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> Che Guevara, Oggi il 40° anniversario.
Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 13:20
Messaggio #1


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(IMG:http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/0/09/Che01.jpg/200px-Che01.jpg)

Il 9 ottobre di 40 anni fa moriva in Bolivia Ernesto "Che" Guevara. Un mito per alcuni, un violento guerrigliero comunista per altri. Qualsiasi cosa si pensi dell'uomo e soprattutto del simbolo che poi è diventato, credo sia importante sapere qualcosa di più sulla sua vita e sugli eventi storici che la sua controversa figura attraversò, specialmente oggi, giorno in cui, tra denigratori ed esaltatori, se ne celebra il quarantennale.

La sua voce nella Wikipedia italiana mi pare abbastanza ben fatta, e la riporto.
Ho anche riportato i link interni più interessanti per capire il periodo storico, vi consiglio di cliccarli. Consiglio comunque di leggere il link originale, che è più dettagliato e pieno di link interessanti.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Che_Guevara

Che Guevara

Ernesto Rafael Guevara De la Serna più noto come Che Guevara (Rosario, 14 giugno 1928 – La Higuera, 9 ottobre 1967) è stato un rivoluzionario argentino.

Il soprannome di "Che", o per esteso "Che Guevara", gli venne attribuito dai suoi compagni di lotta cubani in Messico, e deriva dal fatto che Guevara, come tutti gli argentini, pronunciava spesso l'allocuzione "che". La parola deriva dalla lingua Mapuche e significa "uomo", "persona", e venne ripresa nello spagnolo parlato in Argentina e Uruguay, per chiamare l'attenzione di un interlocutore, o più in generale, come un'esclamazione simile a "hey". Curiosamente la parola spagnola "che" (che si pronuncia "ce") ha lo stesso significato della parola italiana "ciò", che si usa come intercalare sia in Veneto che in Romagna.

Guevara fu membro del Movimento del 26 di luglio e, dopo il successo della rivoluzione cubana, assunse un ruolo nel nuovo governo, secondo per importanza al solo Fidel Castro. Nella prima metà del 1959 (fra gennaio e giugno), fu il responsabile, il procuratore generale della fortezza militare di La Habana in cui vennero svolti i processi a carico dei militari del regime accusati di crimini di guerra, mentre rivestiva tale ruolo decise la condanna alla pena capitale tramite fucilazione di circa 55 prigionieri. Secondo Orlando Borrego Guevara fece osservare tutte le regole processuali e fu accusato da alcuni di rallentare i processi per "esigere eccesso di elementi probatori". Secondo Tony Saunois vennero condannati coloro che si erano resi responsabili di torture e assassinii durante la dittatura di Batista.

Dopo il 1965, lasciò Cuba per "esportare la rivoluzione", prima nell'ex Congo Belga (ora Repubblica Democratica del Congo), poi in Bolivia. L'8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell'esercito boliviano - assistito da forze speciali statunitensi ossia agenti speciali della CIA - a La Higuera, nella provincia di Vallegrande (dipartimento di Santa Cruz). Il giorno successivo venne ucciso nella scuola del villaggio. Il suo cadavere - dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande - fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel Mausoleo di Santa Clara de Cuba.

Biografia

Infanzia e gioventù

Ernesto Guevara de la Serna nacque a Rosario, in Argentina, da una famiglia di origini spagnole, basche ed irlandesi. I genitori erano Ernesto Guevara Lynch e Celia de la Serna.

Relativamente alla data di nascita si hanno notizie discordi: nella biografia più completa e documentata, quella redatta da Jon Lee Anderson viene citata l'affermazione della madre, la quale asserisce che la data corretta è il 14 maggio. Era primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine). (Ma il padre avrà da un secondo matrimonio col la pittrice argentina Ana Maria Erra altri 3 figli, Ramon, Maria Victoria e Ramiro)

In questa famiglia, benestante e politicamente di sinistra, già da bambino il futuro Che si fece notare per il dinamismo e le simpatie radicali.

Nonostante soffrisse d'asma (male che costringerà i Guevara a trasferirsi a Còrdoba e che lo affliggerà tutta la vita), si dedicò allo sport, specialmente al rugby, con ottimi risultati.

Altra passione giovanile furono gli scacchi, gioco insegnatogli dal padre. Dall'età di 12 anni partecipò a diversi tornei scacchistici locali. Durante l'adolescenza, si appassionò alla poesia, specialmente a quella di Pablo Neruda. Come molti sudamericani della sua estrazione sociale e culturale, nel corso degli anni Guevara scrisse diverse poesie. Era, del resto, un lettore vorace ed eclettico, con interessi che variavano dai classici dell'avventura di Jack London e Jules Verne ai saggi di Sigmund Freud ed ai trattati filosofici di Bertrand Russell. Nella tarda adolescenza si appassionò alla fotografia, passando molte ore a fotografare persone e luoghi. Anni dopo, avrebbe fotografato i siti archeologici visitati nei suoi viaggi. Studiò dal 1941 nel "Colegio Nacional Deán Funes" e, nel 1948, si iscrisse all'Università di Buenos Aires per studiare medicina. Dopo diverse interruzioni, si laureò nel marzo 1953, ma - probabilmente - non concluse il tirocinio necessario per esercitare la professione medica.

Il Sudamerica in motocicletta

Quando era ancora studente, Guevara passò molto tempo a viaggiare in America Latina. Nel 1951 un suo vecchio amico, Alberto Granado, un biochimico, suggerì a Guevara di prendere un anno di pausa dagli studi in medicina per intraprendere il viaggio attraverso il Sudamerica che per anni si erano proposti di fare. Guevara ed il ventinovenne Alberto partirono quindi dalla città di Alta Gracia a cavallo di una motocicletta Norton da 500 cc del 1939. Il mezzo si chiamava La Poderosa II ("La Potente II"). La loro idea era di passare qualche settimana nel lebbrosario di San Pablo, in Peru, sulle rive del Rio delle Amazzoni, a compiere attività di volontariato. Guevara raccontò questo viaggio nel diario "Latinoamericana" (Notas de viaje) da cui, nel 2004, verrà tratto il film "I diari della motocicletta".

Dopo aver visto la povertà di massa e influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell'America Latina. I suoi viaggi gli fornirono anche l'idea di non vedere il Sudamerica come una somma di diverse nazioni, ma come un'unica entità, per la liberazione della quale era necessaria una strategia di respiro continentale. Cominciò ad immaginare la possibilità di una Ibero-America unita e senza confini, legata da una stessa cultura (mestizo), un'idea che assumerà notevole importanza nelle sue ultime attività rivoluzionarie. Ritornato in Argentina, completò gli studi il prima possibile, deciso a continuare i suoi viaggi nell'America del Sud e nell'America centrale.

Il Guatemala

Dopo la laurea alla scuola medica dell'Università di Buenos Aires nel 1953, Guevara ricominciò a viaggiare, visitando Bolivia, Peru, Ecuador, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras e El Salvador. Raggiunse finalmente il Guatemala dove il presidente Jacobo Arbenz Guzmán guidava un governo populista che cercava di portare avanti una rivoluzione sociale attraverso varie riforme, soprattutto fondiarie. Intorno a questo periodo Guevara ricevette il famoso soprannome "Che", dovuto all'uso frequente che faceva del tipico intercalare argentino Che.

Secondo Jon Lee Anderson, il principale contatto di Guevara in Guatemala fu la socialista peruviana Hilda Gadea, che lo introdusse in ambienti vicini al governo Arbenz. Hilda faceva parte dell'American Popular Revolutionary Alliance (APRA), un movimento politico guidato da Víctor Raúl Haya de la Torre.

Guevara prese anche contatto con diversi esuli cubani, legati a Fidel Castro, tra cui Antonio "Ñico" López, che aveva preso parte all'attacco della caserma "Carlos Manuel de Céspedes" a Bayamo, nella provincia cubana di Oriente, e che sarebbe morto al ponte Ojo del Toro poco dopo lo sbarco a Cuba della Granma. Guevara si unì a questi "moncadistas" nella vendita di oggetti religiosi connessi al culto del Cristo nero ed aiutò anche due medici venezuelani specialisti della malaria, Vega e Peñalver.

La sua situazione economica era precaria e fu costretto a dare in pegno alcuni gioielli di Hilda. Il 15 maggio 1954, sulla nave svedese Alfhem, arrivò un carico d'armi di alta qualità per la fanteria e per l'artiglieria leggera di marca Skoda, inviato dalla Cecoslovacchia comunista al governo Arbenz.

Il carico fu stimato in 2000 tonnellate dalla CIA e, abbastanza stranamente, in appena due tonnellate da Jon Lee Anderson (si pensa però che la stima di Anderson sia il risultato di un errore di stampa).

Guevara si era recato per breve tempo nel Salvador per procurarsi un nuovo visto ed in seguito era ritornato in Guatemala. Nel frattempo, aveva avuto inizio il colpo di stato di Carlos Castillo Armas, messo in atto con l'appoggio della CIA. Le forze contrarie ad Arbenz non furono in grado di arrestare il trasporto delle armi ceche su ferrovia. In seguito però, riorganizzate e dotate di supporto aereo, iniziarono a guadagnare terreno. Guevara entrò in una milizia armata organizzata dai giovani comunisti, ma ben presto ritornò ai suoi impegni medici. A seguito del colpo di stato, Guevara si era presentato volontario, ma Arbenz consigliò ai sostenitori dotati di cittadinanza estera di abbandonare il paese. Dopo che Hilda fu arrestata, Guevara per breve tempo si rifugiò nel consolato argentino e poi si trasferì in Messico.

Il colpo di stato contro Arbenz, appoggiato dalla CIA, consolidò l'opinione di Guevara che gli Stati Uniti fossero una potenza imperialista, che si sarebbe sempre opposta ai governi intenzionati a ridurre le disparità economiche, endemiche in America Latina e negli altri paesi in via di sviluppo. Questo rafforzò ulteriormente la sua convinzione secondo cui solo il socialismo, raggiunto attraverso la lotta armata e difeso dal popolo in armi, avrebbe risolto i problemi dei paesi poveri.

La Rivoluzione cubana

Poco dopo l'arrivo in Messico, rinnovò la sua amicizia con Ñico López e con gli altri esuli cubani che aveva incontrato in Guatemala. López lo mise in contatto con Raúl Castro. Dopo essere stato rilasciato, Fidel Castro arrivò a Città del Messico e Raúl gli presentò Guevara. Dopo una fervida conversazione durata tutta la notte, Guevara si convinse che Castro era il capo rivoluzionario che stava cercando ed aderì al Movimento del 26 di luglio che aveva in programma di abbattere il dittatore cubano Fulgencio Batista. Anche se i piani erano nel senso che sarebbe stato solo il medico del gruppo, Guevara partecipò all'addestramento militare insieme agli altri membri del movimento e, alla fine del corso, fu segnalato dall'istruttore, il colonnello Alberto Bayo, come il migliore degli allievi. Nel frattempo, anche Hilda Gadea era arrivata dal Guatemala e riprese la sua relazione con Guevara. Nell'estate del 1955 lo informò che era incinta e lui le propose di convolare a nozze. Il matrimonio ebbe luogo il 18 agosto 1955 e la loro figlia, che chiamarono Hilda Beatríz, venne alla luce il 15 febbraio 1956.

Quando, il 25 novembre 1956, la nave Granma partì da Tuxpan, in Messico (provincia di Veracruz) alla volta di Cuba, Guevara era l'unico non cubano a bordo. Il 2 dicembre avvenne lo sbarco a La Playa de las Coloradas, una zona paludosa vicino a Niquero (Cuba sudorientale). Poco dopo furono attaccati dai militari di Batista e la metà di loro cadde in combattimento o fu uccisa dopo la cattura. I sopravvissuti, circa una ventina, si riorganizzarono e fuggirono sulle montagne della Sierra Maestra, per condurre la guerriglia contro il regime.

Guevara divenne un leader tra i ribelli, un Comandante (maggiore), rispettato dai compagni per il suo coraggio e temuto per la sua spietatezza e per i suoi scatti d'ira che una volta lo indussero, secondo un famoso aneddoto, ad accoltellare il mulo che lo trasportava. Fu responsabile dell'uccisione di diversi disertori, informatori o spie .

Delle sue prime esperienze di guerriglia riporta un'impressione molto forte, scoprendosi capace di freddezza e di una capacità di analisi spietata, soprattutto durante le azioni militari: "L'odio come un elemento di lotta; odio incrollabile per il nemico che spinge un essere umano oltre le sue naturali limitazioni rendendolo una macchina mortale ed efficace, violenta, selettiva, ed a sangue freddo".

Negli ultimi giorni del dicembre 1958, diresse l'attacco condotto dalla sua "squadra suicida" (un reparto che svolse le missioni più rischiose dell'esercito rivoluzionario) su Santa Clara. Fu una delle battaglie decisive della rivoluzione, anche se la serie di sanguinose imboscate, prima durante la ofensiva sulla Sierra Maestra poi sulla Guisa e l'intera campagna delle pianure di Cauto probabilmente ebbero una maggiore importanza militare. Dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali, come il generale Cantillo che aveva incontrato Castro allo zuccherificio abbandonato "Central America", stavano stipulando una pace separata con Castro, Batista, il 1 gennaio 1959, fuggì nella Repubblica Dominicana.

Nel governo cubano

Il 7 febbraio 1959, il nuovo governo nominò Guevara "Cittadino cubano per diritto di nascita". Poco dopo, Guevara iniziò le procedure di divorzio, per porre una fine anche formale al suo matrimonio con Hilda Gadea, da cui si era separato, nei fatti, già prima di partire dal Messico con la Granma. Il 2 giugno 1959, sposò Aleida March, una cubana che faceva parte del Movimento del 26 di luglio, con cui viveva dalla fine del 1958.

Fu nominato comandante della prigione de La Cabaña e, per i sei mesi in cui rivestì l'incarico (dal 2 gennaio al 12 giugno 1959), sovrintese ai processi e alle esecuzioni di molte persone, compresi ex ufficiali del regime di Batista, membri del BRAC (Buró de Represión de Actividades Comunistas, "Ufficio repressione attività comuniste", una polizia segreta), accusati di crimini di guerra e dissidenti politici. In seguito, Guevara divenne dirigente dell'Istituto Nazionale per la Riforma agraria e poi presidente della Banca Nazionale di Cuba (in un certo senso, uno scherzo del destino, poiché aveva spesso condannato il denaro. Espresse il suo disagio firmando le banconote col soprannome "Che").

In questo periodo, riemerse la sua passione per gli scacchi e prese parte a molti tornei nazionali ed internazionali che si tenevano a Cuba. Desiderava molto incoraggiare i giovani cubani ad accostarsi agli scacchi e organizzò molte attività per stimolare il loro interesse verso il gioco.

Già dal 1959, Guevara aiutò ad organizzare tentativi rivoluzionari, a Panama e poi nella Repubblica Dominicana. In questi tentativi morì Ramón López (Nené), aiutante del Comandante Camilo Cienfuegos. Alcuni definiscono queste operazioni come una purga dei fedeli di "Camilo".

Nel 1960 Guevara prese parte ai soccorsi alle vittime in seguito all'esplosione della nave La Coubre. Mentre l'operazione di salvataggio era in corso, avvenne una seconda esplosione. I morti furono oltre cento. Fu in questa occasione che Alberto Korda scattò la sua fotografia più famosa. Non è chiaro se la nave fu sabotata o se esplose per un incidente. Coloro che favoriscono la teoria del sabotaggio tendono ad attribuirlo alla Central Intelligence Agency e spesso attribuiscono la colpa a William Alexander Morgan un rivale di Guevara nelle forze anti-Batista delle province centrali, che più tardi sarebbe entrato nella CIA. Alcuni esuli cubani portano avanti la teoria secondo cui l'attentato sarebbe stato compiuto da alcuni filosovietici, nemici di Guevara.

Dopo gli insuccessi come direttore dell'Istituto Nazionale per la Riforma Agraria e della Banca Nazionale di Cuba, Guevara venne nominato ministro dell'industria. In questa posizione, diede il suo contributo a modellare il socialismo cubano, diventando una delle figure politiche più importanti dell'isola. Nel suo libro Sulla guerriglia, Guevara sostenne il modello cubano di rivoluzione, iniziato da un piccolo gruppo di guerriglieri (foco), senza la necessità di ricorrere a grandi organizzazioni che sostenessero l'insurrezione armata (dottrina del focolaio). Questa strategia più tardi sarebbe fallita in Bolivia. Nel saggio El socialismo y el hombre en Cuba (1965) sostenne la necessità di creare un "uomo nuovo" (hombre nuevo) assieme allo stato socialista.

Durante l'invasione della Baia dei Porci (1961), Guevara non partecipò ai principali combattimenti, essendo stato assegnato da Castro ad un comando nella provincia più occidentale di Cuba, Pinar del Rio, dove respinse un tentativo d'invasione (era un'operazione diversiva, escogitata per stornare l'attenzione dei cubani dal luogo del vero sbarco). Durante lo svolgimento di questo incarico, patì una ferita al volto, che affermò essere stata causata dallo sparo accidentale della sua pistola.

Guevara giocò un ruolo importante nello schieramento a Cuba dei missili balistici sovietici, armati con testate nucleari, causa della crisi dell'ottobre 1962.

L'allontanamento da Cuba

Nel dicembre 1964 Guevara andò a New York in qualità di capo della delegazione cubana e tenne un discorso all'assemblea generale dell'ONU. In quell'occasione, apparve nel programma domenicale d'informazione Face the Nation sulla CBS ed incontrò diverse personalità ed esponenti di gruppi politici. Tra loro, il senatore statunitense Eugene McCarthy, componenti del gruppo guidato da Malcolm X e dalla radicale canadese Michelle Duclos. Il 17 dicembre volò a Parigi, dando inizio ad un viaggio di tre mesi, in cui visitò la Repubblica Popolare Cinese, l'Egitto, l'Algeria, il Ghana, la Guinea, il Mali, il Dahomey, il Congo-Brazzaville e la Tanzania, con soste in Irlanda, a Parigi e a Praga. Ad Algeri, il 24 febbraio 1965, fece l'ultima apparizione pubblica sul palcoscenico internazionale, intervenendo al "Secondo seminario economico sulla solidarietà afro - asiatica". Nel suo discorso dichiarò: "In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanto accade in ogni parte del mondo. Una vittoria di qualsiasi nazione contro l'imperialismo è una nostra vittoria, come una sconfitta di qualsiasi nazione è una nostra sconfitta" . Sorprese quindi il suo uditorio proclamando "I paesi socialisti hanno il dovere morale di liquidare la loro tacita complicità con i paesi sfruttatori del mondo occidentale". Delineò anche una serie di misure che, secondo lui, i paesi del blocco comunista avrebbero dovuto prendere per raggiungere questo scopo. Ritornò a Cuba il 14 marzo, ricevuto solennemente all'aeroporto di L'Avana da Fidel e Raúl Castro, Osvaldo Dorticós e Carlos Rafael Rodríguez. Due settimane dopo, Guevara si ritirò dalla vita pubblica e scomparve. Dove fosse restò il grande mistero cubano per tutto il 1965, anche se era sempre genericamente considerato il "numero due" del regime dopo Castro. La sua latitanza fu variamente attribuita al relativo insuccesso del piano d'industrializzazione che aveva portato avanti da ministro dell'industria, alle pressioni esercitate su Castro dai Sovietici, allarmati dalle tendenze filo cinesi di Guevara, in un momento in cui la frattura tra Mosca e Pechino si approfondiva, oppure a gravi divergenze tra Guevara ed il resto della dirigenza cubana sullo sviluppo economico dell'isola e sulla sua linea politica. È anche possibile che Castro fosse stato reso diffidente dalla popolarità di Guevara, che poteva farlo diventare una minaccia. I critici di Fidel affermano che le sue spiegazioni sulla scomparsa di Guevara sono sempre sembrate sospette e molti trovano sorprendente che Guevara non dichiarò mai le sue intenzioni in pubblico, ma solo con una lettera priva di data a Castro.

L'orientamento filo cinese di Guevara era sempre più problematico per Cuba, mano a mano che l'economia del paese diventava sempre più dipendente dall'Unione Sovietica. Dai primi giorni della rivoluzione cubana, Guevara era stato considerato un sostenitore della strategia maoista nell'America Latina. Il suo piano per una rapida industrializzazione di Cuba per molti era comparabile alla campagna cinese del grande balzo in avanti. Secondo diversi osservatori occidentali della situazione cubana, l'opposizione di Guevara alle raccomandazioni ed alle condizioni sovietiche, che Castro aveva dovuto accettare, potrebbe essere la ragione del suo allontanamento dalla vita pubblica. D'altronde, sia Guevara che Castro sostenevano l'idea di un fronte unico tra Unione Sovietica e Cina, tentando anche, senza successo, di riconciliare le due maggiori potenze comuniste.

Durante la crisi dell'ottobre 1962, Guevara percepì come un tradimento sovietico la decisione - presa da Nikita Khruščёv senza consultare Castro - di ritirare i missili da Cuba. Divenne quindi più scettico nei confronti dell'URSS. Come emerso dal suo ultimo discorso ad Algeri, aveva iniziato a vedere l'emisfero settentrionale, guidato ad ovest dagli Stati Uniti e ad est dall'Unione Sovietica, come unica entità sfruttatrice dell'emisfero meridionale.

Di fronte alle più diverse ipotesi sul destino del rivoluzionario argentino, Castro, il 16 giugno 1965, disse che l'opinione pubblica sarebbe stata informata su Guevara quando lo stesso Guevara avesse ritenuto opportuno farlo. Intanto le voci si diffondevano sia a Cuba che all'estero. Il 3 ottobre di quello stesso anno, Castro rese pubblica una lettera priva di data presumibilmente scrittagli da Guevara diversi mesi prima, in cui questi riaffermava la sua solidarietà con Cuba, ma dichiarava anche la sua intenzione di abbandonare l'isola e di andare a combattere altrove per la Rivoluzione. Spiegava che "Altri paesi nel mondo necessitano dei miei modesti sforzi". Nella stessa lettera Guevara annunciava di dimettersi da tutte le cariche che occupava, nel governo, nel partito e nelle forze armate. Rinunciò anche alla cittadinanza di Cuba, che gli era stata concessa nel 1959 per i suoi meriti nella rivoluzione.

Durante un'intervista con quattro giornalisti stranieri il 1 novembre, Castro disse di essere al corrente dove fosse Guevara e aggiunse, riguardo le voci su una possibile morte del vecchio compagno d'armi, che questi, al contrario, godeva di ottima salute. Dove fosse Guevara restò, comunque, un mistero per i successivi due anni, durante i quali i suoi movimenti rimasero segreti.

In Congo

Durante un incontro, durato tutta la notte tra il 14 ed il 15 marzo 1965, Guevara e Castro si trovarono d'accordo sul fatto che il Che avrebbe guidato personalmente la prima azione militare cubana in Africa. Alcune fonti, di solito affidabili, affermano che Guevara convinse Castro di affidargli questa impresa, mentre altre fonti, di uguale affidabilità, sostengono che fu Castro a convincere Guevara ad intraprendere la missione, argomentando che le condizioni sociali dei diversi paesi latino americani presi in considerazione come possibili "fuochi" di guerriglia non erano ancora ottimali. Lo stesso Castro ha affermato la verità di questa seconda situazione.

L'operazione cubana nell'ex Congo Belga (più tardi Zaire e attualmente Repubblica Democratica del Congo) era finalizzata al sostegno del movimento marxista dei Simba, favorevole a Patrice Lumumba.

Durante la missione africana, per un certo periodo Guevara fu assistito dal capo guerrigliero Laurent-Désiré Kabila, che aiutava i sostenitori di Lumumba a condurre una rivolta, soppressa dall'esercito congolese nel novembre di quello stesso 1965. Guevara considerò Kabila insignificante, scrivendo di lui "Niente mi fa credere che sia l'uomo adatto al momento".

Guevara aveva 37 anni ed era privo di un'istruzione militare formale. La sua asma gli aveva infatti evitato il servizio militare in Argentina, un fatto di cui fu felice, date le sue opinioni politiche di opposizione al governo. Aveva comunque al suo attivo le esperienze della rivoluzione cubana, in particolare la vittoriosa marcia su Santa Clara, che fu basilare nella vittoria finale delle forze castriste.

Mercenari sudafricani e britannici come Mike Hoare ed esuli cubani lavorarono con l'esercito congolese per ostacolare i piani di Guevara. Furono in grado di monitorare le comunicazioni dei reparti agli ordini del rivoluzionario argentino, di tendere imboscate ai guerriglieri ed alle truppe cubane ogni volta in cui tentarono un attacco, di interrompere le linee di rifornimento di Guevara. Il proposito di Guevara era quello di esportare la rivoluzione cubana indottrinando i Simba all'ideologia comunista ed insegnando loro le strategie della guerriglia. L'incompetenza, il settarismo e le lotte intestine delle varie fazioni congolesi furono indicate da Guevara come le principali ragioni del fallimento della rivolta.

Dopo sette mesi, malato, sofferente per l'asma e frustrato dalle avversità, Guevara abbandonò il Congo con i cubani sopravvissuti (sei membri della sua colonna erano morti). Ad un certo punto, Guevara fu tentato di rimandare a Cuba soltanto i feriti, rimanendo a combattere da solo in Congo fino alla fine, per offrire un esempio ai rivoluzionari. I suoi compagni d'armi e due emissari di Fidel Castro lo convinsero però a lasciare il campo di battaglia.

Dal momento che Fidel Castro aveva reso di dominio pubblico una lettera che Guevara gli aveva inviato, in cui il rivoluzionario argentino scriveva della sua intenzione a recidere ogni legame con Cuba per dedicersi interamente alla rivoluzione in altre parti del mondo, il Che non se la sentì moralmente di tornare sull'isola e passò i successivi sei mesi vivendo clandestinamente a Dar-es-Salaam, Praga e nella Repubblica Democratica Tedesca. Durante questo periodo, scrisse le sue memorie sull'esperienza in Congo e iniziò ad elaborare altri due libri, uno di filosofia (Apuntes Filosóficos) e uno di economia (Notas Económicas).
In tutti questi mesi, Castro seguitò a spingerlo affinché tornasse a Cuba, ma Guevara accettò solamente quando intese che sarebbe rimasto sull'isola per i pochi mesi necessari a preparare una nuova impresa rivoluzionaria in America Latina e che la sua presenza sarebbe rimasta strettamente riservata.

In Bolivia

La guerriglia

Le ipotesi su dove Guevara potesse essere seguitarono ad inseguirsi per tutto il 1966 e i primi mesi del 1967. Rappresentanti del movimento indipendentista mozambicano FRELIMO raccontarono di incontri con lui alla fine del 1966 o all'inizio del 1967 a Dar es Salaam, dopo di cui rifiutarono la sua offerta di aiuto al loro progetto rivoluzionario. In un discorso tenutosi durante la manifestazione del Primo maggio 1967 a l'Avana, il ministro delle forze armate facente funzione, maggiore Juan Almeida, annunciò che Guevara stava "servendo la rivoluzione da qualche parte nell'America Latina". Le notizie, sempre più consistenti, secondo cui stava conducendo la guerriglia in Bolivia vennero infine considerate degne di fede.

Su richiesta di Fidel Castro, un pezzo di terreno in una zona remota era stato comprato dai comunisti boliviani perché Guevara lo utilizzasse come base e campo d'addestramento. Probabilmente, per Guevara ed i cubani che lo accompagnavano, la scelta di non iniziare a combattere subito, ma di addestrarsi in questo campo nella regione di Ñancahuazú comportò maggiori rischi. Poco fu fatto per gettare le basi di un esercito guerrigliero. La presunta ex operativa della Stasi (qualità negata dalle autorità della DDR, oggi dopo il crollo della DDR non vi sono informazioni che possano far presumere la sua appartenenza alla Stasi) Haydèe Tamara Bunke Bider, più nota con il nome di battaglia di Tania, che si era installata a La Paz come principale agente di Guevara, vennero diffuse voci su una sua collaborazione col KGB e si è spesso ritenuto che abbia servito inconsapevolmente interessi sovietici, portando le autorità boliviane sulle tracce dei guerriglieri. Tania cadde in Bolivia qualche tempo prima di Guevara. Il diario, trovato addosso al suo cadavere, avrebbe aiutato i boliviani a individuare i movimenti dei cubani.

Le numerose foto di Guevara e degli altri membri del gruppo, lasciate nel campo base dopo che questo fu abbandonato a seguito dei primi scontri con l'esercito boliviano nel marzo 1967, fornirono al presidente René Barrientos Ortuño la prova della presenza del rivoluzionario argentino nel paese. Si dice che, dopo averle viste, Barrientos espresse il desiderio di vedere la testa di Guevara piantata su una picca e mostrata nel centro di La Paz. Ordinò quindi all'esercito di dare la caccia al gruppo cubano.

Il reparto di Guevara, composto da circa 50 combattenti e denominato ELN (Ejército de Liberación Nacional de Bolivia), era ben equipaggiato e inizialmente conseguì un certo numero di successi contro le forze boliviane, sul terreno difficile e montuoso della regione di Camiri. In settembre, tuttavia, l'esercito riuscì ad eliminare due gruppi guerriglieri, uccidendo uno dei capi.

Nonostante la natura violenta del conflitto, Guevara fornì cure mediche a tutti i militari boliviani che i guerriglieri presero prigionieri e, di seguito, li rilasciò. Anche dopo l'ultima battaglia di Quebrada del Yuro, in cui fu ferito e catturato, quando fu condotto in un centro di detenzione provvisoria e vide che lì si trovavano diversi militari boliviani rimasti feriti nel combattimento, si offrì di fornirgli assistenza medica (offerta rifiutata dall'ufficiale boliviano in comando)

Il piano di Guevara per fomentare la rivoluzione in Bolivia si basava su alcune concezioni sbagliate:

* Si aspettava di dover affrontare solo il governo militare locale ed il suo esercito, male armato e poco equipaggiato. Al contrario, appena il governo statunitense ebbe confermata la sua presenza in Bolivia, inviò personale della CIA e di altre agenzie per aiutare ad organizzare la contro guerriglia. L'esercito boliviano venne addestrato da consiglieri appartenenti alle forze speciali dell'US Army, incluso un nuovo battaglione dei Rangers esperto in combattimento nella giungla. I reparti speciali statunitensi probabilmente presero parte anche a certi combattimenti.
* Si aspettava di ricevere assistenza e cooperazione dai locali oppositori al governo. Queste aspettative vennero frustrate ed il Partito comunista boliviano, filosovietico e non filocubano, non lo aiutò affatto, anche se alcuni membri, come Rodolfo Saldana, Serapio Aquino Tudela e Antonio Jimenez Tardiolo lo fecero a titolo personale o si arruolarono nei suoi reparti, contro la volontà dei vertici di partito.
* Si aspettava di rimanere in contatto radio con l'Avana. Al contrario, le due trasmittenti ad onde corte che gli erano state fornite erano difettose, impedendo le comunicazioni con Cuba. Dopo qualche mese, il registratore a nastro che utilizzavano per registrare e decodificare i messaggi radio provenienti da Cuba fu perso durante l'attraversamento di un fiume.

Oltretutto, la sua inclinazione al confronto più che al compromesso contribuì probabilmente alla sua incapacità di sviluppare un buon rapporto di lavoro con i dirigenti boliviani, come era avvenuto anche in Congo. Questo tratto del suo carattere era emerso anche nel corso della guerriglia a Cuba, ma era stata tenuta sotto controllo dalla guida di Fidel Castro.

In realtà l'ipotesi che il Che stesse preparando la rivoluzione in Bolivia sembra non essere corretta. È più probabile, come confermano anche le ricerche del giornalista boliviano José Luis Alcázar, che stesse preparando una scuola d'addestramento per guerriglieri, per portare in un secondo tempo queste forze a sud ed entrare nel suo Paese d'origine, l'Argentina.

Cattura ed esecuzione

Già da più di un mese, dal 31 agosto, l'avanguardia di Guevara era rimasta sola dopo l'annientamento da parte dell'esercito della retroguardia comandata da Joaquin, a Puerto Mauricio, sul rio Grande. L'imboscata contò con la delazione di un contadino Honorato Rojas che, sotto minaccia dell'esercito (la moglie si lamentò per le percosse inferte al marito), informò su luogo del possibile attraversamento del fiume da parte dei guerriglieri.

Guevara, durante i primi giorni di ottobre, ormai con poche informazioni, senza viveri e con scarse vie di scampo, si rifugia in un canalone (quebrada) dove è circondato da forze militari preponderanti. Qui Guevara è catturato dall'esercito boliviano, assieme ad altri guerriglieri, l'8 ottobre del 1967 nella quebrada del Yuro, a pochi km dal villaggio de La Higuera. Si arrese dopo essere stato ferito alle gambe e dopo che il suo fucile fu distrutto da un proiettile. Barrientos, appena informato della cattura, diede l'ordine di assassinarlo, ma diffuse un comunicato in cui affermava che Che Guevara era morto in combattimento. Guevara fu recluso nella piccola scuola del paese, dove passò la notte. Fu ucciso nel primo pomeriggio successivo. L'uccisore fu Mario Terán, un sergente dell'esercito scelto a sorte tra alcuni volontari. Su quanto accadde dopo, esistono diverse versioni. Qualcuno dice che Terán era troppo nervoso, al punto di uscire dal locale e dover essere ricondotto dentro a forza. Per altri, non volle guardare Guevara in faccia, così da sparargli alla gola, ferita che sarebbe stata fatale. Per altri ancora, il sergente avrebbe avuto bisogno di ubriacarsi, al fine di portare a termine il compito. La versione più accreditata racconta che Guevara ricevette diversi spari alle gambe, sia per evitare di deturpargli il volto ed ostacolare l'identificazione, sia per simulare ferite in combattimento, così da nascondere l'esecuzione sommaria del prigioniero. Come colpo di grazia, gli spararono al petto: ferita che gli riempì i polmoni di sangue. Guevara pronunciò diverse parole famose prima della morte. Si è detto che avrebbe accolto così il suo uccisore: "So che sei qui per uccidermi. Spara dunque, codardo, stai solo uccidendo un uomo". Il suo corpo fu legato ai pattini di un elicottero e portato a Vallegrande, dove venne adagiato su un piano di lavaggio dell'ospedale e mostrato alla stampa. Le fotografie prese allora fecero nascere leggende come quelle di San Ernesto de La Higuera e El Cristo de Vallegrande. Dopo che un medico militare ebbe amputato le mani al cadavere, l'esercito boliviano fece sparire il corpo, rifiutandosi di rivelare se i resti fossero stati sepolti o cremati.

La caccia a Guevara in Bolivia fu guidata da Félix Rodríguez, un agente della CIA che era stato infiltrato a Cuba per prendere contatto con i ribelli dei Monti Escambray e con ambienti anti castristi di l'Avana prima dell'invasione alla Baia dei Porci e che era stato con successo fatto uscire dall'isola dopo il fallimento dello sbarco. Rodríguez riferì la notizia della cattura al quartier generale della CIA a Langley, in Virginia, servendosi di diverse stazioni dell'Agenzia situate in Sud America. Dopo l'esecuzione, Rodríguez prese per sé oggetti personali di Guevara, tra cui il suo Rolex. Negli anni seguenti, avrebbe spesso mostrato con orgoglio ai giornalisti questi cimeli.

Un altro fatto, di minore rilevanza, collegato alla cattura ed alla morte di Guevara fu l'arresto di Régis Debray. Nell'aprile 1967 le forze governative boliviane catturarono Debray, un giovane francese, professore di filosofia all'Università dell'Avana, che aveva studiato all'Ecole Normale Supérieure con il filosofo marxista Louis Althusser, accusandolo di collaborare alla guerriglia. Debray dichiarò con forza di lavorare solo come giornalista e rivelò che Guevara, scomparso da tempo, stava guidando la guerriglia. Il processo a Debray (che divenne un caso internazionale) era appena iniziato quando le autorità boliviane, l'11 ottobre, riportarono (falsamente) che Guevara era stato ucciso nello scontro con le forze governative dei giorni precedenti.

Il 15 ottobre Castro riconobbe pubblicamente la morte di Guevara e proclamò tre giorni di lutto nazionale. La morte del Che fu vista come un grave fallimento per i movimenti rivoluzionari d'impronta socialista operanti nell'America latina e nel resto del terzo mondo.

Nel 1997 i resti del cadavere di Guevara furono esumati vicino alla pista di volo a Vallegrande e riportati a Cuba. Il 17 ottobre 1997, i suoi resti, assieme a quelli di sei altri combattenti cubani morti durante la campagna in Bolivia, furono tumulati con tutti gli onori militari in un mausoleo costruito appositamente nella città di Santa Clara, dove trentanove anni prima aveva vinto quella che era stata ritenuta la battaglia decisiva della rivoluzione cubana.

Il monumento è corredato da una grande statua con la scritta "Hasta la victoria siempre" e da una lapide recante la parte iniziale del testo del famoso ordine di servizio firmato da Fidel Castro il 21 agosto 1958, con cui venivano comunicate le istruzioni operative per la colonna numero 8, comandata da Guevara: "Se asigna al comandante Ernesto Guevara la misión de conducir desde la Sierra Maestra hasta la provincias de Las Villas una Columna rebelde y operar en dicho teritorio de acuerdo con el plan estratégico del Ejército rebelde".

Sulla guerriglia

Il libro del Che "Sulla Guerriglia" venne considerato per un certo tempo come un testo definitivo nella strategia per combattere guerre irregolari. Secondo molti, invece, la sua uccisione in Bolivia testimonia come, in materia, non esistano strategie risolutive. Più nello specifico, Guevara credeva che un piccolo gruppo (foco) di guerriglieri, attaccando violentemente il governo, avrebbe potuto stimolare fra la popolazione sentimenti rivoluzionari, grazie ai quali non sarebbe stato necessario costituire dei movimenti molto forti e portare avanti la lotta rivoluzionaria con fasi regolari prima di lanciare l'insurrezione armata finale.

Che Guevara era convinto che il consenso popolare fosse indispensabile per la rivoluzione, e che senza di esso non fosse possibile portare avanti alcun movimento rivoluzionario. In realtà, specialmente in Bolivia, l'idealismo del Che si scontrò con una realtà più complessa di quella che poteva sembrare in un primo momento. I contadini spesso guardavano con diffidenza gli stranieri che dicevano di combattere per loro, e il gruppo di Guevara rimase progressivamente sempre più isolato.

Sulle cause dell'insuccesso boliviano pesò anche il contesto internazionale: i partiti comunisti boliviani non collaborarono alla progettata insurrezione, e in quella fase delicata della guerra fredda ogni tentativo di riproporre la "rivoluzione mondiale" non era ben visto nei maggiori paesi del blocco socialista.

Poeta e saggista. Il Guevara "sconosciuto"

Sia pure forse meno conosciuto, esiste anche un Guevara autore di poesie, saggi letterari e storici. Questi ultimi in particolare non mancano di acutezza, e si accompagnano ad importanti osservazioni politiche, come è possibile per esempio riscontrare nell'articolato commento che scrisse sul libro di Pablo Neruda "Canto Generale". Infatti, al contrario di molti militari e uomini d'armi, il Che era estremamente colto. Tuttavia egli era più un uomo d'azione che un poeta e un filosofo. Riguardo alla sua passione per la letteratura e la poesia, è stato ritrovato un suo quaderno di raccolte di citazioni e pubblicato con il titolo Prima di morire - Appunti e note di lettura

Icona rivoluzionaria

Alla fine degli anni '60 Guevara diventa un'icona mondiale per quella parte di gioventù che si riconosce nei suoi ideali rivoluzionari. Tutt'ora Ernesto Guevara, el Che (emblema, per alcuni, della lotta per la libertà e la dignità dei popoli del Terzo Mondo), appare come la figura dell'eroe ideale, una sorta di eroe sofocleo, incapace di compromessi a costo della sua stessa vita. Anche a prescindere dalle sue convinzioni politiche, la sua immagine di eterno ribelle, di sognatore poco incline alla mediazione con un mondo pieno di ingiustizie, ha conquistato generazioni di giovani in tutto il mondo.

La storica fotografia del Che scattata il 6 marzo 1960 dal fotografo Alberto Korda (vedi) e da questi regalata all'editore italiano Giangiacomo Feltrinelli è diventata una delle immagini più famose del secolo addirittura è stata additata come la più riprodotta in assoluto della storia della fotografia. Meno nota è la circostanza dello scatto: i funerali di 75 cubani morti durante un'attentanto terrorista finanziato ed appoggiato dagli anticastristi e dalla CIA (presidenza Eisenhower). Successivamente l'Operazione Mongoose, voluta dall'amministrazione Kennedy, portò alla realizzazione in 14 mesi di 5.780 azioni terroristiche e 716 sabotaggi ad infrastrutture economiche cubane.

Guevara è stato interpretato al cinema da Francisco Rabal (1968), Omar Sharif (1969), Antonio Banderas (1996), Alfredo Vasco (1999), Gael García Bernal (2002) e (2003) e Eduardo Noriega (2005).

Curiosità

* Durante la guerriglia a Cuba era solito scambiare pesanti scherzi con l'amico Camilo Cienfuegos, il quale arrivò a offrire della carne di gatto al Che che, inconsapevole, la mangiò.
* Il Che ha sempre amato esercitarsi come dentista tra le file della guerriglia. Fece uno dei primi esperimenti (usando tenaglie e altri attrezzi "poco consoni", compresa un'anestesia "vocale": composta da imprecazioni e urla) su un giovane combattente di appena 16 anni: Joel Iglesias, che per tutta la vita ebbe il terrore dei dentisti. I compagni del Che erano soliti ricordare che il loro comandante era "un combattente perfetto, ma come medico era un assassino".

Opere di Che Guevara:

* Prima di morire - Appunti e note di lettura
* Diario della rivoluzione cubana (Pasajes de la guerra revolucionaria), Newton & Compton (ISBN 8882897532)
* Latinoamericana (Notas de viaje), Feltrinelli (ISBN 8807812592)
* La guerra di guerriglia (La guerra de guerrillas), Baldini&Castoldi (ISBN 8884903475)
* Politica e sviluppo (Politica y desarrollo), Baldini&Castoldi (ISBN 8884905095)
* L'economia (Che y la economía), Baldini&Castoldi (ISBN 8884905109)
* Diario in Bolivia (Diaro del Che en Bolivia), Feltrinelli (ISBN 8807805804)
* Poesie, Liguori (ISBN 8820734648)
* La conquista della speranza (scritto con Raúl Castro), Net (ISBN 8851522278)
* I giovani (Che y la joventud), Baldini&Castoldi (ISBN 8884903483)
* Creare due, tre, molti Vietnam (Mensaje a los publos del mundo a través de la Tricontinental), Baldini&Castoldi (ISBN 8880891561)
* Cuba: eccezione storica o avanguardia nella lotta al colonialismo? (Cuba, ¿excepcion historica o vanguardia en la lucha contra el colonialismo?), Baldini&Castoldi (ISBN 8880891065)
* Il socialismo e l'uomo a Cuba (El socialismo y el hombre en Cuba), Baldini&Castoldi (ISBN 8880891081)

Messaggio modificato da Senbee Norimaki il 9 Oct 2007 - 13:26
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Le Big Mac
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Grazie Senbee, bel topic.

Cerchiamo di non rovinarlo: soprattutto, visto l'argomento immagino piuttosto delicato, evitiamo facili insulti & co.

Ci terrei molto (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/post-184-1129229209[1].gif)
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slash
messaggio 9 Oct 2007 - 13:44
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Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...

Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...

Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...

"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...

Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
"Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "

E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...

"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...

E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...

Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,

da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà.
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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 14:06
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Canzone per il Che

Un popolo può liberare se stesso
dalle sue gabbie di animali elettrodomestici
ma all’avanguardia d’America
dobbiamo fare dei sacrifici
verso il cammino lento della piena libertà.

e se il rivoluzionario
non trova altro riposo che la morte,
che rinunci al riposo e sopravviva;
niente o nessuno lo trattenga,
anche per il momento di un bacio
o per qualche calore di pelle o prebenda.

I problemi di coscienza interessano tanto
quanto la piena perfezione di un risultato
lottiamo contro la miseria
ma allo stesso tempo contro la sopraffazione

Lasciate che lo dica
mai l rivoluzionario quando è vero
è guidato da un grande
sentimento d’amore,
ha dei figli che non riescono a chiamarlo,
mogli che fan parte di quel sacrificio,
suoi amici sono “compañeros de revolucion”.

Addio vecchi, oggi è il giorno conclusivo;
non lo cerco, ma è già tutto nel mio calcolo.
Addio Fidel, oggi è l’atto conclusivo;
sotto il mio cielo, nella gran patria di Bolìvar
la luna de Higueras è la luna de Playa Giron.
Sono un rivoluzionario cubano.
Sono un rivoluzionario d’America.

Signor Colonnello, sono Ernesto, il “Che” Guevara.
Mi spari, tanto sarò utile da morto come da vivo

(Montalban/Guccini)



Transamerika

Sei partito alla grande con Alberto e con la moto
Siam venuti tutti quanti a salutarvi
Con un augurio, un abbraccio, una risata e una bottiglia
E le ragazze una lacrima ed un bacio

Nel bagaglio avevate due coperte e un po' di mate
Una chiave del 10 e fil di ferro
Una mappa, qualche libro, un paio di indirizzi
Hermanos, vayanse con Dios!

Nonstante le cadute e le rotture del motore
Avete attraversato il continente
E scroccato da mangiare e sofferto freddo e fame
E abbandonato la moto in rottami.

Hai parlato con gli indios rassegnati ed impassibili
Ai mineros dai polmoni avvelenati
Ai lebbrosi sepolti in ospedale giù all'inferno
E li hai portati nel ricordo con te

Addio, non perderti
Resta allegro come sei
Dalle piste di Temuco
Alle vette di Abancay
Tieni gli occhi sempre aperti
Custodisci l'ultima idea
Noi ci prepariamo a seguirti
TRANSAMERIKA

Ho sentito che da allora sei diventato grande
Comandante vittorioso e poi ministro
Che hai sfidato dittatori e per anni li hai beffati
E che adesso tutto il mondo ti conosce.

Ma a noi piace ripensare alla tua voglia di partire
Alla moto caricata all'impossibile
Agli scherzi di Alberto, alla sete di avventura
E' un bel modo per dire libertà

Addio, è il capolinea
So che non ritornerai
A Quebrada de lo Yuro
Ti aspettavano i macellai
Ti hanno mostrato ai giornalisti
Hanno detto "Eccolo, è lui"
Regna l'ombra su Valle Grande
TRANSAMERIKA

Addio, dormi tranquillo
Perché non finisce qui
L'avventura è ripartita
Resta intatta l'ultima idea
E da qualche parte del mondo
C'è qualcuno come te
Che prepara un nuovo viaggio
TRANSAMERIKA

(MCR)

Messaggio modificato da Galen il 9 Oct 2007 - 14:06
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bzbiz
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Personaggio controverso, e per quanto se ne dica, poco conosciuto da chi ne canta lodi e orrori.
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ferra
messaggio 9 Oct 2007 - 14:51
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Seguiremos adelante
Como junto a ti seguimos,
Y con Fidel te decimos:
"Hasta siempre comandante!"

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Lara
messaggio 9 Oct 2007 - 17:10
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Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, da solo, non vale niente.
Soprattutto siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario.

Hasta la victoria siempre...

Ernesto Che Guevara

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Le Big Mac
messaggio 9 Oct 2007 - 17:21
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CITAZIONE (slash @ 9 Oct 2007 - 14:44) *
Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni....
...dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà.



CITAZIONE (Galen @ 9 Oct 2007 - 15:06) *
Canzone per il Che

Un popolo può liberare se stesso...

....E da qualche parte del mondo
C'è qualcuno come te
Che prepara un nuovo viaggio
TRANSAMERIKA

(MCR)



CITAZIONE (ferra @ 9 Oct 2007 - 15:51) *
Seguiremos adelante
Como junto a ti seguimos,
Y con Fidel te decimos:
"Hasta siempre comandante!"

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CITAZIONE (Lara @ 9 Oct 2007 - 18:10) *
Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, da solo, non vale niente.
Soprattutto siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario.

Hasta la victoria siempre...

Ernesto Che Guevara

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La smettiamo con le citazioni? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
Se no mi toccherà davvero credere che Che Guevara non sia altro che una frase scritta su un diario o su uno zainetto invicta alle superiori... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)

Messaggio modificato da Le Big Mac il 9 Oct 2007 - 17:22
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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 17:32
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Colpa tua, che ci hai terrorizzati dicendo di non incasinare il topic... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/sarcastica.gif)
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bzbiz
messaggio 9 Oct 2007 - 17:36
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CITAZIONE (Le Big Mac @ 9 Oct 2007 - 18:21) *
Se no mi toccherà davvero credere che Che Guevara non sia altro che una frase scritta su un diario o su uno zainetto invicta alle superiori... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)


E' MOLTO di più...

E' anche una foto in chiaro-scuro... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/ahsisi.gif)

Messaggio modificato da bzbiz il 9 Oct 2007 - 17:38
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Le Big Mac
messaggio 9 Oct 2007 - 17:38
Messaggio #11


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Allora incasinate pur tutto ma scrivete qualcosa, maledetti! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
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bzbiz
messaggio 9 Oct 2007 - 17:46
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Dai allora proviamoci ad incasinare tutto... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)

Una volta che la rivoluzione è avviata, che fare? Come gestire? Perché guardiamo Cuba adesso e guardiamo la parabola di Guevara, parabola interrotta dalla morte quando era in fase discendente IMHO, come dimostrano i risultati ottenuti in Congo e Bolivia. Secondo me Guevara non è stato in grado di vedere "oltre" la sua rivoluzione, una volta iniziato ha tentato di continuare a fare la guerilla tutta la vita... Non so la sua voglia di esportare la rivoluzione anche a chi non la voleva mi sembra (molto alla lontana) simile a chi ai giorni nostri vuole esportare la democrazia...

Bene e adesso scannatemi...
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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 18:00
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Sono d'accordo (tranne quella cosa sulla democrazia): di certo nella seconda parte della sua carriera rivoluzionaria, le sue scelte non potevano avere successo. Però... la sua figura e il suo messaggio continuano a ispirare anche nella caduta, e forse ancora di più, perché un'idea non può essere strumentale.

Messaggio modificato da Galen il 9 Oct 2007 - 18:01
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bzbiz
messaggio 9 Oct 2007 - 18:01
Messaggio #14


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CITAZIONE (Galen @ 9 Oct 2007 - 19:00) *
perché un'idea idea non può essere strumentale.


Un'idea non dovrebbe essere strumentale
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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 18:02
Messaggio #15


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Certo. Quello che ispira è il pensiero, giusto o sbagliato (io credo giusto), che non lo fosse.

Messaggio modificato da Galen il 9 Oct 2007 - 18:03
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Dani80
messaggio 9 Oct 2007 - 18:42
Messaggio #16


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QUARANT’ANNI FA LA MORTE IN BOLIVIA
Se il Che fosse ancora vivo

F.N.
Tutino: «Mi piace pensare che sposerebbe la causa di Amartya Sen»
«Penso che Cuba, così com’è oggi, non gli piacerebbe»

SANTA CLARA (Cuba). A quarant’anni dalla morte, Cuba ha reso omaggio ad Ernesto “Che” Guevara. Più di 10.000 persone, secondo la stampa ufficiale, hanno partecipato alla cerimonia organizzata a Santa Clara (300 chilometr dall’Avana), da dove il guerrigliero argentino guidò la battaglia decisiva per la vittoria. Nella Plaza de la Revolucion, sotto la statua del mitico combattente, dinanzi al mausoleo dove riposano le sue spoglie, il presidente facente funzione, Raul Castro, ha celebrato l’evento; presenti la vedova, Aleida March e i figli, Aleida, Camilo, Celia e Ernesto. Castro, che non ha potuto assistere alle celebrazioni perché convalescente, ha scritto un articolo, pubblicato dalla stampa ufficiale cubana, in cui ha celebrato il Che come «un fiore reciso prematuramente dallo stelo».
Non solo in Argentina, suo paese natale, e a Cuba, ma in molti paesi latinoamericani, il 40° anniversario di quel 9 ottobre 1967, quando il medico nato a Rosario nel 1928 venne crivellato a colpi di mitragliatrice, viene oggi ricordato con commemorazioni ed eventi. Anche il web è popolato dalle immagini del guerrigliero più fotogenico del pianeta. Quelle celebri di Alberto Korda, che lo ritrasse col basco e la stella a cinque punte, e di Freddy Alborta, autore delle foto con l’espressione di Cristo che il volto del Che assunse da morto. Fotografie che, tramite mille strade, hanno contribuito a far uscire Guevara dai limiti della storia latinoamericana, per farlo diventare un’icona internazionale.
ROMA. «Gli avevo chiesto un’intervista e lui, attraverso sua madre, mi disse di no per due motivi: perché ero un giornalista e soprattutto perché facevo parte del Partito comunista italiano, che lui considerava il meno comunista dei partiti comunisti del mondo».
Saverio Tutino, classe 1925, partigiano e giornalista, ha conosciuto Ernesto Guevara e, a quarant’anni dalla morte del Che, ricorda gli anni passati a Cuba, come corrispondente di diversi giornali italiani. Tutino (autore fra l’altro di libri come “Guevara ai tempi di Guevara” e “Il Che in Bolivia”) ha raccontato nei suoi articoli (che saranno ripubblicati in un libro che sarà diffuso nei prossimi giorni da’l’Unità») il guerrigliero e l’uomo politico.
Oggi, anche se la memoria fa qualche difetto, preferisce raccontare l’uomo. Una personalità fuori dal comune, fiera e anche scontrosa, senza dubbio ricca di fascino. «Il Che - rammenta - era consapevole di essere molto famoso, ma cercava in tutti i modi di mostrare che non gliene importava nulla. Era una figura che aveva un senso dell’intelligenza molto particolare, originale, direi “suo”. Non ripeteva mai ciò che sentiva dire da altri, per esempio da Fidel Castro. Aveva sempre una sua posizione personale e questo lo rendeva attraente per tutti. Soprattutto per i giornalisti».
Anche se il rapporto con lui, per i giornalisti, non era una passeggiata: «Con Guevara era difficile avere una discussione politica aperta, a tutto campo. Generalmente le conversazioni terminavano con sue affermazioni drastiche e conclusive, che non ammettevano replica. Era molto restio a cedere alla curiosità giornalistica». Tutino spiega che questo era dovuto anche alla necessità di una riservatezza estrema, molto sentita dal Che: «Si guardava dal dire in pubblico cose che potessero offendere Fidel o danneggiare Cuba. Anche quando tornava dai suoi viaggi, il Congo, la Cina e tanti altri, erano tutti ansiosi di sentire cosa avrebbe detto. Ma spesso lui si tratteneva. Non voleva infatti che passasse l’idea che andava all’estero per coltivare posizioni particolarmente ferme o personali. C’era una fermezza in lui, non si concedeva di assumere posizioni che apparissero troppo visibili o maestose».
Caratteristiche che emergevano anche nel suo modo di fare politica, quando a Cuba, dopo la rivoluzione castrista, era diventato ministro dell’Economia e dell’Industria: «Era molto molto riservato». Tutino ricorda anche che il Che non amava l’Unione sovietica: «Quando tornò dal suo viaggio a Mosca si percepiva un distacco da ciò che aveva vissuto: non gli piaceva ciò che aveva visto a Mosca e non gli piaceva il Partito comunista sovietico». La Cuba di oggi piacerebbe a Guevara? «Non credo. Già ai suoi tempi ha sentito avvicinarsi gli americani...». E oggi, quale causa sposerebbe il Che? «Amo pensare che si schiererebbe con Amartya Sen» (l’economista indiano premio Nobel nel 1998, che ha chiarito che il concetto di sviluppo si differenzia da quello di crescita e non coincide più con un aumento del reddito, quanto con un aumento della qualità complessiva della vita). «Credo che gli piacerebbe - prosegue Tutino - perché la sua era una formazione politica e culturale basata molto sulla persona più che sulle ideologie. E grazie a questo riusciva sempre ad attrarre persone che lo ascoltavano con grandissimo interesse».
«Oggi - è la conclusione - mi piacerebbe consultare Guevara per la sua personalità, molto rara per Cuba e per l’America Latina di quei tempi. Non c’erano personalità così forti e spiccate, dotate del fascino che aveva lui».
(09 ottobre 2007)
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Lou
messaggio 9 Oct 2007 - 19:08
Messaggio #17


Ciocapiàt
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Grazie a Che Guevara, oggi Elio e le storie tese possono vendere una maglietta rossa col profilo nero di Mangoni. E per questo gli saremo eternamente grati.
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Fossi79
messaggio 10 Oct 2007 - 08:04
Messaggio #18


Gago
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Personaggio controverso di certo, ma che Personaggio. Non è possibile pensare adesso come sarebbe, cosa direbbe di cuba ecc.. Sono troppo diversi i tempi, vi ricordo che si era sull'orlo della cosidetta guerra fredda. Io credo che forse si adeguerebbe un po anche lui ai tempi attuali, anche il famoso subcomandande Marcos mi sembra stia facendo l'abitudine al mondo attuale.
Rimane un mito della mia infanzia quando mi faceva emozionare solo la sua faccia o dalle canzoni che parlavano di lui. Adesso il personaggio l'ho studiato meglio e non è piu il mio mito x diversi motivi ma x me ha sempre un fascino incredibile e continuerò a difenderlo da quegli anticomunisti alla Berlusconi.

Messaggio modificato da Fossi79 il 10 Oct 2007 - 08:05
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Senbee Norimaki
messaggio 10 Oct 2007 - 08:34
Messaggio #19


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È davvero difficile parlare del Che senza spendersi in post chilometrici, perché è un personaggio che va distinto dal simbolo che rappresenta, e perché occorre tenere presente tutti i movimenti e le correnti politiche di allora e di oggi.

Io, che sono da sempre per la non violenza, io che da sempre ho amato il modo pacifico ma non pacifista di lottare di Gandhi, non ho mai potuto apprezzare l'uomo Guevara, contraddistinto nella vita reale da un odio, da una cattiveria, da una violenza e da un'ideologia del tutto all'opposto del mio modo di pensare. Perché non dimentichiamo che, per quanto si possa non dico giustificare ma almeno capire la violenza in battaglia e in guerriglia, non si possono assolutamente giustificare né capire gli arresti, le torture, le esecuzioni degli oppositori al nuovo governo rivoluzionario di cui Guevara fu un poco efficiente ministro.
Ma le gravi ombre non si esauriscono all'incapacità politica, alla violenza e all'ottusità ideologica: l'uomo Guevara si è macchiato di imperdonabili responsabilità, come quella di aver rischiato di contribuire a scatenare la terza guerra mondiale installando i missili a Cuba per conto dei Sovietici, e la responsabilità di aver contribuito a imbastire almeno tre dittature sanguinarie nel mondo.

Tuttavia, il mito Guevara è completamente opposto all'uomo Guevara. Il mito di Guevara è quello di un liberatore, equivalente - nel campo opposto alla sinistra - a quello dei soldati che liberarono l'Europa dal nazismo con lo Sbarco in Normandia. Le intenzioni infatti di Guevara erano le stesse: liberare il mondo dalle dittature, ricorrendo a mezzi anche violenti laddove necessario, e punendo anche con la condanna a morte i dittatori più infami e i loro collaboratori, esattamente come si fece a Norimberga. Il fatto che Guevara fosse comunista e che quindi alla fine abbia contribuito a mettere su altre dittature non era probabilmente nelle sue intenzioni (ricordiamo che la sinistra solo dopo molti anni si convinse della tendenza inevitabile alla dittatura che il marxismo leninismo ha in sé) e quindi il mito è esente da queste ombre. Oltretutto, c'è da dire che l'uomo Guevara, accortosi di quello che era successo a Cuba, se ne andò ben presto, come la biografia pubblicata in questo thread mette bene in evidenza.

Il Che è il simbolo del mettersi in gioco in prima persona per liberare il mondo dalle dittature e dall'oppressione. Questo è il simbolo, e questo lo rende, effettivamente, un mito straordinario, esaltante e attualissimo ancor oggi. Un eroe.

Un liberale come me, pur anticomunista, non può non esaltarsi all'ascolto dei versi di Guccini che pochissimo tempo fa in un meraviglioso scatto d'orgoglio politico ebbe il coraggio di cantare, dopo aver descritto la delusione dopo la morte del Che e la morte dei propri ideali:
CITAZIONE
"...ma voi reazionari, tremate:
non sono finite le rivoluzioni!
Voi a decine che usate
parole diverse, le stesse prigioni:
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non lo aspettate, il Che ritornerà!"

(Francesco Guccini, "Stagioni", 2000)


Ma, ahimè, mentre il fallimento di Guevara uomo è sotto gli occhi di tutti, il fallimento del mito di Guevara non lo è altrettanto. Con questo non voglio dire che la lotta contro le dittature sia un sogno lontano e irrealizzabile, ma che quella particolare lotta contro le dittature, simboleggiata da Guevara, è decisamente un sogno patetico a cui solo l'orgoglioso sognatore che c'è in molti di noi - me e Guccini compresi - può qualche volta pensare.

In realtà il simbolo Che Guevara si differenzia da altri simboli di lotta contro le dittature per essere rosso, per essere fieramente anticapitalista, ugualitario, per essere ciò che di buono rimane nello "spettro che si aggira per l'Europa" in cui tanti avevano creduto.
Questo simbolo di anticapitalismo muore lo stesso giorno in cui compri una maglietta con la sua faccia stampata sopra.

Che strano destino ebbe Ernesto: diede la vita per abolire il capitalismo e la dittatura, ma creò dittature sanguinarie e finì comprato sulle magliette in serie.

Messaggio modificato da Senbee Norimaki il 10 Oct 2007 - 08:47
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Adrian
messaggio 10 Oct 2007 - 10:32
Messaggio #20


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Interessante topic, siprattuto per me che non so nulla a riguardo.
Devo dire però che "ognuno di noi, da solo, non vale niente" e tutte le guerre che ha fatto fanno mooolta fatica a rendermelo simpatico.
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messaggio 10 Oct 2007 - 10:42
Messaggio #21


Sempre + Nezo
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bisognava festeggiare ieri!! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
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Sedinho
messaggio 10 Oct 2007 - 10:52
Messaggio #22


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Guarda.......se volevi fare un itervento di cattivo gusto ci sei riuscito bel...........qui non si parla del pensiero politico ma della persona.......e di quello che che fatto......nel bene e nel male......e festeggiare per la morte di qualcuno è squallido.......a me non hai fatto ridere un cazzo......te lo han chiesto fin dall'inizio del Topic di evitare le battute di pessimo gusto..........ma taaaaaaac ovviamente tu non potevi esimerti......e dovevi dire la tua stronzata.......bah™......



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Messaggio modificato da Sedinho il 10 Oct 2007 - 10:52
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Fossi79
messaggio 10 Oct 2007 - 11:02
Messaggio #23


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Ma perchè su questo forum ogni discussione, diciamo cosi, seria (o per lo meno in cui si fa del nostro meglio x renderla tale) entra sempre qualcuno a sparare cazzate, ma se nn interessa l'argomento, se non si hanno argomenti al riguardo si può anche evitare di scrivere..O c'è un premio per chi scrive piu cazzate?
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messaggio 10 Oct 2007 - 11:24
Messaggio #24


Sempre + Nezo
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ma fatevi incollare voi e il vostro cheguevare vala!
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messaggio 10 Oct 2007 - 11:25
Messaggio #25


Sempre + Nezo
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CITAZIONE (Sedinho @ 10 Oct 2007 - 11:52) *
qui non si parla del pensiero politico ma della persona.......e di quello che che fatto......nel bene e nel male.
(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif)



(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif)

(IMG:http://www.ageboli.it/Azione%20Giovani%20Eboli1_file/che%20guevara(infame).jpg)

Messaggio modificato da Mod il 10 Oct 2007 - 11:29
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