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FerraraForum.it _ Attualità _ Vogliono Tappare La Bocca A Tutti

Inviato da: angelostorari il 19 Oct 2007 - 19:54

La legge Levi-Prodi e la fine della Rete

Ricardo_Franco_Levi.jpg

Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo.
La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete.
Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura.
Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”.
Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili.
Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia.
Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico.

Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a : levi_r@camera.it

Postato da Beppe Grillo alle 12:40 i

Inviato da: angelostorari il 19 Oct 2007 - 19:56

credo che non ci siano commenti
a tutti i cari ragazzi (lou ecc.) che sostengono questa finta sinistra, da uno che di sinistra lo è davvero: questo è quel che vi meritate
ma noi ci mobilitiamo

Inviato da: bzbiz il 19 Oct 2007 - 20:06

Se è per questo la legge non è nuova...

Non c'è già quella che voleva che tutti i siti venissero archiviati negli archivi di stato?

Inviato da: axettone il 19 Oct 2007 - 20:08

Che legge di merda, solo un ignorante può scriverne il testo.
Disobbedienza civile.

Inviato da: Evil_Soul il 19 Oct 2007 - 20:17

C'è ancora gente che pensa di poter legiferare sulla rete?
Illusi...

Inviato da: Cyrano il 19 Oct 2007 - 20:40

Ok...allora.. Grillo la racconta dal suo punto di vista, stasera invece al telegiornale l'han fatta molto meno tragica.. come stanno le cose davvero? questo è il disegno di legge:

http://www.beppegrillo.it/immagini/DDL_editoria_030807.pdf

c'è qualcuno... che riesca a districarsi nel linguaggio giuridico che possa spiegarci in parole povere.. cosa davvero può avvenire? ad esempio all'articolo 7 si parla di "iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet", all'articolo 5 "Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative." dopo aver specificato all'art.1 che "Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso."

Messa così.. anche se io scrivo sul mio blog quel che ho fatto durante la mia giornata può essere considerato prodotto editoriale! perché "contraddistinto da finalità di [...] intrattenimento"! o tutti quei siti di contro-informazione.. o persino il blog su Federico Aldrovandi... che fanno? vabbé si possono spostare su un server di un altro paese.. ma che senso ha una legge del genere, quando chiunque voglia scrivere qualcosa.. al massimo sposta le sue pagine su un dominio non italiano? c'è qualcuno che riesce a darci un parere più tecnico?

Inviato da: Dani80 il 19 Oct 2007 - 20:43

Editoria: il Governo scrive a Beppe Grillo
19-10-2007

beppe_grillo.jpgIl sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Riccardo Franco Levi ha scritto a Beppe Grillo una lettera per tranquillizzarlo sulle nuove norme che riguardano l’Editoria che vorrebbero equiparare ogni forma di comunicazione on line (compresi i blog quindi) alla stampa con conseguente obbligo di iscrizione al Registro degli operatori della comunicazione (Roc).
Ecco la lettera
Caro Grillo,
ho letto il suo commento al disegno di legge di riforma dell’editoria appena approvato dal governo e vorrei tranquillizzare lei, i lettori del suo blog e, più in generale, il “popolo di Internet”.
Con il provvedimento che tra pochi giorni inizierà il suo cammino in Parlamento non intendiamo in alcun modo né “tappare la bocca a Internet” né provocare “la fine della Rete”. Non ne abbiamo il potere e, soprattutto, non ne abbiamo l’intenzione.
Ciò che ci proponiamo è semplicemente di promuovere la riforma di un settore, quello, per l’appunto dell’editoria, a sostegno del quale lo Stato spende somme importanti, che è regolato da norme che si sono succedute in modo disordinato nel corso degli anni e che corrispondono ormai con grande fatica ad una realtà profondamente cambiata sotto la spinta delle innovazioni della tecnologia. Non abbiamo lavorato nel chiuso delle nostre stanze. Abbiamo pubblicato uno schema di legge e un questionario sul nostro sito internet, abbiamo ascoltato e incontrato tutti gli operatori del settore (gli editori grandi e piccoli, i giornalisti, gli specialisti della pubblicità, i distributori, gli edicolanti, i librai), ci siamo fatti aiutare da esperti dell’economia e del diritto.
l risultato del nostro lavoro, il disegno di legge approvato dal governo, è leggibile sul nostro sito
(http://www.governo.it/Presidenza/DIE/index.html) dove pure si possono trovare in totale trasparenza tutti gli elementi e i dettagli dell’intervento pubblico a favore dell’editoria. Ci siamo mossi avendo un punto di riferimento preciso e impegnativo: la tutela e la promozione del pluralismo dell’informazione. Un principio affermato con chiarezza dalla Costituzione e che nell’articolo numero 1 del nostro disegno di legge abbiamo definito come “libertà di informare e diritto ad essere informati”.

http://www.eurofinanza.it/?p=3598

Inviato da: Senbee Norimaki il 19 Oct 2007 - 23:47

È inapplicabile.

Certo, è un bruttissimo passo falso per questo governo, che dopo aver proposto mille mila leggi addirittura per legalizzare il p2p e abbattere la Urbani riesce ad approvare questa cagata grazie a un trucco (non si sono accorti che lo stavano votando in un numero bassissimo di deputati e quasi tutti dell'opposizione)...
Ma, al di là del giudizio su una classe politica che non sa legiferare in materia di innovazione, rimane per fortuna la certezza che questa legge non verrà approvata, perlomeno così com'è.

Consiglio di leggere l'articolo di oggi su Punto Informatico, che spiega bene perché.

Inviato da: NvO il 20 Oct 2007 - 11:50

una legge "ad castam" piero.gif ?

Inviato da: (sic) il 20 Oct 2007 - 12:01

dal mio moedesto parere...
prendendo anche per assurdo che tutta la legge venga approvata, che ci sia la guarra civile per la rete libera ecc ecc..

non possono cmq limitare il nascere ogni secondo di decine di siti non ancora registrati che proporranno servizi agratis, anche se questi verranno oscurati in poco tempo ce ne saranno altri sempre che nasceranno.

e anche se metteranno un ticket per aprire un sito, ci sarà sempre qualche manico che troverà la trabbatio per ovviare al problema.

dunque per me è ben difficile fermare la rete.

ah. e ho dimenticato che i siti possono nascere anche da altri stati...quindi il problema non sussiste

Inviato da: pottydj il 20 Oct 2007 - 12:16

esattamente..
i siti li possiamo hostare anche su server esteri..

in ogni caso come cazzo si fa a legiferare su una cosa libera come la rete..
cazzo, qua ci avviciniamo alla censura!

Inviato da: dreamaker il 20 Oct 2007 - 14:00

Ma che ci possiamo attendere dai 4 zulu che abbiamo lassu. Spendono 58 miiiiiiioni di euro per questo sito e pensano di regolamentare la rete.
Ebbene, ci credo in quel che dice il governante. Il loro scopo e' un altro. Equiparare un blog ad una pubblicazione editoriale gli permettera' di:
- Dare soldi ai soliti castaioli per fare dei siti, poiche' sarebbero equiparati ad un giornale
- Raccattare soldi da gente che vorrebbe fare un blog gratis e dovra' pagare il pizzo
- Fare in modo che la casta/lobby giornalistica, che perde forza con l'avvento di interent, possa ritirarsi su.

Poveri illusi sull'ultima, nelle prime due, come sempre, chi paga siamo noi.
Buona giornata.
Raffa!

Inviato da: Senbee Norimaki il 20 Oct 2007 - 14:03

Comunque, se mai per assurdo dovesse passare questa legge assurda (ma se il governo non cade, e' quasi impossibile), la prima cosa da fare e' quello che fecero i radicali quando Berlusconi approvo' una legge identica (anzi ancora peggiore: obbligava tutti i siti e i blog a depositare alla SIAE ogni contenuto!): denunciare tutti i parlamentari e i ministri che hanno un sito per aver violato la loro stessa legge! ^__^

Infatti, essendo la legge materialmente inapplicabile, se passasse, gli stessi siti e blog dei parlamentari non potendo applicare la legge non potrebbero adeguarsi e risulterebbero fuori legge...

Inviato da: dreamaker il 20 Oct 2007 - 14:16

Nel mentre Di Pietro dice che loro non voteranno mai questa proposta, si scusa sul fatto che gli sia passata sotto gli occhi senza accorgersene in consiglio dei ministri.
Vedremo, ora tutti minacciano tutto.
Il paese dei cachi. icon_frown.gif

Inviato da: axettone il 20 Oct 2007 - 14:49

CITAZIONE ((sic) @ 20 Oct 2007 - 13:01) *
ah. e ho dimenticato che i siti possono nascere anche da altri stati...quindi il problema non sussiste

Il problema sussiste eccome, perché sarà il settore informatico italiano a perderci vagonate di soldi, che usciranno dalle frontiere senza nessun motivo.

Inviato da: Senbee Norimaki il 21 Oct 2007 - 10:07

http://www.corriere.it/politica/07_ottobre_20/ddl_legge_editoria_blog_gentiloni.shtml

«Naturalmente, mi prendo la mia parte di responsabilità»
Gentiloni: ddl su editoria da correggere
Il ministro delle Comunicazioni: «Norma sulla registrazione dei siti internet non è chiara e va riscritta»

ROMA - Marcia indietro a tutta velocità. «L'allarme lanciato da Beppe Grillo e ripreso da molti commenti al mio blog è giustificato: il disegno di legge sull'editoria, proposto dalla Presidenza del consiglio e approvato una settimana fa in Consiglio dei Ministri, va corretto perchè la norma sulla registrazione dei siti internet non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive». Lo pensa il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che dal suo blog, interviene nella polemica aperta da Grillo sul ddl che inizierà il suo iter mercoledì alla Camera, per dire che c'è un errore da correggere. http://www.corriere.it/politica/07_ottobre_20/ddl_blog_internet.shtml.

«MI CONSIDERO IN PARTE RESPONSABILE» - «Naturalmente, mi prendo la mia parte di responsabilità - continua Gentiloni - (come ha fatto anche il collega Di Pietro nel suo blog) per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri. Pensavo che la nuova legge sull'editoria confermasse semplicemente le norme esistenti, che da sei anni prevedono si una registrazione ma soltanto per un ristretto numero di testate giornalistriche on line, caratterizzate da periodicità, per avere accesso ai contributi della legge sull'editoria. va bene applicare anche ai giornali on line le norme in vigore per i giornali, ma sarebbe un grave errore estenderle a siti e blog». Per il ministro invece «il testo è troppo vago sul punto e autorizza interpretazioni estensive che alla fine potrebbero limitare l'attività di molti siti e blog. Meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato. Riconosciuto l'errore - conclude Gentiloni - si tratta di correggerlo. E sono convinto che sarà lo stesso sottosegretario alla presidenza Levi a volerlo fare».

Inviato da: monefromfrara il 21 Oct 2007 - 10:24

in ogni caso, non basterebbe hostare il sito o il blog su un provider estero?

Inviato da: Senbee Norimaki il 21 Oct 2007 - 10:40

...provocando il fallimento di tutti i provider italiani? Sì, si può fare. icon_mrgreen.gif

Inviato da: monefromfrara il 21 Oct 2007 - 10:47

ah beh, se la vuole il governo sta situazione... mica l utente.

Inviato da: Senbee Norimaki il 21 Oct 2007 - 10:51

No, non la vuole il governo, è il solito disegno di legge scritto da qualcuno che non ne ha idea, e fatto partire per sbaglio e per la fretta.
Per fortuna l'errore è stato scoperto in tempo, e la legge è praticamente impossibile che passi così.

Inviato da: Galen il 21 Oct 2007 - 10:55

Le solite figure del caz... aiua.gif

Inviato da: monefromfrara il 21 Oct 2007 - 10:55

l importante è quello.

anche perchè vorrei vedere chi, di quelli che nei blog scrivono "oggi ho cagato 2 volte" avrebbe voglia di fare quella trafila ipotizzata.

Inviato da: angelostorari il 21 Oct 2007 - 10:56

CITAZIONE (Senbee Norimaki @ 21 Oct 2007 - 11:51) *
No, non la vuole il governo, è il solito disegno di legge scritto da qualcuno che non ne ha idea, e fatto partire per sbaglio e per la fretta.
Per fortuna l'errore è stato scoperto in tempo, e la legge è praticamente impossibile che passi così.
ee
beati voi che ci vedete la buona fede, il v day è nato dalla rete, e io non riesco proprio a vedercela.... certe notizie circolano solo sulla rete, come il regalo della finanziaria di questo governo a berlusca, che ha prorogato dal 2008 al 2012 la messa in orbita sul satellite di fede e c.

Inviato da: Dani80 il 21 Oct 2007 - 12:13

Non è ancora chiaro nulla di quello che vuol fare il governo:

E aggiunge: ''Siamo consapevoli che, soprattutto quando si tratta di internet, di siti, di blog, la distinzione tra l'operatore professionale e il privato può essere sottile e non facile da definire". Già, e allora a chi spetterà decidere?. La risposta di Levi: "Nella legge affidiamo all'Autorità Garante per le Comunicazioni il compito di vigilare sul mercato e di stabilire i criteri per individuare i soggetti e le imprese tenuti ad iscriversi al Registro degli Operatori''. Ma anche la stessa Agcom esprime perplessità il commissario Nicola D'Angelo, che invita a ''contemperare le esigenze di garanzia con la libera apertura della rete''. Altrimenti, conclude, ''finirà che i blog si faranno dall'estero''.
http://www.tgcom.mediaset.it/tgtech/articoli/articolo384414.shtml

Inviato da: milli il 21 Oct 2007 - 18:14

alla faccia della democrazia!
concordo con te Angelo nel tuo secondo messaggio' Tappare la bocca a tutti' e ti diro' che mi sto togliendo il paraocchi da una ideologia,che per anni m ha fatto credere e sperare in una ventata di sana politica.

Inviato da: Jolly_roger il 22 Oct 2007 - 08:18

Io ho dato una sbirciata anche http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/scienza_e_tecnologia/testo-editoria/testo-editoria/testo-editoria.html, che poi dicono sempre le stesse cose ma era giusto per avere una fonte in più.....

Inviato da: angelostorari il 22 Oct 2007 - 08:30

CITAZIONE (milli @ 21 Oct 2007 - 19:14) *
alla faccia della democrazia!
concordo con te Angelo nel tuo secondo messaggio' Tappare la bocca a tutti' e ti diro' che mi sto togliendo il paraocchi da una ideologia,che per anni m ha fatto credere e sperare in una ventata di sana politica.

milli io sono sempre stato di sinistra e non me ne vergogno, ma questa al governo non è la sinistra , è "sinistra" e basta, anzi, oserei dire inquietante.
e poi scusate ma uno come me cresciuto a pane e berlinguer (vecchio) non puo concepire che un amministratore o presidente di qualcosa di pubblico di sinistra guadagni 100.000 euro l'anno, quando con la metà o meno potrebbe mantenere dignitosamente moglie casalinga e tre figli all'università.

Inviato da: milli il 22 Oct 2007 - 18:06

non ho davvero parole!

Inviato da: Senbee Norimaki il 23 Oct 2007 - 19:49

http://www.corriere.it/politica/07_ottobre_23/levi_legge_editoria_no_bavaglio_ai_blog.shtml

Mercoledì al via l'iter parlamentare con l'audizione in commissione Cultura
«No ai bavagli, i blogger stiano tranquilli»
Il sottosegretario Levi: le nuove norme sulla registrazione riguardano solo editori e giornali online


ROMA - Con l'audizione nella commissione Cultura della Camera del sottosegretario alla presidenza del Consiglio e autore del testo, Ricardo Franco Levi, si apre mercoledì pomeriggio l'iter parlamentare del disegno di legge sull'editoria. Un ddl che ha fatto discutere, in particolare per http://www.corriere.it/politica/07_ottobre_20/ddl_blog_internet.shtml. Una circostanza, questa, che lo stesso Levi punta subito a smentire.

Il mondo dei blogger ha lanciato segnali di allarme…..
«La legge è una legge che intende regolare il mercato dell’editoria - spiega il sottosegretario in questa intervista rilasciata all'agenzia di stampa Agr (http://www.corriere.it/politica/07_ottobre_23/levi_legge_editoria_no_bavaglio_ai_blog.shtml)- e dunque si rivolge agli operatori del mercato dell’editoria, tutti quelli che professionalmente producono giornali, riviste, libri e dunque esclude, per definizione, i blog o i siti individuali che non sono oggetto della nostra legge. Questo è stato chiaro fin dall’inizio, visto che però c’è stata qualche preoccupazione in materia e c’è qualche margine di ambiguità possibile nella legge, io già fin da domani nel mio primo incontro con la Commissione proporrò un’aggiunta alla legge che chiarisca fino in fondo che in questa legge non ci si occupa dei blog».

Chi allora ha l'obbligo di registrazione nel Roc?
«Solo gli operatori professionali, quelli che svolgono come mestiere quello dell’attività editoriale. Il senso della legge per quanto riguarda Internet è quello di estendere ai giornali pubblicati su Internet le regole per i giornali pubblicati sulla carta stampata».

Quindi le preoccupazioni per chi ha un blog privato non esistono?
«Non esistono nella maniera piu’ assoluta. Possono stare non tra due ma tra dieci guanciali».

Riforma del settore, contributi diretti all’editoria contenuti in finanziaria e agevolazioni postali. Il dibattito è animato e molte preoccupazioni sono state sollevate sia dagli editori che dai giornalisti…
«Dai tantissimi incontri che ho avuto non mi sento di dire che ci siano polemiche particolari intorno al disegno di legge, direi anzi che è stato un ddl molto dibattuto, molto preparato e sul quale c’è una buona disponibilità parlamentare alla discussione. Il problema delle risorse non è un problema del ddl ma del bilancio dello stato e della cifra che è scritta e che per ora è al di sotto di quelle che sono le esigenze di spesa per l’editoria, sono quindi due cose distinte e separate. Il ddl è un progetto di riforma strutturale del mercato dell’editoria, altro problema è quello delle risorse che l’anno prossimo sono disponibili per gli aiuti pubblici, due binari che devono essere coerenti l’uno con l’altro ma deve essere chiaro che sono due partite diverse».

Capitolo spinoso è anche quello delle agevolazioni postali agli editori, con tagli previsti in un regime delle poste che è ancora di monopolio.
«Nel disegno di legge il problema di come lo Stato interviene per sostenere le spedizioni in abbonamenti postali, sapendo che in tutto il mondo sono regolati con tariffe diverse da quelle ordinarie, nel ddl questo tema viene affrontato in modo molto preciso e con assoluta coerenza rispetto a quelle che sono le indicazioni della nostra autorità Antitrust e quelle giunte dalle autorità europee, nella previsione e nella prospettiva di una completa liberalizzazione del sistema postale. Per cui continueremo a sostenere il mondo dell’editoria, e gli abbonamenti in modo particolare, evitando i problemi del vecchio sistema che di fatto era incentrato sul monopolio delle poste».
Click Here

Viste le polemiche e gli interessi in gioco prevede vita dura per il ddl nel suo prossimo iter in Parlamento?
«I passaggi parlamentari sono veri e autentici momenti di riflessione sui testi di legge che hanno un’occasione per essere studiati e approfonditi e, dove necessario, migliorati. Credo ci siano tutte le condizioni per un proficuo e utile passaggio parlamentare».

Valentina Baldisserri

23 ottobre 2007

Inviato da: Senbee Norimaki il 24 Oct 2007 - 08:57

http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2097156

Caso editoria, gli orientamenti di governo
Punto Informatico intervista Beatrice Magnolfi e Piero Folena per fare chiarezza dopo le molte cose che si sono dette nei giorni scorsi e in attesa dei promessi cambiamenti al ddl

di http://www.lucaspinelli.com/

Il caso del nuovo http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2092327 approvato dal Consiglio dei ministri continua a suscitare polemiche e discussioni. L'obbligo di registrazione della maggioranza dei siti web italiani al http://www.agcom.it/operatori/roc/roc.htm (ROC), previsto dalla norma, è stato da più parti giudicato come assurdo o liberticida.

Mentre si fanno sempre più probabili sostanziali modifiche una volta che il disegno approderà alla Camera, il presidente della Commissione cultura ed editoria http://www.pietrofolena.net/ conferma a Punto Informatico che l'inizio ufficiale dell'iter parlamentare avverrà oggi (24 ottobre), con l'audizione del sottosegretario Ricardo Levi, curatore del provvedimento.

A Punto Informatico Folena dichiara che "è necessario che gli utenti rimangano, però, mobilitati: facciano pressione. Spero che anche giornalisti autorevoli si pronuncino". Secondo Folena "l'ignoranza di cosa sia la Rete è molto diffusa, molto bipartisan. Molti vedono Internet come qualcosa da cui difendersi. Invece Internet è ormai il modo di comunicare, divertirsi, produrre, vivere di milioni di persone. Non va imbragata, bisogna avere un atteggiamento liberale". "Dal mio punto di vista è molto semplice: chi vuole usufruire dei contributi per la stampa si iscrive al tribunale, accettando le regole vigenti, chi non li desidera non lo fa".

Per conoscere la posizione del governo in materia, PI ha incontrato anche http://www.senato.it/leg/15/BGT/Schede/Attsen/00017692.htm, sottosegretario al Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica amministrazione.

Punto Informatico: Secondo quanto attualmente prevede il disegno di legge, i blog, i siti personali, i forum, sono "prodotti editoriali" alla stregua di testate tradizionali, e devono anch'essi iscriversi al Registro degli operatori di Comunicazione (registrazione che porta con sé burocrazia, procedure, spese). Oltre ad essere una proposta che rischia di stringere ancor più il già stretto cappio della burocrazia italiana, è a tutti gli effetti una sorta di tassa sul web. Come giudica questo intervento normativo?
Beatrice Magnolfi: Il ddl sull'editoria non è sufficientemente chiaro nella definizione di prodotto editoriale. Demandando all'Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni le definizioni specifiche e, quindi, la decisione su quali siti debbano avere l'obbligo di iscrizione al ROC.

PI: Obbligo che molti contestano. Qual è lo scopo di tale registrazione?
BM: Indubbiamente trovo corretto che questa iscrizione sia obbligatoria per quei siti che, sia in termini di struttura organizzativa, di funzione e di periodicità, sono assimilabili alle testate giornalistiche tradizionali. Mi sembra invece inopportuno che allo stesso obbligo siano sottoposti blog e siti personali.

I blog devono rimanere un terreno di espressione libera, non sottoposto agli stessi vincoli di una testata giornalistica. Sarebbe inoltre velleitario pensare di controllarne il contenuto, senza poi considerare che possono essere realizzati dall'estero. La Rete è un fenomeno nuovo, che richiede una regolamentazione dei contenuti ad hoc, definita con criteri differenti rispetto al passato, rigorosamente multistakeholder.

PI: La necessità di registrazione al ROC però, sembra andare in direzione differente: cosa fa il governo, nella pratica, per tutelare queste libertà e questi diritti?
BM: Proprio con questi propositi il Governo italiano ha di recente promosso, insieme alle Nazioni Unite, la definizione di un Internet Bill of Rights, una Carta dei diritti della rete che ha come finalità principale la tutela della libertà del web, ampliandone l'accesso e garantendo la pluralità delle opinioni e la sicurezza degli utenti. Ma attenzione: questo non vuol dire che i reati, se commessi, non debbano essere puniti, come d'altronde la legge già prevede: la libertà della Rete passa anche dai doveri degli utenti oltre che dai loro diritti. Libertà d'opinione non deve mai essere libertà di insulti.

PI: Ma visto che lei stessa afferma che la legge già prevede che questi reati siano perseguiti, crede fosse davvero necessario quello che - nella sostanza - è un inasprimento per le pubblicazioni online?
BM: Per le testate giornalistiche online non lo definirei un inasprimento, ma un atto di regolamentazione che per queste tipologie di siti può rappresentare anche un'opportunità di crescita e di consolidamento della propria autorevolezza.

PI: Il Web, però, è costituito prevalentemente da siti di semplici cittadini, che certo non hanno nulla in comune con un vero prodotto editoriale e perciò non ha senso siano iscritti al ROC. A suo giudizio, com'è possibile che una legge con un'imprecisione così macroscopica sia arrivata così avanti nell'iter parlamentare, tra l'altro in periodo estivo, senza che nessuno si sia mobilitato per modificarla?
BM: Innanzitutto si tratta di un disegno di legge, che deve ancora iniziare l'iter parlamentare. Poi mi sembra chiara la volontà, a partire dalle precisazioni del Sottosegretario Levi e dalle dichiarazioni del Ministro Gentiloni, di non attuare un'interpretazione estensiva degli articoli del ddl.

PI: E non pensa sia il caso di agire? Per esempio aprendo un tavolo di discussione per modificare la normativa così come attualmente presentata?
BM: Mi sembra che la discussione non solo si sia già aperta, ma stia già sottolineando la necessità di fare delle modifiche al testo attuale.
Sicuramente il provvedimento deve continuare ad essere seguito, e come tutti i temi che riguardano la Rete, deve tenere conto di un approccio che coinvolga tutti i soggetti di Internet, a partire dagli utenti. Non è essenziale essere personalmente esperti di tutto, basta saper ascoltare il mondo delle competenze. Questo è il motivo per cui abbiamo costituito presso il ministero un "Comitato consultivo sulla governance di Internet", che raccoglie alcuni fra i maggiori esperti italiani della Rete, a cominciare da Stefano Rodotà: mi auguro il cammino di questa iniziativa legislativa e delle altre che il Governo vorrà assumere in futuro terranno maggiormente conto di questa risorsa.

PI: Tornando al disegno di legge. Alcuni osservatori hanno riscontrato un problema di costituzionalità, poiché, obbligando la registrazione di chiunque esprima il proprio pensiero online, limiterebbe la libertà di espressione dei cittadini. È così?
BM: Non vedo un problema di anticostituzionalità, se le norme non si applicano ai blog e ai siti personali.

PI: Il disegno di legge, nato da una proposta del 2003 dell'On. Bonaiuti ma che ha riscosso consensi bipartisan, ha messo a nudo una discreta inadeguatezza di una parte della politica italiana a trattare i temi più urgenti dell'innovazione, e ha sollevato aspre polemiche di tecnici ed osservatori. È tornata a gran voce la richiesta di un rinnovamento della classe politica, ma c'è spesso una certa reticenza a parlare di questi argomenti, Lei che ne pensa?
BM: Penso che fra i soggetti a rischio di digital divide ci sia il "maschio adulto e munito di segretaria", che corrisponde all'identikit di molti gruppi dirigenti, non solo della politica.
Parlando seriamente, non c'è dubbio che occorre una sensibilità nuova da parte della classe politica nell'approccio ai temi dell'innovazione tecnologica. La Rete disegna nuovi confini del mondo, prefigura strumenti inediti di rappresentanza e di democrazia, ridefinisce l'organizzazione del lavoro, crea nuovi paradigmi cognitivi.

A cura di http://www.lucaspinelli.com/

Inviato da: Senbee Norimaki il 24 Oct 2007 - 09:01

http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2096945

I due spigoli di Internet
Sono stati messi in evidenza dal caso del disegno di legge sull'editoria. Fin dall'epoca dei ciclostili, due visioni si confrontano, e si scontrano. Solo che oggi c'è Internet, e tutto cambia


di Luca Schiavoni (direttore di http://punto-informatico.it/index.aspx)

Vittime di un fraintendimento culturale, Come i terrestri (americani) in http://it.wikipedia.org/wiki/Mars_Attacks ecco gli italiani del XXI secolo, alle prese con Internet ed una serie incredibile di tentativi di censure e controllo generate da chi non ha nel proprio DNA quella libertà di espressione, e caotica circolazione delle informazioni, che è di Internet motore e causa involontaria del suo successo planetario.

Italiani: gli stessi che per decenni, e con la vista corta, non hanno mosso un dito contro un controllo anticostituzionale dell'Informazione (leggasi: Ordine dei Giornalisti e - quindi - divieto di libera stampa in vigore da 50 anni) ora sazi di spazi di discussione ed informazione virtuali restano quasi increduli e scandalizzati di fronte a quello che di fatto c'era già in Italia, ovvero la burocratizzazione e controllo della non-libertà di stampa e d'espressione.

Con qualche illuminata eccezione, anche per quel che riguarda le migliaia di persone per le quali la politica rappresenta un impegno quotidiano ed un contratto verso i propri elettori, ben pochi percepivano il malsano humus nel quale inevitabilmente anche le zattere a gonfie vele del web prima o poi si dovevano andare ad incagliare.
Che sia un blog, un sito di quartiere o una fanzine politica, oggi "pubblicare" il proprio pensiero e le proprie opinioni on line, perché in fondo di questo si parla, è sicuramente più semplice di quanto negli anni 70 si poteva fare con ciclostilati e spillatrici.

Eppure sono le stesse due culture a confronto, due generazioni: quella cresciuta a colpi di lobby, caste e ordini professionali, alla quale le parole "Regolamentare" e "Registro" sono familiari e addirittura elementi fondanti della democrazia, e quella "alternativa".

Alternativa nel senso di raccogliere infinite informazioni controcorrente su qualsiasi argomento o quasi esistente (dalla medicina ai grandi fatti, passando per lo sputtanamento di molti media tradizionali che vengono smentiti o confermati con tre clic), alternativa nel senso di stravolgere ed imporre di reinventare il "sistema copyright" e la distribuzione planetaria di materiale audio-video, ad esempio.

Le cose nuove spaventano sempre le vecchie generazioni, come quando i nonni avevano paura di usare il telefono (una macchina infernale che parla, e che toglie il piacere di parlare a quattrocchi) o l'automobile, il treno, l'aeroplano o la televisione e così via.

Tra le varie "alternative" che internet porta in grembo, indubbiamente la più rivoluzionaria consiste nella possibilità di informare ed informarsi al di fuori dei canali tradizionali. Con tutti i pro e contro del caso, dato che su Internet dopo cinque clic qualsiasi cosa diventa vera.

Chi usa spesso ed è cresciuto in mezzo a queste alternative non ha bisogno di un bollino per capire se una informazione è vera, o meno. E la certificazione non basta a fare dei giornali e telegiornali italiani delle fonti qualificate, così come una autorizzazione (incostituzionale) "alla stampa" non fa di tutti i giornalisti dei bravi giornalisti. E, viceversa, la mancanza di un bollino o di autorizzazione (incostituzionale) non fa di un blog o di un sito internet una fonte non attendibile di informazioni.

Ma l'alternativa, o meglio un discreto set di alternative possibili, sono le stesse che sempre più spesso persino i media tradizionali accolgono con entusiasmo, perché possono essere le voci alternative di un paese in guerra, le voci dei dissidenti di un regime, le informazioni su fatti nascosti dai media dei "potenti".

Sarebbe interessante conoscere le motivazioni per cui le informazioni di un blog cinese o birmano finiscono nel Tg della sera e quelle dei blog nostrani fanno invece così paura. Forse corrono il rischio di essere confuse con le "versioni ufficiali" dei fatti? Questi sembrano i timori irrefrenabili dei tutori dei media italiani. "Tutti hanno diritto ad una informazione completa", dicono. Grazie, abbiamo già fatto da noi, Internet lo consente, con pochi clic, a tutti. Una "nuova" alternativa fatta sul web di mille voci e mille opinioni su mille argomenti (anche sul nulla, perché no) che non può essere né concepita né permessa da chi culturalmente ha bisogno, per mantenere il proprio status quo, di controllo e registri.

Le motivazioni possono esser varie, e per giustificare l'ingiustificabile si ricorre spesso a motivi di ordine pubblico, di tasse non pagate, di prevenzione del terrorismo, di controllo dei reati possibili. Motivazioni che appaiono ai più, purtroppo, molto più comprensibili degli spazi di libertà e di espressione che vengono mano a mano negati ed inquadrati in quella vecchia logica e cultura.

Si accusa spesso questo giornale di parlare troppo di "politica" dimenticando forse che la politica è la partecipazione alla cosa pubblica. Politica è un forum, politica è scrivere sul web in qualsiasi forma e diffusione, politica è scegliere cosa pubblicare, cosa ascoltare e cosa proporre al prossimo su un media per sua natura libertario e (quasi) incontrollabile.

La politica, in senso lato, non ha bisogno di autorizzazioni e censure, così come la stampa. Almeno così recita una http://www.quirinale.it/costituzione/costituzione.htm di cui sia l'una che l'altra politica dovrebbero più spesso ricordarsi. La politica oggi non ha bisogno di poltrone, si accontenta di un accesso ad internet. Sarà per quello che solo in Italia e in Cina persino gli Internet Point sono soggetti ad autorizzazioni e controlli sui singoli accessi?

L'altra politica, quella che apre e chiude http://punto-informatico.it/cerca.asp?s=italia.it&t=4, continuerà a farlo perché di quello è capace, quello è quanto può concepire. Continuerà poi ad istituire organismi di controllo e tutela, registri per monitorare e catalogare gli atomi d'acqua di un ruscello in piena mentre si trasformano in vapore, pioggia e poi di nuovo ruscello di nuove informazioni e opinioni.

Se il diritto di mugugno è uno dei pochi rimasti inviolabili, sarebbe forse bene utilizzare anche gli altri diritti superstiti per trovare punti di contatto tra le due politiche, ad esempio durante le elezioni, affidando potere a chi ha una cultura più moderna e proiettata verso la Rete, o dando forza nei mille modi possibili alle voci di una minoranza che tanto minoranza ormai non è più.

Il "Caso Grillo" o l'entusiasmante petizione contro i costi di ricarica sono stati, spero, solo la punta di un iceberg. Nessun Titanic da affondare, stavolta, ma solo oceani da contaminare.

Luca Schiavoni

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