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> 8 Per Mille, A chi lo destinate?
Senbee Norimaki
messaggio 26 Aug 2006 - 03:36
Messaggio #51


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CITAZIONE (Mago_Ged @ 25 Aug 2006 - 21:33) *
ho fatto confusione io...
5%0 alla ricerca
8%0 nessuna preferenza, che se non erro è generico per tutti gli enti.


No, se non metti nessuna preferenza va al 95% alla Chiesa Cattolica.
Perché viene redistribuito a seconda delle preferenze di chi firma.

Dunque, in questo thread l'ho scritto già... 7 volte! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_eek.gif)

Ripeto: l'unico modo di non dare soldi alla Chiesa Cattolica ed essere sicuro che vadano TUTTI in ricerca è firmare per i Valdesi.
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Mago_Ged
messaggio 26 Aug 2006 - 11:22
Messaggio #52


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Ed io questa discussione l'ho letta solo di striscio... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/4.gif)

Comunque lo terrò a mente, danke! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)
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Dani80
messaggio 9 Oct 2007 - 12:31
Messaggio #53


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CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 9 Oct 2007 - 00:22) *
No, se fosse solo questione di voto, non ci sarebbero leggi clericali impopolari. Se il voto contasse, l'eutanasia sarebbe una legge, perché la grande maggioranza degli italiani è d'accordo.
Ma la Chiesa ha i SOLDI e ha il POTERE: influenza enormemente i deputati.
Se non avesse soldi e potere, privilegi e concordati, avresti perfettamente ragione. Ma non è così, perché è uno di quei tanti poteri italiani che condiziona la politica. Ne abbiamo già parlato in un altro thread, e te ne ritorni con le solite frasi fatte?

La Chiesa ha il potere perché molti cittadini italiani seguano gli insegnamenti della Chiesa e orientano in tal senso le proprie scelte politiche.
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Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 12:45
Messaggio #54


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Ah, bene a sapersi. Quindi il fatto che percepisca dallo stato circa 9 miliardi di euro all'anno è del tutto irrilevante.
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Dani80
messaggio 9 Oct 2007 - 12:57
Messaggio #55


Gago
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Li percepisce perché gli italiani glieli danno
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Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 13:41
Messaggio #56


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No. Non è così, è falso.
Il 60% degli italiani non firma per la Chiesa Cattolica, credendo che i soldi vadano allo Stato. In realtà i soldi di chi non firma vanno ripartiti in base a quello che scelgono i cittadini che firmano: con questo basso trucco, anche il 60% va quasi tutto (al 95%) alla Chiesa. Non solo: chi firma per lo Stato, non sa che i soldi vanno al recupero dei beni culturali, cioè all'80% a chiese.
E l'8 per mille è solo una piccola parte di quei 9 miliardi. Il resto sono tutti privilegi, sgravi fiscali, concessioni, lasciti, fondazioni, terreni, donazioni, vitalizi, interessi bancari (mai sentito parlare dello IOR? E di un certo Cardinale Marcinkus? E di quegli strani suicidi eccellenti come quello di Sindona...?).
Senza contare che i soldi sono solo una piccola parte del potere: il grosso è costituito dall'influenza politica che alcuni cardinali hanno sui politici, e sul modo che hanno i religiosi legati a importanti famiglie della ricchissima aristocrazia vaticana-romana di piazzare i loro politici nei seggi giusti.

Se il potere del Vaticano fosse solo datogli dal popolo, il popolo spazzerebbe via la legge 40, farebbe l'eutanasia, non avrebbe aspettato 40 anni per l'aborto e 150 per il divorzio, solo per fare qualche esempio.
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Dani80
messaggio 9 Oct 2007 - 13:48
Messaggio #57


Gago
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Lo so come funziona l'8 per mille; comunque è innegabile che la maggioranza degli italiani da l'8 per mille alla Chiesa.

CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 9 Oct 2007 - 14:41) *
Se il potere del Vaticano fosse solo datogli dal popolo, il popolo spazzerebbe via la legge 40, farebbe l'eutanasia, non avrebbe aspettato 40 anni per l'aborto e 150 per il divorzio, solo per fare qualche esempio.

Se gli italiani non lo fanno è perché alla maggioranza di loro le cose vanno bene così come sono.
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Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 14:02
Messaggio #58


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Il 60% NON DÀ l'8 per mille. Di che maggioranza stai parlando?
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Dani80
messaggio 9 Oct 2007 - 14:18
Messaggio #59


Gago
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La ripartizione del denaro tra i soggetti concorrenti avviene secondo la percentuale di contribuenti che annualmente hanno espresso la preferenza per l’una o per l’altra confessione religiosa al momento della dichiarazione dei redditi (ad es. modello 730-1, Unico).

Dunque, chi non esprime la scelta a favore di un soggetto verserà comunque il suo otto per mille ed esso sarà ripartito sulla base delle scelte espresse dagli altri. Ad oggi, circa il 64% degli italiani non esprime una scelta nella dichiarazione dei redditi, per cui il loro otto per mille viene ripartito in base alle scelte degli altri. E siccome l’87% di chi firma sceglie la Chiesa cattolica, allora l’87% del tuo otto per mille finisce alla Chiesa cattolica.
http://lnx.mariostaderini.it/staderini/?q=8xmille

Hai visto sono gli italiani che danno i soldi alla Chiesa!
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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 14:23
Messaggio #60


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Ma ci stai prendendo in giro?
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Faye
messaggio 9 Oct 2007 - 14:23
Messaggio #61


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Senbee, ora dirò una cosa impopolare, ma la devo dire, perchè mi prudono le mani: lascia perdere.

No, sul serio, guardiamoci la quinta serie di "Alias", sicuramente ci saranno più colpi di scena che in questa discussione.

Dani è proprio CATTOLICO, ma nel senso spregiativo del termine: è uno che ci crede.

Ma ci crede sul serio a quella serie di buffonate, è lì il dramma.

E per buffonate intendo "la merda che il clero propina ai credenti", non la fede in sè, non il cattolicesimo come religione, bensì il cattolicesimo come guinzaglio per gli indottrinati.

Alla fine son contenti così, lasciagli credere che la chiesa di roma è buona e giusta, che son tutti pii e devoti, che non usano i soldi dei contribuenti per le loro manovre medievali, che non stuprano i ragazzini, che non hanno la benchè minima influenza politica.

Eh sì. E' proprio così, FUOR DI DUBBIO.

Gli asini volano anche, lo sapevate? (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/ahsisi.gif)

Messaggio modificato da Faye il 9 Oct 2007 - 14:24
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Koros
messaggio 9 Oct 2007 - 14:24
Messaggio #62


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Owned!

Parlando di cifre al 2005 la Chiesa Cattolica ha intascato € 782.700.072 al posto dei 9 miliardi paventati.
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Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 14:30
Messaggio #63


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CITAZIONE (Koros @ 9 Oct 2007 - 15:24) *
Parlando di cifre al 2005 la Chiesa Cattolica ha intascato € 782.700.072 al posto dei 9 miliardi paventati.


Ma tu leggi quello che scrivo o ti fai i viaggi mentali e poi rispondi a caso?

Ho appena scritto che solo una piccola percentuale dei 9 miliardi è data dall'8 per mille!
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Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 14:31
Messaggio #64


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CITAZIONE (Dani80 @ 9 Oct 2007 - 15:18) *
La ripartizione del denaro tra i soggetti concorrenti avviene secondo la percentuale di contribuenti che annualmente hanno espresso la preferenza per l’una o per l’altra confessione religiosa al momento della dichiarazione dei redditi (ad es. modello 730-1, Unico).

Dunque, chi non esprime la scelta a favore di un soggetto verserà comunque il suo otto per mille ed esso sarà ripartito sulla base delle scelte espresse dagli altri. Ad oggi, circa il 64% degli italiani non esprime una scelta nella dichiarazione dei redditi, per cui il loro otto per mille viene ripartito in base alle scelte degli altri. E siccome l’87% di chi firma sceglie la Chiesa cattolica, allora l’87% del tuo otto per mille finisce alla Chiesa cattolica.
http://lnx.mariostaderini.it/staderini/?q=8xmille

Hai visto sono gli italiani che danno i soldi alla Chiesa!


(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif)

Ti prego, lascia che lo stampi e lo incornici!

(IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) è la cosa più stupenda che ho letto finora su questo forum!!!

Cioè, il fatto che solo il 40% li dia volontariamente e che a tutti gli altri venga estorto per te è una prova della volontà della maggioranza degli italiani di darlo alla Chiesa! Leggi, hai scritto così! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/rofl.gif) Mitico.

CITAZIONE
chi non esprime la scelta a favore di un soggetto verserà comunque il suo otto per mille ed esso sarà ripartito sulla base delle scelte espresse dagli altri.


E questo per te è onesto? Per te questo è fare la volontà degli italiani?
Tu hai mai chiesto a chi non firma se sa che il suo 8 per mille va all'87% alla Chiesa?

Messaggio modificato da Senbee Norimaki il 9 Oct 2007 - 14:33
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Dani80
messaggio 9 Oct 2007 - 14:32
Messaggio #65


Gago
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Se la maggioranza di chi firma l'8 per mille desse i soldi alla Chiesa Valdese allora anche i soldi di chi non firma nulla andrebbero alla Chiesa Valdese: succederebbe la stessa cosa che accade ora per la Chiesa cattolica. E' quello che volevo dire prima!!E' innegabile che la maggioranza di chi firma per l'8 per mille lo da alla Chiesa cattolica per cui è colpa di questi se la Chiesa cattolica viene finanziata!
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NvO
messaggio 9 Oct 2007 - 14:34
Messaggio #66


sciuscià
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come dicevo, ho spostato qui un po' di ot dal topic sulle beatificazioni.

il tuo post, faye, non sapevo dove metterlo, visto che si inseriva in questo filone, l'ho piazzato qui. anche se so che per te andrebbe bene un po' dappertutto. io personalmente l'avrei messo nel cestino per il disprezzo che trasuda, invero eccessivo in un forum in cui si cerca di scambiarsi le proprie opinioni nel rispetto di quelle degli altri.

prego di continuare la conversazione, eventualmente, in modo meno offensivo.
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Faye
messaggio 9 Oct 2007 - 14:40
Messaggio #67


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Tranquillo NvO, puoi metterlo dove vuoi (il post). Anche nel cestino se secondo te è eccessivo, tanto il moderatore sei tu e mi rimetto alle tue decisioni, of course.

Ma non rinnego ciò che ho scritto: tendo a disprezzare chi si affida ai dogmi, denota scarsa capacità di gestire le proprie cellule neurali. Sempre IMHO, of course.

Sottolineando che non è il concetto di "cattolico" il punto, bensì quello di "credente integralista".

E per rispondere a Dani: la maggioranza degli italiani NON VUOLE dare i suoi soldi alla chiesa, per fortuna, ma c'è il grosso bug insito in quella minoranza di italiani che invece i suoi soldi li vuole usare proprio così. E a causa di una legge profondamente stupida, anche i soldi degli italiani adorabilmente non cattolici finisce in tasca al nostro papa preferito. (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/ahsisi.gif)
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Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 14:42
Messaggio #68


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CITAZIONE (Dani80 @ 9 Oct 2007 - 15:32) *
Se la maggioranza di chi firma l'8 per mille desse i soldi alla Chiesa Valdese allora anche i soldi di chi non firma nulla andrebbero alla Chiesa Valdese: succederebbe la stessa cosa che accade ora per la Chiesa cattolica. E' quello che volevo dire prima!!E' innegabile che la maggioranza di chi firma per l'8 per mille lo da alla Chiesa cattolica per cui è colpa di questi se la Chiesa cattolica viene finanziata!


No, perché tralasci sempre l'informazione più importante: cioè che chi non firma NON SA che i soldi vanno in base a quello che scelgono gli altri!
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Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 14:43
Messaggio #69


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CITAZIONE (Faye @ 9 Oct 2007 - 15:40) *
E per rispondere a Dani: la maggioranza degli italiani NON VUOLE dare i suoi soldi alla chiesa, per fortuna, ma c'è il grosso bug insito in quella minoranza di italiani che invece i suoi soldi li vuole usare proprio così. E a causa di una legge profondamente stupida, anche i soldi degli italiani adorabilmente non cattolici finisce in tasca al nostro papa preferito. (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/ahsisi.gif)


E la "legge profondamente stupida" altro non è che il solito maledetto Concordato.

Comunque sia, ci tengo a precisare che secondo me Ratzinger è il miglior Papa esistente oggi in Italia.
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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 14:47
Messaggio #70


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Secondo me "stupida" non è proprio il termine esatto, anzi è una legge molto "furba" (nel senso più negativo del termine). Tra l'altro è un'altra "mostruosità giuridica" (come è stata definita), ideata da Tremonti...

Messaggio modificato da Galen il 9 Oct 2007 - 14:48
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NvO
messaggio 9 Oct 2007 - 14:49
Messaggio #71


sciuscià
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a me sembra un criterio ragionevole quello di ripartire proporzionalmente i fondi non assegnati volontariamente dagli aventi diritto.

se la gente non sa che è così, ci si può impegnare per renderlo noto.
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Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 14:51
Messaggio #72


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Per la precisione, da http://www.rinascita.info/

CITAZIONE
Con la revisione-riconferma del Concordato del 1929 sottoscritta nel 1984 dal governo Craxi, (due grandi errori commessi da due grandi uomini di Stato) il Cattolicesimo ha cessato (teoricamente) di essere in Italia religione di Stato, anche se nel nuovo testo l’art. 9 recita:
“La Repubblica italiana riconosce il valore della cultura religiosa (cattolica) e tiene conto che i principi del Cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano”;
ed anche se, per effetto della revisione della Convenzione economica annessa al nuovo Concordato è stata abolita la “congrua” di sostentamento del clero versata antecedentemente dalle casse dello Stato, tale esborso è stato subito sostituito con il finanziamento “volontario” dell’otto per mille sul gettito totale del patrimonio soggetto ad IRPEF, versato da ogni cittadino ed inserito d’ufficio nei moduli della denuncia dei redditi. Un tale meccanismo di denuncia “caritatevole” dà modo al cittadino-contribuente di scegliere a chi devolvere la decima prescritta: se allo Stato, alla Chiesa Cattolica o ad altre confessioni religiose (cristiane), con l’esclusione quindi di organizzazioni umanitarie laiche, enti di ricerca scientifica e quant’altro (1).
Ma qui scatta un’astuta trappola escogitata a suo tempo dai nostri “laici” politicanti sull’input dei (mon) signori della Gerarchia: siccome, com’era prevedibile e fu previsto, solo un terzo dei contribuenti, per pigrizia, menefreghismo o disperazione, sceglie a chi devolvere l’obolo, l’art. 37 della relativa legge di attuazione recita:

“In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione (dei quozienti da distribuire del gettito totale) si stabilisce in proporzione alle scelte (percentualmente) espresse”.
E poiché, com’era prevedibile e fu previsto, tra la minoranza che opera una scelta solo il 35% non opta a favore della Chiesa Cattolica, questa oltre alla quota parte espressamente assegnatale ottiene di incassare anche l’85% dell’intero gettito relativo.

L’ammontare di tale cifra, stornata dai redditi dei cittadini ed in un certo senso prelevata direttamente dalle loro tasche, è stato calcolato in circa un miliardo per anno. In teoria, una tale enorme somma dovrebbe essere destinata ad opere di carità; ma le stesse cifre ufficiali della C.E.I. relative al triennio 2002-2004 ammettono che il 46% dell’incasso viene destinato “alle esigenze del culto [del Papa]” (adunate oceaniche, viaggi papali, ecc. ecc.), il 34% al sostentamento del clero e solo il restante 20% ad interventi caritatevoli. Ma in quest’ultima voce, è da notare come la maggior parte di una tale frazione sia destinata all’Opera Missionaria, e quindi ad un lavoro di propaganda e proselitismo in aree non cristiane del mondo.
All’ingente cifra scucita ogni anno, bon crè mal crè, dai contribuenti, va aggiunta una somma dello stesso ordine di grandezza sborsata direttamente dallo Stato (senza considerare quindi regioni, province e comuni) con le causali più disparate: nel 2004 sono stati destinati 258 milioni per le scuole cattoliche, 44 milioni per le cinque grandi università cattoliche, 20 milioni per la sola Università dell’Opus Dei (2), 478 milioni per gli stipendi dei 15000 insegnanti di religione passati di ruolo in tutte le scuole di ogni ordine e grado (3).

Aggiungendo poi ai finanziamenti scolastici quelli relativi agli istituti di sanità gestiti da istituzioni cattoliche, si può calcolare un altro miliardo di spesa da parte dello Stato. La Chiesa gestisce infatti oltre a 6000 centri di assistenza medica, suddivisi in 1853 ospedali e case di cura convenzionati; 729 orfanotrofi, 534 consultori medici, 136 ambulatori, 10 grandi ospedali (tra cui l’Agostino Gemelli in Roma che funge da nosocomio del Vaticano) nonché 111 ospedali di media dimensione, ecc. Nel campo poi della pubblica istruzione (o meglio, dell’istruzione cattolica) la Chiesa italiana dispone di 504 seminari, 6228 scuole materne ed asili, 1280 elementari, 1136 secondarie, cinque grandi università, la cui frequenza ai corsi, che assicura il collocamento post lauream, è ambitissima, e 130 altri atenei di media dimensione, di cui lo Stato paga i finanziamenti e le rette ai corsisti (4).

Ma come è naturale, un tale enorme patrimonio di produzione e riproduzione viene affiancato da un altrettanto grande apparato di gestione, costituito da 118 sedi vescovili, 12314 parrocchie, quasi altrettanti oratori, 360 case generalizie di ordini religiosi, un migliaio di conventi maschili o femminili (la metà dei quali, per le scarse vocazioni, finisce per diventare centri alberghieri a 4 stelle). Inoltre, nella sola area metropolitana di Roma, la Santa Sede e l’episcopato romano possiedono un vastissimo patrimonio immobiliare, dentro e fuori le mura aureliane, pari ad un quinto dell’area urbana che si estende dentro il circuito delle storiche fortificazioni. Solo lo Stato della città del Vaticano possiede cospicue proprietà edilizie extra moenia solo in parte specificate dai Patti Lateranensi del 1929: ad es., il palazzo di Propaganda Fidei a P.zza di Spagna, l’Università Gregoriana, il Collegio Lombardo, il Russicum ecc. ecc.

Per non parlare dell’area di Santa Maria di Galeria che ospita la Radio Televisione Vaticana che si estende per 44 ettari , ancora oggi al centro di uno scandalo per l’inquinamento elettromagnetico provocato dalle sue emissioni televisive. Su tutto questo immenso patrimonio immobiliare né il Vaticano né la CEI pagano un solo euro di imposte (5). Bisogna aggiungere gli enti ecclesiastici che sono 59.000 e possiedono 90.000 immobili, il cui valore ammonta ad almeno 30 miliardi; ma essi per via della Convenzione economica annessa al Concordato sono esenti dalle imposte sui fabbricati e sui terreni e sui redditi relativi ad enti o istituti, sulle compravendite e su quelle di valore aggiunto: insomma, da ogni carico fiscale e contributivo. In tal modo le istituzioni statali e comunali italiane perdono ogni anno un gettito valutato intorno ai 9 miliardi e mezzo; per cui senza questi privilegi fiscali della Chiesa lo Stato italiano potrebbe dimezzare il carico fiscale diretto e indiretto che grava sui cittadini-contribuenti. Ma come se ciò non bastasse, alle esenzioni fiscali dello Stato è necessario aggiungere quelle comunali, poiché per una recente legge gli enti ecclesiastici “non esclusivamente commerciali” sono esenti dall’ ICI. E siccome per ottenere una tale esenzione è sufficiente che tali enti (alberghi, ristoranti, posti di ristoro ecc.) autocertifichino la loro destinazione “anche” a luoghi di culto (avendo annessa una cappellina o chiesuola6), nessun comune della penisola riceve un euro da tali lucrose attività. In tal modo, i comuni italiani perdono l’incredibile ammontare di 2 miliardi e mezzo all’anno, che sommati ai mancati incassi fiscali dello Stato fanno lievitare a circa 12 miliardi la cifra complessiva dell’evasione fiscale (ladrocinio autorizzato) di Santa Romana Chiesa.

Immensa cifra che lo Stato ed i Comuni provvedono a ripianare addebitandola in conto tassazione ai cittadini; ognuno di noi versa quindi ogni anno alla Chiesa Cattolica ben più dell’8 per mille dei suoi redditi! Naturalmente si può obiettare che se gli ecclesiastici dovessero pagare le tasse come i comuni cittadini e gli enti laici di ogni natura e finalità, si troverebbero nell’impossibilità di farlo e andrebbero incontro alla bancarotta: istituto giuridico che per via del Concordato primo e secondo non si applica a nessun ente ecclesiastico. Che viene così proclamato immune dal rischio di fallimento e non sottoposto a giudizio del Foro di competenza.
Ma a parte questo aspetto propriamente giuridico della faccenda, c’è da chiedersi quale sia il ritorno dell’immensa spesa economica sopportata dal popolo italiano per mantenere uno Stato estero (uno pseudo Stato, una finzione giuridica, un’entità fittizia ed artificiale) ed un apparato ecclesiastico che oltretutto si intromette di continuo in tutti gli aspetti della vita nazionale, e non solo esprimendo le sue opinioni, ma mobilitando concrete forze politiche e conducendo costose campagne di pressione che l’abbondanza di denaro disponibile rende possibile attuare. Per un carico finanziario, politico, giuridico e morale tanto schiacciante la controparte non può essere costituita dalla semplice “salvaguardia del valore” di una cultura e dalla soddisfazione di “tener conto dei principi del Cattolicesimo”, nella convinzione (errata) che essi facciano parte (comprese le Crociate, la caccia alle streghe e l’Inquisizione) del patrimonio storico del popolo italiano. Io temo, ed a ragione, che il ritorno del costo sia appannaggio non del popolo, ma della classe politica italiana, che dai tempi della Legge delle Guarentigie e del Patto Gentiloni, pur nelle sue interne contrapposizioni punta sull’appoggio interessantissimo di S.R.C. alle proprie manovre di potere ed alla salvaguardia dei propri interessi politici e personali.

Note
Legge N° 122 del 1985
Secondo Rapporto sulla Laicità in Critica Liberale N° 123-124 Gennaio-Febbraio 2006. pag 31, 39 Legge N° 186 del 2003
Secondo Rapporto sulla Laicità in Critica Liberale N° 123-124 Gennaio-Febbraio 2006. pag 52, 57
Agenzia di Ricerca Economica e Sociale Enti Ecclesiastici: le cifre dell’evasione fiscale. Rapporto del 7 Settembre 2006 Legge N° 248 del 2006
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Galen
messaggio 9 Oct 2007 - 14:53
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@NvO: Capisci bene che la forma in cui è stata messa è una trappola: se io volontariamente non assegno quella percentuale a nessuna Confessione è chiaro che dovrebbe andare allo Stato, che è l'organo che normalmente percepisce le tasse.
(certo, anche la percentuale assegnata allo Stato poi questo la gira per la maggior parte al Vaticano... ma questo è un altro discorso).

Il fatto che questa cosa non venga pubblicizzata fa parte della trappola. Dici bene che possiamo renderlo noto, è proprio quello che cerchiamo di fare anche qui, ma di certo le Istituzioni non lo fanno, è innegabile.

Messaggio modificato da Galen il 9 Oct 2007 - 14:57
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Senbee Norimaki
messaggio 9 Oct 2007 - 14:58
Messaggio #74


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E già che ci siamo, ecco un altro articolo ben documentato:

http://www.confronti.net/SERVIZI/il-prezzo...-tutto-il-resto

CITAZIONE
Il prezzo del Concordato. E di tutto il resto

«L’Italia è un paese cattolico». Quante volte ce lo siamo sentiti ripetere per giustificare un’attenzione particolare, da parte dello Stato, alle esigenze della Chiesa cattolica e una disparità di trattamento rispetto alle altre confessioni? Un inventario dei principali benefici di cui godono le istituzioni cattoliche in Italia.

Uno degli aspetti più problematici connessi a quel principio di laicità dello Stato che è assurto per merito della giurisprudenza della Corte costituzionale a momento supremo dell’ordinamento italiano, è certamente rappresentato dalle modalità di stanziamento e dalla quantità dei finanziamenti pubblici destinati alle Chiese ed agli istituti ad esse afferenti. Se, infatti, la laicità si configura non come indifferenza dello Stato davanti al fenomeno religioso, ma come garanzia di imparzialità ed equidistanza dei pubblici poteri dinanzi alle comunità religiose strutturate, in un contesto caratterizzato da pluralismo confessionale e culturale, allora il modo con cui viene strutturato il loro finanziamento pubblico e articolato il quadro delle agevolazioni fiscali loro concesse diviene del tutto centrale.

Quanto questo principio di equidistanza fatichi ad affermarsi in concreto nell’orizzonte del nostro paese lo dimostrano non solo la ritrosia ad accettare senza polemica le numerose sentenze della magistratura amministrativa con cui, per il rispetto delle altrui sensibilità religiose, è stato stabilito che non fossero applicabili le norme di epoca fascista che imponevano alla collettività l’ossequio alle manifestazioni della religione di Stato, o ancora il perdurare di formule cerimoniali che continuano a prevedere la partecipazione di alti prelati alle manifestazioni dei vari livelli istituzionali, ma anche e soprattutto il quadro complessivo dei finanziamenti pubblici destinati a vantaggio delle strutture della religiosità dominante, finanziamenti che, lungi dal poter essere annoverati solo come una congrua corresponsione a fronte di una indiscutibile funzione sociale da esse esercitata, arrivano perlopiù a configurare situazioni di anacronistico privilegio.

Una Chiesa «più uguale» delle altre

Anche la più superficiale delle analisi consente infatti di rilevare la considerevole disparità di trattamento che lo Stato riserva alla Chiesa cattolica rispetto alle altre confessioni religiose beneficiarie di Intesa, laddove mentre le seconde possono godere pressoché solo dei vantaggi derivanti dalle rispettive Intese – dagli sgravi fiscali alla possibilità di essere ammesse al riparto dei fondi dell’otto per mille delle dichiarazioni dei redditi – l’universo cattolico italiano trae beneficio dalle misure legislative più disparate, un coacervo di disposizioni non solo di natura concordataria che rende gravoso anche solo individuare in modo del tutto approssimativo il totale dei fondi pubblici che a vario titolo ad esso sono destinati.

Furono gli stessi costituenti ad ammettere in modo implicito, sia pure in un contesto votato al pluralismo e alla piena tutela della libertà di coscienza e di religione, una diversità di attenzione nei confronti della Chiesa cattolica; con l’articolo 7 della nostra Carta costituzionale, la cui approvazione fu resa possibile dall’appoggio del Partito comunista di Togliatti, si volle «costituzionalizzare» non già i Patti lateranensi, pur richiamati come fondamento dei rapporti bilaterali, ma la modalità di definizione dei rapporti Stato-Chiesa, e ciò in considerazione del peculiare ruolo riconosciuto alla gerarchia ecclesiastica vaticana e alla fede cattolica nella storia e nella coscienza del popolo italiano.

Per un immanente senso di colpa o di minorità nei confronti della cattolicità, sfigurata dalla privazione violenta del suo potere temporale ad opera delle truppe italiane, o per un sincero sentimento di riconoscenza verso l’universo culturale e religioso da essa rappresentato, o ancora per un tornaconto talvolta di infimo livello che denota quantomeno scarsa lungimiranza, la classe politica italiana è sempre stata incline a manifestare tendenze risarcitorie nei confronti delle autorità vaticane: già la cosiddetta «legge delle guarentigie», approvata nel maggio del 1871 e peraltro mai compiutamente attuata per la ferma opposizione pontificia, pur concepita nel solco del pensiero di Cavour, che era fautore di una netta separazione dei due ambiti, volle conservare a favore della Santa Sede la dotazione annua, già iscritta nel bilancio dello Stato ecclesiastico, di 3.225.000 lire. Nel 1929 fu poi Mussolini, desideroso di accreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica italiana come l’uomo capace di ricomporre la frattura dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa, a promuovere la stipula dei Patti lateranensi, strumento che, nella parte relativa alla convenzione finanziaria, disponeva l’obbligo per l’Italia di versare alla Santa Sede 750 milioni di lire in contanti e un miliardo di lire in titoli azionari quale risarcimento per gli ingenti danni subiti a seguito della perdita del Patrimonio di San Pietro, mentre nel Concordato accordava tutta una serie di esenzioni ai numerosi istituti afferenti l’universo del cattolicesimo italiano, tale da garantirgli negli anni immediatamente successivi una enorme accumulazione di beni e risorse sull’intero territorio nazionale.

I molti privilegi ancora in vigore

Quanto ancora oggi pesi sulla vita del paese, condizionandone scelte e visioni, questo legato culturale, sociale e politico esercitato dalla Chiesa cattolica e dall’episcopato italiano è sotto gli occhi di tutti. Meno noto è, viceversa, il quadro dei finanziamenti di cui attualmente il mondo cattolico continua a beneficiare. Per tracciarne una sintesi che, senza alcuna pretesa di esaustività ed escludendo i fondi destinati al sostegno degli organismi cattolici di carità o impegnati nella cooperazione allo sviluppo, dia conto delle principali misure di sostegno finanziario che la legislazione italiana, a livello statale, ha garantito alla Chiesa cattolica e agli enti ad essa legati in un anno recente preso a riferimento, è possibile avvalersi del documento di contabilità pubblica che reca gli impegni di spesa per l’esercizio finanziario 2004, nonché delle misure concretamente stabilite dalla Finanziaria 2004 e da altre disposizioni normative approvate nel corso del 2003 e degli anni precedenti.

Occorre preliminarmente diversificare le misure di sostegno economico che derivano, in modo più o meno diretto, dal Concordato, ovvero da quell’accordo bilaterale che, firmato nel 1984 e recepito nel nostro ordinamento dalla legge 121/1985, nel rinnovare i Patti lateranensi costituisce ad oggi la fonte principale di disciplina dei rapporti fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, dalle altre misure che sembrano, viceversa, non direttamente correlate al contenuto di quell’accordo.

Otto per mille e finanziamenti alle scuole private

Il principale degli strumenti di derivazione concordataria è certamente rappresentato dall’otto per mille del gettito derivante dalle dichiarazioni dei redditi: nel 2004 la Chiesa cattolica si è vista destinare oltre 310 milioni di euro per scelta espressa dei contribuenti italiani, beneficiando altresì del riparto successivo dei fondi relativi alle scelte non espresse per ulteriori 472.594.000 di euro, per un totale complessivo di oltre 782.700.000 euro. A questa cifra deve essere aggiunta anche la quota dell’otto per mille che, destinata dai contribuenti italiani allo Stato, è stata da quest’ultimo stornata, sotto forma di finanziamento per la conservazione dei beni culturali, alla Chiesa cattolica attraverso opere di ristrutturazione di chiese, conventi, università confessionali, istituti di cultura religiosa, e che ammonta a 9.410.989 euro, su di un totale di 20.517.592 euro a disposizione dello Stato.

In materia di insegnamento della religione cattolica, altra voce di derivazione concordataria, occorre annoverare, come previsioni di spesa per l’anno 2004, 477.735.207 euro; a questa cifra deve altresì aggiungersi il costo relativo alla equiparazione a tutti gli effetti degli insegnanti di religione cattolica agli altri docenti di ruolo, disposto dalla legge 186/2003 e pari a 19.289.150 euro.

Vi è quindi il tema, annoso e controverso, della parità scolastica. Per garantire agli studenti delle scuole private le medesime condizioni godute da quelli delle strutture pubbliche, lo Stato ha impegnato nel 2004, ai sensi della legge 62/2000, 30 milioni di euro, erogabili sotto forma di buoni scuola; di questa cifra si può stimare, stando ai dati del Centro studi scuole cattoliche e relativi al numero degli alunni delle scuole cattoliche sul totale degli studenti delle scuole non statali, che almeno il 59% sia andato a vantaggio delle strutture cattoliche, per una somma pari a circa 17.700.000 euro.

Ma lo Stato, nonostante l’articolo 33 della Costituzione preveda che la libertà degli enti e dei privati di istituire scuole ed istituti di educazione debba essere pienamente garantita ma senza oneri per la collettività, non si limita al finanziamento dei soli buoni scuola, ma stanzia annualmente ed in modo diretto anche fondi per le scuole non statali; nel 2004, ai sensi di una circolare del Ministero per l’Istruzione, l’università e la ricerca, il totale di detti fondi è stato pari a 527.474.474 euro, il 49% dei quali può stimarsi essere stato destinato alle scuole cattoliche, per un ammontare di 258.462.492 euro.

Aiuti diretti e indiretti: Ici, oratori, ospedali, università...

Sempre di derivazione concordataria, anche se ufficialmente prevista solo dalla legge 222/1985 nonché dal D.P.R. 917/1986, risulta essere la previsione circa la deducibilità fiscale delle donazioni private a favore della Chiesa cattolica. Stando alle indicazioni fornite dall’Istituto centrale per il sostentamento del clero cattolico, si può arrivare a stimare che nel 2004 il totale delle offerte volontarie destinate ai prelati cattolici sia stato pari a 18 milioni di euro. Calcolando in modo approssimativo il mancato introito fiscale da parte dello Stato su questa cifra, ricorrendo per il calcolo del prelievo dovuto ad una fascia di contribuenti donatori dal reddito medio lordo compreso fra i 20.000 ed i 32.600 euro annui, si può arrivare ad una stima, per il solo 2004, di 5.580.060 euro.

Da ultimo, fra gli strumenti in qualche modo riferibili al quadro concordatario e concretamente previsti dalla legge 222/1985, vi è il Fondo per la costruzione degli edifici di culto che, per il 2004, è stato pari a 1.807.599 euro.

L’esame delle altre disposizioni che, pur non riferibili al quadro tracciato dal Concordato, stabiliscono misure economiche a favore del mondo cattolico, inizia da alcune munifiche leggi del 2003. In particolare la legge 206/2003 – approvata a larghissima maggioranza – ha previsto il finanziamento diretto degli oratori parrocchiali, riconoscendone esplicitamente la valenza sociale, per 2.500.000 euro annui. A sua volta, la legge 244/2003, nel ratificare e dare esecuzione ad una Convenzione sottoscritta fra la Santa Sede e la Repubblica italiana nel 2000, ha disposto l’erogazione, per il 2004, di 9.397.000 euro per la sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e dei loro familiari.

Se poi la legge 293/2003 ha concesso un contributo aggiuntivo per il 2004 di 1.500.000 euro in favore dell’Istituto di studi politici san Pio V di Roma, anche la Finanziaria 2004 (legge 350/2003) non è stata avara di provvidenze per la Chiesa: essa ha tra l’altro previsto il finanziamento per 5 milioni di euro dell’ospedale Casa Sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo, il rifinanziamento per 20 milioni di euro dell’Università campus-biomedico (Cbm), e, curioso a sapersi, l’integrale esborso per la fornitura dei Servizi idrici dello stato della Città del Vaticano per un importo, limitatamente al 2004, pari a 25.000.000 di euro.

Delle quattordici università non statali ammesse al finanziamento pubblico ai sensi della legge 243/1991, che complessivamente hanno potuto beneficiare per il solo 2004 di uno stanziamento pari a 124.149.000 euro, si può stimare che le cinque università cattoliche abbiano percepito fondi per 44.338.929 euro.

Fra i contributi pubblici forse meno conosciuti a favore del mondo cattolico vi è poi l’onere per i circa 200 stipendi erogati a favore dei cappellani militari presenti nel Paese, onere che, previsto dalla legge 512/1961 a totale carico dello Stato, si può stimare essere stato, per il solo 2004 e stando alla rielaborazione dei dati rinvenibili sul sito web dell’Ordinariato militare in Italia, a circa 8 milioni di euro.

In materia previdenziale, ai sensi delle leggi 791/1981 e 903/1973, è da annoverare anche il Fondo di previdenza per il clero, che, per il solo 2004 e relativamente ai fondi erogati a favore della componente cattolica, può attendibilmente stimarsi in 6.713.253 euro.

Da ultime, relativamente al 2004, sono da ricordare anche misure che, destinate al finanziamento di strutture legate all’organizzazione ecclesiastica o all’esenzione di particolari soggetti dal pagamento dei tributi dovuti, impongono un ulteriore onere economico per lo Stato, ma che, stanti gli attuali strumenti di rendicontazione pubblica, non possono essere quantificabili. Oltre alle esenzioni dall’Iva e dalle dichiarazioni dei redditi per gli enti ecclesiastici – di cui rispettivamente al dpr 633/1972 e al dpr 917/1986 – sono in tal senso da annoverare soprattutto i fondi pubblici erogati a favore degli ospedali, delle strutture di ricovero e dei policlinici cattolici; si tratta certamente di una cifra davvero ragguardevole, dal momento che costituiscono una parte non secondaria del totale dei finanziamenti pubblici destinati alla sanità convenzionata (non necessariamente di tipo confessionale), che, per il 2004 assommava a circa 1.500 miliardi di euro.

Se il prospetto dei finanziamenti pubblici ha dovuto considerare, per esigenze di equilibrio e di completezza, il 2004 come anno di riferimento, le misure disposte da leggi successive a questa data contribuiranno piuttosto ad aumentare la cifra totale degli aiuti pubblici destinati alla Chiesa cattolica, che non a diminuirne la portata. Solo per limitarsi agli ultimi – molto discussi – provvedimenti, l’esenzione totale degli immobili ecclesiastici dal pagamento dell’Ici (Imposta comunale sugli immobili) – disposta da una norma interpretativa contenuta nella legge 248/2005 – comporterà, stanti le previsioni dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), un ammanco per le già magre casse degli enti comunali per 700 milioni di euro, a quasi esclusivo vantaggio della Conferenza episcopale italiana.

Alla prodigalità dello Stato nei confronti della Chiesa cattolica, si è peraltro aggiunto anche il particolare favore con cui le Regioni, pur gravate da incipienti deficit di bilancio, hanno continuato a dispensare a suo favore contributi pubblici sotto forma di ulteriori buoni scuola o di generosi finanziamenti al comparto della sanità convenzionata.

Non è il caso di tracciarne qui un profilo completo; resta tuttavia l’interrogativo, del tutto legittimo e di certo non mosso da rigurgiti anticlericali, se lo Stato abbia inteso sostenere in un modo tanto generoso la Chiesa perché consapevole e compartecipe della missione spirituale e sociale di questa o abbia viceversa, abdicando largamente ai propri doveri di solidarietà anche nei confronti di quei cittadini che non si riconoscono in quel quadro di valori, continuato ad alimentare le casse vaticane per ragioni di convenienza politica. Se un’azione di Governo ed un quadro legislativo improntati a ragioni di equidistanza e di imparzialità rispetto ai fenomeni religiosi possono secondo taluni essere ricondotti a forme di inaccettabile relativismo etico, è certo che lo stretto sostegno economico e la contiguità con i poteri pubblici di cui i numerosi istituti cattolici beneficiano rischiano letteralmente di svuotare di significato quel principio, faticosamente desunto in via giurisprudenziale, della laicità dello Stato, condizione essenziale perché la libertà di tutti possa essere pienamente rispettata.

E non sembra valere la considerazione che il cattolicesimo resti la religione largamente dominante nel paese per giustificare acriticamente questo copioso fiume di denaro, dal momento che è lecito presumere come sia proprio la scarsa conoscenza dei meccanismi e dei volumi di finanziamento di cui gode la Chiesa cattolica a non indurre una seria riflessione sull’argomento da parte dell’opinione pubblica. Una riflessione che, alla vigilia delle elezioni politiche, nessuno degli schieramenti candidati alla guida del paese avrà probabilmente interesse a sollevare.

Gianluca Polverari


Messaggio modificato da Senbee Norimaki il 9 Oct 2007 - 15:07
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NvO
messaggio 9 Oct 2007 - 15:01
Messaggio #75


sciuscià
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CITAZIONE (Galen @ 9 Oct 2007 - 15:53) *
@NvO: Capisci bene che la forma in cui è stata messa è una trappola:


certo, è probabile.

CITAZIONE (Galen @ 9 Oct 2007 - 15:53) *
se io volontariamente non assegno quella percentuale a nessuna Confessione è chiaro che dovrebbe andare allo Stato, che è l'organo che normalmente percepisce le tasse.


beh, no, non necessariamente. è un criterio come un altro. poi, come tu stesso sottolinei:

CITAZIONE (Galen @ 9 Oct 2007 - 15:53) *
(certo, anche la percentuale assegnata allo Stato poi questo la gira per la maggior parte al Vaticano... ma questo è un altro discorso).


non è mica tanto un altro discorso..

CITAZIONE (Galen @ 9 Oct 2007 - 15:53) *
Il fatto che questa cosa non venga pubblicizzata fa parte della trappola. Dici bene che possiamo renderlo noto, è proprio quello che cerchiamo di fare anche qui, ma di certo le Istituzioni non lo fanno, è innegabile.



giusto. il criterio di ripartizione dei fondi non direttamente destinati è importante, e bisognerebbe renderlo noto.
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