebbe il terrore dei dentisti. I compagni del Che erano soliti ricordare che il loro comandante era "un combattente perfetto, ma come medico era un assassino".

Opere di Che Guevara:

* Prima di morire - Appunti e note di lettura
* Diario della rivoluzione cubana (Pasajes de la guerra revolucionaria), Newton & Compton (ISBN 8882897532)
* Latinoamericana (Notas de viaje), Feltrinelli (ISBN 8807812592)
* La guerra di guerriglia (La guerra de guerrillas), Baldini&Castoldi (ISBN 8884903475)
* Politica e sviluppo (Politica y desarrollo), Baldini&Castoldi (ISBN 8884905095)
* L'economia (Che y la economía), Baldini&Castoldi (ISBN 8884905109)
* Diario in Bolivia (Diaro del Che en Bolivia), Feltrinelli (ISBN 8807805804)
* Poesie, Liguori (ISBN 8820734648)
* La conquista della speranza (scritto con Raúl Castro), Net (ISBN 8851522278)
* I giovani (Che y la joventud), Baldini&Castoldi (ISBN 8884903483)
* Creare due, tre, molti Vietnam (Mensaje a los publos del mundo a través de la Tricontinental), Baldini&Castoldi (ISBN 8880891561)
* Cuba: eccezione storica o avanguardia nella lotta al colonialismo? (Cuba, ¿excepcion historica o vanguardia en la lucha contra el colonialismo?), Baldini&Castoldi (ISBN 8880891065)
* Il socialismo e l'uomo a Cuba (El socialismo y el hombre en Cuba), Baldini&Castoldi (ISBN 8880891081)

Messaggio modificato da Senbee Norimaki il 9 Oct 2007 - 13:26
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Le Big Mac
messaggio 9 Oct 2007 - 13:25
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Grazie Senbee, bel topic.

Cerchiamo di non rovinarlo: soprattutto, visto l'argomento immagino piuttosto delicato, evitiamo facili insulti & co.

Ci terrei molto (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/post-184-1129229209[1].gif)
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slash
messaggio 9 Oct 2007 - 13:44
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Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...

Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...

Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...

"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...

Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
"Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "

E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...

"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...

E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...

Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,

da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà.
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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 14:06
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Canzone per il Che

Un popolo può liberare se stesso
dalle sue gabbie di animali elettrodomestici
ma all’avanguardia d’America
dobbiamo fare dei sacrifici
verso il cammino lento della piena libertà.

e se il rivoluzionario
non trova altro riposo che la morte,
che rinunci al riposo e sopravviva;
niente o nessuno lo trattenga,
anche per il momento di un bacio
o per qualche calore di pelle o prebenda.

I problemi di coscienza interessano tanto
quanto la piena perfezione di un risultato
lottiamo contro la miseria
ma allo stesso tempo contro la sopraffazione

Lasciate che lo dica
mai l rivoluzionario quando è vero
è guidato da un grande
sentimento d’amore,
ha dei figli che non riescono a chiamarlo,
mogli che fan parte di quel sacrificio,
suoi amici sono “compañeros de revolucion”.

Addio vecchi, oggi è il giorno conclusivo;
non lo cerco, ma è già tutto nel mio calcolo.
Addio Fidel, oggi è l’atto conclusivo;
sotto il mio cielo, nella gran patria di Bolìvar
la luna de Higueras è la luna de Playa Giron.
Sono un rivoluzionario cubano.
Sono un rivoluzionario d’America.

Signor Colonnello, sono Ernesto, il “Che” Guevara.
Mi spari, tanto sarò utile da morto come da vivo

(Montalban/Guccini)



Transamerika

Sei partito alla grande con Alberto e con la moto
Siam venuti tutti quanti a salutarvi
Con un augurio, un abbraccio, una risata e una bottiglia
E le ragazze una lacrima ed un bacio

Nel bagaglio avevate due coperte e un po' di mate
Una chiave del 10 e fil di ferro
Una mappa, qualche libro, un paio di indirizzi
Hermanos, vayanse con Dios!

Nonstante le cadute e le rotture del motore
Avete attraversato il continente
E scroccato da mangiare e sofferto freddo e fame
E abbandonato la moto in rottami.

Hai parlato con gli indios rassegnati ed impassibili
Ai mineros dai polmoni avvelenati
Ai lebbrosi sepolti in ospedale giù all'inferno
E li hai portati nel ricordo con te

Addio, non perderti
Resta allegro come sei
Dalle piste di Temuco
Alle vette di Abancay
Tieni gli occhi sempre aperti
Custodisci l'ultima idea
Noi ci prepariamo a seguirti
TRANSAMERIKA

Ho sentito che da allora sei diventato grande
Comandante vittorioso e poi ministro
Che hai sfidato dittatori e per anni li hai beffati
E che adesso tutto il mondo ti conosce.

Ma a noi piace ripensare alla tua voglia di partire
Alla moto caricata all'impossibile
Agli scherzi di Alberto, alla sete di avventura
E' un bel modo per dire libertà

Addio, è il capolinea
So che non ritornerai
A Quebrada de lo Yuro
Ti aspettavano i macellai
Ti hanno mostrato ai giornalisti
Hanno detto "Eccolo, è lui"
Regna l'ombra su Valle Grande
TRANSAMERIKA

Addio, dormi tranquillo
Perché non finisce qui
L'avventura è ripartita
Resta intatta l'ultima idea
E da qualche parte del mondo
C'è qualcuno come te
Che prepara un nuovo viaggio
TRANSAMERIKA

(MCR)

Messaggio modificato da Galen il 9 Oct 2007 - 14:06
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bzbiz
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Personaggio controverso, e per quanto se ne dica, poco conosciuto da chi ne canta lodi e orrori.
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ferra
messaggio 9 Oct 2007 - 14:51
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Seguiremos adelante
Como junto a ti seguimos,
Y con Fidel te decimos:
"Hasta siempre comandante!"

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Lara
messaggio 9 Oct 2007 - 17:10
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Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, da solo, non vale niente.
Soprattutto siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario.

Hasta la victoria siempre...

Ernesto Che Guevara

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Le Big Mac
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CITAZIONE (slash @ 9 Oct 2007 - 14:44) *
Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni....
...dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà.



CITAZIONE (Galen @ 9 Oct 2007 - 15:06) *
Canzone per il Che

Un popolo può liberare se stesso...

....E da qualche parte del mondo
C'è qualcuno come te
Che prepara un nuovo viaggio
TRANSAMERIKA

(MCR)



CITAZIONE (ferra @ 9 Oct 2007 - 15:51) *
Seguiremos adelante
Como junto a ti seguimos,
Y con Fidel te decimos:
"Hasta siempre comandante!"

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CITAZIONE (Lara @ 9 Oct 2007 - 18:10) *
Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, da solo, non vale niente.
Soprattutto siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario.

Hasta la victoria siempre...

Ernesto Che Guevara

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La smettiamo con le citazioni? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
Se no mi toccherà davvero credere che Che Guevara non sia altro che una frase scritta su un diario o su uno zainetto invicta alle superiori... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)

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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 17:32
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Colpa tua, che ci hai terrorizzati dicendo di non incasinare il topic... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/sarcastica.gif)
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bzbiz
messaggio 9 Oct 2007 - 17:36
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CITAZIONE (Le Big Mac @ 9 Oct 2007 - 18:21) *
Se no mi toccherà davvero credere che Che Guevara non sia altro che una frase scritta su un diario o su uno zainetto invicta alle superiori... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)


E' MOLTO di più...

E' anche una foto in chiaro-scuro... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/ahsisi.gif)

Messaggio modificato da bzbiz il 9 Oct 2007 - 17:38
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Le Big Mac
messaggio 9 Oct 2007 - 17:38
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Allora incasinate pur tutto ma scrivete qualcosa, maledetti! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
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bzbiz
messaggio 9 Oct 2007 - 17:46
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Dai allora proviamoci ad incasinare tutto... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)

Una volta che la rivoluzione è avviata, che fare? Come gestire? Perché guardiamo Cuba adesso e guardiamo la parabola di Guevara, parabola interrotta dalla morte quando era in fase discendente IMHO, come dimostrano i risultati ottenuti in Congo e Bolivia. Secondo me Guevara non è stato in grado di vedere "oltre" la sua rivoluzione, una volta iniziato ha tentato di continuare a fare la guerilla tutta la vita... Non so la sua voglia di esportare la rivoluzione anche a chi non la voleva mi sembra (molto alla lontana) simile a chi ai giorni nostri vuole esportare la democrazia...

Bene e adesso scannatemi...
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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 18:00
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Sono d'accordo (tranne quella cosa sulla democrazia): di certo nella seconda parte della sua carriera rivoluzionaria, le sue scelte non potevano avere successo. Però... la sua figura e il suo messaggio continuano a ispirare anche nella caduta, e forse ancora di più, perché un'idea non può essere strumentale.

Messaggio modificato da Galen il 9 Oct 2007 - 18:01
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bzbiz
messaggio 9 Oct 2007 - 18:01
Messaggio #14


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CITAZIONE (Galen @ 9 Oct 2007 - 19:00) *
perché un'idea idea non può essere strumentale.


Un'idea non dovrebbe essere strumentale
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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 18:02
Messaggio #15


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Certo. Quello che ispira è il pensiero, giusto o sbagliato (io credo giusto), che non lo fosse.

Messaggio modificato da Galen il 9 Oct 2007 - 18:03
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Dani80
messaggio 9 Oct 2007 - 18:42
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QUARANT’ANNI FA LA MORTE IN BOLIVIA
Se il Che fosse ancora vivo

F.N.
Tutino: «Mi piace pensare che sposerebbe la causa di Amartya Sen»
«Penso che Cuba, così com’è oggi, non gli piacerebbe»

SANTA CLARA (Cuba). A quarant’anni dalla morte, Cuba ha reso omaggio ad Ernesto “Che” Guevara. Più di 10.000 persone, secondo la stampa ufficiale, hanno partecipato alla cerimonia organizzata a Santa Clara (300 chilometr dall’Avana), da dove il guerrigliero argentino guidò la battaglia decisiva per la vittoria. Nella Plaza de la Revolucion, sotto la statua del mitico combattente, dinanzi al mausoleo dove riposano le sue spoglie, il presidente facente funzione, Raul Castro, ha celebrato l’evento; presenti la vedova, Aleida March e i figli, Aleida, Camilo, Celia e Ernesto. Castro, che non ha potuto assistere alle celebrazioni perché convalescente, ha scritto un articolo, pubblicato dalla stampa ufficiale cubana, in cui ha celebrato il Che come «un fiore reciso prematuramente dallo stelo».
Non solo in Argentina, suo paese natale, e a Cuba, ma in molti paesi latinoamericani, il 40° anniversario di quel 9 ottobre 1967, quando il medico nato a Rosario nel 1928 venne crivellato a colpi di mitragliatrice, viene oggi ricordato con commemorazioni ed eventi. Anche il web è popolato dalle immagini del guerrigliero più fotogenico del pianeta. Quelle celebri di Alberto Korda, che lo ritrasse col basco e la stella a cinque punte, e di Freddy Alborta, autore delle foto con l’espressione di Cristo che il volto del Che assunse da morto. Fotografie che, tramite mille strade, hanno contribuito a far uscire Guevara dai limiti della storia latinoamericana, per farlo diventare un’icona internazionale.
ROMA. «Gli avevo chiesto un’intervista e lui, attraverso sua madre, mi disse di no per due motivi: perché ero un giornalista e soprattutto perché facevo parte del Partito comunista italiano, che lui considerava il meno comunista dei partiti comunisti del mondo».
Saverio Tutino, classe 1925, partigiano e giornalista, ha conosciuto Ernesto Guevara e, a quarant’anni dalla morte del Che, ricorda gli anni passati a Cuba, come corrispondente di diversi giornali italiani. Tutino (autore fra l’altro di libri come “Guevara ai tempi di Guevara” e “Il Che in Bolivia”) ha raccontato nei suoi articoli (che saranno ripubblicati in un libro che sarà diffuso nei prossimi giorni da’l’Unità») il guerrigliero e l’uomo politico.
Oggi, anche se la memoria fa qualche difetto, preferisce raccontare l’uomo. Una personalità fuori dal comune, fiera e anche scontrosa, senza dubbio ricca di fascino. «Il Che - rammenta - era consapevole di essere molto famoso, ma cercava in tutti i modi di mostrare che non gliene importava nulla. Era una figura che aveva un senso dell’intelligenza molto particolare, originale, direi “suo”. Non ripeteva mai ciò che sentiva dire da altri, per esempio da Fidel Castro. Aveva sempre una sua posizione personale e questo lo rendeva attraente per tutti. Soprattutto per i giornalisti».
Anche se il rapporto con lui, per i giornalisti, non era una passeggiata: «Con Guevara era difficile avere una discussione politica aperta, a tutto campo. Generalmente le conversazioni terminavano con sue affermazioni drastiche e conclusive, che non ammettevano replica. Era molto restio a cedere alla curiosità giornalistica». Tutino spiega che questo era dovuto anche alla necessità di una riservatezza estrema, molto sentita dal Che: «Si guardava dal dire in pubblico cose che potessero offendere Fidel o danneggiare Cuba. Anche quando tornava dai suoi viaggi, il Congo, la Cina e tanti altri, erano tutti ansiosi di sentire cosa avrebbe detto. Ma spesso lui si tratteneva. Non voleva infatti che passasse l’idea che andava all’estero per coltivare posizioni particolarmente ferme o personali. C’era una fermezza in lui, non si concedeva di assumere posizioni che apparissero troppo visibili o maestose».
Caratteristiche che emergevano anche nel suo modo di fare politica, quando a Cuba, dopo la rivoluzione castrista, era diventato ministro dell’Economia e dell’Industria: «Era molto molto riservato». Tutino ricorda anche che il Che non amava l’Unione sovietica: «Quando tornò dal suo viaggio a Mosca si percepiva un distacco da ciò che aveva vissuto: non gli piaceva ciò che aveva visto a Mosca e non gli piaceva il Partito comunista sovietico». La Cuba di oggi piacerebbe a Guevara? «Non credo. Già ai suoi tempi ha sentito avvicinarsi gli americani...». E oggi, quale causa sposerebbe il Che? «Amo pensare che si schiererebbe con Amartya Sen» (l’economista indiano premio Nobel nel 1998, che ha chiarito che il concetto di sviluppo si differenzia da quello di crescita e non coincide più con un aumento del reddito, quanto con un aumento della qualità complessiva della vita). «Credo che gli piacerebbe - prosegue Tutino - perché la sua era una formazione politica e culturale basata molto sulla persona più che sulle ideologie. E grazie a questo riusciva sempre ad attrarre persone che lo ascoltavano con grandissimo interesse».
«Oggi - è la conclusione - mi piacerebbe consultare Guevara per la sua personalità, molto rara per Cuba e per l’America Latina di quei tempi. Non c’erano personalità così forti e spiccate, dotate del fascino che aveva lui».
(09 ottobre 2007)
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Lou
messaggio 9 Oct 2007 - 19:08
Messaggio #17


Ciocapiàt
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Grazie a Che Guevara, oggi Elio e le storie tese possono vendere una maglietta rossa col profilo nero di Mangoni. E per questo gli saremo eternamente grati.
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Fossi79
messaggio 10 Oct 2007 - 08:04
Messaggio #18


Gago
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Personaggio controverso di certo, ma che Personaggio. Non è possibile pensare adesso come sarebbe, cosa direbbe di cuba ecc.. Sono troppo diversi i tempi, vi ricordo che si era sull'orlo della cosidetta guerra fredda. Io credo che forse si adeguerebbe un po anche lui ai tempi attuali, anche il famoso subcomandande Marcos mi sembra stia facendo l'abitudine al mondo attuale.
Rimane un mito della mia infanzia quando mi faceva emozionare solo la sua faccia o dalle canzoni che parlavano di lui. Adesso il personaggio l'ho studiato meglio e non è piu il mio mito x diversi motivi ma x me ha sempre un fascino incredibile e continuerò a difenderlo da quegli anticomunisti alla Berlusconi.

Messaggio modificato da Fossi79 il 10 Oct 2007 - 08:05
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Senbee Norimaki
messaggio 10 Oct 2007 - 08:34
Messaggio #19


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È davvero difficile parlare del Che senza spendersi in post chilometrici, perché è un personaggio che va distinto dal simbolo che rappresenta, e perché occorre tenere presente tutti i movimenti e le correnti politiche di allora e di oggi.

Io, che sono da sempre per la non violenza, io che da sempre ho amato il modo pacifico ma non pacifista di lottare di Gandhi, non ho mai potuto apprezzare l'uomo Guevara, contraddistinto nella vita reale da un odio, da una cattiveria, da una violenza e da un'ideologia del tutto all'opposto del mio modo di pensare. Perché non dimentichiamo che, per quanto si possa non dico giustificare ma almeno capire la violenza in battaglia e in guerriglia, non si possono assolutamente giustificare né capire gli arresti, le torture, le esecuzioni degli oppositori al nuovo governo rivoluzionario di cui Guevara fu un poco efficiente ministro.
Ma le gravi ombre non si esauriscono all'incapacità politica, alla violenza e all'ottusità ideologica: l'uomo Guevara si è macchiato di imperdonabili responsabilità, come quella di aver rischiato di contribuire a scatenare la terza guerra mondiale installando i missili a Cuba per conto dei Sovietici, e la responsabilità di aver contribuito a imbastire almeno tre dittature sanguinarie nel mondo.

Tuttavia, il mito Guevara è completamente opposto all'uomo Guevara. Il mito di Guevara è quello di un liberatore, equivalente - nel campo opposto alla sinistra - a quello dei soldati che liberarono l'Europa dal nazismo con lo Sbarco in Normandia. Le intenzioni infatti di Guevara erano le stesse: liberare il mondo dalle dittature, ricorrendo a mezzi anche violenti laddove necessario, e punendo anche con la condanna a morte i dittatori più infami e i loro collaboratori, esattamente come si fece a Norimberga. Il fatto che Guevara fosse comunista e che quindi alla fine abbia contribuito a mettere su altre dittature non era probabilmente nelle sue intenzioni (ricordiamo che la sinistra solo dopo molti anni si convinse della tendenza inevitabile alla dittatura che il marxismo leninismo ha in sé) e quindi il mito è esente da queste ombre. Oltretutto, c'è da dire che l'uomo Guevara, accortosi di quello che era successo a Cuba, se ne andò ben presto, come la biografia pubblicata in questo thread mette bene in evidenza.

Il Che è il simbolo del mettersi in gioco in prima persona per liberare il mondo dalle dittature e dall'oppressione. Questo è il simbolo, e questo lo rende, effettivamente, un mito straordinario, esaltante e attualissimo ancor oggi. Un eroe.

Un liberale come me, pur anticomunista, non può non esaltarsi all'ascolto dei versi di Guccini che pochissimo tempo fa in un meraviglioso scatto d'orgoglio politico ebbe il coraggio di cantare, dopo aver descritto la delusione dopo la morte del Che e la morte dei propri ideali:
CITAZIONE
"...ma voi reazionari, tremate:
non sono finite le rivoluzioni!
Voi a decine che usate
parole diverse, le stesse prigioni:
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non lo aspettate, il Che ritornerà!"

(Francesco Guccini, "Stagioni", 2000)


Ma, ahimè, mentre il fallimento di Guevara uomo è sotto gli occhi di tutti, il fallimento del mito di Guevara non lo è altrettanto. Con questo non voglio dire che la lotta contro le dittature sia un sogno lontano e irrealizzabile, ma che quella particolare lotta contro le dittature, simboleggiata da Guevara, è decisamente un sogno patetico a cui solo l'orgoglioso sognatore che c'è in molti di noi - me e Guccini compresi - può qualche volta pensare.

In realtà il simbolo Che Guevara si differenzia da altri simboli di lotta contro le dittature per essere rosso, per essere fieramente anticapitalista, ugualitario, per essere ciò che di buono rimane nello "spettro che si aggira per l'Europa" in cui tanti avevano creduto.
Questo simbolo di anticapitalismo muore lo stesso giorno in cui compri una maglietta con la sua faccia stampata sopra.

Che strano destino ebbe Ernesto: diede la vita per abolire il capitalismo e la dittatura, ma creò dittature sanguinarie e finì comprato sulle magliette in serie.

Messaggio modificato da Senbee Norimaki il 10 Oct 2007 - 08:47
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Adrian
messaggio 10 Oct 2007 - 10:32
Messaggio #20


Gnosso
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Interessante topic, siprattuto per me che non so nulla a riguardo.
Devo dire però che "ognuno di noi, da solo, non vale niente" e tutte le guerre che ha fatto fanno mooolta fatica a rendermelo simpatico.
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messaggio 10 Oct 2007 - 10:42
Messaggio #21


Sempre + Nezo
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bisognava festeggiare ieri!! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
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Sedinho
messaggio 10 Oct 2007 - 10:52
Messaggio #22


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Guarda.......se volevi fare un itervento di cattivo gusto ci sei riuscito bel...........qui non si parla del pensiero politico ma della persona.......e di quello che che fatto......nel bene e nel male......e festeggiare per la morte di qualcuno è squallido.......a me non hai fatto ridere un cazzo......te lo han chiesto fin dall'inizio del Topic di evitare le battute di pessimo gusto..........ma taaaaaaac ovviamente tu non potevi esimerti......e dovevi dire la tua stronzata.......bah™......



(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)

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Fossi79
messaggio 10 Oct 2007 - 11:02
Messaggio #23


Gago
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Ma perchè su questo forum ogni discussione, diciamo cosi, seria (o per lo meno in cui si fa del nostro meglio x renderla tale) entra sempre qualcuno a sparare cazzate, ma se nn interessa l'argomento, se non si hanno argomenti al riguardo si può anche evitare di scrivere..O c'è un premio per chi scrive piu cazzate?
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messaggio 10 Oct 2007 - 11:24
Messaggio #24


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ma fatevi incollare voi e il vostro cheguevare vala!
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messaggio 10 Oct 2007 - 11:25
Messaggio #25


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CITAZIONE (Sedinho @ 10 Oct 2007 - 11:52) *
qui non si parla del pensiero politico ma della persona.......e di quello che che fatto......nel bene e nel male.
(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)



(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif)

(IMG:http://www.ageboli.it/Azione%20Giovani%20Eboli1_file/che%20guevara(infame).jpg)

Messaggio modificato da Mod il 10 Oct 2007 - 11:29
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Deus Piger
messaggio 10 Oct 2007 - 11:29
Messaggio #26


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Soprattutto perchè Mod aveva detto su a Grao per la stessa cosa nel topic di Gigi Sabani.
Così perdi un po di credibilità (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)
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Le Big Mac
messaggio 10 Oct 2007 - 11:30
Messaggio #27


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Perchè quando ho letto: "Ultimo messaggio: Mod" sapevo già cosa aspettarmi? Ma non hai mai voglia di sorprendere?
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Le Big Mac
messaggio 10 Oct 2007 - 11:31
Messaggio #28


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CITAZIONE (Deus Piger @ 10 Oct 2007 - 12:29) *
Soprattutto perchè Mod aveva detto su a Grao per la stessa cosa nel topic di Gigi Sabani.
Così perdi un po di credibilità (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)


...tra l'altro va beh... paragoniamo pure i due personaggi eh.... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)
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messaggio 10 Oct 2007 - 11:40
Messaggio #29


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che schifo che guevara e che schifo voi sopratutto che continuate a osannarlo
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Deus Piger
messaggio 10 Oct 2007 - 11:42
Messaggio #30


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Specchio riflesso.
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messaggio 10 Oct 2007 - 11:43
Messaggio #31


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sai quanto me ne fotte del tuo rispetto
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Deus Piger
messaggio 10 Oct 2007 - 11:46
Messaggio #32


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(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_confused.gif) Tocco blu e non gioco più?
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axettone
messaggio 10 Oct 2007 - 11:56
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CITAZIONE (Sedinho @ 10 Oct 2007 - 11:52) *
festeggiare per la morte di qualcuno è squallido.......a me non hai fatto ridere un cazzo....

Pensa a Guevara che le morti le ha provocate! Ed è diventato un mito!
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Deus Piger
messaggio 10 Oct 2007 - 11:57
Messaggio #34


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Ecco. L'inizio della fine. Grande Ax. (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
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Frabe
messaggio 10 Oct 2007 - 12:01
Messaggio #35


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Tutto quello che so su Che Guevara è che aveva un Rolex Submariner prima serie senza spallette di protezione della corona, lo stesso che indossava Sean Connery nei primi film di James Bond. Questo orologio era al suo polso quando venne ucciso ed è tuttora nella cassaforte di Rodriguez. Ha posseduto anche un Rolex Gmt Master (questo non si sa dove sia finito) ed era solito regalare orologi di questo tipo ai suoi compagni più fidati.
Era fieramente anticapitalista ma i Rolex gli piacevano molto (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)

in questa foto col Rolex Gmt Master
(IMG:http://republika.pl/blog_ql_442517/748666/tr/che.jpg)
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axettone
messaggio 10 Oct 2007 - 12:09
Messaggio #36


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[trash]
E' il mitico rolex che vendeva anche il Baffo! IDOLO
[/trash!
Ma sì, è sempre la solita storia. Cresce in una famiglia agiata e vuole fare il rivoluzionario. Tra l'altro non ha nemmeno la "scusante" di essere cresciuto nella violenza, e di certo la guerra non gli faceva schifo visto che se le andava a cercare.
Mah, quest'uomo mi lascia molto perplesso, ma soprattutto mi stupiscono coloro che lo sbandierano.
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IlBomber
messaggio 10 Oct 2007 - 12:20
Messaggio #37


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Che dire.... un rivoluzionario guerrigliero ma la sua faccia è stampata su tutte le magliette dei pacifisti che fanno le varie marcie della pace ad Assisi o chissàdove...

Ma fatevi la maglietta di San Francesco va là.

E se qualcuno riesce a dirmi 1 sola cosa buona fatta dal che, si merita un premio.

Morale: i rossi lo vedono come idolo anche perchè avere come idolo Pecoraro Scanio o Willer Bordon mi sembra abbastanza difficile in effetti...
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Le Big Mac
messaggio 10 Oct 2007 - 12:22
Messaggio #38


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CITAZIONE (axettone @ 10 Oct 2007 - 13:09) *
Ma sì, è sempre la solita storia.

uhmm.. vediamo.

CITAZIONE
Cresce in una famiglia agiata e vuole fare il rivoluzionario.

"Il nuovoo miracoloo italianoo" "Meno tasse per tutti" "E' ora di cambiare l'Italia, io scendo in campo"

CITAZIONE
Tra l'altro non ha nemmeno la "scusante" di essere cresciuto nella violenza, e di certo la guerra non gli faceva schifo visto che se le andava a cercare.

"Sempre fedeli agli amici Americani, e in particolare all'amico Bush"

CITAZIONE
Mah, quest'uomo mi lascia molto perplesso, ma soprattutto mi stupiscono coloro che lo sbandierano.


Son d'accordo, ma.... di chi stiamo parlando scusa? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)
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Fossi79
messaggio 10 Oct 2007 - 12:36
Messaggio #39


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Ecco la discussione è degenerata, onestamente pensavo che sarebbe andata a puttane già ieri,ma probabilmente il topic era rimasto nascosto ai vari fenomeni..
Trovo veramente patetico l'adesivo postato da mod..ma anche chi li progetta quegli adesivi ha un cervello? Cazzo mettici Stalin non Che Guevara, mi sembrerebbe più attinente. Scommetto che molti anticomunisti non sanno neanche dove sia nato il Che, o al massimo ti rispondono a cuba, anzi ti rispondono sicuramente se non nasceva era meglio quel comunista di merda..

Messaggio modificato da Fossi79 il 10 Oct 2007 - 12:37
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Senbee Norimaki
messaggio 10 Oct 2007 - 12:58
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Io ho cercato di scrivere delle opinioni serie che differenziano molto l'uomo dal mito che esso rappresenta.

È sconvolgente constatare che le critiche non hanno cagato nemmeno di striscio il mio post. L'unico che ha colto alcune parti del mio post è Le Big Mac, che ha giustamente confrontato il mito di una parte politica con quello dell'altra parte politica, come ho messo in evidenza nella parte centrale del mio post. E ovviamente finora nessuno ha cagato di striscio anche Le Big Mac.

Non credo che tali detrattori qualunquisti lo facciano per cattiveria o per il puro gusto di provocare. Probabilmente è solo perché non hanno avuto il tempo o la voglia di approfondire il discorso e quindi non hanno assolutamente capito i termini della questione.
Ma, come diceva Dumas, "i malvagi sono preferibili ai cretini perché ogni tanto si riposano".
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IlBomber
messaggio 10 Oct 2007 - 13:03
Messaggio #41


Puvrìn
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CITAZIONE (Fossi79 @ 10 Oct 2007 - 13:36) *
Ecco la discussione è degenerata, onestamente pensavo che sarebbe andata a puttane già ieri,ma probabilmente il topic era rimasto nascosto ai vari fenomeni..
Trovo veramente patetico l'adesivo postato da mod..ma anche chi li progetta quegli adesivi ha un cervello? Cazzo mettici Stalin non Che Guevara, mi sembrerebbe più attinente. Scommetto che molti anticomunisti non sanno neanche dove sia nato il Che, o al massimo ti rispondono a cuba, anzi ti rispondono sicuramente se non nasceva era meglio quel comunista di merda..



In effetti se non nasceva era meglio, come Stalin, Lenin, Trotzki, Causescu, I dittatori rossi birmani eccetera eccetera.

I dittatori comunisti sono stati i più feroci e sanguinari di sempre. E il che era al servizio di una dittatura.

Non mi sembra per niente un modello di vita.
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Senbee Norimaki
messaggio 10 Oct 2007 - 13:20
Messaggio #42


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CITAZIONE (IlBomber @ 10 Oct 2007 - 14:03) *
In effetti se non nasceva era meglio, come Stalin, Lenin, Trotzki, Causescu, I dittatori rossi birmani eccetera eccetera.
I dittatori comunisti sono stati i più feroci e sanguinari di sempre. E il che era al servizio di una dittatura.


Hitler era così una brava personcina...

CITAZIONE
Non mi sembra per niente un modello di vita.


Il modello di vita di Che Guevara è quello di combattere contro le dittature, non di metterne su di nuove. Il fallimento dell'uomo Guevara va distinto dal mito/simbolo Guevara.
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andrek
messaggio 10 Oct 2007 - 13:48
Messaggio #43


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Come ogni grande personaggio il Che ha luci ma anche ombre.
Io ammiro la sua intelligenza, la sua capacità di credere e lottare fino in fondo in quello che credeva e i suoi ideali non sono sbagliati, possono forse
esserlo i metodi.
Certo che altri grandi personaggi hanno ottenuto dei risultati attraverso la disobbedienza civile e non violenta come Gandhi magari senza commettere
delle ingiustizie.
Comunque ce ne fossero di personaggi come lui che al giorno d'oggi lottassero a fondo contro i vari potentati economici!!!
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Fossi79
messaggio 10 Oct 2007 - 13:51
Messaggio #44


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Tutti i dittatori sono da biasimare, ma guarda che nessuna dittatura potrà mai definirsi comunista, una dittatura non ha colore. E a mio parere Guevara non è mai stato capo di una dittatura, anzi appena capito come stavano andando le cose a cuba non ha esitato a farlo presente a Castro e ad andarsene. Comunque non è mia intenzione dire che fosse un pacifista o che non si sia macchiato di crimini, chi ha studiato la storia sa che ne ha combinate tante. Ma mi piace molto rimarcare le differenze tra uomo e mito fatte da Sembe. A mio parere al giorno d'oggi c'è gente che si macchia di crimini maggiori del Che solo che lo fa in giacca e cravatta..

Messaggio modificato da Fossi79 il 10 Oct 2007 - 13:53
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Adrian
messaggio 10 Oct 2007 - 13:53
Messaggio #45


Gnosso
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Basta che non diventi altrettanto osannato e già è un passo avanti.

Se ha fatto tante cose orribili giustificandole con un ideale che molti di voi definiscono giusto, perchè non prenderlo come esempio di quello che non si deve fare nonostante si creda di essere nel giusto?
come mai invece è così ben considerato nonostante tutto?

Messaggio modificato da Adrian il 10 Oct 2007 - 13:54
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Deus Piger
messaggio 10 Oct 2007 - 13:55
Messaggio #46


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Credo che il motivo sia questo.

CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 10 Oct 2007 - 14:20) *
Il modello di vita di Che Guevara è quello di combattere contro le dittature, non di metterne su di nuove. Il fallimento dell'uomo Guevara va distinto dal mito/simbolo Guevara.
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Fossi79
messaggio 10 Oct 2007 - 13:59
Messaggio #47


Gago
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E per farvi un'idea del Che Guevara uomo se avete voglia leggete "i diari della motocicletta"
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axettone
messaggio 10 Oct 2007 - 15:14
Messaggio #48


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CITAZIONE (Le Big Mac @ 10 Oct 2007 - 13:22) *
uhmm.. vediamo.


"Il nuovoo miracoloo italianoo" "Meno tasse per tutti" "E' ora di cambiare l'Italia, io scendo in campo"


"Sempre fedeli agli amici Americani, e in particolare all'amico Bush"



Son d'accordo, ma.... di chi stiamo parlando scusa? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)

Ti assicuro che non capisco il nesso.
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NvO
messaggio 10 Oct 2007 - 15:16
Messaggio #49


sciuscià
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che guevara come berlusconi! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/sarcastica.gif)

geniale! avrebbe potuto dirla lui..
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Le Big Mac
messaggio 10 Oct 2007 - 16:53
Messaggio #50


Il leone di S.Marley
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CITAZIONE (axettone @ 10 Oct 2007 - 16:14) *
Ti assicuro che non capisco il nesso.


Scusa, era una battutaccia, prometto che non ne farò più!!

Solo che quando hai scritto quelle parole mi è venuto in mente che potevano essere associate non solo a Ernesto, ma a un sacco di gente.
Tipo Silvio!

Non era assolutamente nulla di personale, ci mancherebbe... Solo che le hai scritte tu! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
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bzbiz
messaggio 10 Oct 2007 - 17:18
Messaggio #51


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Mi è venuta in mente una domanda...

La pongo... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)

Ragioniamo per assurdo, passato alternativo:

C'è un uomo a Cuba che crede FERMAMENTE nei suoi ideali, che si batterebbe (si batte e si batterà) fino alla propria morte per difenderli e diffonderli a tutti i popoli del mondo, che mette la sua faccia e la sua vita in prima linea per la causa... Quest'uomo però uccide anche gli oppositori, è di vedute larghe come la cruna di un ago, con i nemici non ha pietà, odia l'altra parte con tutto se stesso... quando gli "amici" diventano più morbidi (diciamo quando scendono a patti ed entrano nel pantano della politica) lui che non ci sta, se ne va... in direzione di altri lidi, a portare il suo messaggio ad altri popoli...












Solo che quest'uomo non si chiama Ernesto Guevara, si chiama Pinco Pallino e come ideali ha quelli fascisti. Se quest'uomo fosse esistito avremmo la sua foto su milioni di zaini e diari? Avremmo fior fiore di persone che discutono della differenza tra Pinco uomo e Pallino personaggio? Ci sarebbero mille mila libri che spiegano il suo messaggio trascendendo l'uomo?

P.S.
La domanda è volutamente provocatoria.

Messaggio modificato da bzbiz il 10 Oct 2007 - 17:19
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Stefano79
messaggio 10 Oct 2007 - 17:22
Messaggio #52


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Risposta semplice: NO
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Deus Piger
messaggio 10 Oct 2007 - 17:25
Messaggio #53


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La risposta è no molto probabilmente. E per fortuna.
Credo che a fare la differenza sia proprio il tipo di ideale che segue il protagonista.
Naturalmente comunque ci sarebbero stati anche i deficienti che avrebbero appoggiato un eventuale personaggio con ideali fascisti, ma, sempre per fortuna, sarebbero stati una minoranza.
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bzbiz
messaggio 10 Oct 2007 - 17:31
Messaggio #54


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Vedi la domanda, provocatoria e dalla scontata risposta, l'ho posta perché quando si parla di Guevara e si dice "si ma appoggiava un ideale che si è rivelato male (il comunismo leninismo)" si dice "ma l'uomo, la sua abnegazione" al che io faccio la domanda provocatoria e si dice "si ma l'ideale"

Perché lui combatteva per la libertà. Vero. Ma la sua idea di libertà. Io non mitizzerei uno così. Lo terrei in considerazione certo, ne parlerei, lo studierei, ma mettermi la sua faccia addosso... uhm...no...
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Peve
messaggio 10 Oct 2007 - 17:35
Messaggio #55


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Beh, gli ideali comunisti sono un po' più "condivisibili" di quelli fascisti, questo credo abbia influito molto, cioè se anche non sei comunista non è che ti scandalizzi tanto se uno dice "vorrei che la ricchezza fosse ditribuita equamente tra tutti" magari non sarai d'accordo al 100% ma in linea teorica ci può stare come idea di fondo, invece gli ideali fascisti se non li condividi a pieno o quasi ti rimangono un po' indigesti...

Prima che scatenate un casino, ho parlato di ideali, che non c'entra niente con quello che è stata la loro applicazione pratica.
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bzbiz
messaggio 10 Oct 2007 - 17:39
Messaggio #56


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Ok, allora diciamo che Pinco Pallino non è fascista... è solo di destra... magari un fondamentalista cattolico... Poi tu parli di ideali condivisibili, perché siamo in Italia, a Ferrara... Vallo a dire ad un Texano...

Poi non si può, per me, tenere solo quello che fa comodo... L'ideale si, la sua applicazione no, Guevara uomo sixò, guerrigliero no, personaggio si...

E non si può perché stiamo parlando di un fenomeno che MILIONI di persone hanno in bocca dalla mattina alla sera... magliette, canzoni, slogan, gente che vorrebbe essere come lui...

Per me la sua faccia in chiaro scuro rappresenta Guevara a tutto tondo... se si vuole rappresentare la libertà ci sono altri simboli, meno compromessi... IMHO
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Omicron³
messaggio 10 Oct 2007 - 17:42
Messaggio #57


Mr Strazamarun 2006
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dai la faccia la metti perchè non ha scritto il mein kampf, era un medico e un sublime oratore e narratore.

capisci che a LIVELLO ETICO ed ESTETICO ROBIN HOOD è diverso dallo SCERIFFO di NOTTINGHAM?
eppure entrambi usano arco e spada ed entrambi non hanno pietà per quelli che ritengono "i cattivi"...

secondo te perchè?
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bzbiz
messaggio 10 Oct 2007 - 17:44
Messaggio #58


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Guarda che lo so il perché...

Si era chiesto di discutere un po' civilmente, ci sto provando...

Così come chi dice "ah meglio che sia morto comunista del cazzo" semina un po' di zizzannia anche chi non si ferma un minuto a riflettere sulla storia e dice "hasta la victoria siempre" perché è togo non fa una bella figura... non trovi?

Messaggio modificato da bzbiz il 10 Oct 2007 - 17:47
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Koros
messaggio 10 Oct 2007 - 17:47
Messaggio #59


Ciocapiàt
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Per me il Chè è sempre stato un falso mito, oltre che un uomo sanguinario.
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Omicron³
messaggio 10 Oct 2007 - 17:50
Messaggio #60


Mr Strazamarun 2006
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so che tu sai il perchè altrimenti non avresti fatto la domanda provocatoria.

però sulla tua provocazione qualcuno DELIBERA che la ragione o NON ESISTA o stia SEMPRE E COMUNQUE NEL MEZZO.

e ovviamente non è così.
è chiaro che la ragione non sta mai completamente (o quasi mai) da una parte sola, ma da qui a dire che non stia da nessuna parte è forviante, è sbagliato, è proprio una cazzata.
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Peve
messaggio 10 Oct 2007 - 17:54
Messaggio #61


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@ BzBiz: io sono d'accordo con te, quelle magliette le odio, sopratutto perche IMHO il 90% della gente che le indossa non sa un cazzo di Guevara e di quello che ha fatto, io credo solo che il motivo sia che fondamentalmente lui sia ritenuto "buono" e credo che sia così per quello che ho scritto sopra, ma non vuol dire che io la pensi così...

Per rispondere al resto:

Probabilmente in texas, in effetti, non è così "mito" come qui da noi in europa (germania esclusa forse (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif) ), e poi succede sempre che i "miti" vengano ripuliti dalle loro debolezze e dalle cazzate che, inevitabilmente, hanno fatto anche loro. In più le parole rivoluzione e ideali fanno sempre molto scalpore.
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Koros
messaggio 10 Oct 2007 - 18:00
Messaggio #62


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Preso da questo blog:

Che Guevara, quarant'anni di favole a buon mercato
Oggi, 9 ottobre, è il quarantesimo anniversario dalla morte di Ernesto Che Guevara. In queste quattro decadi il comunista argentino è diventato un'icona pop che simboleggia valori ben distanti dalla sua figura. Persino sulla prima pagina di Liberazione, nel solito articolo agiografico, si ricorda che «aveva il mitra e la pistola, diceva di volere creare "1000 Vietnam", cioè di voler portare la guerriglia in tutto il mondo». In realtà, Guevara diceva esplicitamente di voler esportare l'odio e la violenza. Come si legge nel suo messaggio alla Tricontinentale, pubblicato nel 1967:

The great lesson of the invincibility of the guerrillas taking root in the dispossessed masses. The galvanizing of the national spirit, the preparation for harder tasks, for resisting even more violent repressions. Hatred as an element of the struggle; a relentless hatred of the enemy, impelling us over and beyond the natural limitations that man is heir to and transforming him into an effective, violent, selective and cold killing machine. Our soldiers must be thus; a people without hatred cannot vanquish a brutal enemy.

Insomma, solo gli ignoranti possono sfilare a una manifestazione pacifista indossando una maglietta con la sua effige.

Per sfuggire da facili entusiasmi e ideologie alla moda, da questo stesso blog, qui trovate il bilancio certificato dei suoi 216 omicidi compiuti a Cuba (con tanto di nome e cognome delle vittime), qui dieci luoghi comuni su Che Guevara, smontati a dovere da Alvaro Vargas Llosa (autore di questo libro, appena uscito in Italia), qui la differenza tra la mitologia pacifista propagandata da sua figlia Aleida e la realtà delle parole e dei fatti dello stesso Guevara, qui quello che dice di lui l'esule cubano Andy Garcia, uno dei pochi attori di Hollywood che non si fanno problemi a ricordare le cose come stanno.

Celebrazioni per un assassino
di Fausto Carioti


In Argentina, dove Ernesto Guevara nacque nel 1928, tra i giovani è diventato un modo di dire: «Tiengo una remera del Che y no sé por qué». Vuol dire: «Ho una maglietta del Che, ma non so per quale motivo». Quantomeno, i ragazzi argentini la domanda se la pongono. I loro coetanei (ma anche tanti ultrasessantenni) in Italia, a Hollywood e nel resto del mondo libero, l’icona di Guevara fotografato da Alberto Korda la indossano in beata ignoranza. Sanno confusamente che era un ribelle, e tanto basta per averlo addosso, stampato sulle t-shirt, come quella indossata dal musicista Carlos Santana alla notte degli Oscar, o tatuato, come sul braccio destro di ciò che resta di Diego Armando Maradona. Comunque pronto per essere sfoggiato nei cortei pacifisti. Molto si deve al merchandising e alle operazioni editoriali costruiti sul personaggio, che lo hanno trasformato in un marchio globale, più trendy dell’iPod. L’agiografia ha raggiunto l’apice in questi giorni, in cui cade il quarantesimo anniversario della morte del Che. Liberazione, il quotidiano di Fausto Bertinotti, ieri gridava in prima pagina: «Evviva Che Guevara», sobriamente definito «uno dei grandi del XX secolo». Puntuale come ogni anno, nei giorni precedenti era rispuntato Gianni Minà, che ha rispedito al Manifesto lo stesso articolo che scrive da quarant’anni, stavolta intitolato «Guevara, l’eroe che continua a nascere». Ogni quotidiano di sinistra manda in edicola il suo volume sul guerrigliero argentino. Le librerie mettono in evidenza sugli scaffali la collana che gli ha dedicato la Feltrinelli. Ancora pochi mesi e avremo sugli schermi “Guerrilla!”, il film di Steven Soderbergh con Benicio Del Toro nei panni dell’amico di Fidel Castro. Se hai passato i quaranta, niente di più facile che ti suoni in testa la erre moscia di Francesco Guccini: «Da qualche parte un giorno/dove non si saprà/dove non l’aspettate/il Che ritornerà». Chi ha qualche anno in meno deve arrangiarsi con Jovanotti: «Io credo che a questo mondo/esista solo una grande chiesa/che passa da Che Guevara/e arriva fino a Madre Teresa».

In questa melassa che tutto avvolge e che trasforma Guevara in un san Francesco postmoderno (ma presto verranno a dirci che era il poverello di Assisi a fare il Guevara ante litteram), c’è un grande assente: la verità. Per ironia della sorte, è toccato a un altro attore di Hollywood, un anno fa, ricordare al grande pubblico come stanno davvero le cose: «La gente indossa la maglietta con il suo volto come un’opera di pop art. Ma non sanno nemmeno chi fosse. Sembra una rock star. E invece fece uccidere moltissime persone senza processo e senza che avessero la possibilità di difendersi». Andy Garcia, esule cubano, si è permesso di dire quello che la Hollywood liberal e anglosassone non ha nemmeno il coraggio di sussurrare: Che Guevara era un macellaio, un assassino a sangue freddo. La sua non è una provocazione: è quello che dicono da decenni intellettuali latinoamericani come Carlos Alberto Montaner e Alvaro Vargas Llosa. Ci sono i testimoni e ci sono i documenti: di centinaia delle vittime del Che si sa nome, cognome e ora dell’esecuzione. Non bastasse, ci sono gli scritti dello stesso “comandante” che grondano sangue. Ma i suoi fedeli sono così ciechi che il culto sopravvive a ogni evidenza.

Da anni, il progetto Cuba Archive sta facendo il conto delle vittime della rivoluzione cubana, per le quali esista conferma da parte di almeno due fonti indipendenti e alle quali sia possibile attribuire un nome. Alla voce “Vittime di Che Guevara in Cuba” appaiono oltre duecento esecuzioni. Quattordici nemici, o presunti tali, furono eliminati dal comandante, direttamente o su suo ordine, in Sierra Maestra, durante la guerriglia contro gli uomini di Fulgencio Batista, tra il 1957 e il 1958. Dal 1 al 3 gennaio del 1959, appena catturata la cittadina di Santa Clara, mandò a morte altre 23 persone. Ma il grosso del sangue il futuro idolo dei pacifisti lo versò in qualità di comandante della Cabaña, la fortezza dell’Havana adibita a prigione. Tra il 3 gennaio e il 26 novembre del 1959 sono attribuite a Guevara ben 164 esecuzioni. Vista la metodologia dell’indagine, si tratta di numeri necessariamente approssimati per difetto: altre fonti parlano di almeno quattrocento uccisioni solo nel carcere dell’Havana.

Va da sé che il processo riservato a quei disgraziati era un abominio giuridico. Javier Arzuaga, il cappellano basco che a La Cabaña era incaricato di confortare i condannati a morte, ha raccontato quei mesi da incubo ad Alvaro Vargas Llosa: «C’erano circa ottocento prigionieri in uno spazio adeguato a non più di trecento persone: membri dell’esercito e della polizia di Batista, qualche giornalista, alcuni uomini d’affari e commercianti. Il Tribunale Rivoluzionario era composto da guerriglieri, mentre Che Guevara presiedeva la Corte d’Appello. Il Che non annullò mai alcuna sentenza. […] In molti casi implorai il Che di usare clemenza con alcuni prigionieri: rammento in particolare il caso di Ariel Lima, un ragazzino. Il Che non cedette mai alle mie insistenze, così come Fidel». Nessuna pietà. Lo confermano le parole del giurista José Vilasuso, che all’epoca faceva parte del tribunale di La Cabaña: «Le direttive del Che stabilivano che dovessimo agire nel modo più risoluto, vale a dire che [gli accusati] erano tutti assassini e che il modo rivoluzionario di procedere doveva essere implacabile». Un ex comandante delle truppe di Guevara, Jaime Costa Vázquez, ha raccontato che i suoi ordini erano chiarissimi: «Nel dubbio, fucilare». Testimonianze che rendono surreale l’epica del guerriero sensibile che ci vendono ogni giorno le vestali del comunismo cubano, prima tra tutte la figlia del Che, Aleida Guevara, la quale si è spinta a dire che tra gli insegnamenti lasciati da suo padre c’è quello di «sviluppare al massimo la sensibilità fino a sentirsi angosciati quando si assassina un uomo in qualsiasi angolo del mondo».

Basta leggere gli stessi scritti di Guevara per capire quale fosse il suo rapporto con la violenza armata e l’omicidio. Tra i suoi tanti difetti, Guevara aveva infatti un pregio che manca ai suoi apologeti odierni: da bravo uomo d’azione, più avvezzo alla pistola che all’oratoria, spesso amava parlare chiaro, senza troppi giri di parole. Alvaro Vargas Llosa, nel suo libro “Il mito Che Guevara e il futuro della libertà”, appena pubblicato in Italia da Lindau, ha raccolto una piccola antologia di citazioni dai diari e dagli altri scritti del Che. Il quale nel gennaio del 1954, appena arrivato a Cuba, scriveva alla moglie di sentirsi «vivo e assetato di sangue». Tre anni dopo, il «sensibile» guerrigliero uccise il compagno d’armi Eutimio Guerra, sospettato di passare informazioni al nemico: «Ho risolto il problema con una pallottola calibro .32 nella tempia destra. Ora ho io le sue cose», annoterà Guevara. Fece lo stesso con il contadino Aristidio, la cui colpa era quella di aver detto che se ne sarebbe andato quando fossero arrivati i ribelli. È stato calcolato, e lo riporta lo scrittore Humberto Fontova, che Guevara fece uccidere sul posto tra il 70 e l’80 per cento dei contadini che si opponevano alla sua avanzata. Condannò a morte anche un tale Echevarría, fratello di uno dei suoi commilitoni, per colpe non meglio specificate, limitandosi a dire che «doveva pagarla». Se era “angosciato” mentre realizzava queste mattanze, di sicuro riusciva a mascherarlo bene.

Non era per impulso che cedeva all’odio e alla violenza. Guevara teorizzò con lucidità il ricorso a simili strumenti. Nel messaggio che inviò nel 1967 alla Tricontinentale, l’organizzazione rivoluzionaria afro-asiatico-latinoamericana, spiegava così quale dovesse essere il motore degli eserciti rivoluzionari: «L’odio come un elemento del conflitto; un odio implacabile nei confronti del nemico, che spinge l’uomo oltre i suoi limiti naturali e lo trasforma in un’efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere»
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axettone
messaggio 10 Oct 2007 - 18:11
Messaggio #63


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CITAZIONE (Le Big Mac @ 10 Oct 2007 - 17:53) *
Scusa, era una battutaccia, prometto che non ne farò più!!

Solo che quando hai scritto quelle parole mi è venuto in mente che potevano essere associate non solo a Ernesto, ma a un sacco di gente.
Tipo Silvio!

Non era assolutamente nulla di personale, ci mancherebbe... Solo che le hai scritte tu! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)

Ma io non me la sono mica presa! Solo che le mie parole proprio non mi ricordano Silvio!
Amen!
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MJ83®
messaggio 10 Oct 2007 - 19:48
Messaggio #64


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Purtroppo le mie non approfondite conoscenze sull'argomento mi impongono di stare zitto e limitarmi a leggere, però ci tenevo a postare questa bellissima canzone del grande Guccini, in onore al Che.

Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...

Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...

Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...

"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...

Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
"Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "

E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...

"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...

E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...

Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,

da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà
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Senbee Norimaki
messaggio 10 Oct 2007 - 20:13
Messaggio #65


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MJ83®
messaggio 10 Oct 2007 - 20:16
Messaggio #66


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Non l'avevo vista (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif)
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dreamaker
messaggio 10 Oct 2007 - 21:17
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Non e' che il Che lo troviamo dappertutto perche' VENDE?
Come Padre PIO, papa Giovanni Paolo II, il Budda e tanti altre icone famose del nostro tempo.
Di certo il comunismo, non avendo icone divine, ha piu' facilita' a consacrare il Che, Stalin o altri semplici mortali.

Una riflessione che esce dal solito discorso dx/sx.

Bye...
Raffa!
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Bonny
messaggio 10 Oct 2007 - 21:33
Messaggio #68


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è o vvio che è per quello... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/4.gif)
ma perchè vende?
perchè siamo una massa d'ignoranti e superficiali...
è inevitabile idolatrare il Che se la conoscenza dell'uomo è scarsa o inesistente. chi non sente il bisogno di rivoluzione nel proprio animo? pochi credo..
io a modo mio lo ammiro. di sicuro un uomo con due gran testicoli... mi chiedo però se l'essere medico non gli facilitasse l'ammazzare la gente.. vabbè divagazioni. credo comunque che fosse bello matto anche lui a modo suo.
anch'io ho apprezzato molto la distinzione fatta tra uomo ed ideologia, volevo dirlo.
la penso allo stesso modo.. e sinceramente mi sono sempre incazzato, le numerose volte che ho partecipato a cortei per la pace, nel vedervi tutte quelle bandiere e magliette del Che.
In qualsiasi corteo ma NON in uno per la pace.. e checcazzo...
anche a me esaltano le canzoni e le poesie a lui dedicate.. o molte delle citazioni.. ma è ovvio che non sono parole di un pacifista.
vorrei comunque far presente che il Che era sì un'assassino.. ma ha semplicemente risposto al fuoco col fuoco. aprrezzabile o meno che sia il gesto.
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Senbee Norimaki
messaggio 11 Oct 2007 - 07:19
Messaggio #69


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Bonny ti quoto, a parte l'ultima riga: Guevara non rispose solo al fuoco, ma condannò a morte parecchi prigionieri. Anzi, era noto, nel primo periodo, proprio per la sua efferatezza e mancanza di pietà.
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Dani80
messaggio 11 Oct 2007 - 07:27
Messaggio #70


Gago
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E' assurdo che il Che che in vita era anti capitalista e una volta morto venga utilizzata la sua immagine per motivi commerciali senza nessuna remora..è un pò come tradire le sue idee
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Bonny
messaggio 11 Oct 2007 - 20:11
Messaggio #71


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CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 11 Oct 2007 - 08:19) *
Bonny ti quoto, a parte l'ultima riga: Guevara non rispose solo al fuoco, ma condannò a morte parecchi prigionieri. Anzi, era noto, nel primo periodo, proprio per la sua efferatezza e mancanza di pietà.

beh era più o meno quello che intendevo (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/4.gif)
per fuoco non intendo solo le sparatorie. dico che in certi frangenti si è dimostrato uguale alla gente che combatteva.
sì.. credo di essermi espresso un po' male (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/4.gif)

CITAZIONE (Dani80 @ 11 Oct 2007 - 08:27) *
E' assurdo che il Che che in vita era anti capitalista e una volta morto venga utilizzata la sua immagine per motivi commerciali senza nessuna remora..è un pò come tradire le sue idee

pienamente daccordo.. cinica ironia della sorte. ma credo non sia il primo a cui è capitato qualcosa del genere.. le strumentalizzazioni sono una faccenda più che classica (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/4.gif)
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Omicron³
messaggio 12 Oct 2007 - 00:57
Messaggio #72


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CITAZIONE (dreamaker @ 10 Oct 2007 - 22:17) *
Non e' che il Che lo troviamo dappertutto perche' VENDE?

tipo grillo!?

scusa, non ho resistito.

il nodo concerne il PERCHE' venda.
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MannyCalavera
messaggio 12 Oct 2007 - 01:09
Messaggio #73


Barbagian
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Scopriamo insieme chi è stato il mito Guevara, il leader comunista cubano da sempre amato da tutte le generazioni.

Questo documento è tratto dal capitolo " L'America Latina alla prova" pag. 608 dell'opera: "Il Libro Nero del Comunismo"
ã 1998 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Milano

Di buona famiglia, nasce a Buenos Aires nel 1928, Ernesto Guevara De La Serna detto "CHE".

Appassionato di viaggi in motocicletta, gira in lungo e in largo per l'America Latina, conosce luoghi e

realtà diverse. E' affetto da asma cronica, ma ciò non gli impedisce di laurearsi in medicina agli inizi

degli anni '50. In Guatemala viene a conoscenza delle precarie condizioni di fame e miseria delle

popolazioni sottoposte al Regime di Dittatura Comunista di Jacobo Arbenz. A causa dei forti interessi

economici degli Stati Uniti in Guatemala, viene inviato un contingente militare statunitense a

rovesciare il dittatore. Comincia così un odio smisurato da parte del "CHE" verso gli Stati Uniti. In

una notte del 1955, Guevara incontra in Messico un giovane avvocato cubano in esilio che si prepara

a rientrare a Cuba, Fidel Castro. Subito entrano in sintonia, condividendo gli ideali, il culto dei

"guerriglieri" e la volontà di espropriare il dittatore Batista dal territorio cubano. Il CHE sbarcherà a

Cuba insieme a Fidel e altri guerriglieri in esilio. Nel 1956, autonominatosi comandante di una colonna

di partigiani, si fa notare per la sua crudeltà e determinazione. Un ragazzo non ancora ventenne, un

guerrigliero della sua unità, rubò per fame un pezzo di pane ad un compagno. Senza processo o

interrogatorio, Guevara lo fece legare ad un palo e giustiziare mediante fucilazione. Nel 1958 riporta la

prima "vittoria" sui miliziani del regime di Batista a SANTA CLARA. Un treno carico d'armi viene

intercettato e bloccato dalla sua unità armata, facendo prigionieri una cinquantina di soldati; in seguito

a questa operazione, il dittatore Batista fugge sconfitto e Guevara fu nominato "procuratore" (boia)

della prigione della CABANA. La popolazione cubana era in festa, non sapevano che i successori di

Batista avrebbero portato molto più morti e disperazione che la speranza di una vita migliore!

L'ufficio in cui esercita Guevara, diventa teatro di torture e omicidi tra i più efferati. Secondo alcune

stime, sarebbero stati uccisi oltre 20.000 persone, per lo più ex compagni d'armi che si rifiutavano di

obbedire e che si conservavano, al contrario del "CHE", democratici e non violenti. Nel 1960 il

"pacifista" GUEVARA, istituisce un "campo di concentramento" sulla penisola di GUANAHA,

dove trovarono la morte oltre 50.000 persone colpevoli soltanto di non condividere i suoi ideali di

"PACE E FRATELLANZA"!! Ma non sarà il solo campo, altri ne sorgeranno come a Santiago di Las

Vegas dove c'è il campo Arco Iris, nel sud'est dell'isola sorge il campo Nueva Vida, nella zona di

Palos si istituisce il campo Capitolo, quest'ultimo è un campo speciale per bambini sotto i 10 anni! Se

una persona si era resa colpevole di reato a sfondo politico veniva arrestata insieme a tutta la famiglia.

La maggior parte degli internati veniva lasciata con indosso le sole mutande, le celle non erano mai

pulite, si lasciavano a marcire per anni nei propri escrementi in attesa di fucilazione o torture indicibili.

Successivamente gli fu conferito l'incarico di Ministro dell'Industria e presidente del BANCO

NACIONAL, la Banca centrale di Cuba.

Guevara non perde tempo a mettere in pratica il suo"modello sovietico".
Un lusso sfrenato ed abominevole. Alla faccia del proletariato!

Elogia l'odio per le proprietà e per lo

"sporco" denaro ma sceglie di abitare

in una grande e lussuosa casa

colonica in un quartiere residenziale a

l'AVANA. Impone la povertà

forzata alla popolazione mentre lui vive

nel lusso più abominevole in cui si

possa trovare un COMUNISTA.

Pratica sport impensabili per l'economia di Cuba, sia allora che oggi. La vita "comoda" e l'ozio

ammorbidiscono il guerrigliero Guevara; mette su qualche chilo e passa il tempo tra un party e le gare

di tiro a volo, ma non disdegna la caccia grossa e la pesca d'altura.

In omaggio a Lenin, chiama il suo primogenito Vladimir. Nel suo testamento, da buon

allievo della scuola Maoista-Leninista del Terrore, scrive:

"AMO L'ODIO, BISOGNA CREAREL'ODIO E L'INTOLLERANZA TRA GLI UOMINI, PERCHE' QUESTO RENDE GLI UOMINI FREDDI, SELETTIVI E LI TRASFORMA IN UNA PERFETTA MACCHINA PER UCCIDERE".

Queste parole non vengono da Heinrich Himmler, il fondatore e ideatore delle

SS germaniche, bensì dall'uomo che per oltre 30 anni è stato falsamente mitizzato come simbolo di

pace e uguaglianza, di amore per il prossimo e di fratellanza. Guevara si adopera a diffondere

sistematicamente la guerriglia in giro per il mondo, il suo motto: "Creare due, tre, mille Vietnam!"

Nel 1963 è in Algeria dove si unisce a Dèsirè Kabila, un marxista, grande sterminatore di

popolazioni civili. Il suo continuo desiderio di diffusione per la lotta armata, lo porta del 1967 in

Bolivia dove si allea col Partito Comunista Boliviano ma non riceve alcun appoggio da parte della

popolazione locale, nessuno di loro si unisce alla sua unità di guerriglieri.

Isolato e braccato, Ernesto

Guevara De La Serna detto

"CHE", venne catturato dai

miliziani locali boliviani e

giustiziato il 9 ottobre 1967.

Molti lati di questa vicenda non

furono mai chiariti come non si

saprà mai quali

responsabilità ha avuto Fidel

Castro nella morte del "CHE".
La cattura in Bolivia

Dopo la sua morte, Fidel Castro

ricopriva la carica di massima autorità al

governo di Cuba ancora vigente ai giorni

nostri. Di tutto questo orrore sopra

descritto non si è mai saputo niente di

ufficiale fino alla grande fuga del popolo

cubano del 1980.

Milioni di cubani si riversarono nella locale

Ambasciata del Perù chiedendo asilo

politico per la vita durissima imposta loro

dal Regime Dittatoriale Comunista.

Castro concesse a solo 125.000 persone il permesso di lasciare l'isola, permesso dato solo a chi

conveniva a lui... Fu concesso l'asilo politico agli internati dei manicomi criminali, ai peggiori individui,

ai mutilati, ai delinquenti comuni, ai poveri senza fissa dimora, ai barboni, a gente che Castro non

considerava esseri umani, a gente a cui diceva di interessarsi molto! Castro approfittò della situazione

per liberarsi definitivamente di questi rifiuti umani (diceva lui) scaricandoli alla tanto odiata America.

Oggi, tutto questo orrore continua indisturbato, prima con il "CHE" e ora con Fidel.

Le torture, i campi di sterminio, le fughe in massa da CUBA, sono all'ordine del giorno!


FALSI MITI!!!!!!!!!!!!!!!!!

Messaggio modificato da MannyCalavera il 12 Oct 2007 - 01:11
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Senbee Norimaki
messaggio 12 Oct 2007 - 07:53
Messaggio #74


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Che senso ha riportare un articolo che dice le stesse cose scritte da me all'inizio di questo thread, omettendone le parti positive? È faziosità pura, se ne fotte dell'argomento che aveva preso il thread (la differenza tra uomo e mito), non considera gli aspetti positivi (l'avversione di Guevara per Fidel Castro in un secondo momento, per esempio) e riporta tutto a un'atmosfera di flame che si era auspicato di evitare.
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Jolly_roger
messaggio 12 Oct 2007 - 09:46
Messaggio #75


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CITAZIONE (Frabe @ 10 Oct 2007 - 13:01) *
Tutto quello che so su Che Guevara è che aveva un Rolex Submariner prima serie senza spallette di protezione della corona, lo stesso che indossava Sean Connery nei primi film di James Bond. Questo orologio era al suo polso quando venne ucciso ed è tuttora nella cassaforte di Rodriguez. Ha posseduto anche un Rolex Gmt Master (questo non si sa dove sia finito) ed era solito regalare orologi di questo tipo ai suoi compagni più fidati.
Era fieramente anticapitalista ma i Rolex gli piacevano molto (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)

in questa foto col Rolex Gmt Master
(IMG:http://republika.pl/blog_ql_442517/748666/tr/che.jpg)

Frabe king of the hill. (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif)
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jrein
messaggio 12 Oct 2007 - 13:04
Messaggio #76


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CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 12 Oct 2007 - 08:53) *
Che senso ha riportare un articolo che dice le stesse cose scritte da me all'inizio di questo thread, omettendone le parti positive? È faziosità pura, se ne fotte dell'argomento che aveva preso il thread (la differenza tra uomo e mito), non considera gli aspetti positivi e riporta tutto a un'atmosfera di flame che si era auspicato di evitare.


...ma non è quello che fai spesso tu su argomenti informatici? Quando si parla di soggetti cui sei contrario ometti di considerare gli aspetti positivi e riporti sempre solo quelli negativi.

Alla faccia della coerenza.

Messaggio modificato da jrein il 12 Oct 2007 - 13:05
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Senbee Norimaki
messaggio 12 Oct 2007 - 13:40
Messaggio #77


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Perché, Windows ha aspetti positivi? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
E poi cosa c'entra? Dopo il richiamo di un moderatore all'obbiettività in questo thread, visto che è argomento delicato e certamente più importante di una qualsiasi discussione frivola di PC e di cinema, il tuo mi sembra un attacco del tutto personale e immotivato.
E sei solo al sesto messaggio. Un clone? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif) (scherzo, eh!)

Messaggio modificato da Senbee Norimaki il 12 Oct 2007 - 13:41
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