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FerraraForum.it _ Cinema e TV _ Tutta La Vita Davanti

Inviato da: Senbee Norimaki il 1 Apr 2008 - 10:37

Nel 2007 la blogger Michela Murgia diventa nota nel web per un blog pazzesco sulle sue esperienze al call center del Kirby, sistema multilevel di sfruttamento e imbroglio per la vendita di un costosissimo rottame di aspirapolvere.
Anche "Mi manda Raitre" ne parla (http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-Mimandaraitre%5E17%5E44932,00.html#) e la Murgia finisce per pubblicare un libro tratto dal blog, un libro che diventa subito best seller.

Da questo libro Virzì trae ispirazione per un film sul mondo del precariato, "Tutta la vita davanti".
Virzì ha già scritto e diretto grandi film come "Ovosodo", "Baci e abbracci", "Ferie d'agosto", "My name is Tanino", "Io e Napoleone" e "Caterina va in città", ma qui supera se stesso e sforna una vera commedia all'italiana come non se ne vedeva dai tempi di Mario Monicelli.
La commedia all'italiana dei bei tempi è quel tipo di film che tratta un tema molto serio in maniera brillante e divertente, senza tralasciare mai i sentimenti e l'analisi sociale. "Tutta la vita davanti" ha tutte queste caratteristiche: si ride moltissimo, si piange, si capisce come funziona "il sistema", si conoscono personaggi indimenticabili e si vivono emozioni sincere e forti.
La protagonista è la quasi esordiente Isabella Ragonese, già vista in una piccola parte nel meraviglioso "Nuovomondo", ma ci sono come comprimari straordinari un Massimo Ghini molto sopra le righe, una Sabrina Ferilli bravissima al suo primo ruolo complesso e maturo nel cinema, un poliedrico Elio Germano in un ruolo difficilissimo, un convincentissimo Valerio Mastandrea in un ruolo sfumato tra luci e ombre, un'ottima Micaela Ramazzotti in un Barbie di provincia ragazza madre dai facili costumi, dal poco cervello ma dai sentimenti e principi in realtà molto giusti e sinceri. La protagonista poi è perfetti nel suo ruolo di ingenua e innocente spettatrice, protagonista suo malgrado e motrice di ciò che le accade attorno.

Il piatto forte è l'organizzazione allucinante del sistema multilevel dell'azienda in cui lavora la protagonista, con balletti da velina per cominciare il lavoro, SMS motivazionali, bastone e carota nei confronti dei dipendenti, un'organizzazione aziendale che si ispira al Grande Fratello televisivo e a cui tende, lascia intendere il film, tutta la società del nostro povero paese ormai in balia di un sistema che svilisce ogni tipo di cultura e i valori.
Virzì ci presenta questa squallida umanità con splendide caratterizzazioni, dai venditori in giacca e cravatta che sbagliano congiuntivi e si presentano prima col cognome e poi col nome fino dirigenti che si presentano nel cortile aziendale col Trikke. icon_mrgreen.gif
Un'Italia che ormai fonda la sua felicità sull'accontentarsi, sul cercare di apprezzare i pochi soldi che si guadagnano in questi sistemi allucinanti, quando all'estero ciò che amiamo e che abbiamo studiato ci verrebbe retribuito il giusto.
Ma poi Virzì allarga le vedute e ci mostra le aspettative e i sentimenti di personaggi e sistemi diversi, ma pur sempre rappresentativi della realtà italiana, dal sindacalista animato da buoni principi ma fermo a ingranaggio di un carrozzone sostanzialmente impotente e autocelebrativo, fino alla splendida caratterizzazione di una dirigente che rimane fregata dalle aspettative che ripone nel sistema di cui si considera interprete.
Decine di personaggi caratterizzati splendidamente, ognuno con la sua storia peculiarissima eppure molto ben identificabile nella società che conosciamo, si intersecano in una trama perfetta che tiene banco per più di due ore che passano come un fulmine, scuotendoci, facendoci riflettere, facendoci crepare dal ridere, commuovendoci fino alle lacrime, insegnandoci davvero molto in un affresco straordinario e corale di un pessimismo sociale estremo ma che in fondo lascia come sempre una goccia di speranza. Perché il sistema è di quelli malati: se un tempo il compianto Petri ci parlava degli operai oggi Virzì vede lo stesso sistema con come parte lesa i precari, ma nonostante tutto sia sbagliato, attorno c'è ancora qualcuno che resiste, che prova dei sentimenti, che sa uscire dal girone infernale dell'accettazione di essere parte di un meccanismo sociale mutuato dal Grande Fratello televisivo.
E la protagonista è parte di questo ingranaggio finché tutto viene al pettine, finché ogni ipocrisia accumulata sfonda il muro dell'indifferenza e prorompe in un lungo, emozionante, sincero pianto liberatorio.

Voto: 9

Inviato da: Senbee Norimaki il 1 Apr 2008 - 10:39

Nel 2007 la blogger Michela Murgia diventa nota nel web per un blog pazzesco sulle sue esperienze al call center del Kirby, sistema multilevel di sfruttamento e imbroglio per la vendita di un costosissimo rottame di aspirapolvere.
Anche "Mi manda Raitre" ne parla (http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-Mimandaraitre%5E17%5E44932,00.html#) e la Murgia finisce per pubblicare un libro tratto dal blog, un libro che diventa subito best seller.

Da questo libro Virzì trae ispirazione per un film sul mondo del precariato, "Tutta la vita davanti".
Virzì ha già scritto e diretto grandi film come "Ovosodo", "Baci e abbracci", "Ferie d'agosto", "My name is Tanino", "Io e Napoleone" e "Caterina va in città", ma qui supera se stesso e sforna una vera commedia all'italiana come non se ne vedeva dai tempi di Mario Monicelli.
La commedia all'italiana dei bei tempi è quel tipo di film che tratta un tema molto serio in maniera brillante e divertente, senza tralasciare mai i sentimenti e l'analisi sociale. "Tutta la vita davanti" ha tutte queste caratteristiche: si ride moltissimo, si piange, si capisce come funziona "il sistema", si conoscono personaggi indimenticabili e si vivono emozioni sincere e forti.
La protagonista è la quasi esordiente Isabella Ragonese, già vista in una piccola parte nel meraviglioso "Nuovomondo", ma ci sono come comprimari straordinari un Massimo Ghini molto sopra le righe, una Sabrina Ferilli bravissima al suo primo ruolo complesso e maturo nel cinema, un poliedrico Elio Germano in un ruolo difficilissimo, un convincentissimo Valerio Mastandrea in un ruolo sfumato tra luci e ombre, un'ottima Micaela Ramazzotti in un Barbie di provincia ragazza madre dai facili costumi, dal poco cervello ma dai sentimenti e principi in realtà molto giusti e sinceri. La protagonista poi è perfetti nel suo ruolo di ingenua e innocente spettatrice, protagonista suo malgrado e motrice di ciò che le accade attorno.

Il piatto forte è l'organizzazione allucinante del sistema multilevel dell'azienda in cui lavora la protagonista, con balletti da velina per cominciare il lavoro, SMS motivazionali, bastone e carota nei confronti dei dipendenti, un'organizzazione aziendale che si ispira al Grande Fratello televisivo e a cui tende, lascia intendere il film, tutta la società del nostro povero paese ormai in balia di un sistema che svilisce ogni tipo di cultura e i valori.
Virzì ci presenta questa squallida umanità con splendide caratterizzazioni, dai venditori in giacca e cravatta che sbagliano congiuntivi e si presentano prima col cognome e poi col nome fino dirigenti che si presentano nel cortile aziendale col Trikke. icon_mrgreen.gif
Un'Italia che ormai fonda la sua felicità sull'accontentarsi, sul cercare di apprezzare i pochi soldi che si guadagnano in questi sistemi allucinanti, quando all'estero ciò che amiamo e che abbiamo studiato ci verrebbe retribuito il giusto.
Ma poi Virzì allarga le vedute e ci mostra le aspettative e i sentimenti di personaggi e sistemi diversi, ma pur sempre rappresentativi della realtà italiana, dal sindacalista animato da buoni principi ma fermo a ingranaggio di un carrozzone sostanzialmente impotente e autocelebrativo, fino alla splendida caratterizzazione di una dirigente che rimane fregata dalle aspettative che ripone nel sistema di cui si considera interprete.
Decine di personaggi caratterizzati splendidamente, ognuno con la sua storia peculiarissima eppure molto ben identificabile nella società che conosciamo, si intersecano in una trama perfetta che tiene banco per più di due ore che passano come un fulmine, scuotendoci, facendoci riflettere, facendoci crepare dal ridere, commuovendoci fino alle lacrime, insegnandoci davvero molto in un affresco straordinario e corale di un pessimismo sociale estremo ma che in fondo lascia come sempre una goccia di speranza. Perché il sistema è di quelli malati: se un tempo il compianto Petri ci parlava degli operai oggi Virzì vede lo stesso sistema con come parte lesa i precari, ma nonostante tutto sia sbagliato, attorno c'è ancora qualcuno che resiste, che prova dei sentimenti, che sa uscire dal girone infernale dell'accettazione di essere parte di un meccanismo sociale mutuato dal Grande Fratello televisivo.
E la protagonista è parte di questo ingranaggio finché tutto viene al pettine, finché ogni ipocrisia accumulata sfonda il muro dell'indifferenza e prorompe in un lungo, emozionante, sincero pianto liberatorio.

Voto: 9

Inviato da: Gi@c il 7 Apr 2008 - 16:39

Visto ieri, molto bello. Virzì riesce a trarre il meglio da tutti gli attori, creando personaggi molto ben caratterizzati.

P.S. non è il TRIKKE...


è il SEGWAY!!!

Inviato da: Faye il 8 Apr 2008 - 13:35

Tio bò, Ste... ancora con 'sta cosa del trikke!!

Te l'ho pure fatto leggere nei titoli di coda che era un Segway! icon_rolleyes.gif

Senbee alzheimer. sisi.gif

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