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> Anche Nel Calcio Dei Soldi E Dei Paperoni, ...esistono veri valori UMANI
2pac
messaggio 27 Feb 2008 - 11:35
Messaggio #1


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Riflettete.

L'umanità non conosce bandiere, ne colori.
Onore a Cesare Prandelli, uomo vero.


CITAZIONE
Prandelli: 'La mia vita senza Manuela'

L'allenatore della Fiorentina Prandelli e il calvario della moglie scomparsa
La malattia, le cure, il dolore, la fine. E l'obbligo di ricominciare


Questa è la storia di un uomo e una donna. Come ce ne sono tante. È la storia di un amore. Come a volte esistono. È la storia di un dolore. Come quelle che prima o poi ci sbattono addosso perché non può esserci una vita
senza dolore. L'uomo si chiama Cesare Prandelli. Ha cinquant'anni. Alla fine della terza media voleva iscriversi al liceo artistico, si è ritrovato invece geometra perché la mamma gli raccomandava: il diploma, Cesare, il
diploma... Voleva diventare architetto perché gli è sempre piaciuto pensare, creare, costruire qualcosa. Anche solo un'idea. Ha fatto invece il calciatore. Ha vinto con la Juventus qualche scudetto e una coppa campioni, si è distrutto le ginocchia e ha smesso presto, senza barare, a trentadue anni. Oggi è l'allenatore della Fiorentina, ma qui se potessero lo farebbero
sindaco, presidente di tutti i posti in cui è previsto un presidente e, perché no?, persino papa e santo, naturalmente subito.

La donna si chiama Manuela Caffi, è sua moglie. È morta all'ora di pranzo del 26 novembre dell'anno scorso. Aveva quarantacinque anni. Quel giorno era un lunedì, il giorno in cui i calciatori e gli allenatori si riposano.
"Fino alle dieci della domenica era lucidissima. Io e i miei figli durante le ultime ore ci siamo messi nel letto con lei. L'abbracciavamo, la accarezzavo, le parlavamo di continuo. I medici della terapia del dolore, che lei chiamava i suoi angeli, ci hanno spiegato che i malati terminali perdono per ultimo il senso dell'udito, ma riconoscono solamente le voci dei
familiari, quelle degli estranei si trasformano in un rumore metallico. Porto dentro di me le sue ultime parole.
Ma non riesco a dirle, a farle uscire. È troppo dura
".



Dopo tre mesi è la prima volta che Cesare Prandelli accetta di raccontare la sua Manuela.
Nella sala riunioni della sede della Fiorentina. Una t-shirt bianca e un maglione arancione, il fisico da ragazzo, lo sguardo sulla fede che porta al dito, un bicchiere d'acqua sul tavolo che a un tratto si rovescia e lui va nello sgabuzzino, prende uno straccio e asciuga il pavimento mettendosi in ginocchio.
Si deve pur ricominciare, da qualche parte, in qualche modo.

Potremmo partire dalla terra, la sua. Da Orzinuovi, provincia di Brescia.
"Di lì si parte e lì si torna. Dove sono nato e cresciuto, dove vivo ancora nella casa dei miei. Papà è morto che avevo sedici anni, mamma sta con me. A Orzinuovi sono Cesare e basta. C'è la piazza Vittorio Emanuele, una bella piazza con i portici. Manuela l'ho conosciuta là, al bar, una domenica pomeriggio. Giocavo in B con la Cremonese, tornavo dalla partita, avevo
voglia di una cioccolata calda. Lei era con una sua amica, ci siamo soltanto guardati, ci siamo piaciuti subito. Il giorno dopo con una scusa sono andato a prenderla a scuola. Avevo diciott'anni, lei non ancora quindici. Non ci siamo più lasciati
".

Quando vi siete sposati?

"Nell'82. Ero alla Juve. I miei testimoni sono stati Antonio Cabrini e Domenico Pezzolla, mio compagno a Cremona. Ora fa l'ambulante, vende formaggi".

Mai una crisi, mai un tradimento?

"In trent'anni abbiamo litigato una volta sola, colpa di una racchetta da tennis. Se mi chiede se le ho messo le corna le rispondo di no. Se per tradimento invece intende la mancata condivisione di una scelta e di una idea, allora le dico di sì, che a volte credo di averlo fatto.
Nell'educazione dei figli, per esempio. Su questo piano sarò sempre in difetto nei confronti di mia moglie
".

Padri e figli: che cosa ha imparato dai suoi genitori?

"Da mio padre il rispetto per chi lavora, spero di averlo fatto mio.
Da mia madre la fisicità dell'amore, il non vergognarsi di volere bene.
Dimostrarlo con il cuore, la testa, le mani
".

E che cos'è l'amore?

"Credo ci siano diversi tipi di amore. Quello per una donna, quello per i figli, quello per gli amici. Ho scoperto che molte persone hanno paura di amare, hanno paura di vivere l'amore.
Perché in amore devi dare, devi essere altruista.
Forse è più facile non amare. Siamo spesso prigionieri del nostro egoismo
".

Che cosa le ha insegnato Manuela?

"Tutto. Ho sempre le tasche vuote, non un soldo. Mai usato il bancomat, i soldi me li dava lei.
Qualche giorno fa sono stato costretto a farmi prestare cinquanta euro da un collaboratore della società per fare benzina.
Non mi sono ancora abituato... Manuela mi ha insegnato a usare le parole.
Mi diceva: Cesare, la cosa più importante è sapere che cosa si vuole.
Domandarselo e avere il coraggio di darsi le risposte.
Quando sono diventato responsabile del settore giovanile dell'Atalanta mi sembrava di toccare il
cielo con un dito. Poi mi offrirono il Lecce. Le dissi: mi piacerebbe provare, ma solo se tu vieni con me.
I bambini erano piccoli. Andiamo, mi rispose, ma promettimi che terrai i nostri figli fuori dal mondo del calcio
".

A lei che cosa non piace di questo suo mondo?

"L'esasperazione, le polemiche, i processi, l'arroganza, la stupidità, l'oblio.
Quando giocavo io ci divertivamo di più, tra compagni di squadra ci si frequentava dopo le partite, gli allenamenti. Mischiavamo le nostre solitudini.
Oggi i calciatori lo fanno molto di meno. Questo mondo ha dato lavoro a tanti, ma tanti si prendono troppo sul serio.
Eppure fai un mestiere che ti piace, ti danno un sacco di soldi, sei un privilegiato.
Vivi una vita che non è normale. Se ho una qualità è quella di saper scegliere i miei abiti mentali.
Non posso assumere un modo di essere che non è il mio.
Non riesco a fingere, a mordermi la lingua, a mettere su il disco dell'ipocrisia
".

Parlavate spesso di politica, lei e sua moglie?

"Poco. Ho votato la sinistra più di una volta, ho avuto ad un certo punto simpatia per il centrodestra.
Sono stato un ondivago, come vede. Vorrei una politica liberata dall'ideologia.
Non mi chieda di più. Non sono preparato
".

Lei è ricco?

"Sto bene, molto bene. Ma la ricchezza non mi interessa.
Mi preme la tranquillità economica dei miei figli.
Nicolò ha ventitré anni, studia da manager dello sport.
Carolina ne ha ventuno, fa lettere all'università e adora la danza.
Non voglio diventare ricco. Voglio cercare di vincere qualcosa, questo sì
".

Mi hanno raccontato che prima di prendere Capello, la Juventus la voleva come allenatore.
Di fronte alla scrivania di Moggi lei sparò una richiesta altissima, Moggi si alzò, le strinse la mano e le disse arrivederci.
È vero?

"Sì. Per la Juve avrei firmato in bianco, ma sapevo che non mi avrebbero preso.
Chiesi quella cifra per andare a scoprire le loro carte. Non mi presero, come avevo previsto
".

Quando si è ammalata Manuela?

"Sette anni fa. Allenavo il Venezia. Un nodulo a un seno.
Sembrava routine.
Operazione a Brescia.
Meno di due anni dopo un problema a un linfonodo.
Nuova operazione, parecchie metastasi, chemioterapia. Un disastro
".

La Roma per qualche mese, poi le dimissioni. Perché?

"Manuela voleva stare a casa. Facemmo un patto, le dissi che se le cure fossero state invasive sarei stato ogni minuto al suo fianco. Era lei la mia priorità.
La sua vita era la mia vita. Tornai a Orzinuovi. Molti si sorpresero, per me invece fu una scelta naturale.
Il calcio a volte ha paura della normalità
".

C'è stato un momento in cui ha creduto che Manuela si sarebbe salvata?

"Sì, dopo Parigi e un interminabile calvario di terapie chemioterapiche. I medici ci diedero molte speranze.
Lei stava meglio. Venimmo a Firenze.
Per quasi tre anni le cose sono andate bene.
La scorsa primavera la situazione è improvvisamente precipitata, a maggio il tumore ha colpito il fegato.
È stato l'inizio della fine. Da allora la lotta è stata soltanto contro il dolore, un dolore devastante, non più contro la malattia
".

A chi altri avete chiesto aiuto in questi anni?

"A Dio. Siamo andati a Spello, da frate Elia.
Lunghe, dolcissime chiacchierate. Sedute di preghiera. Emozionanti, commoventi.
Manuela, io, i due ragazzi.
Io ho la fede, l'abitudine alla preghiera. Lei era invece un po' come San Tommaso, ma l'incontro con frate Elia è stato straordinario.
L'ha cambiata. Credo che senza di lui la mia Manu sarebbe morta prima
".

Ora lei come sta?

"Sto. Quasi tutta la mia famiglia è venuta a Firenze, respiro quando sono con Carolina e Nicolò.
Cerchiamo di capire assieme come ricominciare.
Mi danno sollievo il campo, i ragazzi, le partite. Da solo mi sento sperduto
".

E crede che rimarrà da solo?
"Adesso le posso solo rispondere di sì. Non riesco a immaginarmi con un'altra donna accanto.
Penso che una persona che abbiamo tanto amato continui a vivere dentro di noi fino a quando moriremo a nostra volta
".

A Firenze la strada principale che conduce allo stadio si chiama Viale dei Mille.
Per un lungo tratto a ogni albero è appeso un cartellone dell'Associazione tumori della Toscana.
Raffigura Cesare Prandelli sul prato del campo.
È in giacca blu e cardigan viola. Non sorride.
Con il braccio destro saluta i tifosi della curva Fiesole. È il suo modo di dire grazie.


Messaggio modificato da Vale il 27 Feb 2008 - 13:00
Motivo della modifica: Aggiungo la fonte: Repubblica.it
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Roberta 80
messaggio 27 Feb 2008 - 11:44
Messaggio #2


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Da: Cabot Cove
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Si...fa riflettere. Non sono tipo da spendermi in complimenti
o commenti perchè so che cadrei nel banale...però molto bello...
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simone19
messaggio 27 Feb 2008 - 11:45
Messaggio #3


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Da: Caserma Bevilacqua - Ferrara
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prandelli è davvero un uomo,ma ancora prima un vero signore!
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NvO
messaggio 27 Feb 2008 - 12:29
Messaggio #4


sciuscià
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è molto bella questa intervista. lascia trasparire tutta la nobiltà d'animo e tutta l'onestà umana che prandelli ha sempre manifestato come allenatore, con correttezza e professionalità davvero esemplari e come uomo, quelle poche volte in cui il suo privato si è affacciato, sempre con discrezione, sulla ribalta del mondo del calcio.

ricordo ancora con commozione l'abbraccio del franchi, gli occhi di prandelli, pieni d'amore e di dolore, e quel suo sospiro, prima dell'inizio della gara. emozionante.

la sua vicenda è davvero di quelle che fanno riflettere, ancora una volta per il modo straordinario in cui ha deciso di (e saputo) affrontarla.
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2pac
messaggio 27 Feb 2008 - 12:42
Messaggio #5


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Qui il video
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Skafranz
messaggio 27 Feb 2008 - 12:52
Messaggio #6


Crudele Samoano
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solo a leggere mi è venuto un nodo in gola...io non ce la farei...davvero...
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Barone
messaggio 27 Feb 2008 - 14:45
Messaggio #7


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Grande Mister!
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mirkuzzo85
messaggio 27 Feb 2008 - 19:41
Messaggio #8


Ciocapiàt
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Da: Springfield
Utente Nr.: 2548



Per essere un ottimo allenatore bisogna essere prima un grand'uomo...Prandelli ha sempre dimostrato rispetto verso tutto e tutti e non si è mai vergognato di mostrare la propria sensibilità...
Quando ha lasciato la Roma x stare vicino alla moglie ha dimostrato di essere uno come tutti, un normale marito e padre di famiglia...non uno che ama
la pubblicità...ha fatto tutto nel massimo silenzio e con grande onore è tornato sui campi di calcio,per fare quello che gli piace più di ogni altra cosa...
Un simbolo x tutti...indistamente...
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Maifermo
messaggio 28 Feb 2008 - 01:55
Messaggio #9


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Belle cose davvero, bella anche la risposta degli ultrà romanisti quando decise di lasciare la guida della squadra per assistere la moglie.

Hai spiegato al calcio intero
che cos'è un uomo vero.
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