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> Che Guevara, Oggi il 40° anniversario.
bzbiz
messaggio 10 Oct 2007 - 17:18
Messaggio #51


Garantito al limone
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Mi è venuta in mente una domanda...

La pongo... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)

Ragioniamo per assurdo, passato alternativo:

C'è un uomo a Cuba che crede FERMAMENTE nei suoi ideali, che si batterebbe (si batte e si batterà) fino alla propria morte per difenderli e diffonderli a tutti i popoli del mondo, che mette la sua faccia e la sua vita in prima linea per la causa... Quest'uomo però uccide anche gli oppositori, è di vedute larghe come la cruna di un ago, con i nemici non ha pietà, odia l'altra parte con tutto se stesso... quando gli "amici" diventano più morbidi (diciamo quando scendono a patti ed entrano nel pantano della politica) lui che non ci sta, se ne va... in direzione di altri lidi, a portare il suo messaggio ad altri popoli...












Solo che quest'uomo non si chiama Ernesto Guevara, si chiama Pinco Pallino e come ideali ha quelli fascisti. Se quest'uomo fosse esistito avremmo la sua foto su milioni di zaini e diari? Avremmo fior fiore di persone che discutono della differenza tra Pinco uomo e Pallino personaggio? Ci sarebbero mille mila libri che spiegano il suo messaggio trascendendo l'uomo?

P.S.
La domanda è volutamente provocatoria.

Messaggio modificato da bzbiz il 10 Oct 2007 - 17:19
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Stefano79
messaggio 10 Oct 2007 - 17:22
Messaggio #52


Peso
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Risposta semplice: NO
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Deus Piger
messaggio 10 Oct 2007 - 17:25
Messaggio #53


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La risposta è no molto probabilmente. E per fortuna.
Credo che a fare la differenza sia proprio il tipo di ideale che segue il protagonista.
Naturalmente comunque ci sarebbero stati anche i deficienti che avrebbero appoggiato un eventuale personaggio con ideali fascisti, ma, sempre per fortuna, sarebbero stati una minoranza.
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bzbiz
messaggio 10 Oct 2007 - 17:31
Messaggio #54


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Vedi la domanda, provocatoria e dalla scontata risposta, l'ho posta perché quando si parla di Guevara e si dice "si ma appoggiava un ideale che si è rivelato male (il comunismo leninismo)" si dice "ma l'uomo, la sua abnegazione" al che io faccio la domanda provocatoria e si dice "si ma l'ideale"

Perché lui combatteva per la libertà. Vero. Ma la sua idea di libertà. Io non mitizzerei uno così. Lo terrei in considerazione certo, ne parlerei, lo studierei, ma mettermi la sua faccia addosso... uhm...no...
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Peve
messaggio 10 Oct 2007 - 17:35
Messaggio #55


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Beh, gli ideali comunisti sono un po' più "condivisibili" di quelli fascisti, questo credo abbia influito molto, cioè se anche non sei comunista non è che ti scandalizzi tanto se uno dice "vorrei che la ricchezza fosse ditribuita equamente tra tutti" magari non sarai d'accordo al 100% ma in linea teorica ci può stare come idea di fondo, invece gli ideali fascisti se non li condividi a pieno o quasi ti rimangono un po' indigesti...

Prima che scatenate un casino, ho parlato di ideali, che non c'entra niente con quello che è stata la loro applicazione pratica.
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bzbiz
messaggio 10 Oct 2007 - 17:39
Messaggio #56


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Ok, allora diciamo che Pinco Pallino non è fascista... è solo di destra... magari un fondamentalista cattolico... Poi tu parli di ideali condivisibili, perché siamo in Italia, a Ferrara... Vallo a dire ad un Texano...

Poi non si può, per me, tenere solo quello che fa comodo... L'ideale si, la sua applicazione no, Guevara uomo sixò, guerrigliero no, personaggio si...

E non si può perché stiamo parlando di un fenomeno che MILIONI di persone hanno in bocca dalla mattina alla sera... magliette, canzoni, slogan, gente che vorrebbe essere come lui...

Per me la sua faccia in chiaro scuro rappresenta Guevara a tutto tondo... se si vuole rappresentare la libertà ci sono altri simboli, meno compromessi... IMHO
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Omicron³
messaggio 10 Oct 2007 - 17:42
Messaggio #57


Mr Strazamarun 2006
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dai la faccia la metti perchè non ha scritto il mein kampf, era un medico e un sublime oratore e narratore.

capisci che a LIVELLO ETICO ed ESTETICO ROBIN HOOD è diverso dallo SCERIFFO di NOTTINGHAM?
eppure entrambi usano arco e spada ed entrambi non hanno pietà per quelli che ritengono "i cattivi"...

secondo te perchè?
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bzbiz
messaggio 10 Oct 2007 - 17:44
Messaggio #58


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Guarda che lo so il perché...

Si era chiesto di discutere un po' civilmente, ci sto provando...

Così come chi dice "ah meglio che sia morto comunista del cazzo" semina un po' di zizzannia anche chi non si ferma un minuto a riflettere sulla storia e dice "hasta la victoria siempre" perché è togo non fa una bella figura... non trovi?

Messaggio modificato da bzbiz il 10 Oct 2007 - 17:47
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Koros
messaggio 10 Oct 2007 - 17:47
Messaggio #59


Ciocapiàt
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Per me il Chè è sempre stato un falso mito, oltre che un uomo sanguinario.
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Omicron³
messaggio 10 Oct 2007 - 17:50
Messaggio #60


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so che tu sai il perchè altrimenti non avresti fatto la domanda provocatoria.

però sulla tua provocazione qualcuno DELIBERA che la ragione o NON ESISTA o stia SEMPRE E COMUNQUE NEL MEZZO.

e ovviamente non è così.
è chiaro che la ragione non sta mai completamente (o quasi mai) da una parte sola, ma da qui a dire che non stia da nessuna parte è forviante, è sbagliato, è proprio una cazzata.
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Peve
messaggio 10 Oct 2007 - 17:54
Messaggio #61


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@ BzBiz: io sono d'accordo con te, quelle magliette le odio, sopratutto perche IMHO il 90% della gente che le indossa non sa un cazzo di Guevara e di quello che ha fatto, io credo solo che il motivo sia che fondamentalmente lui sia ritenuto "buono" e credo che sia così per quello che ho scritto sopra, ma non vuol dire che io la pensi così...

Per rispondere al resto:

Probabilmente in texas, in effetti, non è così "mito" come qui da noi in europa (germania esclusa forse (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_smile.gif) ), e poi succede sempre che i "miti" vengano ripuliti dalle loro debolezze e dalle cazzate che, inevitabilmente, hanno fatto anche loro. In più le parole rivoluzione e ideali fanno sempre molto scalpore.
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Koros
messaggio 10 Oct 2007 - 18:00
Messaggio #62


Ciocapiàt
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Preso da questo blog:

Che Guevara, quarant'anni di favole a buon mercato
Oggi, 9 ottobre, è il quarantesimo anniversario dalla morte di Ernesto Che Guevara. In queste quattro decadi il comunista argentino è diventato un'icona pop che simboleggia valori ben distanti dalla sua figura. Persino sulla prima pagina di Liberazione, nel solito articolo agiografico, si ricorda che «aveva il mitra e la pistola, diceva di volere creare "1000 Vietnam", cioè di voler portare la guerriglia in tutto il mondo». In realtà, Guevara diceva esplicitamente di voler esportare l'odio e la violenza. Come si legge nel suo messaggio alla Tricontinentale, pubblicato nel 1967:

The great lesson of the invincibility of the guerrillas taking root in the dispossessed masses. The galvanizing of the national spirit, the preparation for harder tasks, for resisting even more violent repressions. Hatred as an element of the struggle; a relentless hatred of the enemy, impelling us over and beyond the natural limitations that man is heir to and transforming him into an effective, violent, selective and cold killing machine. Our soldiers must be thus; a people without hatred cannot vanquish a brutal enemy.

Insomma, solo gli ignoranti possono sfilare a una manifestazione pacifista indossando una maglietta con la sua effige.

Per sfuggire da facili entusiasmi e ideologie alla moda, da questo stesso blog, qui trovate il bilancio certificato dei suoi 216 omicidi compiuti a Cuba (con tanto di nome e cognome delle vittime), qui dieci luoghi comuni su Che Guevara, smontati a dovere da Alvaro Vargas Llosa (autore di questo libro, appena uscito in Italia), qui la differenza tra la mitologia pacifista propagandata da sua figlia Aleida e la realtà delle parole e dei fatti dello stesso Guevara, qui quello che dice di lui l'esule cubano Andy Garcia, uno dei pochi attori di Hollywood che non si fanno problemi a ricordare le cose come stanno.

Celebrazioni per un assassino
di Fausto Carioti


In Argentina, dove Ernesto Guevara nacque nel 1928, tra i giovani è diventato un modo di dire: «Tiengo una remera del Che y no sé por qué». Vuol dire: «Ho una maglietta del Che, ma non so per quale motivo». Quantomeno, i ragazzi argentini la domanda se la pongono. I loro coetanei (ma anche tanti ultrasessantenni) in Italia, a Hollywood e nel resto del mondo libero, l’icona di Guevara fotografato da Alberto Korda la indossano in beata ignoranza. Sanno confusamente che era un ribelle, e tanto basta per averlo addosso, stampato sulle t-shirt, come quella indossata dal musicista Carlos Santana alla notte degli Oscar, o tatuato, come sul braccio destro di ciò che resta di Diego Armando Maradona. Comunque pronto per essere sfoggiato nei cortei pacifisti. Molto si deve al merchandising e alle operazioni editoriali costruiti sul personaggio, che lo hanno trasformato in un marchio globale, più trendy dell’iPod. L’agiografia ha raggiunto l’apice in questi giorni, in cui cade il quarantesimo anniversario della morte del Che. Liberazione, il quotidiano di Fausto Bertinotti, ieri gridava in prima pagina: «Evviva Che Guevara», sobriamente definito «uno dei grandi del XX secolo». Puntuale come ogni anno, nei giorni precedenti era rispuntato Gianni Minà, che ha rispedito al Manifesto lo stesso articolo che scrive da quarant’anni, stavolta intitolato «Guevara, l’eroe che continua a nascere». Ogni quotidiano di sinistra manda in edicola il suo volume sul guerrigliero argentino. Le librerie mettono in evidenza sugli scaffali la collana che gli ha dedicato la Feltrinelli. Ancora pochi mesi e avremo sugli schermi “Guerrilla!”, il film di Steven Soderbergh con Benicio Del Toro nei panni dell’amico di Fidel Castro. Se hai passato i quaranta, niente di più facile che ti suoni in testa la erre moscia di Francesco Guccini: «Da qualche parte un giorno/dove non si saprà/dove non l’aspettate/il Che ritornerà». Chi ha qualche anno in meno deve arrangiarsi con Jovanotti: «Io credo che a questo mondo/esista solo una grande chiesa/che passa da Che Guevara/e arriva fino a Madre Teresa».

In questa melassa che tutto avvolge e che trasforma Guevara in un san Francesco postmoderno (ma presto verranno a dirci che era il poverello di Assisi a fare il Guevara ante litteram), c’è un grande assente: la verità. Per ironia della sorte, è toccato a un altro attore di Hollywood, un anno fa, ricordare al grande pubblico come stanno davvero le cose: «La gente indossa la maglietta con il suo volto come un’opera di pop art. Ma non sanno nemmeno chi fosse. Sembra una rock star. E invece fece uccidere moltissime persone senza processo e senza che avessero la possibilità di difendersi». Andy Garcia, esule cubano, si è permesso di dire quello che la Hollywood liberal e anglosassone non ha nemmeno il coraggio di sussurrare: Che Guevara era un macellaio, un assassino a sangue freddo. La sua non è una provocazione: è quello che dicono da decenni intellettuali latinoamericani come Carlos Alberto Montaner e Alvaro Vargas Llosa. Ci sono i testimoni e ci sono i documenti: di centinaia delle vittime del Che si sa nome, cognome e ora dell’esecuzione. Non bastasse, ci sono gli scritti dello stesso “comandante” che grondano sangue. Ma i suoi fedeli sono così ciechi che il culto sopravvive a ogni evidenza.

Da anni, il progetto Cuba Archive sta facendo il conto delle vittime della rivoluzione cubana, per le quali esista conferma da parte di almeno due fonti indipendenti e alle quali sia possibile attribuire un nome. Alla voce “Vittime di Che Guevara in Cuba” appaiono oltre duecento esecuzioni. Quattordici nemici, o presunti tali, furono eliminati dal comandante, direttamente o su suo ordine, in Sierra Maestra, durante la guerriglia contro gli uomini di Fulgencio Batista, tra il 1957 e il 1958. Dal 1 al 3 gennaio del 1959, appena catturata la cittadina di Santa Clara, mandò a morte altre 23 persone. Ma il grosso del sangue il futuro idolo dei pacifisti lo versò in qualità di comandante della Cabaña, la fortezza dell’Havana adibita a prigione. Tra il 3 gennaio e il 26 novembre del 1959 sono attribuite a Guevara ben 164 esecuzioni. Vista la metodologia dell’indagine, si tratta di numeri necessariamente approssimati per difetto: altre fonti parlano di almeno quattrocento uccisioni solo nel carcere dell’Havana.

Va da sé che il processo riservato a quei disgraziati era un abominio giuridico. Javier Arzuaga, il cappellano basco che a La Cabaña era incaricato di confortare i condannati a morte, ha raccontato quei mesi da incubo ad Alvaro Vargas Llosa: «C’erano circa ottocento prigionieri in uno spazio adeguato a non più di trecento persone: membri dell’esercito e della polizia di Batista, qualche giornalista, alcuni uomini d’affari e commercianti. Il Tribunale Rivoluzionario era composto da guerriglieri, mentre Che Guevara presiedeva la Corte d’Appello. Il Che non annullò mai alcuna sentenza. […] In molti casi implorai il Che di usare clemenza con alcuni prigionieri: rammento in particolare il caso di Ariel Lima, un ragazzino. Il Che non cedette mai alle mie insistenze, così come Fidel». Nessuna pietà. Lo confermano le parole del giurista José Vilasuso, che all’epoca faceva parte del tribunale di La Cabaña: «Le direttive del Che stabilivano che dovessimo agire nel modo più risoluto, vale a dire che [gli accusati] erano tutti assassini e che il modo rivoluzionario di procedere doveva essere implacabile». Un ex comandante delle truppe di Guevara, Jaime Costa Vázquez, ha raccontato che i suoi ordini erano chiarissimi: «Nel dubbio, fucilare». Testimonianze che rendono surreale l’epica del guerriero sensibile che ci vendono ogni giorno le vestali del comunismo cubano, prima tra tutte la figlia del Che, Aleida Guevara, la quale si è spinta a dire che tra gli insegnamenti lasciati da suo padre c’è quello di «sviluppare al massimo la sensibilità fino a sentirsi angosciati quando si assassina un uomo in qualsiasi angolo del mondo».

Basta leggere gli stessi scritti di Guevara per capire quale fosse il suo rapporto con la violenza armata e l’omicidio. Tra i suoi tanti difetti, Guevara aveva infatti un pregio che manca ai suoi apologeti odierni: da bravo uomo d’azione, più avvezzo alla pistola che all’oratoria, spesso amava parlare chiaro, senza troppi giri di parole. Alvaro Vargas Llosa, nel suo libro “Il mito Che Guevara e il futuro della libertà”, appena pubblicato in Italia da Lindau, ha raccolto una piccola antologia di citazioni dai diari e dagli altri scritti del Che. Il quale nel gennaio del 1954, appena arrivato a Cuba, scriveva alla moglie di sentirsi «vivo e assetato di sangue». Tre anni dopo, il «sensibile» guerrigliero uccise il compagno d’armi Eutimio Guerra, sospettato di passare informazioni al nemico: «Ho risolto il problema con una pallottola calibro .32 nella tempia destra. Ora ho io le sue cose», annoterà Guevara. Fece lo stesso con il contadino Aristidio, la cui colpa era quella di aver detto che se ne sarebbe andato quando fossero arrivati i ribelli. È stato calcolato, e lo riporta lo scrittore Humberto Fontova, che Guevara fece uccidere sul posto tra il 70 e l’80 per cento dei contadini che si opponevano alla sua avanzata. Condannò a morte anche un tale Echevarría, fratello di uno dei suoi commilitoni, per colpe non meglio specificate, limitandosi a dire che «doveva pagarla». Se era “angosciato” mentre realizzava queste mattanze, di sicuro riusciva a mascherarlo bene.

Non era per impulso che cedeva all’odio e alla violenza. Guevara teorizzò con lucidità il ricorso a simili strumenti. Nel messaggio che inviò nel 1967 alla Tricontinentale, l’organizzazione rivoluzionaria afro-asiatico-latinoamericana, spiegava così quale dovesse essere il motore degli eserciti rivoluzionari: «L’odio come un elemento del conflitto; un odio implacabile nei confronti del nemico, che spinge l’uomo oltre i suoi limiti naturali e lo trasforma in un’efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere»
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axettone
messaggio 10 Oct 2007 - 18:11
Messaggio #63


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CITAZIONE (Le Big Mac @ 10 Oct 2007 - 17:53) *
Scusa, era una battutaccia, prometto che non ne farò più!!

Solo che quando hai scritto quelle parole mi è venuto in mente che potevano essere associate non solo a Ernesto, ma a un sacco di gente.
Tipo Silvio!

Non era assolutamente nulla di personale, ci mancherebbe... Solo che le hai scritte tu! (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)

Ma io non me la sono mica presa! Solo che le mie parole proprio non mi ricordano Silvio!
Amen!
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MJ83®
messaggio 10 Oct 2007 - 19:48
Messaggio #64


Vaizard
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Purtroppo le mie non approfondite conoscenze sull'argomento mi impongono di stare zitto e limitarmi a leggere, però ci tenevo a postare questa bellissima canzone del grande Guccini, in onore al Che.

Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...

Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...

Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...

"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...

Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
"Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "

E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...

"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...

E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...

Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,

da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà
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Senbee Norimaki
messaggio 10 Oct 2007 - 20:13
Messaggio #65


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Già postata da Slash.
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MJ83®
messaggio 10 Oct 2007 - 20:16
Messaggio #66


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Non l'avevo vista (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif)
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dreamaker
messaggio 10 Oct 2007 - 21:17
Messaggio #67


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Non e' che il Che lo troviamo dappertutto perche' VENDE?
Come Padre PIO, papa Giovanni Paolo II, il Budda e tanti altre icone famose del nostro tempo.
Di certo il comunismo, non avendo icone divine, ha piu' facilita' a consacrare il Che, Stalin o altri semplici mortali.

Una riflessione che esce dal solito discorso dx/sx.

Bye...
Raffa!
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Bonny
messaggio 10 Oct 2007 - 21:33
Messaggio #68


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è o vvio che è per quello... (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/4.gif)
ma perchè vende?
perchè siamo una massa d'ignoranti e superficiali...
è inevitabile idolatrare il Che se la conoscenza dell'uomo è scarsa o inesistente. chi non sente il bisogno di rivoluzione nel proprio animo? pochi credo..
io a modo mio lo ammiro. di sicuro un uomo con due gran testicoli... mi chiedo però se l'essere medico non gli facilitasse l'ammazzare la gente.. vabbè divagazioni. credo comunque che fosse bello matto anche lui a modo suo.
anch'io ho apprezzato molto la distinzione fatta tra uomo ed ideologia, volevo dirlo.
la penso allo stesso modo.. e sinceramente mi sono sempre incazzato, le numerose volte che ho partecipato a cortei per la pace, nel vedervi tutte quelle bandiere e magliette del Che.
In qualsiasi corteo ma NON in uno per la pace.. e checcazzo...
anche a me esaltano le canzoni e le poesie a lui dedicate.. o molte delle citazioni.. ma è ovvio che non sono parole di un pacifista.
vorrei comunque far presente che il Che era sì un'assassino.. ma ha semplicemente risposto al fuoco col fuoco. aprrezzabile o meno che sia il gesto.
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Senbee Norimaki
messaggio 11 Oct 2007 - 07:19
Messaggio #69


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Bonny ti quoto, a parte l'ultima riga: Guevara non rispose solo al fuoco, ma condannò a morte parecchi prigionieri. Anzi, era noto, nel primo periodo, proprio per la sua efferatezza e mancanza di pietà.
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Dani80
messaggio 11 Oct 2007 - 07:27
Messaggio #70


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E' assurdo che il Che che in vita era anti capitalista e una volta morto venga utilizzata la sua immagine per motivi commerciali senza nessuna remora..è un pò come tradire le sue idee
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Bonny
messaggio 11 Oct 2007 - 20:11
Messaggio #71


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CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 11 Oct 2007 - 08:19) *
Bonny ti quoto, a parte l'ultima riga: Guevara non rispose solo al fuoco, ma condannò a morte parecchi prigionieri. Anzi, era noto, nel primo periodo, proprio per la sua efferatezza e mancanza di pietà.

beh era più o meno quello che intendevo (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/4.gif)
per fuoco non intendo solo le sparatorie. dico che in certi frangenti si è dimostrato uguale alla gente che combatteva.
sì.. credo di essermi espresso un po' male (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/4.gif)

CITAZIONE (Dani80 @ 11 Oct 2007 - 08:27) *
E' assurdo che il Che che in vita era anti capitalista e una volta morto venga utilizzata la sua immagine per motivi commerciali senza nessuna remora..è un pò come tradire le sue idee

pienamente daccordo.. cinica ironia della sorte. ma credo non sia il primo a cui è capitato qualcosa del genere.. le strumentalizzazioni sono una faccenda più che classica (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/4.gif)
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Omicron³
messaggio 12 Oct 2007 - 00:57
Messaggio #72


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CITAZIONE (dreamaker @ 10 Oct 2007 - 22:17) *
Non e' che il Che lo troviamo dappertutto perche' VENDE?

tipo grillo!?

scusa, non ho resistito.

il nodo concerne il PERCHE' venda.
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MannyCalavera
messaggio 12 Oct 2007 - 01:09
Messaggio #73


Barbagian
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Scopriamo insieme chi è stato il mito Guevara, il leader comunista cubano da sempre amato da tutte le generazioni.

Questo documento è tratto dal capitolo " L'America Latina alla prova" pag. 608 dell'opera: "Il Libro Nero del Comunismo"
ã 1998 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Milano

Di buona famiglia, nasce a Buenos Aires nel 1928, Ernesto Guevara De La Serna detto "CHE".

Appassionato di viaggi in motocicletta, gira in lungo e in largo per l'America Latina, conosce luoghi e

realtà diverse. E' affetto da asma cronica, ma ciò non gli impedisce di laurearsi in medicina agli inizi

degli anni '50. In Guatemala viene a conoscenza delle precarie condizioni di fame e miseria delle

popolazioni sottoposte al Regime di Dittatura Comunista di Jacobo Arbenz. A causa dei forti interessi

economici degli Stati Uniti in Guatemala, viene inviato un contingente militare statunitense a

rovesciare il dittatore. Comincia così un odio smisurato da parte del "CHE" verso gli Stati Uniti. In

una notte del 1955, Guevara incontra in Messico un giovane avvocato cubano in esilio che si prepara

a rientrare a Cuba, Fidel Castro. Subito entrano in sintonia, condividendo gli ideali, il culto dei

"guerriglieri" e la volontà di espropriare il dittatore Batista dal territorio cubano. Il CHE sbarcherà a

Cuba insieme a Fidel e altri guerriglieri in esilio. Nel 1956, autonominatosi comandante di una colonna

di partigiani, si fa notare per la sua crudeltà e determinazione. Un ragazzo non ancora ventenne, un

guerrigliero della sua unità, rubò per fame un pezzo di pane ad un compagno. Senza processo o

interrogatorio, Guevara lo fece legare ad un palo e giustiziare mediante fucilazione. Nel 1958 riporta la

prima "vittoria" sui miliziani del regime di Batista a SANTA CLARA. Un treno carico d'armi viene

intercettato e bloccato dalla sua unità armata, facendo prigionieri una cinquantina di soldati; in seguito

a questa operazione, il dittatore Batista fugge sconfitto e Guevara fu nominato "procuratore" (boia)

della prigione della CABANA. La popolazione cubana era in festa, non sapevano che i successori di

Batista avrebbero portato molto più morti e disperazione che la speranza di una vita migliore!

L'ufficio in cui esercita Guevara, diventa teatro di torture e omicidi tra i più efferati. Secondo alcune

stime, sarebbero stati uccisi oltre 20.000 persone, per lo più ex compagni d'armi che si rifiutavano di

obbedire e che si conservavano, al contrario del "CHE", democratici e non violenti. Nel 1960 il

"pacifista" GUEVARA, istituisce un "campo di concentramento" sulla penisola di GUANAHA,

dove trovarono la morte oltre 50.000 persone colpevoli soltanto di non condividere i suoi ideali di

"PACE E FRATELLANZA"!! Ma non sarà il solo campo, altri ne sorgeranno come a Santiago di Las

Vegas dove c'è il campo Arco Iris, nel sud'est dell'isola sorge il campo Nueva Vida, nella zona di

Palos si istituisce il campo Capitolo, quest'ultimo è un campo speciale per bambini sotto i 10 anni! Se

una persona si era resa colpevole di reato a sfondo politico veniva arrestata insieme a tutta la famiglia.

La maggior parte degli internati veniva lasciata con indosso le sole mutande, le celle non erano mai

pulite, si lasciavano a marcire per anni nei propri escrementi in attesa di fucilazione o torture indicibili.

Successivamente gli fu conferito l'incarico di Ministro dell'Industria e presidente del BANCO

NACIONAL, la Banca centrale di Cuba.

Guevara non perde tempo a mettere in pratica il suo"modello sovietico".
Un lusso sfrenato ed abominevole. Alla faccia del proletariato!

Elogia l'odio per le proprietà e per lo

"sporco" denaro ma sceglie di abitare

in una grande e lussuosa casa

colonica in un quartiere residenziale a

l'AVANA. Impone la povertà

forzata alla popolazione mentre lui vive

nel lusso più abominevole in cui si

possa trovare un COMUNISTA.

Pratica sport impensabili per l'economia di Cuba, sia allora che oggi. La vita "comoda" e l'ozio

ammorbidiscono il guerrigliero Guevara; mette su qualche chilo e passa il tempo tra un party e le gare

di tiro a volo, ma non disdegna la caccia grossa e la pesca d'altura.

In omaggio a Lenin, chiama il suo primogenito Vladimir. Nel suo testamento, da buon

allievo della scuola Maoista-Leninista del Terrore, scrive:

"AMO L'ODIO, BISOGNA CREAREL'ODIO E L'INTOLLERANZA TRA GLI UOMINI, PERCHE' QUESTO RENDE GLI UOMINI FREDDI, SELETTIVI E LI TRASFORMA IN UNA PERFETTA MACCHINA PER UCCIDERE".

Queste parole non vengono da Heinrich Himmler, il fondatore e ideatore delle

SS germaniche, bensì dall'uomo che per oltre 30 anni è stato falsamente mitizzato come simbolo di

pace e uguaglianza, di amore per il prossimo e di fratellanza. Guevara si adopera a diffondere

sistematicamente la guerriglia in giro per il mondo, il suo motto: "Creare due, tre, mille Vietnam!"

Nel 1963 è in Algeria dove si unisce a Dèsirè Kabila, un marxista, grande sterminatore di

popolazioni civili. Il suo continuo desiderio di diffusione per la lotta armata, lo porta del 1967 in

Bolivia dove si allea col Partito Comunista Boliviano ma non riceve alcun appoggio da parte della

popolazione locale, nessuno di loro si unisce alla sua unità di guerriglieri.

Isolato e braccato, Ernesto

Guevara De La Serna detto

"CHE", venne catturato dai

miliziani locali boliviani e

giustiziato il 9 ottobre 1967.

Molti lati di questa vicenda non

furono mai chiariti come non si

saprà mai quali

responsabilità ha avuto Fidel

Castro nella morte del "CHE".
La cattura in Bolivia

Dopo la sua morte, Fidel Castro

ricopriva la carica di massima autorità al

governo di Cuba ancora vigente ai giorni

nostri. Di tutto questo orrore sopra

descritto non si è mai saputo niente di

ufficiale fino alla grande fuga del popolo

cubano del 1980.

Milioni di cubani si riversarono nella locale

Ambasciata del Perù chiedendo asilo

politico per la vita durissima imposta loro

dal Regime Dittatoriale Comunista.

Castro concesse a solo 125.000 persone il permesso di lasciare l'isola, permesso dato solo a chi

conveniva a lui... Fu concesso l'asilo politico agli internati dei manicomi criminali, ai peggiori individui,

ai mutilati, ai delinquenti comuni, ai poveri senza fissa dimora, ai barboni, a gente che Castro non

considerava esseri umani, a gente a cui diceva di interessarsi molto! Castro approfittò della situazione

per liberarsi definitivamente di questi rifiuti umani (diceva lui) scaricandoli alla tanto odiata America.

Oggi, tutto questo orrore continua indisturbato, prima con il "CHE" e ora con Fidel.

Le torture, i campi di sterminio, le fughe in massa da CUBA, sono all'ordine del giorno!


FALSI MITI!!!!!!!!!!!!!!!!!

Messaggio modificato da MannyCalavera il 12 Oct 2007 - 01:11
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Senbee Norimaki
messaggio 12 Oct 2007 - 07:53
Messaggio #74


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Che senso ha riportare un articolo che dice le stesse cose scritte da me all'inizio di questo thread, omettendone le parti positive? È faziosità pura, se ne fotte dell'argomento che aveva preso il thread (la differenza tra uomo e mito), non considera gli aspetti positivi (l'avversione di Guevara per Fidel Castro in un secondo momento, per esempio) e riporta tutto a un'atmosfera di flame che si era auspicato di evitare.
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Jolly_roger
messaggio 12 Oct 2007 - 09:46
Messaggio #75


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CITAZIONE (Frabe @ 10 Oct 2007 - 13:01) *
Tutto quello che so su Che Guevara è che aveva un Rolex Submariner prima serie senza spallette di protezione della corona, lo stesso che indossava Sean Connery nei primi film di James Bond. Questo orologio era al suo polso quando venne ucciso ed è tuttora nella cassaforte di Rodriguez. Ha posseduto anche un Rolex Gmt Master (questo non si sa dove sia finito) ed era solito regalare orologi di questo tipo ai suoi compagni più fidati.
Era fieramente anticapitalista ma i Rolex gli piacevano molto (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/icon_mrgreen.gif)

in questa foto col Rolex Gmt Master
(IMG:http://republika.pl/blog_ql_442517/748666/tr/che.jpg)

Frabe king of the hill. (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif) (IMG:http://www.ferraraforum.it/style_emoticons/default/23.gif)
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